Passaggio a Nord

Si è tornato a respirare calcio in Scandinavia con l’inizio della nuova stagione di Allsvenskan e di Tippeliga, tornei caratterizzatisi nelle ultime edizioni per l’imprevedibilità e l’alto tasso di competitività interno. In Norvegia il titolo nazionale non è più un affare privato del Rosenborg, in Svezia il trono può arrivare a contenderselo persino una neopromossa. I pochi soldi che girano (la quarta edizione della Royal League, la Champions scandinava, non ha preso il via proprio per ragioni finanziarie) abbassano innegabilmente il livello tecnico, però a volte aguzzano l’ingegno, portando i club alla scoperta di grezze pepite da rivendere poi con profitto nei mercati più ricchi. Abbiamo deciso di occuparci proprio di quest’ultime. Talenti, promesse e sorprese la cui bussola finora ha sempre puntato verso nord; ben presto però, forse addirittura già in estate, potrebbe esserci un’inversione di rotta.

RAZAK OMOTOYOSSI (Helsingborg). Una montagna di carne color ebano, potente, istintiva e dotata di una forza quasi primordiale. Non stiamo parlando della versione africana dell’Incredibile Hulk bensì di Razak Omotoyossi, un metro e ottantacinque per ottanta chili di muscoli e straordinaria fisicità, potenza pura sprigionata da un paio di quadricipiti grossi quanto quelli di un centometrista. Leone fuori, agnello dentro, un ragazzo timido nato a Lagos, Nigeria, da una famiglia poverissima che è fuggita nel vicino Benin per sfuggire alla fame. Lì Razak ha mosso i primi passi calcistici, nell’Fc AJSA e nel Jc Pobe, prima di tentare la carta dell’Europa più oscura e minore, ovvero la Moldavia dello Sheriff Tiraspol. Poi l’Helsingborg, dove all’inizio i tifosi faticavano addirittura a pronunciare il nome di questo attaccante acquistato solamente dopo essere stato visionato dal direttore del club dello Scania Bosse Nilsson mediante…..un dvd. Sono bastati pochi mesi però al “Toro del Benin” per fugare ogni dubbio; 14 gol in campionato (titolo di capocannoniere vinto in coabitazione con Marcus Berg dell’IFK Göteborg), uno in coppa di Svezia e soprattutto 8 in 12 partite di Coppa Uefa. Un exploit favorito dalla coabitazione in attacco con un mito del calcio quale Henrik Larsson, autentico maestro del nostro: “La tecnica, i movimenti senza palla, la capacità di sapersi gestire nel corso della partita; Henke mi sta insegnando tutto, anche perché provengo da due paesi, il Benin e la Moldavia, dove tutto era basato sulle individualità”. In gol anche nell’ultima Coppa d’Africa, dove il piccolo Benin non ha avuto scampo contro le corazzate Nigeria, Costa d’Avorio e Mali. L’importante però era esserci. Omotoyossi ha risposto presente.

ALANZINHO (STABÆK). Folletto tanto minuscolo (1.64 di altezza) quanto imprendibile, la taglia ridotta di questo brasiliano tascabile scuola Flamengo rappresenta contestualmente il suo punto di forza e quello di debolezza. Una carriera nel nome del dribbling, sulle spiagge di Ipanema così come sull’erba gelata del Nadderud Stadion di Bærum, Norvegia meridionale; cambiano clima, contesto e avversari ma non la filosofia, ovvero palla incollata al piede sulla fascia sinistra alla ricerca costante dello spunto, del gioco di prestigio o dell’assist verso il compagno meglio posizionato. Alanzinho, all’anagrafe Alan Carlos Gomes Da Costa, ha preferito la provincia norvegese alla serie B brasiliana (America e Sociedad Esportiva do Gama i suoi club pre-Europa), portando il piccolo Stabaek al secondo posto nell’ultima Tippeliga e vincendo il Kniksen Award 2007 quale miglior centrocampista del campionato. Si affida a Marcelo Di Almeida, agente che millanta contatti con i più prestigiosi tornei europei salvo poi riuscire a reperire per il suo assistito solamente l’interesse di Lillestrøm e Ankaraspor. E allora ecco una nuova stagione in nerazzurro, il contratto in scadenza nel 2008, la velocità e la fantasia quale armi per affrontare i carri armati e le paludi di Norvegia, dimostrando che non sarà il formato mignon a fermare la sua corsa.

