Muro di Gomes

Psv Eindhoven tetracampione, una tra Ajax, Nac Breda, Twente ed Heerenveen in Champions League, Excelsior retrocesso in Eerste Divisie (il suo posto verrà preso dal Volendam), Az ai tristissimi play-off Intertoto, De Graafschap e Vvv Venlo ai più importanti spareggi salvezza, dove ogni incontro vale veramente una stagione. Questi i principali verdetti emanati dalla Eredivisie, giunta domenica al suo atto conclusivo. Abbiamo voluto tracciare un bilancio della stagione con una personalissima classifica sui protagonisti e sulle delusioni del campionato 2007-2008.
Voto 10 a Heurelho Gomes, perché lo abbiamo già detto, e lo ripetiamo, questo è un signor portiere, capace di incidere sul rendimento di una squadra quanto un attaccante da 10-15 gol a stagione. Poche concessioni alla platea e tanta efficacia, nel Psv tetracampione che non merita più della sufficienza per il gioco espresso, il goleiro brasiliano è stato l’uomo in più (unico neo, la paperaccia alla penultima di campionato contro il Twente che ha tenuto la lotta per il titolo in bilico fino all’ultimo), l’estremo baluardo di un fortino non sempre inespugnabile, the last man standing. E’ uno dei più grandi affari di sempre nella storia del club della Philips, considerata anche la cifra pagata nel giugno 2004 al Cruzeiro: 500mila euro (plusvalenza record in vista?). L’ultima pazza idea degli olandesi è quella di naturalizzarlo, per un dopo-Van der Sar da affrontare in piena tranquillità.
Voto 9 a Miralem Sulejmani, Michael Bradley e alla linea verde dell’Heerenveen, la squadra più offensiva e spettacolare di tutta la Eredivisie. In Frisia si coltivano talenti e si va allo stadio per divertirsi. Le attrazioni principali della stagione sono state Mickey il serbo, che corre veloce come una locomotiva impazzita rimasta in garage un anno di troppo (un pasticcio burocratico nato da un contenzioso tra Partizan Belgrado ed Heerenveen aveva portato alla sua squalifica per dodici mesi), e Micheal lo yankee, un Fabregas a stelle e strisce che con 15 reti ha offerto la quarta miglior performance realizzativa di sempre per un centrocampista in Eredivisie (solo Van der Vaart, Sneijder e Landzaat hanno saputo fare di meglio). Per entrambi tanti gol e le immancabili sirene del calcio più ricco, per l’Heerenveen la sensazione che con una difesa meglio assemblata ci si poteva anche giocare il titolo.
Voto 9 a Klaas Jan Huntelaar, perchè ha sempre fatto quello per cui è pagato, i gol (33 in 34 partite), finendo con il pagare per quello che altri, leggi buona parte dei suoi compagni all’Ajax, non hanno fatto.
Voto 8 a Ernie Brandts, che ha portato un Nac Breda povero di talento e reduce da due pessime stagioni al terzo posto finale e ai play-off Champions League, con qualificazione automatica alla Coppa Uefa. Un’impresa che meritava ben altro riconoscimento rispetto al foglio di via presentatogli dalla dirigenza del Nac. Ma Brandts si può consolare; per far meglio di lui il suo successore dovrà far lottare la squadra per lo scudetto.
Voto 8 a John Heitinga e a Ibrahim Afellay, il primo perché alle parole ha finalmente sostituito i fatti mostrandosi, a differenza degli ex-compagni De Ridder, De Mul e Maduro, pienamente maturo per il grande salto nella Liga spagnola (lo aspetta l’Atletico Madrid), il secondo perché sarà pure un uomo di vetro, ma è vetro di Murano.
Voto 8 a Blaise Nkufo, per quello che dice fuori dal campo (sul razzismo, sulle buone letture, sulla vita da atleta) e per quello che fa dentro il rettangolo di gioco. Con i 22 centri di quest’anno siamo a quota 86 in cinque stagioni. Il Twente sentitamente ringrazia.
Voto 7 a Kees Luijckx, perché gestire la manovra dell’Excelsior è come predicare nel deserto in mezzo a una tempesta di sabbia, e all’intero Heracles Almelo, perché centrare la salvezza per tre stagioni consecutive con il microscopico budget a disposizione è come andare a punti nel mondiale di Formula Uno guidando una Force India. E il sintetico del Polman Stadion, additato dalle avversarie quale principale responsabile delle figuracce rimediate, non c’entra.
Voto a 7 a Stanley Menzo e Zeljko Petrovic, per aver dato vita ad un appassionante testa a testa in Eerste Divisie durato fino all’ultima giornata e per averci ricordato come a volte la differenza la facciano i dettagli. Nel loro caso quattro gol, ovvero lo scarto nella differenza-reti che ha permesso al Volendam di vincere il campionato lasciando all’Rkc Waalwijck applausi, rimpianti e un pericoloso prolungamento di stagione ai play-off.
