di Stefano Olivari
Esattamente un anno fa abbiamo vissuto il giorno più bello della nostra vita, presentando un libro velleitario e costosissimo scritto insieme all'amico Giorgio Specchia. Velleitario perchè aveva l'ambizione di raccontare la pallacanestro italiana degli anni Sessanta e Settanta attraverso le vicende di una squadra sfigatissima e nemmeno romantica: una squadra come tante, senza la pretesa di avere storie uniche e personaggi meravigliosi. Costosissimo perchè ovviamente mancavano le fonti ed ogni pagina è stata frutto di ricerche, colloqui e interviste con i protagonisti dell'epoca. Nell'era di Wikipedia e del copia & incolla, per noi una boccata d'aria. Visto che si lavora (anche) per arrivare alla fine del mese, un lavoro simile ci sarebbe convenuto farlo su Inter o Juventus, non certo su una realtà che nel suo ultimo anno in serie A faceva fatica a portare al Palalido un migliaio di persone. E stiamo parlando di trenta anni fa, in un'era pre internet e pre quasi tutto, quando alla domenica pomeriggio anche a Milano non c'erano molte altre alternative. Costosissimo anche perchè la nostra inconsistenza imprenditoriale ci ha fatto sbattere contro prezzi di produzione da catalogo d'arte e solo il dio del basket ci ha impedito di essere truffati da librai più o meno amanti dello sport che meritano ampiamente di essere travolti da Amazon.
Preparati ad un bagno di sangue finanziario, dopo un anno possiamo dire di avere pareggiato fra gli applausi (pochi ma pur sempre applausi). Vendere cinquecento copie di un libro simile, visto che alla fine i tifosi erano a malapena mille e in trent'anni molti saranno morti ed altri nemmeno sospettano dell'esistenza del libro, equivale a vendere quattro milioni di un'opera sul Milan. La gioia maggiore è stata però quella di avere alla presentazione del 4-4-2, rigorosamente priva di vip (Chuck Jura sarebbe tornato in Italia solo a novembre), circa trecento persone di cui duecentonovanta non collegabili a noi in alcun modo. Mai vista questa folla alla presentazione di un libro, tantomeno un libro sportivo, ma nemmeno alla presentazione di una squadra di basket. Quasi nessuno era chiaramente venuto per noi, tutti erano lì perchè sentivano che di quell'epoca e di quella pallacanestro manca oggi qualcosa. Infatti il libro ha venduto anche a Roma, Cagliari, Gorizia, Firenze, Bologna, Ascoli, Padova. Una parte consistente del successo è stata dovuta anche chi ci vuole bene e ai tifosi Simmenthal-Innocenti-Cinzano-Billy, non certo perchè siamo gli eredi di Aldo Giordani ma perché nel nostro piccolo abbiamo colto lo spirito del tempo, di quello che fu e di questo. Lo spirito di una devozione per il gioco, con la Nba nemmeno intravista e la fiducia cieca nel futuro, al di là della nostalgia per l'infanzia perduta (ma degli orridi anni Settanta non rimpiangiamo altro, a dire il vero).
A un anno di distanza, senza più l'ansia di vendere il libro per evitare il tracollo finanziario, possiamo fare una riflessione più ampia su quella pallacanestro e quella squadra. Possiamo farlo perchè la conoscenza diretta di molti dei protagonisti ha risposto meglio di mille inchieste alla domanda 'Perché il basket italiano ha sempre gli stessi numeri?'. Non è un caso che Armani stia sfasciando il Palalido per farne la sua casa (nel senso di basket) per i decenni a venire, al punto che nella prossima stagione qualche partita oltre che ad Assago potrebbe essere giocata a Desio. Il Palalido, che compie cinquant'anni nel disinteresse di un'amministrazione cittadina che di fatto regala San Siro a Inter e Milan (che anche si lamentano: ma che se lo costruissero da sole, lo stadio) e organizza mostre di fotografi ugandesi dimenticando che per la mitica 'base' c'è un solo campo da basket a norma con parquet e tribune (è quello della Forza & Coraggio), due sole piscine di dimensioni olimpiche (di cui una privata) contro le cinquantaquattro di Roma, e via elencando.
