I nemici di Donadoni

Nel discorso sui c.t. in scadenza potrebbe rientrare benissimo Donadoni con il suo prolungamento farlocco, ma forse in questo caso il c.t. in scadenza è anche un c.t. delegittimato: basti pensare ai toni usati da Buffon e da altri azzurri nell'analizzare la partita con l'Olanda. La situazione è meno semplice di quello che sembra, perché Marcello Lippi può permettersi il lusso di giocare su due tavoli: Figc e nucleo storico dei campioni del mondo lo rivorrebbero c.t. azzurro già dal primo luglio, ma lui da oltre un anno è promesso sposo del Milan che l'aveva scelto per il dopo Ancelotti ben prima che Ancelotti si mettesse in testa l'idea di rivincere la Champions nel 2007. Due posti e tre nomi, con quello di Donadoni destinato ad essere depennato da tutto ed anche poco spendibile ormai in un futuro rossonero (per come ragiona Galliani la vicinanza ad Albertini non gli giova). Alla fine crediamo che Lippi non resisterà alla tentazione azzurra, oltretutto dopo un disastro che lo renderebbe ancora di più salvatore della patria: una specie di Cincinnato in barca piuttosto che nei campi. Però il mercato rossonero, finora costituito solo da operazioni 'societarie' (Flamini e Zambrotta erano trattati da mesi a prescindere, il ritorno di Borriello era stra-annunciato, il prolungamento di Maldini non è stato esattamente caldeggiato da Ancelotti) senza indicazioni dell'allenatore, lascia ancora aperta ogni ipotesi. Tornando a Donadoni, nel ritiro azzurro si dice che all'interno della squadra abbia più nemici di quindici giorni fa: in particolare non sarebbero caldissimi i rapporti con Cannavaro, che avrebbe gradito maggiore entusiasmo del c.t. per il suo ruolo di capitano non giocatore, e con Buffon, mentre fra i centrocampisti della Roma esclusi a Berna il più deluso non sarebbe De Rossi ma Perrotta, cioé un altro dei senatori (nel senso di fare opinione, non solo di essere stati fra i convocati) di Germania 2006. Se poi aggiungiamo che fra chi aspetta il metaforico cadavere del c.t. ci sono anche il presidente federale ed il motivatore-confidente di tutti, cioé Gigi Riva, si capisce come l'auspicato (dal furbo Abete) approdo 'almeno' alle semifinali abbia già il sapore di un esonero. C'era chi non voleva morire per Danzica, di sicuro quasi nessuno vuole farlo per Donadoni: nel primo caso lo sbaglio favorì il verificarsi di una tragedia immane, nel secondo al massimo si tornerà a casa prima del previsto. Ma fra due anni metà di questo gruppo sarà comunque da buttare, antipatizzanti di Donadoni compresi: la vita è adesso.

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