Si sa, i testimoni non sono mica gli accusati e non dovrebbero essere nemmeno gli accusatori. Solo testimoni. Quelli di parte si suppone abbiano argomenti per supportare una tesi. Capita anche nel dibattimento al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, che deve esaminare il caso di Oscar Pistorius. Vicenda nota: il sudafricano non ha la parte terminale delle gambe e usa protesi per correre; la Iaaf, appellandosi a una fantomatica norma 144.2 che si riferisce ad aiuti tecnologici, gli ha vietato di competere con atleti normodotati; lui si è appellato al Tas perché ritiene che quelle protesi non siano un aiuto. Questa la vicenda e non vogliamo commentarla: saremmo fra l’altro, noi sì, di parte, visto che riteniamo quella proibizione non solo ridicola, ma fortemente discriminatoria e lesiva dei diritti dell’uomo.
La vicenda curiosa è quella di un testimone citato dalla Federazione Internazionale di atletica leggera a sostegno delle proprie tesi: Elio Locatelli, direttore del Dipartimento Iaaf dei servizi alle Federazioni ed ex commissario tecnico della nazionale di atletica leggera, fortemente contrario alla partecipazioni di Pistorius a gare con normodotati. Locatelli non si accorgeva dei vantaggi esterni che aveva Marion Jones e gli altri (infiniti) casi di atleti coinvolti nell’utilizzo di doping, ma sui vantaggi di Pistorius non ha mai avuto dubbi. Infatti la Iaaf lo cita a testimone. Locatelli si erge a paladino nei confronti degli altri atleti amputati che, siccome sono poveri, non possono utilizzare le stesse protesi Pistorius (queste e altre, deliranti affermazioni si possono ascoltare al link: http://tv.repubblica.it/homepage.php?playmode=palinsesto&contid=6155 ), senza naturalmente sapere che almeno l’80 per cento degli atleti amputati usano le stesse protesi di Pistorius.
Ma queste dimenticanze sono meno importanti rispetto alla storia personale di Locatelli, che oggi vuole salvare l’etica dello sport dal mostro Pistorius che la sta insidiando. Locatelli è stato infatti un importante testimone (anche lì!) al processo che ha visto coinvolta la Juventus su doping e dintorni. Consulente di quella Juventus, è lui che segnala ad Agricola il nome del fisioterapista olandese che metterà poi in contatto i bianconeri con il medico argentino “noto per la specializzazione che avrebbe conseguito in ordine alla somministrazione di stimolanti di impossibile individuazione nei controlli antidoping”. Inoltre, è proprio Locatelli a consigliare strane “pastiglie”, da dare ai giocatori in vista della finale di Coppa Campioni ’98. E ancora: siccome “non tutti i giocatori gradivano le flebo di Neoton, su consiglio di Locatelli si decise di passare all’assunzione di creatina in polvere che lo stesso Locatelli procurava dalla Svezia”. Già, perché Locatelli viene indicato come uno dei personaggi del mondo sportivo che ha “scoperto” la creatina. Insomma, un personaggio tutto d’un pezzo, il moralista Locatelli, che non vuole far correre competere Pistorius con i normodotati perché avrebbe vantaggi ingiusti.
Tutto il testo fra virgolette è tratto dalla sentenza del tribunale di Torino sul caso Juve. Per chi volesse leggerla, ecco il link (nel testo basta fare una ricerca con la parola Locatelli per trovare tutte le parti rilevanti): http://www.rdes.it/supplemento.pdf. A dire il vero, ha avuto ragione la Iaaf a citarlo come proprio testimone: lui sì che di vantaggi per gli atleti se ne intende…
Claudio Arrigoni
claudioarrigoni@yahoo.it
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