Tornando al basket e alla storia della Pallacanestro Milano, dobbiamo dire di avere capito perchè una seconda realtà milanese sia fallita. Con la prima che nemmeno se la passa tanto bene, schiava della retorica anche giornalistica del 'Bisogna lottare per lo scudetto se si vuole avere spazio'. La seconda realtà è fallita per una ragione semplice e crudele: non interessava ad un numero significativo di persone. Quelle poche erano e sono, nel caso dei viventi, davvero appassionate, ma si muovevano in un contesto non molto diverso da quello di oggi. Con la Gazzetta dello Sport che prendeva in giro i presidenti che facevano promozione vera: Giovanni Milanaccio, il signor All'Onestà, che regalava migliaia di biglietti ai bambini oltre a spendere miliardi per la squadra (Bovone, Gennari e Cosmelli i colpi che fecero epoca nei tardi Sessanta), il dinamico Tino Caspani (il signor Mobilquattro, che quasi si rovinò per pagare uno Jura che voleva tutta Europa) ma anche l'eroico Fabio Guidoni, prima allenatore campione d'Europa 1978 con il Geas e poi anima di una Pall. Milano che l'anima l'aveva già persa. Nessuno di loro ha vinto lo scudetto o ci è andato vicino, pensate lo scandalo. Non siamo alla santificazione di chi paga, ma solo ad una constatazione: nemmeno le società di basket meglio amministrate possono sopravvivere unicamente grazie al pubblico. Negli Anni Settanta ma anche oggi occorre che scatti la scintilla, della passione o della convenienza, in qualcuno con soldi veri o capace di coinvolgere chi ha soldi veri. Se no le dimensioni giuste del basket italiano sarebbero quelle del dopolavoro: tanto il millesimo pick and roll fra il ragionier Rossi e il dottor Verdi ci scalderebbe come quello fra McIntyre e Lavrinovic. I vuoti al Palasclavo durante la finale scudetto spiegano meglio di noi il concetto.
Con gli occhi di oggi ad uscirne bene sono quindi i tifosi (pochi) e i dirigenti (pochi) che hanno creduto in uno sport che per almeno un decennio è stato almeno paragonabile al calcio come interesse nelle grandi città. Non era strano sentirsi chiedere se tifavi Billy o Xerox, quando oggi invece Armani deve comprare quarti di pagina per annunciare l'orario delle partite (!). Si salvano ovviamente alcuni allenatori, che come vuole il luogo comune sono forse gli unici veri appassionati del gioco: da Riccardo Sales (alla memoria) all'onnisciente Dido Guerrieri. Ne esce bene anche qualche giocatore, guarda caso quelli che hanno avuto nella vita un certo successo anche al di fuori del basket: Guido Carlo Gatti, Antonio Rodà, Pippo Crippa, Stefano Pampana, Luigi Brambilla e Chuck Jura, non ce ne vengono in mente altri. Eppure li abbiamo conosciuti quasi tutti.
Tutte persone simpatiche e a posto, di un livello culturale medio superiore (ma non di tanto, non crediate) all'ex calciatore, senza però un interesse per la pallacanestro che andasse al di là delle proprie vicende personali. E spesso nemmeno quelle, vista la pretesa costante di copie omaggio: ma chi mai ha scritto un capitolo di un libro su Guidali, su Veronesi, sui fratelli Gergati, sul massaggiatore Redaelli? Poi noi non siamo Proust, ma nemmeno stiamo parlando di Jerry West o Bill Russell. Un micromondo di piccole invidie e piccoli rancori che ci ha fatto male conoscere, e che ci teniamo per noi per non rovinare il ricordo ad altri bambini dell'epoca. Persone che deridevano Tom Heinsohn (Tom Heinsohn!!!), otto anelli Nba con i Celtics da giocatore e due da allenatore, che era stato chiamato da Lajos Toth a fare da consulente per l'allora Isolabella. ''Ma cosa vuole insegnarci questo ubriacone, qui mica siamo in America'', discorsi ascoltati allora e replicati anche oggi a dispetto di una realtà fatta di pizzerie-sponsor e di traffico di cartellini. Persone che pensavano di essere sprecate in una piccola società, ma che purtroppo per loro non avevano richieste da quelle grandi. Persone che mitizzano i Montezemolo della situazione, cioè il taumaturgo che se solo avesse voglia risolverebbe tutti problemi in un attimo: nel basket lombardo si chiama Bulgheroni. Persone che passate al giornalismo (si fa per dire) godono nel leggersi fra di loro e in fondo non vogliono che qualcuno entri nella parrocchietta, anche se messe insieme hanno meno notorietà di un bordocampista Sky del calcio di serie B (però segnalano al dirigente amico cosa ha detto il collega su di lui). Persone che hanno considerato quegli anni della loro vita come un qualcosa di poco importante, mentre per noi erano tutto.
