Da comprare anche gli spettatori

di Igor Lario Novo
La nuova Russia che avanza. O forse no. La notizia è questa: l'Hockey Club Milano Rossoblu parteciperà alla Kontinental Hockey League (KHL) a partire dalla stagione 2012-2013. Roba da fare strabuzzare gli occhi o da fare ghiacciare il sangue nelle vene di un pinguino. Ma è un fatto.
E lo riprenderemo tra poco. È necessario tornare un po' indietro, però, e andare con ordine per capire bene di cosa si sta parlando. Perché l'affare è complesso. Tutto o quasi ruota attorno ad un 56enne signore russo di nome Alexander Medvedev. Chi è? Alexander Medvedev è molte cose. Tutte alquanto importanti. Uno. È il vice presidente del consiglio d'amministrazione della Gazprom. Probabilmente la più grande azienda estrattrice di gas naturale al mondo, con 32 miliardi di dollari di utile netto dichiarato nel 2010. Un'azienda con capitali e influenza enormi (il 50.01% del pacchetto azionario è tra l'altro nelle mani del governo russo). Due. È presidente della KHL. Il secondo campionato di hockey al mondo per importanza, dopo la National Hockey League americana. Tre. È il deputato russo al Consiglio della Federazione Internazionale (IIHF). Quattro. È il presidente dell'SKA di San Pietroburgo. Buon protagonista nel campionato KHL e vincitore dell'ultima edizione della Coppa Spengler.
La KHL esiste dal 2008 con una formula simile a quella della NHL, sia in termini amministrativi che organizzativi.
Due conference (est e ovest) composte da due division ciascuna (la Kharlamov e la Chernyshev nella est e la Bobrov e la Tarasov nella ovest). Per un totale per ora di 24 franchigie che si giocano la Gagarin Cup. Già dal concepimento, la KHL si è presentata con la volontà di espandersi e assurgere a vera e propria lega eurasiatica. Progetto esplicitato nel settembre del 2009 da Alexander Medvedev al Consiglio della IIHF. E prospettato come segue: 30 squadre organizzate in 2 conference e 4 division col nome di United Hockey Europe. La KHL costituirebbe una conference. Mentre l'altra sarebbe creata con una division Scandinava e una Centreuropea. Una sorta di superlega, nella quale stanno le squadre di punta. Sarebbero mantenuti i campionati nazionali allo scopo di crescere i giovani talenti (almeno idealmente). Forse 30 squadre non basterebbero a rappresentare degnamente ogni campionato europeo di livello. O forse la Russia dovrebbe rinunciare a qualche squadra. Poco importa. Questioni non determinanti al momento. Determinante è invece che, così calata dall'alto, l'idea di Alexander Medvedev non ha avuto alcun successo. La mentalità europea è lontana da quella americana. Ed è chiaro che nessuno è disposto a cedere un millimetro della propria identità. La percezione è comunque quella di un grande campionato russo. E fatto così è un fallimento in partenza.
Il progetto però è affascinante. E l'intento chiaro. Creare un campionato che possa il più rapidamente possibile competere in termini di visibilità e di volume d'affari (dal punto di vista dei valori tecnici il problema non sussiste) con la NHL. E a seguire ricreare il fascino delle vecchie Summit Series degli anni 70 e della recente Victoria Cup (di brevissima vita, peraltro) oppenendo i titani d'Europa e d'America. Ma come realizzarlo? La breccia c'è. Le competizioni continentali e intercontinentali di hockey su ghiaccio hanno sempre avuto vita travagliata. Per motivi sia politici che economici. Non c'è in Europa una federazione che rappresenti i movimenti nazionali. Tutto è sulle spalle della IIHF. D'altra parte, la NHL non è subordinata alla IIHF. È un'entità a sé, che della IIHF in alcuni casi si fa addirittura beffe. Dal punto di vista economico la IIHF non ha semplicemente i soldi per organizzare i tornei per club. Si giocò la Coppa Europa tra il 1965 e il 1997, con formule al risparmio, ma il dominio Sovietico era tale per cui molte partite erano pura formalità (il CSKA di Mosca vinse 20 edizioni, di cui 13 consecutive tra il 78 e il 90). Morta la Coppa Europa con la disgregazione dell'URSS passarono alcuni anni prima della nascita della European Hockey League (1996-2000). Ma già per questo torneo fu necessario uno sponsor di peso. Dopodiché arrivò la Gazprom. Che sotto l'egida della IIHF, dal 2005 al 2008, a San Pietroburgo, sponsorizzò la European Champions Cup, e la Champions Hockey League(CHL), poi.
