Quel treno per Berna

1. L’Europeo in Svizzera è un’ottima occasione che viene data al tifoso italiano di assistere a una grande manifestazione dal vivo. E’ un Paese vicino, tranquillo, i mezzi pubblici sono comodi e, sarà una banalità dirlo, quasi sempre in orario. Un’occasione per gustarsi l’evento dal vivo, dicevamo, infatti se si dà un’occhiata al calendario delle prossime manifestazioni di Uefa e Fifa non c’è da stare allegri o quantomeno c’è da mettere in preventivo di chiedere qualche settimana di ferie e spendere una certa quantità di denaro: Mondiali 2010 in Sudafrica, Europei 2012 in Polonia ed Ucraina, Mondiali 2014 in Brasile, sperando quantomeno che la rassegna iridata torni nel 2018 nel Vecchio Continente e magari in Inghilterra.

2. La Nazionale italiana negli ultimi anni comincia ad avere un seguito, finalmente. I tifosi, che magari rinunciano per una volta all’anno al weekend in Liguria per seguire una partita dell’Italia, sono ancora pochi ma ci sono. Il treno che parte da Milano nella mattinata di lunedì 9 giugno con destinazione Berna è pieno, grazie anche ai prezzi speciali che le Ferrovie Svizzere hanno riservato ai tifosi che erano già in possesso del biglietto per lo stadio. Il viaggio verso la capitale svizzera è relativamente breve (tre ore) e comunque piacevole, visto che fuori dal finestrino ci godiamo un paesaggio montano rilassante. Ci sono il verde, le fattorie, ovviamente le mucche al pascolo ma il pensiero di chi come noi è cresciuto nel Nord Italia ed è stato adolescente nei primi anni ’80, corre ad altro mentre fuori dal finestrino scorrono i nomi delle varie stazioni che si attraversano. Sì, perché la Svizzera per noi era Scacciapensieri, il programma di cartoni animati che da bambini ci faceva compagnia il sabato sera sulla Televisione ticinese, ma soprattutto era Sabato Sport, cioè il programma della TSI che, già adolescenti, ci faceva correre a casa alle 22.30 del sabato per vedere cosa avevano fatto il Chiasso e il Bellinzona, se anche quel weekend il Neuchatel Xamax aveva utilizzato la casacca rossonera e chi aveva preso la testa della classifica nell’eterna lotta al vertice fra Grasshoppers e Servette. Ma la televisione svizzera era anche la squadra di hockey su ghiaccio dell’Ambrì Piotta che ci piaceva solo per il nome che aveva, o la squadra di basket ticinese della Sam Massagno.

3. Mentre questi pensieri adolescenziali ci assalgono, siamo giunti a Thun che invece è calcisticamente diventata famosa prima per una partecipazione storica ai gironi di Champions League qualche anno fa e più recentemente per una brutta storia di violenza sessuale da parte di alcuni suoi giocatori su una quindicenne. Un paesaggio da Heidi e da fiabe, ma queste storiacce succedono anche qui. Nel primo pomeriggio Berna ci accoglie con uno splendido sole ed è subito evidente che i tifosi oranje sovrastino per numero quelli italiani. Nella piazza centrale, dove è allestita la FanZone, il colore predominante è l’arancione con qualche macchia azzurra qua e là. Chiediamo ad un tifoso del Den Haag se tutti gli olandesi in piazza sono in possesso del biglietto ma lui stesso ci fa notare che i tagliandi a loro assegnati sono appena cinquemila (lo stesso quantitativo degli italiani, peraltro) ma che sono arrivati a Berna in trentamila e che rimarranno più o meno per una settimana, così tanto per assaporare il clima del grande evento e per godersi le partite dell’Olanda sui maxischermi. Gli olandesi ci sembrano veramente una tribù in movimento, con tanto di banda musicale venuta appositamente da Tilburg che per tutto il pomeriggio suona canzoni che tutto il pubblico canta e balla. Una delle cose che più ci piace di queste manifestazioni è proprio questa, i tifosi di entrambe le fazioni in piazza con la sola voglia di festeggiare e fraternizzare. E’ forse una visione troppo romantica e antica del calcio, ma perché dovremmo assuefarci alle città blindate e agli ultras in assetto da battaglia?

4. In serata poi al Wankdorf Stadion (o Stade de Suisse) si gioca la partita e qui ci siamo sicuramente divertiti meno. E’ già stato detto quasi tutto; la formazione sbagliata da Donadoni e l’Olanda che aiutata dagli Azzurri ci è sembrata la squadra del 1974, quella del calcio totale. Dopo 20 minuti gli olandesi vanno in vantaggio con Van Nistelrooy, grazie ad una interpretazione ufficiale della Fifa, recepita dalla Uefa, ma non per questo meno assurda. L’Italia non fa neanche in tempo a capire cos’è successo che prende il secondo gol. Un’azione da manuale degli olandesi con palla che arriva sulla destra a Kujt che mette a centro area di testa dove un indisturbato Snejider infila il secondo gol. Tutto molto bello ma i difensori italiani sembravano omini del Subbuteo. Nel secondo tempo Donadoni prova prima a inserire Grosso e successivamente Del Piero e Cassano ma una partita così la riapri solo trovando, magari anche casualmente, il gol dell’1 a 2. Così non è, e gli olandesi in contropiede infilano la terza rete e alla fine potrebbero segnare anche la quarta, la quinta e la sesta, perché gli italiani hanno completamente mollato e ciò non fa onore a una squadra che due anni fa ha vinto il titolo mondiale. Alla fine della partita la festa nelle strade è ovviamente solo olandese e a noi non resta che recriminare sulle scelte dell’allenatore, sui giocatori fuori forma e sul fatto che durante l’anno viene dato poco spazio alla Nazionale (ma a dirlo non sono gli stessi che se convocano un giocatore della loro squadra si incazzano perché poi risente dell’impegno settimanale la domenica successiva?). Torniamo a casa, venerdì saremo a Zurigo per quella che a parte i luoghi comuni è già la nostra ultima spiaggia.

Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com

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