Il pubblico di Battiato

di Andrea Ferrari
Impressioni al concerto di un musicista che ha portato la canzone d'autore in una nuova dimensione, abbattendo gli steccati ideologici. E pazienza se in tanti hanno scoperto 'Voglio vederti danzare' grazie al remix di Prezioso...

“Scusate, sono un po' rincoglionito”, dice poco prima di attaccare uno degli ultimi pezzi di una cavalcata durata quasi due ore. Un’affermazione che potrebbe apparire persino condivisibile ripensando alla quasi caduta al momento del suo ingresso in scena sulle note di “Up patriots to arms”, pezzo del 1980 che dà anche il nome a questo tour, in cui l'artista catanese, i cui primi dischi uscirono allegati ad una rivista di enigmistica(!), propone una sorta di greatest hits in chiave rock.
Eppure il concerto del sessantaseienne Franco Battiato, che si propone in una tenuta a metà tra il Fantozzi con pantalone ascellare ed il professore universitario un po' eccentrico, dimostra da un lato la genialità assoluta delle sue opere e dall’altro quanto la musica stessa finisca alla fine per soverchiarne l’autore, una sorta di tragedia greca in cui l’invecchiamento e tutte le sue infauste conseguenze sul fisico (Massimo Fini ha scritto un libro esemplare sull’argomento) abbiano effetti inversamente proporzionali sulle canzoni, che più passa il tempo e più appaiono belle.
Una sorta di miracolo che si riverbera su quel pubblico (tra le 2000 e le 5000 persone, a seconda dei momenti) che affolla il villaggio del carnevale di Viareggio e che posso definire come il più trasversale, per età ed estrazione sociale, in cui mi sia mai imbattuto ad un concerto: dalle distinte amiche settantenni che seguono il concerto sedute e che potremmo tranquillamente incontrare alla prima della Scala al teenager discotecaro, che probabilmente si è imbattuto per la prima volta in Battiato sulle note del remix di “Voglio vederti danzare” ad opera di Prezioso, passando per famiglie intere, emo, paninari invecchiati e sessantottini sempre più imbolsiti.
Tutti insieme appassionatamente ad un concerto che cade nel trentennale de “La voce del padrone”,
un album per cui l’aggettivo epocale è tutto fuorché fuori posto se si pensa, non solo al record di vendite (fu il primo a sfondare quota un milione) ma anche all’impatto di pezzi come “Centro di gravità permanente” e “Cuccuruccucu” nei confronti di quei dogmi che fin lì mettevano rigidi steccati tra musica d’autore “impegnata” e pop-dance facendo da apripista, a suo modo, a quella scena musicale italiana degli anni Ottanta, che da lì in avanti si sarebbe finalmente affrancata da ideologismi micragnosi aprendosi al contempo ad una platea più internazionale. Di quell’album mitico mancano dalla scaletta solo “Sentimento nuevo” e quella “Bandiera bianca” che è probabilmente il suo capolavoro più grande e più amaro. Ma va alla fine va bene così.  

Andrea Ferrari 
(In esclusiva per Indiscreto)
 

23 commenti:

4-3-3 ha detto...

Ho visto 4 concerti di Battiato negli ultimi 10 anni, ed ogni volta è lo stesso copione: un pubblico arlecchino, un insieme straniante di individui che così diversi non li incontri manco il sabato pomeriggio a passeggio in centro città.
Tutti, ma proprio tutti, seduti, tranquilli e silenziosi per i primi 10 minuti. Giusto qualche sconsiderato si arrischia a canticchiare ad alta voce a metà concerto.
Poi alla fine tutti, ma proprio tutti, belli e brutti, alti e magri, vecchi e giovani, si ritrovano a fare "voli impercettibili" come uccelli migranti che aprono le ali mentre calano in picchiata sotto il palco.
E tutti, ma proprio tutti, uomini e donne, padri e figli, ricchi e poveri, sempre sotto il palco "come un incantesimo" a cantare e ballare come invasati.
Tutto questo senza che Battiato si scomponga un attimo o chiami a raccolta. Lui non ne ha bisogno: è la musica che porta lì sotto e ti solleva da terra.
Il perchè non l'ho ancora capito, ma sembra che a tutti per un attimo, durante questi concerti, torni per un istante la voglia di vivere ad un'alta velocità.
Razionalmente non avrei molti motivi per amarlo: i suoi testi sono spesso ostici, alcune sue intemerate "politiche" a dir poco fastidiose, qualche canzone (anzi, qualche album) è rimasta vittima delle sperimentazioni ardite forse provocate dall'essiccazione della ispirazione.
Eppure, è difficile staccarsi dalla sua musica (i suoi orchestrali sono straordinari).
Sentire Battiato in concerto è un'esperienza che consiglierei a chi ha ancora voglia di farsi coinvolgere da un'atmosfera che non ha bisogno di aiutini chimici per diventare irreale.

Paolo S ha detto...