Siamo felici di avere vissuto quell'epoca da spettatori e mini-giocatori, siamo felici di avere raccontato due decenni di piccola storia a nostre spese e senza quei contributi pubblici (il nostro segreto è che non li abbiamo chiesti né mai lo faremo, nonostante gli accattoni di professione riescano a far passare per cultura anche un formaggio o una giacca) che costringono a mettere tutti sul piedestallo del provincialismo, siamo soprattutto felici da avere fatto passare qualche ora speriamo piacevole ad almeno cinquecento persone competenti.
stefanolivari@gmail.com
(in esclusiva per Indiscreto)

56 commenti:
Stefano, come ti capisco, quando parli di giorno più bello della vita... La prossima volta, però, per fare meno fatica, instant-book su Balotelli o Milito o Borriello, con foto preferibilmente delle fidanzate! Sempre meglio che lavorare... :-)))
No, devi fare quello che sai...poco instant e molto book...tolte poche eccezioni e ovviamente gli allegati ai giornali, anche i libri cosiddetti commerciali hanno dati di vendita ridicoli...pensa che all'AIE (associazione italiana editori) risulta che più del 90% dei titoli sul mercato venda meno di 10 (dieci) copie...tanto vale inseguire quello in cui si crede...
APPUNTO! Ovviamente hai capito che ero ironico... Ieri visita a libreria che si trasferisce, e fa sconti del 30%: i libri sportivi sono come sempre tra quelli sui tarocchi e quelli sui cani...
"Persone che passate al giornalismo (si fa per dire) godono nel leggersi fra di loro e in fondo non vogliono che qualcuno entri nella parrocchietta, anche se messe insieme hanno meno notorietà di un bordocampista Sky del calcio di serie B (però segnalano al dirigente amico cosa ha detto il collega su di lui)"
Clap, clap!
"Infatti il libro ha venduto anche a Roma, Cagliari, Gorizia, Firenze, Bologna, Ascoli, Padova."
Anche a Toronto (con mille peripezie...). Anche a Toronto, man.
;-))
Quello che più mi ha colpito di questo libro, non è stata la storia del basket milanese, del quale non sapevo (e onestamente non mi interessava sapere granché) niente, ma la storia del ragazzo cresciuto con il mito di uno sport bellissimo, e una volta adulto, ha reso onore nel modo migliore ai suoi idoli.
In molti da giovani avevamo i nostri idoli sportivi. In molti il sogno di poter un giorno scrivere di loro. Ma non tutti ci riescono da grandi a realizzare quel sogno, come avete fatto voi. Sopratutto quando si rischiano soldi propri.
Ancora più difficile, Tani, Toronto via Bergamo e disturbando una terza persona (che ringrazio)...decisamente l'acquisto più motivato e voluto della storia, altro che 'il futuro è l'e-commerce'...grazie di cuore...
"Tutte persone simpatiche e a posto, di un livello culturale medio superiore (ma non di tanto, non crediate) all'ex calciatore, senza però un interesse per la pallacanestro che andasse al di là delle proprie vicende personali. E spesso nemmeno quelle, vista la pretesa costante di copie omaggio: ma chi mai ha scritto un capitolo di un libro su Guidali, su Veronesi, sui fratelli Gergati, sul massaggiatore Redaelli? Poi noi non siamo Proust, ma nemmeno stiamo parlando di Jerry West o Bill Russell"
Veramente avvilente.....
@Stefano
Era un'altra Milano e un'altra epoca, quella di adesso è un qualcosa da dimenticare.
Oggi sul tram 29, vicino a Piazza Tricolore, mi hanno scipato il mio palmare, me se sono accorto subito, ho fermato il tram sono sceso subito e, con ho preso per il collo il ladro che se n'era appena andato. Ho messo subito la mano dentro la sua bors, "ma questa è la mia borsa" la sua reazione, "ma vaffanculo, questo è il mio telefono, negro di merda".
Ho ropèreso il telefono e sono isalito sul tram che mi aveva aspettato. Due vecchiette mi hanno applaudito, alludendo anche ad altri tempi. All'Onestà, appunto. Me ne torno a Montecarlo.
Italo
@Stefano Olivari:l'aspetto migliore del libro,oltre all'anabasi della Pallacanestro Milano,è la cifra stilistica complessiva:sovraccarica e colorata nell'impaginazione,pignola e asciutta nei testi.
E' figlia del giornalismo sportivo dei Settanta:quello del Guerin Sportivo più pop e del Super Basket giordaniano.
L'amarcord più significativo è quello che riguarda gli americani...
@Roberto Gotta:mi rivolgo anche all'Olivari.