RAGNAR SIGURDSSON (IFK GÖTEBORG). Árbær è un sobborgo nella parte orientale di Reykjavik dove il tempo sembra essersi fermato ad un’epoca in cui la natura non aveva ancora ceduto il passo all’acciaio e al cemento. Il club locale si chiama Fylkir, radici ben piantate nella comunità del quartiere e tanta attenzione ai giovani, per una politica sana che ha portato, all’alba del nuovo millennio, alla vittoria di due Coppe d’Islanda consecutive. All’epoca il 14enne Ragnar Sigurdsson (Sigurðsson nella versione islandese) giocava nel vivaio con i pari grado, guardava e soprattutto imparava. Quattro anni dopo esordiva in prima squadra, poi sono arrivati in rapida sequenza il passaggio nell’Allsvenskan (merito dell’occhio lungo di una vecchia volpe del calcio svedese quale Håkan Mild), l’esordio nella nazionale islandese e l’incoronazione pressoché unanime quale miglior talento, settore difesa, espresso dal mondo del pallone nordico negli ultimi anni. Potenza, forza fisica, reattività; nella meglio gioventù dell’IFK Göteborg che ha costituto le fondamenta per il ritorno dei Blåvitt sul trono più alto del campionato svedese dopo undici anni di esilio, Sigurdsson è stato tra gli elementi di maggior spicco. Adesso non resta che ripetersi, magari sfruttando l’inaspettata vetrina europea.

DIDIER YA KONAN (ROSENBORG). Potere nero a Trondheim; Tettey, Konè, Traorè e Ya Konan, poker d’assi black per tornare a monopolizzare il campionato come ai bei tempi. Al Rosenborg ci credono, aspettando con pazienza che completino il processo di ambientamento. Non certo facile, quando si passa da trenta gradi all’ombra ai dieci-quindici sottozero di certe serate ad Oslo. Ma se dei fantastici quattro il giovane Abdou Razak Traorè è il più talentuoso, però anche il più discontinuo, il connazionale Didier Ya Konan risulta essere il principale indiziato per la definitiva maturazione. Nominalmente è un centrocampista, in realtà non ama troppo le definizioni e le categorie preferendo spaziare a cavallo tra la metà campo e il fronte offensivo. Muscoli, corsa e un tiro secco come un colpo di fucile, lo ha pescato in Costa d’Avorio il talent scout norvegese Stig Torbjornsen. Referenze: apprendistato nell’accademia formativa per eccellenza del calcio africano, l’Asec Mimosas di Abidjan, 16 gol nel campionato nazionale, 8 nella Champions League africana 2005-2006 (capocannoniere in coabitazione con la stelle egiziana Mohamed Aboutreika), uno dei pochi giocatori ad essere convocato in nazionale quando ancora giocava in patria. No ad Ajax, Nantes e Zamalek, lui ha scelto Trondheim. Il primo anno il gelo lo ha rallentato, ma adesso che le giunture hanno imparato a convivere con la brina ci si attende un botto coi fiocchi.

