Terrorismo da poster

di Andrea Ferrari
La fiction su Carlos trasmessa da Sky è di grande qualità, nel panorama italiano era ovvio che risaltasse. Peccato solo per qualche omissione storica e per iniziative di marketing degne di una civiltà al tramonto...

Abbiamo guardato in modo quasi religioso l'attesa prima puntata della fiction su Carlos , coproduzione europea premiata persino ai Golden Globe. A giudicare dalla prima ora e quaranta, con una sola breve interruzione pubblicitaria (“E ci mancherebbe altro!” direbbe il non abbonato a Sky, purtroppo però non è così), il premio è strameritato: ricostruzioni eccelse (siamo ai livelli di Munich, tanto per restare in tema terrorismo), attori di ottimo valore, filmati televisivi dell’epoca inseriti impeccabilmente, personaggi dipinti in modo non troppo macchiettistico e circostanze raccontate senza distorcere la realtà (almeno la realtà accertata). Insomma una fiction che rapportata al livello di quelle italiane, ma anche dei nostri film, è parecchie spanne sopra.
Difetti? E' Mancato totalmente il racconto del legame tra Carlos e i servizi segreti del blocco comunista
, non è un caso che la sua parabola discendente inizi col crollo del Muro di Berlino, così come non possono essere casuali gli innumerevoli soggiorni nelle capitali dell’est Europa in un’epoca dove turismo di massa e voli low-cost parevano fantascienza. Carina e allo stesso tempo sconcertante la mossa di marketing (Solo italiana? Speriamo di sì...) di lanciare la serie regalando buste con materiale promozionale sulla fiction in alcuni locali della “movida” milanese. Carina per il passaporto che in realtà è un blocco per appunti, sconcertante invece l’idea d’inserire il poster di colui che è stato uno dei peggiori terroristi di sempre con diverse decine di morti sulla coscienza, a cui vanno forse aggiunti quelli del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Chissà quanti cretini l’avranno appeso.
Andrea Ferrari
(in esclusiva per Indiscreto)

4 commenti:

vincenzo ha detto...

In pratica hanno ripetuto la stessa operazione di marketing fatta per la fiction di Romanzo Criminale....
C'è poco da meravigliarsi, purtroppo i personaggi malvagi esercitano sempre un certo fascino sulle tante menti deboli in giro e chi promuove certe iniziative lo sa benissimo.

Italo Muti ha detto...

Olà Andrea,

mancano le conessioni con l'Ost? E' tutto lì, con l'aggiunta dei palestinesi.

Sto leggendo "La pista segreta" del mio amico Paradisi. appena finito lo recensisco e pubblicherò un'intervista con lui sul mio blog.

In pratica scardina tutto l'architrave anni 70, con noi che non facciamo una grande figura.

Chapeau

Italo

umby1939 ha detto...

Ma la ford taunus cortina del 1976 in una scena di due anni prima è un errore tremendo... Un po come certe canzoni di romanzo criminale in anticipo di almeno un triennio

Dane ha detto...

Umby, nel cinema odierno non esistono più le professioni costruite con lo studio. Una volta lo scenografo lo faceva lo scenografo, l'esperto di musica faceva il consulente musicale, lo scrittore faceva lo sceneggiatore, la costumista faceva la costumista e il regista faceva il regista.
Oggi lo scenografo lo fa l'architetto fallito, il consulente musicale lo fa il DJ, la costumista la fa la stylist, la sceneggiatura vien fatta scrivere al regista per risparmiare, e il regista lo fa lo scrittore di bestseller.
Così capita che nella scena madre del Gladiatore il protagonista indossi un elmo vichingo. E se lo fai notare trovi pure il fenomeno che ti dice che in fondo l'attrezzeria di scena è funzionale al film e questo importa, e ti da del rosicone.
E rosico sì, cazzo!.....