Cambia la stagione del tennis, insomma, e Montecarlo è il posto, il momento, dove il circuito mondiale volta pagina e guarda alla terra rossa. Un torneo che sa di tradizione, che una volta era "il torneo di Pasqua" e che invece adesso chi comanda non ama più, perché il business non guarda al sentimento. Eppure però, nonostante tutto, Montecarlo resta nel cuore, soprattutto dei giocatori che l'anno scorso l'hanno eletto Torneo del 2007 e si sono schierati pubblicamente contro un suo declassamento. Certo, un po' è per comodità, visto che molti di loro abitano nel Principato, però quell'aria di mare e mondanità che si respira al Country Club e unica e fa apparire ogni vittoria più dolce e ogni sconfitta meno amara: Montecarlo è la Dolce Vita delle racchette, è il regno in cui si cullavano anche Panatta e Pietrangeli, il posto che ha visto quel mesto ritorno di Borg con la racchetta di legno a caccia di un passato ormai tale. Perché il richiamo di Montecarlo è unico ed è inutile sbizzarrirsi sui pronostici di quest'anno: c'è il solito Nadal, c'è Federer che tenta il recupero con il nuovo coach Josè Higueras, c'è Djokovic che teanta di diventare il numero uno, ci saranno battaglia e buon tennis, quello dei migliori. E' questa è la cosa più importante, anche nel momento in cui Montecarlo - per decisione dell'Atp - sarà il fratello minore dei Tornei 1000, ovvero quelli più importanti: la terra rossa del Country Club dall'anno prossimo assegnerà cioè i 1000 punti in classifica, ma non ci sarà l'obbligo per i big di esserci. Ma se volete fare davvero una scommessa ecco il consiglio: puntate già sul fatto che ci saranno tutti.
Marco Lombardo
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it
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