Una serata sola
Le polemiche sui bassi ascolti televisivi ottenuti dall'ultimo Festival di Sanremo si sono spesso basate sulla certezza ottusa che il Festival 'di una volta' fosse meglio, più atteso dalla massa degli italiani, più spettacolare, più televisivo. Niente di più falso, perchè dalla sua prima edizione, nel 1951, fino all'inizio degli anni Ottanta, la televisione è stata per Sanremo un di più ed i casi, i personaggi e le mode nascevano naturalmente o per motivi giornalistici e non certo perchè il palinsesto televisivo di una settimana, trasmissioni collaterali comprese, fosse occupato interamente dalla manifestazione. A noi interessano ovviamente solo gli anni Ottanta, e se è vero (come è vero) che Sanremo abbia sempre offerto una rappresentazione corretta dell'Italia profonda pensiamo possa farlo anche con i migliori anni della nostra vita. Nel 1980, tanto per venire subito al punto, in diretta su Rai Uno andò solo la terza delle tre serate su cui si articolava la manifestazione, organizzata da Gianni Ravera e presentata da Claudio Cecchetto, affiancato da Olimpia Carlisi e da un giovane Roberto Benigni. Non ancora lettore di Dante e nemmeno attore-regista di successo, però già famoso come personaggio creato da Arbore a 'L'altra domenica'. La canzoni in gara erano trenta e per la serata finale del 9 febbraio, televistissima (in quanto unica, al di là dell'assenza di pay-tv, internet, eccetera) da oltre 18 milioni di spettatori ne rimasero in gara venti. Prima di parlare delle canzoni e dei personaggi varrà la pena nelle prossime puntate spendere qualche parola sui presentatori, rispondendo ad una domanda scomoda: chi era Olimpia Carlisi?
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