Veniamo finalmente al dunque. Nel 2008 viene fondata la KHL e si gioca la CHL, targata Gazprom. Nel 2009 la visione espansionistica presentata in Federazione da Medvedev non viene accolta.
La Gazprom (ufficialmente per la crisi economica mondiale, ma si direbbe per ripicca) taglia i fondi alla CHL, che muore immediatamente. Un campanello d'allarme suona alla IIHF. E si scopre che anche quelli della NHL sono sensibili alla questione. Perché è chiaro che Alexander Medvedev non è di quelli che si fanno scoraggiare. Il potere che ha è grande e i soldi che muove sono tanti e veri. E alla fandonia della crisi economica non crede nessuno. La IIHF annuncia che la CHL riprenderà la stagione 2011-2012, con la sponsorizzazione (sembra un film) della stessa NHL. La quale non ha nessun motivo vero di supportare lo sviluppo di una Champions europea se non quella di mettere i bastoni tra le ruote a Medvedev e rallentare quanto più possibile, se non addirittura impedire, la creazione di quel campionato che potrebbe rappresentare una concorrenza scomodissima. A Medvedev però servono le squadre. E quelle più prestigiose non ci sentono. Il piano B è facile da immaginare. L'espansione si farà pagandola di tasca propria, comprando (non formalmente, ma nei fatti) club di secondo livello e trasformarli in franchigie di primo livello. Purtroppo qualche ostacolo rimane ugualmente. Perché anche quando una società volesse accettare (visto che il processo è in stile conquista del West), l'associazione nazionale potrebbe rifiutarsi. È stato il caso per il Lev Hradec Králové (squadra Ceca non di particolare spicco) che si è vista rifiutare il permesso l'anno scorso. Ostacolo aggirato spostando la squadra in Slovacchia, associandola all'HK ŠKP Poprad (che fungerà ora da farm team nella Extraliga slovacca), chiamandola Lev Poprad e ottenendo dopo un anno di purgatorio il nulla osta dagli organi Slovacchi. Il movimento hockeystico slovacco è in grande difficoltà economica e tecnica dopo la separazione della Repubblica Ceca. Le posizioni slovacche sono comprensibilmente più morbide. A partire da quest'anno, quindi, la KHL arruolerà la prima franchigia esterna all'ex blocco Sovietico.
Per quel che riguarda l'Hockey Club Milano Rossoblu i comunicati sono di facciata. La KHL dice: Milano vuole entrare nella lega.
Siamo andati, abbiamo spiegato loro le condizioni per partecipare e abbiamo ratificato un accordo. Milano dice: la KHL ci vuole. È un bel progetto. Ci danno il loro sostegno (Milano giocherà con lo stemma della KHL sulla maglia). La Federazione Italiana non ha eccepito. D'altra parte lo sforzo di Medvedev si calcola in contanti (di questi tempi è raro). Il Milano gioca attualmente in Serie A2. Il progetto è quello di passare in Serie A alla fine di questa stagione per potere presentare in KHL una squadra già dal 2012-2013. Per ora basterà acquistare qualche giocatore che faccia la differenza per salire in Serie A. Non dovrebbe essere difficile. E la sponsorizzazione di Medvedev ha già permesso di portare a casa un paio di contratti di peso. Peter Klouda (1978, 193cm, 92kg, centro). Capocannoniere della Extraliga slovacca nel 2009-2010, guarda caso nell'HK ŠKP Poprad. E poi, grazie alla mediazione di Ivano Zanatta (ex allenatore dell'HC Lugano e anche dell'SKA di San Pietroburgo), c'è anche il contratto di Pasquale Terrazzano (1989, 185cm, 78kg, portiere), una non più giovanissima promessa svizzera, che era in predicato di andare all'HC Davos di Arno Del Curto (fucina di portieri per la NHL negli ultimi anni). Per quest'anno dovrebbe bastare così. Poi per potere stare nella KHL servirà un budget di almeno 10 milioni di dollari all'anno (come il Barys Astana, mentre AK Bars Kazan viaggia intorno ai 55-60). La città di Milano è una delle capitali mondiali della moda (questo uno dei valori dichiarati a favore di Milano) e ai russi le trasferte a Milano non dispiaceranno. Per il resto siamo davvero curiosi di seguire gli sviluppi di questo processo. Speriamo di non essere i soli all'Agorà. Perché se sappiamo da dove arriveranno i soldi, non riusciamo davvero ad immaginare da dove potranno arrivare gli spettatori.

