Oscar Eleni dal cuore profumato di Langa del Pala Vela torinese dove incontri un certo tipo di basket, dove ti rendi conto, anche nei minimi particolari, persino da un asciugamano, che la Spagna ha davvero qualcosa di speciale, dove l’Italia non c’è anche se intorno ad un campo che scintilla, che ha un’anima perché chi ci lavora lo fa seriamente, vedi tanta gente di basketitaly, molti con la vena acidula forte di chi non ha trovato felicità nella stagione cominciando da Braccobaldo Pastori al Giulivo Atripaldi. La fatica per saltare le pozzanghere da Milano a Torino, domandandosi perché mai Armani dovrebbe confermare lo stesso premio di sponsorizzazione se chi collabora col Corbelli fa sapere di essere sempre fiducioso sull’arrivo di americani, questa volta seri, dice lui, senza farsi scoprire mentre sogghigna, ma, nel caso in cui le cordate, tipo quelle per Alitalia, non dovessero raggiungere accordi per rilevare la società, allora il povero Giorgio sarebbe disposto, disposto?, a restare, dimezzando, però il suo impegno economico. Capito gente come stanno davvero le cose e stupisce che in casa del ricco Giorgio nessuno dica al mondo che certe mosse indignano e spingono a scappare.
Comunque sia nella difficoltà di trovarlo davvero il Pala Vela, nella terribile digestione del derby turco, nel delizioso contatto con la gioventù Badalona, dove Aito Reneses manda spesso in campo quintetti senza americani, puntando su spagnoli ed europei, ci fanno sapere che siamo soltanto ombre in quel palazzo. Non ombre alla trevigiana, perché quello sarebbe un complimento, soprattutto adesso che si fa una gran fatica a capire quale sarà il futuro Benetton, non della società, ma degli uomini che la dirigono, ma ombre che si salutano per cortesia, quasi non vedendole. Allora chiedi aiuto alla poetessa polacca e ne scrivi sentendoti coinvolto totalmente fra quelle rime: La mia ombra è come un buffone dietro la regina. Quando lei si alza il buffone sulla parete balza e sbatte nel soffitto col testone…. La regina si sporge dal balcone e lui dal balcone salta giù… ma la promessa è che lieve sarò nell’agitare il braccio, nel volgere il capo anche se ti dicono benvenuto, ma vorrebbero dirti: ma non eri pensionato? Cortesia senza rispetto? Pazienza. Il tempo passa e le foglie secche, mentre cadono, sono prese da un turbine mentre tu cane randagio ululi alla pazzia altrui che è poi soltanto la tua. Avviarsi alle pagelle intonando l’inno al Galileo vigliaccone geniale che alla sua gente diceva sempre: le buone idee vengono dopo buone mangiate.
Ci sarebbero degli zero volanti da mandare a casa con il servizio celere a tutti quei giocatori che non riescono a tacere, tipo il Thomas della Fortitudo, che urla alla gente che non è davvero un bugiardo. Nelle tende intorno al Pala Vela riconoscono in tanti che certi giocatori dovrebbero parlare soltanto sul campo, perché quello che dicono fuori fa ridere se pensi a come li hai visti rimbalzare sotto il legno e sotto un canestro. Prima dei voti la domanda al sistema nella speranza che il passaparola faccia arrivare la gloria di questo sito anche a tutti quelli, tipo il Crippa moscovita che sembra pronto a tornare in Bonomia, anche se a Milano potrebbero chiedergli, diciamo la Milano di Armani, di pensare un po’ all’Olimpia che al momento sembra tonno al mercurio, buono sempre, ma sempre pericoloso ed in pericolo. Dicevamo della domanda su questa guerra per il mondiale da rincorrere dopo la comica scesa in campo, per interposta persona, dei nemici Petrucci e Malagò. Il primo ha provato ad essere ingenuo domandandosi perché la presidenza di un comitato per la corsa all’assegnazione 2014 doveva essere affidata ad uno fuori dal basket come il presidente dell’Aniene. Il secondo domandandosi se aveva senso impegnarsi anche in quella fatica organizzativa se chi gli aveva proposto tante belle cose ha fatto marcia indietro nascondendosi dietro il Consiglio Federale. A proposito adesso è chiaro tutto nel battibecco a distanza fra Maifredi e Recalcati. Il preside che già conosceva i nomi dei congiurati dell’ultima elezione ora dovrebbe aver capito benissimo come stanno le cose e il buffo della vicenda è questo combattere con spade di latta per la difesa del giocatore italiano che, come dice Pillastrini, è in via d’estinzione e presto non sarà più reperibile neppure per tesseramenti truccati.
