SCOMMETTIAMO - Su Roger Federer si è ormai detto tutto, compreso che questo non era il suo anno migliore. E infatti l’ha chiuso come il precedente: tre quarti di slam e una sconfitta in finale in quello che non ha vinto. Su Novak Djokovic invece avevamo scommesso a inizio d’anno, quando c’era chi lo vedeva dietro anche a Andy Murray. Inutile vantarsi di averci azzeccato, anche perché Murray è stato fermato a lungo da un infortunio al polso e dunque non può darci pienamente ragione. Però il risultato finale è che – anche per come Djokovic ha accettato il verdetto di New York – è stata la prima ma non l’ultima apparizione del serbo in una finale dello Slam. E se vogliamo scommettere presto ne vincerà una.
TUTTO BENE, NO? - Finita la stagione degli Slam si può tirare una riga sui numeri e far di conto. Nei quattro tornei più importanti i nostri tennisti hanno raccolto un ottavo di finale (Volandri sull’amata terra), un terzo turno, sei eliminazioni al secondo turno e ben 15 nella partita inaugurale. Le donne, come al solito, hanno fatto meglio: un ottavo con la Garbin a Parigi, 5 terzi turni, 9 secondi turni e 17 eliminazioni pronti e via. In pratica: dal punto di vista numerico ci siamo, da quello dei risultati facciamo fatica a comprendere il concetto che va tutto bene. Ma presto la Federazione ce lo spiegherà con un nuovo comunicato.
EPPURE - Eppure ci sono anche buone notizie , visto che l’avventura dei nostri due migliori juniores agli UsOpen è finita solo in semifinale: Fabbiano e Trevisan si sono fermati contro il polacco Jonowicz e il lituano Berankis, questi ultimi dimostrazione che non serve sbandierare piani integrati o similari per avere dei tennisti di vertice. I nostri due ragazzi hanno comunque dato un segnale confortante: innanzitutto perché avere due azzurri tra i primi quattro non era mai successo, eppoi perché con un po’ più di fortuna (Fabbiano) e qualche guaio in meno (Trevisan) uno dei due avrebbe potuto portare a casa il titolo. Quel che conta è che i nostri ora si trovano davanti al bivio più importante, quello dell’approccio al mondo professionistico. Fabbiano ha deciso quest’anno una strada più graduale (molti futures, per intenderci), Trevisan è stato invece buttato in pasto ai challenger dove ha trovato spesso difficoltà insormontabili. Insomma: i tennisti ci sono, bisogna capire ora come gestirli, senza dover poi sentire la solita storia sul fatto che gli italiani maturano più tardi degli altri per colpa della mamma. Domanda: nel resto del mondo la mamma non ce l’hanno?
MAMMA - In Italia c’è invece la mamma di Giacomo Miccini (foto), 15enne di Recanati, che da due anni si allena in Florida da Bollettieri. E c’è soprattutto papà Gabriele che, vista la passione irrefrenabile del figlio, ha scommesso su di lui e di tasca propria grazie ai proventi del suo mobilificio. Giacomo ha ricambiato tanto impegno: alto 184 centimetri (!), dotato di un servizio micidiale (a 200 all’ora e oltre), a New York ha superato le qualificazioni del torneo junior per poi battere il numero uno del tabellone e arrendersi soltanto a un americano di tre anni più grande. Papà e mamma spendono una retta di 36.000 dollari l’anno, soldi ai quali si aggiungono quelli di una casa comprata nel campus e quelli dei viaggi Italia-Usa. Giacomo è già numero 2 under 16, e per tutto questo la nostra federazione investe la bellezza di 3000 euro l’anno. Sappiamo già di chi sarà il merito un domani.
MAMMA LINDSAY - Non è mai stata bella in senso fotografico e dunque non fa parte del tennis show. Ma è stata sempre bella da vedere e gradevole da incontrare fuori campo: dunque segnaliamo con piacere il ritorno in campo di Lindsay Davenport a pochi mesi dalla nascita del primo figlio. L’ex numero 1 del mondo ha superato il primo turno del «Commonwealth Bank Tennis Classic» di Bali battendo la greca Eleni Daniilidou, testa di serie numero 5, con il punteggio di 6-2, 6-2. Forse non farà più paura, però…
Marco Lombardo
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it
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