La finale di Laurent Blanc
Una delle cose che sempre ci colpisce quando si parla dell'orecchinato Bilic è che uno può aver fatto di tutto, in positivo o in negativo, nella carriera, ma viene ricordato solo per quel poco o tanto che ha combinato in un Mondiale (forse abbiamo già espresso questo concetto). Zenga ha combinato qualcosa in più di N'Kono, ma fra cento anni verrà ricordato solo per quell'uscita su Caniggia. Vialli è stato dieci volte più forte di Totò Schillaci, ma sarà condannato all'oblio. Fra scudetti e Coppa Campioni con il Milan, per tacere di quanto ha fatto per la Croazia non solo in campo, Zvonimir Boban è stato più di un campione, ma fra cento anni verrà riproposto solo l'errore che permise a Thuram di pareggiare nella semifinale di Francia 1998 (magari anche il famoso calcio al poliziotto jugoslavo, ma di sicuro non i suoi mille assist). Ecco, per Bilic c'è un meccanismo simile, ingigantito dall'importanza mediatica di tutto ciò che è francese o giornalisticamente francofono: è difficile leggere un articolo incentrato su di lui che non ricordi la simulazione, sempre in quella famosa semifinale, che portò all'ammonizione di Laurent Blanc e quindi alla sua esclusione per squalifica dalla finale. La nuvola di Fantozzi, sottoforma di una prenotazione volatilizzata che ancora oggi ci sogniamo di notte, ci impedì di vedere dal vivo Francia-Brasile a Saint Denis, ma non Croazia-Olanda per il terzo posto al Parco dei Principi: ecco, crediamo che solo un ipotetico Materazzi a Marsiglia in una partita con Zidane in campo potrebbe ricevere dal pubblico un trattamento peggiore di quello riservato nell'occasione a Bilic. Fra campo e panchina c'era anche buona parte il suo staff attuale: Asanovic, Mrmic, ovviamente Robert Prosinecki. Vinsero gli uomini di Blazevic due a uno, Bilic fu tra i migliori in campo nella finale della dolce malinconia, quella che ci ha sempre più di tutte le altre partite dato il senso del Mondiale. Qualcosa di bellissimo, che sfugge ma rimane.
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