OLA TOIVONEN (MALMÖ). Il nuovo Kim Kallström, l’ennesimo. Da quando l’attuale centrocampista del Lione è entrati nel salotto Vip del calcio europeo, in Svezia è un susseguirsi di affannose ricerche per trovarne il degno erede. Sono richiesti buon fisico, spiccata propensione agli inserimenti, tanto dinamismo e discreto feeling con il gol, ed ecco appiccicata addosso l’ingombrante etichetta. Ultimamente questa se la sono divisa il neo-juventino Albin Ekdal, scuola Brommapojkarna, e appunto Ola Toivonen, dopo Afonso Alves il secondo acquisto più caro (1.1 milioni di dollari) di sempre nella storia del Malmö. Gli sono bastate due stagioni per far impennare il prezzo del proprio cartellino, la prima con il Degerfors, salvato dalla retrocessione in Terza Divisione, la seconda con l’Örgryte, e questa volta il declassamento dalla Allsvenskan al Superettan (la Serie B svedese) non è stato possibile evitarlo. Poco male però per Toivonen, rapidamente ingaggiato dagli Himmelsblått e ancora più velocemente cooptato dalla nazionale maggiore, con la quale ha esordito nel gennaio 2007 a 20 anni. Poi lo scorso agosto è tornato nell’under-21 realizzando una tripletta contro i pari età del Galles. Seconda punta mobile o trequartista, lui preferisce quest’ultima opzione. Il bell’aspetto lo aiuta a livello di immagine, ma a differenza del connazionale-rivale Ekdal veline, starlette e mondanità non sembrano essere in cima ai suoi pensieri. Preferisce lo sport, e le ragazze sportive; la sua fidanzata, Emma Herbring, gioca infatti nella squadra femminile del Malmö ed è nazionale svedese under-21.

PILLOLE DI TALENTO. Dietro ai cinque talenti proposti, tanti personaggi tutti da scoprire; ecco i più promettenti. Nell’Allsvenskan la linea verde sposata per virtù, ma anche per necessità (economica), dall’Ifk Göteborg propone la mezzapunta Pontus Wernbloom, grezzo ma efficace, specialmente in zona gol, e il mediano Gustav Svensson, un mastino davanti alla difesa che corre dal primo all’ultimo minuto. Gioca invece nell’Halmstad la fotocopia, a livello fisico, di Zlatan Ibrahimovic, anche se tecnicamente Ajsel Kujovic deve crescere ancora parecchio; sulla buona strada c’è invece il bomber del Gefle Johan Oremo, punta veloce che ha già esordito nella nazionale maggiore, e che nel 2007 è stato nominato miglior giovane del campionato svedese battendo la concorrenza, tra gli altri, di Sebastian Castro-Tello, giovane centrocampista di fascia dell’Hammarby chiamato al pronto riscatto dopo una stagione interlocutoria. Una citazione la merita infine Behrang Safari, veloce esterno sinistro iraniano di nascita e svedese d’azione (è emigrato all’età di due anni) capace di coprire tutta la fascia e considerato in patria uno dei prospetti più interessanti per il futuro prossimo della nazionale gialloblu. Nella Tippeliga invece è stato ottimo l’ultimo campionato disputato dal camerunese Somen Tchoiy, centrocampista dello Stabæk che studia alla scuola di Patrick Vieira e che proprio in questi giorni ha firmato per il Red Bull Salisburgo di Co Adriaanse, così come del centrale islandese Kristján Örn Sigurdsson (nessuna parentela con il già citato Ragnar dell’Ifk Göteborg), diga insuperabile nel cuore delle difesa del Brann campione in carica. Sempre in tema di difensori, notevoli sono state le prime uscite dell’under-21 norvegese Vadim Demidov, prelevato dal Rosenborg dalla B norvegese; il club di Trondheim attende inoltre buone nuove dall’incursore Per Ciljan Skjelbred, osservato speciale nientemeno che da sir Alex Ferguson. Chiuso dalla coppia Omotoyossi-Larsson all’Helsingborg, il ruandese Oliver Kerekezi tenta di riprendere il discorso interrotto con il gol all’HamKam, mentre il Vålerenga per tornare ai vertici dopo una stagione pessima punta sulla rinascita di Kristofer Hæstad e Gunnar Heidar Thorvaldsson, ex enfants prodige rimasti scottati dalla rispettive esperienze in Premier League (Wigan) e in Bundesliga (Hannover).

Alec Cordolcini
wovenhand@libero.it

(Per gentile concessione dell'autore, fonte: Eurocalcio numero 91, del maggio 2008)

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