Ho acquistato e letto(in un'oretta)la versione italiana di un libro sportivo Usa di buon livello.
E' tradotto da cani,con errori sulle terminologie ed i nomi di alcuni atleti scritti(ripetutamente)in maniera scorretta.
No comment.
@Italo:i tram milanesi del terzo millennio sono una miniera di aneddoti sulle imprese di mani svelte.
Ma i cleptomani,e i furbacchioni, abbondano ovunque.
Nei supermercati rubano qualsiasi cianfrusaglia,magari inutile:lo fanno senza distinzione di classe sociale,sembra uno sport da tavolo come il poker...
@Simone
fosse stato un bianco, avrei detto bianco di merda, più democratico di così (D-O perdonami per aver detto la parola impropria). Però l'applauso finale mi ha rianimato e con le due vecchiette sono andato a bere un caffè. Old times become better. Sul palamare ho praticamente tutta la mia clientela,Simo, non scherziamo.
Italo
@Italo:carta canta e conta.
Ogni tot di tempo segno nomi e indirizzi sulle agende.
Loro,le macchine,sono digitali;noi siamo analogici.
Sono tecnoscettico.
Tempo fa a Torino osservavo un ragazzino alle prese con la borsetta di una signora.
Quando ha capito che lo guardavo si è allontanato infastidito.
Il bonus giusto per quel gagno sarebbe stato uno sputo:non mio,ma di un lama peruviano arrabbiato.
Così si lavava anche la faccia...
@Simone: poveri noi. Anche vero che gli editori pur di spendere poco fanno tradurre a chiunque, e che molti supervisori sono così ignoranti da non accorgersi della differenza tra traduzione-pappagallo e versione in italiano. Anni fa comparve su un importante quotidiano italiano la traduzione del capitolo sull'Italia di un libro di cui avevo corretto le bozze in inglese, su richiesta dell'autore. Vidi, nella pagina sul quotidiano, uno strafalcione che ribaltava totalmente il senso di una frase importante. Da collega e non da lettore scrissi al curatore della pagina, segnalando il vistoso errore. Risposta, arrogante come il giornale per cui lavorava: "siamo contenti del lavoro della traduttrice". Ma dimmi che non metterai rettifiche o che ti dispiace, dimmi tutto, ma non dirmi una cosa così arrogante, e oltretutto basata su presupposti che io stesso avevo smantellato! Altrove, in ambito sportivo: George Halas dei Bears era noto per la sua parsimonia, e un ex giocatore disse di lui "He throws nickels around like manhole covers", intendendo che per lui ogni monetina pesava come un tombino... e dunque era frugale. Ebbene, un libro tradotto in italiano ribaltò completamente il concetto, non ricordo la traduzione ma la ragazza (sì, ancora...) interpretò l'espressione come a dire che Halas era uno spendaccione... Oggi però ho fatto un discepolo: ho fatto notare ad un collega che fino a pochi anni fa un ispettore che dovesse dire ad un poliziotto di partire improvvisamente gli diceva "devi partire subito!", ora nei film gli fanno dire un orrendo "devi partire ora!". Now viene tradotto "ora" o "adesso" anche quando in realtà vale di più l'ottimo "subito". Lo avrete visto spesso nei banner: "collegati ora", "telefona ora/adesso"... quando fino a pochi anni fa era "collegati subito!". Perché? Perché chi traduce pari pari dall'inglese senza neppure attivare una cellula cerebrale incappa in questi obbrobri. Poi, lo so, sono un po' fissato io e ci sono cose più importanti, ma allora ditemelo a 12 anni così evito di farmi il mazzo e di studiare per poi veder passare inosservate queste robe ...
@Italo: un aggettivo, e basta: bravo
@Roberto Gotta:si,ma l'effetto comico involontario è assicurato.
Nei film e in tivù lo strafalcione più ingenuo e ripetuto è la traduzione ignorante di "play ball".
Che viene riconvertita talvolta in un tremebondo "giochiamo a calcio".
@Simone: no, questa proprio non l'avevo mai sentita... Certo, "giochiamo a palla"... Ah, pare che ieri in una trasmissione su rete nazionale un presentatore molto noto abbia tradotto "grandparents" con "granparenti". Certo.
@Roberto Gotta:questa mi mancava..
Mi sono imbattuto recentemente in alcune traduzioni alternative di lingue molto ostiche per noi(l'esempio più calzante è il russo)e ho scoperto che brani significativi di alcuni classici differiscono tra una versione e l'altra.
E' un bel problema.
Malgrado tutto,certi libri stranieri in italiano sono una maniera curiosa di far leggere la lingua di Dante nella sue potenzialità più espressive.