Igor Lario Novo
(in esclusiva per Indiscreto)

16 commenti:

Stefano Olivari ha detto...

Se il modello è la NHL penso che per meno del Forum non siano interessati...fra l'altro, nel magico biennio 1990-92 (quindi prima del fallimento, provvisorio, dell'allora Saima) qualche numero interessante di affluenza al Forum lo si era fatto...sia pure con il doping del derby...in generale trascinare a una partita un europeo senza il sangue del risultato o del campanilismo è difficile...l'evento una tantum non fa testo, per quello ho visto un quasi esaurito per Shaq che giocava contro ragazzi...

Anonimo ha detto...

ma qualcuno li ha avvertiti i russi che la guerra fredda e la corsa agli armamenti è finita 20 anni fa??? o il kgb non ha ancora fatto trapelare la notizia?

Italo Muti ha detto...

@Ricca

fsb mon cher, l'evoluzione democratica del diversamente democratico Vlady

Italo

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Italo lo so bene che la SIGLA è stata cambiata ma, come avrai capito, mi riferivo alla sostanza :-)

furio ha detto...

sarà una pacchianata, sarà da parvenus, ma non mi sembra una cattiva idea, soprattutto per le squadre facenti parte di movimenti nazionali minori. Piuttosto che vivacchiare di semiprofessionismo nel cortile di casa meglio aggregarsi a livello internazionale (vedi anche le franchigie di rugby in Celtic League), poi se sia effettivamente sostenibile nel medio-lungo periodo resta da vedere

Anonimo ha detto...

Furio,
ma a parte la piazza di Milano chi c'è in Italia che potrebbe interessare la!?

Anonimo ha detto...

Trentino Alto Adige, Friuli, Veneto, Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta fanno 22 milioni di persone.

Quanto Finlandia, Svezia e Svizzera messe insieme.

Supponendo un potenziale anche in Emilia siamo a 26.5 milioni.

I numeri del solo Nord Italia sono quindi largamente sufficienti per permettere lo sviluppo dell'hockey su ghiaccio.

Per ora non c'è nulla da perdere, ma bisogna sapere cogliere l'occasione.

Poi magari la strategia di Medvedev è solo di opportunità e rottamerà Milano appena farà comodo, ma tentare non nuoce e i soldi per ora sono tutti suoi.

Anonimo ha detto...

@ Igor
"Trentino Alto Adige, Friuli, Veneto, Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta fanno 22 milioni di persone.

Quanto Finlandia, Svezia e Svizzera messe insieme."
e mi sapresti anche dire la percentuale di gente che segue realmente l'hockey in Italia e in Scandinavia? no così per sapere.......

Anonimo ha detto...

ricca, non a caso ho scritto "...i numeri sono sufficienti per SVILUPPARE..."

valmore ha detto...

Prima di tutto grazie Igor per aver rinfrescato l'aria satura di scudetti2006 e calciomercatini con un argomento serio.
La Saima o il Milano o Milano come città hockeystica ha già alle spalle reali o progettati salti fuori dall'Italia. Negli anni novanta, poco dopo il biennio magico di cui parla Stefano, si parlò a più riprese di una conference europea della International Hockey League con una franchigia di stanza a Milano, i Wizards, poi chiuse la IHL e non si seppe mai quanto ci fosse di vero, nel 1999/2000 Milano decise di chiedere asilo in Francia, ma a pochi giorni dall'inizio del torneo il tutto venne ridotto ad una competizione parallela al campionato francese con conseguenze disastrose: avversari che affrontavano la trasferta con squadre imbottite di ragazzini e partite che terminavano con punteggi imbarazzanti e pubblico ridotto allo zoccolo infrangibile dei tifosi Saima, i 500 matti. Così quando il Presidente Di Canossa propone, dopo la conquista dello scudetto 2001, di portare la squadra a giocare in una lega organizzata come quella Svizzera i timori di una beffa alla francese è troppo forte per raccogliere il favore dei tifosi, a chiudere ogni questione interviene la FISG che nega il nulla osta con buona pace di tutti. Oggi c'è la KHL e già rispetto ai precedenti dalle vosi si è passati ai programmi ed all'accordo con conseguente "piano industriale" in poco tempo.
Il Milano, la Saima, è già affiliata alla KHL.
Come andrà?
C'è da dire che Medvedev fa partire il suo ambiziosissimo progetto da solide basi: non cerca di tirare in piedi la classica lega americana nata dal nulla, la KHL è l’evoluzione del campionato russo con squadre di tradizione, squadre che hanno dominato in Europa anche negli ultimi anni, solide realtà che producono ancora un grosso numero di giocatori per la NHL e che vorrebbero appunto cercare di non continuare a perdere elementi di spicco a costo zero.
Da questa situazione è partita la prima fase: l’attrazione di realtà dell’ex URSS, per cui nella lega sono entrate una squadra lettone, una bielorussa, una ucraina ed una kazaka.
Grosso aiuto finanziario da parte della KHL, basti pensare che pur essendo tra i più bassi della KHL i budget delle neo entrate sfiorano in media i 15 milioni di dollari, ma non solo, aiuti nella creazione della struttura, nella promozione, nella costruzione o ristrutturazione di impianti e infrastrutture, aiuto nell’ingaggio di giocatori con preferenza per i nordamericani e soprattutto aiuto dal punto di vista del marketing e della ricerca di sponsor.
La prossima stagione entrerà in scena la franchigia slovacca e poi il Milano e forse una squadra a di Lipsia, ci sono già progetti per coinvolgere squadre scandinave, ma come per quelle Ceche e Svizzere le riserve sono forti perchè già inserite in campionati molto organizzati.
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valmore ha detto...

