Non passa lo straniero

La maturazione di Simone Bolelli è in un momento cruciale. La dimostrazione è stata la sfida in Croazia di coppa Davis,dove il nostro – all’esordio – è stato l’elemento portante della squadra, sconfitta solo 3-2 da giocatori più avanti in classifica. E la conferma è poi arrivata oggi a Montecarlo dove Simone si è sbarazzato agilmente dell’argentino Chela. Insomma, finalmente buone notizie. Proprio mentre Volandri ritrova il suo momento sulla terra rossa e Starace invece mostra limiti fisici e di gioco non propri del numero uno italiano. Tutto questo mentre la polemica tra i tecnici che seguono gli azzurri – gente come Umberto Rianna, Massimo Sartori, Claudio Pistolesi, Christian Brandi - e la Federazione è esplosa con l’anticipazione di una lettera aperta degli allenatori dei nostri contro la scelta della Fit di affidarsi a Eduardo Infantino. Noi, che non siamo mai stati teneri con la Federazione, diamo in parte ragione a Roma: i vertici del nostro tennis, insomma, hanno tutto il diritto di scegliere il tecnico che vogliono da affiancare ai giovani promettenti della racchetta. E, soprattutto, la stessa decisione di chi oggi attacca la Fit l’avremmo voluta vedere con “papà” Riccardo Piatti ancora nell’organigramma federale. Detto questo però le colpe di Binaghi non mancano, perché se è vero che i pochi giocatori di vertice che abbiamo escono oggi dai circoli privati, a queste stesse strutture e ai tecnici che se ne occupano andrebbe indirizzata una parte delle risorse delle casse nazionali, così come succede nei Paesi che producono tennisti top. La soluzione? Ci vorrebbe un po’ di buon senso e soprattutto molta diplomazia. Proprio per questo non se ne farà nulla.

Marco Lombardo
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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