Perchè se dipendesse dai romanzieri del Bel Paese...
@Simone: confesso che in italiano io ormai, e anzi da molti anni, leggo solo saggi, dunque i romanzieri mi sono del tutto sconosciuti (sono un mancato laureato in storia medioevale, e per me la storia è praticamente vita, carne, poesia, sogno, memoria) e non ne posso dunque dare un giudizio. Secondo me tradurre è un'arte e dunque può starci che le traduzioni da lingue ostiche differiscano a seconda della sensibilità. Ma la base dev'essere una traduzione corretta: se dei fratelli Wright riconosci "l'ingenuità" (ingenuity), come scrisse drammaticamente un documentario anni fa, parti già male... Erano "ingenui" ed hanno inventato l'aereo: pensa se fossero stati ingegnosi cosa avrebbero creato...
Italo, beato te che vivi nel Principato...dovremmo prendere Alberto di Monaco come consulente del comune, invece di Alain Elkann...
una delle traduzioni che mi ha sempre lasciato basito è stata nel film "the blues brothers" quando Dan Aykroyd dice a Cab Calloway: "ci suonavi sempre l'arpa in cantina". L'arpa? In un contesto blues? quella traduzione di harp grida vendetta al cielo anche perché inserita in un film di straculto.
Italo, mi unisco allìapplauso delle due vecchiette, aggiungo un cenno di intesa sul "negro di merda" e non pretendo neanche il caffè....
"una delle traduzioni che mi ha sempre lasciato basito è stata nel film "the blues brothers" quando Dan Aykroyd dice a Cab Calloway: "ci suonavi sempre l'arpa in cantina". L'arpa? In un contesto blues? quella traduzione di harp grida vendetta al cielo anche perché inserita in un film di straculto"
Ma l'ho raccontato 200 volte anch'io......han tradotto "arpa" perchè l'armonica blues in America si chiama "Blues Harp" (detta anche "cross harp", perchè si suona "incrociata", o addirittura "20 ance"...). Blues Harp è anche, non a caso, uno dei modelli di armonica più famosi tra quelli prodotti dalla Hohner. Ma noi siamo il paese che definisce musicista blues uno come Zucchero, cosa vuoi.....
@Nick
Grazie, però possiamo fare anche un pranzo se passassi da Roma, previo accordo, naturalmente.
@BobtheOne
Lo vedi che il tank è necessario?
Comunque a me hanno detto una volta."Dottore, ho portato il fotocopio del documento", al che io risposi "perchè lei è un uomo, se fosse una donna avrebbe portato la fotocopia".
@Stefano
Alain?
Adesso capisco molte cose
Italo
Anche su Indiscreto siamo arrivati al "negro di merda"? Che tristezza, profonda tristezza. Evidentemente è vero: anche le isole più interessanti prima o poi si insozzano
@Italo: se ti trovi a passare da Roma mi aggregherei volentieri alla magnata. Perlomeno vorrei stringerti la mano, per la prodezza di cui sopra (altro che Chuck Norris) e per il sublime appellativo da te riservato qualche tempo fa alla Gazza...
@Vincenzo
Nessun problema, è questione di organizzarsi;
@Carlo
Tu che avresti detto se fossi stato scippato, grazie si accomodi? Ho già risposto a Simone che se fosse stato un bianco, avrei esclamato bianco di merda. Oltre a non poterli denunciare, dovrei anche tacere? Ti avrei fatto sentire quello che mi hanno detto le due vecchiette, loro non si possono difendere e non riescono a saltare giù dal tram e riprendere il ladro.
In ogni caso avevo chiesto al direttore il permesso di scrivere l'episodio e lui ha dato luce verde.
Italo
Sì, ma distinguiamo i fatti (lo scippo, il colore della pelle) dalle opinioni (la propensione a delinquere in base alla pigmentazione)...l'Italia è piena di delinquenti anche perchè le leggi sono fatte per proteggere i delinquenti...la mitica 'giustizia veloce' che colpirebbe lo scippatore inevitabilmente colpirebbe anche l'amico con il conto a San Marino...
Ma infatti Italo mi pare abbia chiarito che se fosse stato un bianco gli avrebbe detto bianco di merda. Così come se fosse stato un mariuòlo dei quartieri spagnoli gli avrebbe detto napoletano di merda, se avesse avuto la cresta gli avrebbe detto punk di merda, fosse stato uno svedese gli avrebbe detto vichingo di merda, fosse stato un impiegato gli avrebbe detto colletto bianco di merda, etc...senza per questo voler attribuire una genetica propensione a delinquere a nessuna di queste categorie.