Pagelle e susine lavandosi con la pioggia più che con la rugiada:
10 Al DE ANGELIS di Verona non tanto per il solito premio amici del basket a Dino Meneghin, ma per l’idea di rilanciare il torneo all’aperto dei quartieri in una città che ha voglia di ritrovare la sua squadra al massimo livello, respingendo l’idea che tutto muore sotto il balcone di Giulietta.
9 A George CLOONEY che ha messo i canestri nella sua villa sul Lago di Como, che ha promesso d’interessarsi del basket, che ha spinto tanta gente a giocarlo nel tempo libero, che ha ingannato i suoi giovani attori sfidandoli in uno contro uno velenosi a 2000 dollari il colpo.
8 A Gianluigi PORELLI che non vuol far sapere in giro come sia ancora lui il dirigente sportivo della nostra pallacanestro più rispettato ed amato. A Madrid durante le finali dell’eurolega camminerà fra i 50 re dei 50 anni di gloria della coppa campioni che l’Italia vinse per la prima volta con il Simmenthal del Cesare Rubini che il caro Stankovic avrebbe dovuto almeno ricordare insieme a Sandro Gamba, anche se certe liste, a volte, tradiscono gli affetti più sinceri.
7 A Danilo GALLINARI se nell’incontro chiesto dall’associazione giocatori con il presidente del CONI Petrucci riuscirà a perorare la causa del giocatore italiano, chiuso in riserva e riserva perenne, spiegando che lui è nella commissione di rappresentanza azzurri, ma non sa ancora se resterà davvero a giocare in Italia visto che lo vogliono tutti e non soltanto nella NBA, lo vogliono quelli convinti che la debolezza dell’Olimpia di oggi apra una finestra per il ratto del talento protetto dalla magia del numero otto.
6 Al DI GIULIOMARIA romano della Snaidero Udine, la squadra più deludente del reame, per la sua centesima partita in maglia arancione, nel ricordo di quello che avrebbe potuto essere un vero giocatore se non avesse avuto troppi incidenti, se non avesse sbagliato certi sentieri che, magari portavano, da buoni maestri di tatuaggio, ma non di pallacanestro.
5 All’ULEB benedetta che ha salvato il grande basket perché anche a Torino, ci siamo resi conto, la stampa scritta viene considerata poco, tenuta lontano dal campo, dagli incontri ravvicinati, dal gioco, quasi fosse tollerata a fatica visto che non paga come la televisione.
4 A Dejan BODIROGA che accettando tutte le critiche sulla Lottomatica apallica, acefala sul campo anche se in panchina ha un principe, con un cuore ballerino, ha pensato di potersi salvare offrendoci un posto come futuro allenatore. Certo che accettiamo, tanto con certi giocatori che tu dica difesa, schema maglietta, che tu disegni sulla lavagna la lista della spesa è la stessa cosa, come spiegherebbero quelli schierati dalla parte dei giocatori che certi scarabocchi neppure li guardano, certe parole neppure le ascoltano.
3 A Maurizio GHERARDINI, oggi uomo di Toronto, domani uomo per grandi franchigie in America e in Europa, perché uno che ama il basket giocato come lui non può passare il tempo attaccato a quei mostruosi telefonini dove leggi tutto e di più, dove sei spiato e spii, che non può dire con chiarezza cosa succede quando prepari la nave d’oro per un Bargnani e scopri che il marinaretto preferisce starsene in cambusa a contare i dobloni, trovando sempre una scusa per dire che in tanti non lo hanno aiutato. Lo diceva, il Mago, anche durante l’Europeo dove Recalcati, così coraggioso oggi nella guerra santa, mostrò di non credere nelle squadre operaie che pure gli avevano dato gloria e medaglie.
2 Ad HAWKINS, romano che chiede ai compagni di tirare fuori il carattere, al JENKINS fortitudino che crede ancora nei play off, come rappresentanti della squadra cicala che ancora pensa di avere un estate per cantare mentre arriva il freddo dei verdetti sul campo.
1 Alla GIBA, associazione giocatori, che fa sapere, nel suo comunicato di scomunica per l’accordo LEGA-FIP sui tesseramenti per i prossimi anni, sulla liberazione del giocatore italiano ignoto e inappetente, che nel consiglio federale erano molti i contrari alla firma. In questi casi se guerra deve essere si facciano i nomi, magari pure i cognomi, perché lanciare la pietra e nascondersi dietro altra gente non è serio, ma su questo non avevamo dubbi.
0 A Gianni PETRUCCI che finge di essere sopra le parti, ma poi, come nel caso della candidatura italiana all’organizzazione del mondiale 2014, purtroppo una delle poche possibilità di tornare presto in manifestazioni di grande valore tecnico, muove lo stagno facendo credere che il bene della parrocchia merita ancora e soltanto il suo latino da Ex Massimo.
Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it
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