Cosa succederà a Milano?
Innanzitutto c’è da dire che Milano ha accettato la proposta della KHL perchè messa di fronte all’opzione tra un campionato di A2 affrontato con un buon budget, ma non di primissimo livello e la prospettiva di venir ricoperti di danari da Medvedev ha scelto la via più logica.
Anche i tifosi hanno accolto con entusiasmo, sempre temperato da una sana disillusione, l’operazione: abituati ad accogliere l’estate come il periodo più crudele, quello dove spesso ci si trova ad aver dubbi sul futuro fino alla prima pattinata della stagione successiva, la prospettiva di vivere almeno un triennio di tranquillità è già considerato un passo avanti a prescindere dall’evoluzione. La mossa che poi ha convinto i più scettici è stata la conferma come per le altre franchigie della continuazione dell’esistenza di una squadra che militerà in Italia a fianco della franchigia in KHL con il bonus di potersi conquistare la A1 quest’anno sul ghiaccio che oltretutto avrebbe la funzione di traino per il pubblico che ha sempre dimostrato di rispondere quando l’evento è importante, magari tutto condito con un’abile campagna di promozione sia verso i 500 matti che andrebbero forse più volentieri a vedere la Saima tornare a battagliare con gli avversari di sempre che con “l’indotto”, il pubblico che arriva per le occasioni importanti e soprattutto verso i ragazzini ed i giovani.
Per quanto riguarda l’impianto rimane l’Agorà, sistemato con l’aiuto KHL e forse ampliato da 4000 a 6000 posti, d’altra parte molte franchigie hanno strutture di grandezza simile tantopiù che lo stesso Medvedev ha precisato che non ha aspettative sull’affluenza e che il Forum non ha più le serpentine per creare il ghiaccio date a Torino per le Olimpiadi e non più tornate, forse mai richieste.
Con queste premesse a Milano l’idea un po’ prosaica è di trarre beneficio finchè dura, se dura meglio, se non dura si torna da dove si era partiti con qualche struttura in più.

Anonimo ha detto...

valmore, furio, grazie per i vostri interventi. dei quali condivido sia la passionalità che il pragmatismo.

non c'è da illudersi, beninteso. i traguardi di una serie A di livello decente e di un movimento hockeyistico italiano credibile restano lontanissimi.

ma quali che siano i reali piani di medvedev, non c'è comunque opportunità migliore di questa. soprattutto perché gli investimenti sono pagati (con soldi veri per una volta) e i rischi sono bassissimi.

la nazionale italiana intanto è tornata nel gruppo delle migliori...

spillo ha detto...

non c'entra molto con l'articolo, ma ricordo ancora la prima partita della saima vista al piranesi, febbraio o marzo 1990, vittoria contro l'alleghe in un palazzetto ribollente di tifo, canti, passione e insulti contro circelli. la vittoria permise alla saima di arrivare per la prima volta ai playoff

Kim ha detto...

@igor

Il rischio che tutto l'hockey europeo si trasformi in un Circo Barnum tipo NHL si fa anno dopo anno sempre più concreto.

Personalmente penso che le tradizioni nazionali europee nell'hockey siano un patrimonio da salvaguardare.

Purtroppo l'hockey sta subendo il processo di globalizzazione al pari dell'economia (mancano solo i cinesi).

Spero che svedesi, finnici ed elvetici facciano buona resistenza.

Chissà se i russi avranno i soldi per comperare anche gli spettatori e fare dell'italia un paese hockeisticamente avanzato...
da parte mia non mi lascerò sfuggire l'occasione di vedere SKA, LOKO, AK Bars e compagnia bella in quel di Milano, ogni tanto...

Anonimo ha detto...

@Kim
bisogna però anche riconoscere che non è che l'attuale modello europeo garantisca la salvaguardia del proprio patrimonio.

non voglio girare il coltello nella piaga ricordando i rischi che corre l'ambri piotta, ma pensa solo alla fine che ha fatto, per esempio, il dukla di jihlava...

le difficoltà (soprattutto economiche, ma non solo) di società anche di grossa tradizione sono il miglior alleato di medvedev.

basterà aggregarne una o due "giuste" per dare avvio ad una catena difficilmente arrestabile.

previsione?

la prima potrebbe essere lo slovan bratislava.