Non confondiamo il razzismo intrinseco con l'insulto istintivo.....
@dane
per non parlare di un'altra perla: libro Arcana con traduzione dei testi degli smiths. Il verso "I've got this terrible cold coming home" (da "The headmaster ritual", brano che trattava il tema delle punizioni corporali nelle scuole britanniche) venne tradotto in maniera sublime con "sento questo terribile freddo arrivare". I fan di Morrissey sono talmente integralisti da non concepire che possa soffiarsi il naso?
I've got this terrible cold coming ON, ovviamente. altro che home...
@direttore
...alla faccia di chi dice che non viviamo in un paese democratico. "più impunità per tutti"
"Da collega e non da lettore scrissi al curatore della pagina, segnalando il vistoso errore. Risposta, arrogante come il giornale per cui lavorava: "siamo contenti del lavoro della traduttrice"."
Ecco, però in questi casi sarebbe utile fare i nomi, giusto per aiutare noi lettori a capire CHI leggiamo.....
""sento questo terribile freddo arrivare"
Fantastica questa!.....nemmeno io parlo così male!... :-DDD
@ Italo & Dane
è vero, il protagonista racconto avrebbe potuto essere biondo, bianco, arabo, ebreo, rumeno, rasta, cinese, francese, italiano, mangiacani, montanaro, zingaro, terrone, ma in quel momento, oltre ad aggettivarlo per la sua etnia chiunque gli avrebbe aggiunto un bel 'di merda'...
Non c'entra con l'episodio ma l'altra sera parlavo con un ragazzo rumeno che fa l'imprenditore. Per mezz'ora il suo argomento di conversazione è stato "quanto l'emigrazione rom sta rovinando Bucarest, città ora invivibile". Pensavo che nel mondo in fondo c'è sempre qualcuno più negro, biondo, bianco, arabo, ebreo, francese, italiano, rumeno, rasta, cinese, mangiacani, montanaro, zingaro, terrone di merda, di noi...
@Dane
L'ignoranza è sempre contigua alla saccenza, sic et simpliciter.
@Dane, Stefano
Danke
Paolo, non ho capito nulla del tuo discorso ma non importa.
Quello che ho capito della vita è che ai tempi del liceo quando un mio compagno mulatto italoamericano venne apostrofato "torna nella giungla negro di merda" si occupò il liceo per una settimana. Quando io fui aspettato fuori dal liceo per esser preso a calci dopo Italia-Argentina del 90 (in cui avevo tifato Italia, peraltro...) nessuno battè ciglio.
Quando Vieira e Mijhailovic si urlarono rispettivamente "negro di merda" e "zingaro di merda" lo zingaro prese più giornate di squalifica del negro.
Si sono scritti libri sul razzismo subito dai neri negli sport, ma nessuno scrive un trafiletto sul fatto che in molti paesi e in molte discipline ci sono allenatori costretti a scegliere un nero a scapito di un bianco (in caso di valore più o meno simile) per non sentirsi dare del razzista.
Siamo al razzismo dell'antirazzismo.
Su una cosa (l'unica che ho capito) hai ragione: c'è sempre qualcuno più negro di te. Lo spiegò benissimo Wome, ma a me era chiaro ben da prima.
Quando Malcolm X decise di smettere di stirarsi i capelli e scimmiottare i bianchi, disse che il peggior crimine dei bianchi era stato quello di convincere i neri a vergognarsi di sè stessi. Ecco, non vorrei che da domani qualcuno cercasse di convincermi a vegognarmi di essere bianco...
p.s.: anche perchè io nero avrei voluto nascerlo veramente...
secondo me il problema non è nel "negro di merda" detto in quel momento e in quel contesto. è la sottolineatura successiva quasi fosse un atto di cui vantarsi il fatto di averlo detto. quando si insulta si cerca sempre di farlo nella maniera più offensiva. ma ho letto in Italo (non me ne voglia) una punta di autocompiacimento. forse il punto è questo. forse no.
@ Dane
Sei arrivato ugualmente al punto: cvolevo dire solo che quando si è vittime di episodi come quello che raccontava Italo Muti capita prendersela istintivamente con qualcuno, talvolta aggettivandolo anche su presupposti razziali.
Il rumeno in questione di cui parlavo si lamentava degli zingari peggio di un qualsiasi fanatico leghista incazzato.
Anche se non dovrebbe essere la discriminante (la violenza verbale o fisica e sempre violenza in fondo) capisco il tuo risentimento per il doppiopesismo sulla valutazione degli eventi. Ma quale fu il motivo per cui ti presero a calci al liceo?