Voto 7 alla meglio gioventù di Jermaine Lens (Nec Nijmegen), Balasz Dzsudzsak (Psv Eindhoven), Nuri Sahin (Feyenoord), Nordin Amrabat (Vvv Venlo) e Marcus Berg (Groningen), con l’augurio di confermare nella prossima stagione tutto ciò che di buono hanno fatto vedere in questa.
Voto 6 a Roy Maakay, che mai tradisce nonostante l’avanzare degli anni. Maestro nell’arte dell’umiltà, i giovani del Feyenoord dovrebbero imparare da lui piuttosto che esaltarsi dopo una manciata di partite giocate a buon livello. Candidato principe come fuori-quota alle Olimpiadi, sperando che non risponda picche.
Voto 6 a Danny Koevermans, rude e poco aggraziato Riganò oranje (a 19 anni lavorava ancora come postino) che continuiamo a preferire ai tuffi di Danko Lazovic. Van Basten lo vuole agli Europei, se non altro come ringraziamento per avergli salvato la faccia lo scorso novembre contro il Lussemburgo.
Voto 5 a Bert van Marwijck per aver illuso nell’anno del centenario i tifosi del Feyenoord in merito alla riconquista del titolo nazionale. La partenza lanciata aveva perso spinta già in inverno, poi il buon Bert ha pensato più alle pubbliche relazioni, vincendo la corsa per il posto vacante (da luglio) di commissario tecnico della nazionale olandese. Ma intanto il Feyenoord è rimasto fuori anche dai play-off Champions League, con la finale di Coppa d’Olanda (appuntamento il 27 aprile al De Kuip contro il Roda) quale brodino che non scaccia l’amaro.
Voto 5 a Graziano Pellè, che ci ha messo entusiasmo, convinzione e tanta buona volontà raccogliendo però poco. Un anno difficile, il suo primo in Eredivisie, sicuramente condizionato dal pessimo rendimento dell’Az. Alcune critiche della stampa, da noi riportate all’esordio di questa rubrica, sono però risultate eccessive. Se prima non sai bene l’inglese è inutile metterti a studiare una lingua in cui gli agenti assicurativi sono chiamati vertegenwoordigers van verzekeringsmaatschappijen.
Voto 5 al De Graafschap, come cinque sono stati i punti raccolti nelle ultime 13 partite, che hanno fatto sprofondare la squadra dai play-off Coppa Uefa a quelli per non retrocedere. Una parabola discendente che ricorda, pur con mezzi molto inferiori, quella del Verona 2001-2002 targato Malesani. I contadini si augurano che almeno l’epilogo sia diverso.
Voto 4 a Urby Emanuelson, simbolo di un Ajax che manca nei momenti decisivi, che promette ma non mantiene, che non riesce a maturare. Potevamo dare lo stesso voto, o anche meno, a Rommedahl, Ogararu, Luque, Urzaiz o Colin, ma da uno con il talento del giovane di origini surinamesi ci si aspetta sempre qualcosa di più.
Voto 4 a Kevin Vandenbergh, costoso e inutile acquisto estivo dell’Utrecht. Prima a Genk c’era un ambiente con troppe aspettative, poi è arrivato un tecnico, Hugo Broos, che non lo vedeva, a Utrecht invece è un problema di modulo. Ogni stagione una scusa, ma i rigori non è certo lo schema a farteli sbagliare. Adesso si parla di un’avventura nella K-League sudcoreana. Fine di un bimbo prodigio.
Voto 3 a Thomas Bælum, come tre sono i palloni infilati nella propria porta da questo Riccardo Ferri della Eredivisie, il cui rendimento si è sempre mantenuto perfettamente in linea con quello della sua squadra, il Willem II: pessimo.
Voto 2 a Louis van Gaal, per la disastrosa annata del suo Az, per il mercato completamente toppato (Luijckx all’Excelsior, Koevermans al Psv, e intanto in campo scendono Agustien e Ari), per la sfuriata finale modello scarica-barile. Mentre la nave affondava, il capitano non trovava niente di meglio da fare che insultare e prendere a (metaforici) calci i marinai. Premio figuraccia dell’anno.
Voto 1 alla Philips se scioglierà veramente la propria partnership con il Psv Eindhoven, assestando un altro colpo di piccone ad un mondo, quello calcistico, già quotidianamente asservito alle leggi del business e del marketing. Quasi cento anni di storia al macero, Dillen, Van der Kuijlen, i gemelli Van de Kerkhof, Ronaldo, Van Nistelrooy, Romario, Van Breukelen, Farfàn e centinaia di altri destinati al cestino della carta straccia. Perché il brand Psv non sfonda nei nuovi mercati. Amen.
Voto 0 ai media specializzati che continuano ad ignorare un campionato bello, palpitante e, negli ultimi anni, pure combattuto come la Eredivisie, salvo poi rimanere a bocca aperta quando l’Afellay di turno sforna prestazioni di ottimo livello in coppa contro una squadra italiana. Ma ormai contano solo l’ingaggio di Ronaldinho e il ginocchio di Totti.

Alec Cordolcini
wovenhand@libero.it

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