Un duro a Milwakee
La prima idea delle squadre molli è quella di affidarsi ad un uomo con la fama di duro: per questo il fatto che i Milwakee Bucks da 26-56, nonostante le ambizioni playoff, abbiano scelto Scott Skiles come uomo della ricostruzione non ha sorpreso più di tanto. Contratto quadriennale per l'ex coach di Paok, Suns e Bulls, esonerato proprio sotto Natale a Chicago, e tanti saluti al suo buon amico Larry Krystkowiak. Amico al punto di andare a cena con Skiles e rispettive signore la sera stessa dell'annuncio del cambio della guardia, magari parlando per la millesima volta della famosa rissa in allenamento con Shaq ai tempi in cui tutti e tre giocavano ad Orlando (versione più nota, non necessariamente la verità assoluta: Skiles saltò addosso a Shaq che si stava accapigliando con l'ex stella di Montana). Il general manager dei Bucks, John Hammond, ha spiegato senza giri di parole di aver scelto il 44enne dell'Indiana non solo per l'esperienza o le qualità tecniche, ma per la capacità di pretendere il 100 per 100 dai giocatori. Per Skiles un ritorno, visto che nel 1986 i Bucks lo scelsero al primo giro (22esimo assoluto), anche se poi la sua stagione d'esordio NBA da giocatore fu un mezzo disastro, prima di trovare gloria come point guard non sempre (anzi) titolare nei Pacers, nei Magic (fu con questa maglia che realizzò il record NBA di assist in singola partita, trenta!), nei Washington Bullets e nei Sixers, con conclusione della parabola al Paok Salonicco. L'uomo giusto per dare una sferzata ai vari Bogut della situazione, e pazienza se litigherà con qualcuno.
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2 commenti:
Per me stava lavorando bene anche a Chicago. Dava compiti e ordini a Nocioni, pretendeva e ottenva buone scelte da Hinrich (per me buon point-man)e solleticava gli orgogli "molli" (come dici centrando il tema) di Deng e Gordon. E poi i riccioli verticali di Ben Wallace non danno quasi più niente, se ne stanno accorgendo anche a Cleveland dove benedicono San Ilgauskas.
I Bulls avevano ed hanno tanto buon materiale umano a disposizione, ma nessuna vera stella di riferimento. Ed essere troppo 'medi' nella NBA è un crimine, meglio il disastro per ricostruire tipo Porland...Finito il fuoco sacro degli anni scorsi i Bulls erano una squadra che psicologicamente si trascinava: sarebbe stata la stagione per un arrivo alla Garnett (o alla Kobe, a un certo punto vicinissimo), per puntare subito all'anello, ma il treno è stato perso. E non ripasserà tanto presto...
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