Comunque sai bene che alcune cause vanno di moda o sono lo specchio dell'epoca in ciui si vive. In altri periodi avrebbero occupato il liceo nel caso il preside avesse accettato l'iscrizione dello studente mulatto.
Oppure, tanto per dire, in certi ambienti i catalani non godono della stessa 'solidarietà' dei loro cugini baschi. Eppure le loro istanza indipendentiste non sono le stesse?
@Feyerabend
Nessun compiacimento, ne avrei fatto volentieri a meno, ma non ritratto niente, è frutto del momento poi la cosa finisce lì.
Se ho dato la sensazione di esserne compiaciuto non è quello che volevo, certo l'applauso mi ha gratificato, perchè negarlo?
Avrei potuto anche stenderlo,ma non avevo tempo e non mi andava, avevo recuperato il palmare e tanto mi bastava.
C'è un pò di enfasi nel racconto che è compiaciuto per il lieto fine , questo si, ma la morale amara è che chi non riesce a difendersi deve subire e, questo, è inaccettabile per un c.d. paese democratico.
Italo
"quando si insulta si cerca sempre di farlo nella maniera più offensiva. ma ho letto in Italo (non me ne voglia) una punta di autocompiacimento"
Mah, io ho letto nelle parole di Italo solo la cronaca di un momento di rabbia, se c'è stato autocompiacimento io l'ho intravisto solo nel coraggio di dire quella cosa senza aver ipocritamente paura di passar per razzista...
"Ma quale fu il motivo per cui ti presero a calci al liceo?"
Un nonno semi-argentino, il tifo per il River, la difesa delle istanze avanzate da Maradona (che pur non condividevo...).
"Comunque sai bene che alcune cause vanno di moda o sono lo specchio dell'epoca in cui si vive. In altri periodi avrebbero occupato il liceo nel caso il preside avesse accettato l'iscrizione dello studente mulatto."
Appunto, come urlavo il mio sdegno contro l'apartheid oggi urlo contro l'ipocrita razzismo dell'antirazzismo... ;-)
"Oppure, tanto per dire, in certi ambienti i catalani non godono della stessa 'solidarietà' dei loro cugini baschi. Eppure le loro istanza indipendentiste non sono le stesse?"
Bèh no, direi di no!... :-D
Su questo non sono molto d'accordo, ed attribuisco ai baschi molte più ragioni nelle proprie istanze che non ai catalani. Ma questa è un'opinione personale... ;-)
@tutti,
perdonate l'OT, ma volevo solo dirvi che sono neofita, qui. ma la cosa divertente è che non passa giorno senza che dia una letta a indiscreto e anche ai commenti. quindi - sbagliando - ho quasi la sensazione di conoscervi un po' (ma solo un po'). comunque sia, piacere.
@italo
era solo una vaga impressione. se sbagliata, meglio così.
Feyerabend, il paradosso di Indiscreto è questo: siamo una comunità di estranei!... :-D
mah... il "negro di merda" detta al ladro colto in flagrante lo posso anche capire.
la successiva puntualizzazione NON richiesta "fosse stato bianco avrei detto bianco di merda" a me ha dato molto fastidio: è, a mio parere, chiaramente falsa (gli avrebbe detto "uomo di merda" o "pezzo di merda" o "testa di minchia", tutte cose meritate per altro), ed evidenzia una certa coda di paglia...
e non credo che sia il razzismo dell'antirazzismo...
@Pierocic
La mia puntualizzazione è stata una risposta ad un commento di Simone, perché falsa?
La falsità non mi è propria, come il tradimento, roba da otto settembre, materiale sconoscito al sottoscritto.
Italo
mah... commento di simone : "i tram milanesi del terzo millennio sono una miniera di aneddoti sulle imprese di mani svelte.
Ma i cleptomani,e i furbacchioni, abbondano ovunque.
Nei supermercati rubano qualsiasi cianfrusaglia,magari inutile:lo fanno senza distinzione di classe sociale,sembra uno sport da tavolo come il poker..."
Italo risponde "fosse stato un bianco, avrei detto Bianco di merda"...
io non vedo nessun collegamento...
e vedo (io, ripeto, io) solo una puntualizzazione evidentemente falsa (vorrei vedere qualcuno che dice bianco di merda) e dettata solo dal prevenire qualche commento che ti accusi di "razzismo"... fermo restando, come ho già detto prima, che nella situazione specifica il negro di merda puo' scappare... l'accusa (se di accusa si puo' parlare) te la guadagni con la puntualizzazione non certo con il racconto...
@Pierocic
"Ma i cleptomani,e i furbacchioni, abbondano ovunque."
Io l'ho capita in senso stretto e ho esteso il ragionamento, se per te sono falso non posso farci nulla. io continuo a dire negro senza ritenerlo offensivo, venendo la parola da niger nigris, come gli ispanici, peraltro. C'è chi lo ritiene offensivo ma, non essendo schiavo delle motivaioni anglo-americane, io continuo a parlare in maniera corretta mandando a cagare l'arte inutile e dannosa del politically correct. Al limite si può dire che sono un maledettto aulico.
Per inciso, ho già usato beffardamente bianco di merda e, molti, rimasero basiti.
per il resto ti rimando ai commenti del direttore e di Dane.
Saluti.
Italo
beh... usalo come vuoi, ovviamente padronissimo... ma a me da fastidio l'uso di una parola che ormai da decenni nell'uso corrente è un dspregiativo. e da ancora più fastidio sentire coloro che la usano, giustificarne l'uso con la radice latina.
come dire che dire PIRLA a qualcuno non è mica un'offesa perche' tanto vuol dire trottola, mica pirla... o dire cretino vuol dire dirgli cristiano (che potrebbe non essere propriamente un'offesa) e non cretino...
e vorrei proprio sentire qualcuno che dice "bianco di merda"...
ma tanto arriverà poi il fenomeno a dire che è inutile e sbagliato essere politically correct ed è solo una forma di ipocrisia... in molte faccende, a mio parere, la forma è sostanza
@Italo: sì, hai ragione. Ieri per una volta sono stato orgoglioso di me stesso, ho reagito ad un bastardo che è salito in metrò all'apertura delle porte fregandosene di quelli che dovevano uscire, ma ne parliamo in privato.
@Dane: i giornalisti arroganti per osmosi della loro testata sono tanti, le testate arroganti per monopolio o quasi sono pochissime. Ma certamente io non potrei correggere le bozze di un libro che non sia di sport, dunque il campo si riduce. E' una testata che produsse un tizio che passato ad altra famosa testata scrisse un intero pezzo, nel 2003, per sottolineare come David Robinson avesse vinto il suo primo titolo NBA proprio al suo ultimo anno da giocatore: peccato che lo avesse vinto anche nel 1999... Ma non fammi fare nomi, quasi sempre conta per me più il peccato che non il peccatore, che può essere chiunque. Pure io stesso. La "meno" tanto, ma per la fretta (scrivevo 1/4 del giornale da solo, per tenere bassi i costi) nell'ultimo numero da me diretto della rivista che alcuni conoscono tradussi "nitrogen" in "nitrogeno" anziché azoto liquido, dimenticandomi anche del simbolo chimico studiato a scuola (N, giusto?), e avrei fatto un vistoso errata corrige se ne avessi avuto la possibilità, visto lo scempio di traduzione. Non potendolo fare, avevo fatto autocritica sul mio blog, almeno lì. Se poi invece c'è chi "è contento del lavoro della traduttrice", è una frase che si commenta da sola...
"che non FOSSE di sport", correggo
Stefano visto che sono a MI fino a data da destinarsi, si potrebbe avere una consegna manuale di tre copie?
@pierocic: "e vorrei proprio sentire qualcuno che dice "bianco di merda"..."
Lo hanno detto a me. E' stato un giamaicano.
@Roberto: ricordo la tua autocritica sul "azoto liquido"...;-))
tani: ok, immagino fosse un nero che te l'ha detto...quindi ricadiamo nell'offesa razzista....
intendo nella situazione subita da italo, avrei voluto vedere se avrebbe detto (lui o qualsiasi altro) "bianco di merda"
comunque io preferisco essere ipocritamente antirazzista sapendo di esserlo anche realmente. ognuno si comporti come meglio crede e chiudiamola qui
@Tani: grande Tani, che memoria!
@BobtheOne
concordo, Toronto Boss is a special man, like you Bob
@Pierocic
La prossima volta che tentano di scipparmi, non dico niente, gli spezzo le braccia.
Italo
italo vedi di star tranquillo: fin dal mio primo commento non ho giudicato minimamente il tuo comportamento nella specifica situazione che ti è capitata...
continui a rimestare le acque mostrando la coda di paglia
@Pierocic
era solo una battuta per chiudere, troppo caldo adesso
Italo
Vins, quando vuoi! Non ho viaggi in programma nel prossimo decennio, solo miniera...scrivimi a stefanolivari@gmail.com che ci incrociamo senz'altro...
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