Sia il pezzo di Andrea Ferrari che il commento di 4-3-3 sono assolutamente in linea con quanto vissuto al Castello di Villafranca di Verona, pressoché esaurito.
Bandiera Bianca era in scaletta, chiusura di un concerto indimenticabile, surreale, trasversale. Un viaggio negli spazi cosmici e geometrie esistenziali tra i Depeche Mode e Brel. Con in più una spiccata autoironia.
Ciao!

transumante ha detto...

come gia´detto altre volte, trovo battiato molto divertente e piacevole

La ragione e´che i suoi testi non sono affatto ostici, semplicemente non vogliono dire un cazzo. Non sa niente di religione orientale, filosofia o qualunque altra cosa, semplicemente mette insieme parole che stanno bene insieme e da´alla gente una confortevole illusione di profondita´

norberto ha detto...

In un epoca in cui urlare (la propria fede, le proprie ragioni, il proprio disgusto ecc.) è diventato uno stile di vita più che una necessità, Battiato conserva un applomb che gli è sempre appartenuto. Mi è capitato di vederlo dal vivo due volte e in due posti "speciali": il fossato del castello di Barletta e un ex cava di tufo di Grottaglie (TA) ed in entrambe le occasioni il Maestro riusciva ad essere etereo ma vicino al pubblico, trasmettendo al suo pubblico variegato quella sensazione di appagamento che inevitabilmente si ha quando si ascolta la sua musica. Spero che si conservi bene per i prossimi 10 anni, ci servirà la sua saggezza in un mondo che va spedito verso una crisi isterica collettiva.

Jack Torrance ha detto...

grazie per l'articolo... mi sono fiondato a comprare il biglietto per il concerto più vicino... domani all'Ariston di Sanremo!!!!

Dane ha detto...

Quoto Transumante, lo si evince dal fatto che caratteristica principale del fenomeno Battiato è che in tutti gli articoli su di lui e relativi commenti incrociati sul web si parla di tutto tranne che di musica: i testi, le atmosfere rarefatte, la filosofia orientale, l'aplomb (tra l'altro Battiato non ha nessun aplomb: ha semplicemente la pressione bassa...), etc...

banshee ha detto...

le canzoni sono belle e tanto basta.

4-3-3 ha detto...

Non sono un battiatologo, ma tra i miei conoscenti che lo amano non c'è nessuno che si perda dietro la sua presunta mistica o discetti di filosofia orientale.
La trasversalità del suo pubblico è la dimostrazione che la battuta di transumante sull' "illusione confortevole di profondità" è solo - forse - parzialmente fondata: saranno mica tutti amanti dell'induismo!
E' certamente vero che le atmosfere dei dischi (ma molto di più dei concerti) siano trascinanti e piacevoli, come altrettanto vero che non è solo una questione di bravi orchestrali: le sue cover sono magnifiche anche se lui non ha una gran voce.

Andrea Ferrari ha detto...

alcuni vostri commenti son più belli del mio pezzo, grazie.
Andrea

Andrea ha detto...

Sono un amante di Battiato da tanti anni, ma sinceramente delle atmosfere non me ne frega nulla. Del personaggio nemmeno granchè, anche perchè quando era un personaggio dirompente davvero io ero troppo piccolo.
Mi piace la musica e mi piacciono i testi di molte canzoni (pieni di citazioni e riferimenti non sempre facili da cogliere) che ritengo estremamente poetiche e raffinate, particolarissime (L'ode all'inviolato è la mia preferita).
Il concerto che ho visto al Piazzale Michelangelo anni fa, con Firenze di notte sullo sfondo e i meravigliosi arrangiamenti sinfonici (da quel tour è stato tratto il Live Collection) rimane indelebilmente uno dei concerti più belli che abbia mai visto.

Andrea F

PS: bel post 4-3-3, pieno di citazioni...

Jack Torrance ha detto...

D'accordo con transumante, le canzoni non "vogliono dire" un cazzo... vabbè non tutte, l'Animale e la Cura e E ti vengo a cercare (cito a caz di can) non sono un susseguirsi illogico di immagini e metafore spesso assemblate più dalla fascinazione fonetica per le parole che da un vero significato.

Però anche i capolavori della Voce del Padrone (Segnali di Vita, Cuccuruccuccu Paloma, Bandiera Bianca, Centro di gravità permanente, El sentimiento nuevo, Summer on a Solitary Beach) più le varie ed estreme Passaggi a Livello, Prospettiva Nevskij ecc. secondo me un tema ce l'hanno ed è la fascinazione per reale, che essendo per sua natura caotico, trascende nell'immaginario e nell'immaginabile... tra registri diversi come il quotidiano (echi di un cinema all'aperto, la barba col rasoio elettrico non la faccio più), il mitologioco (la tua voce come il coro delle sirene di Ulisse), e il fantasy puro (il Giappone delle geishe), senza contare i mille riferimenti a pezzi rock degli anni '60 e ' 70.

Quindi secondo me la storia della piacevole illusione di profondità può essere vera solo in superficie. Insomma, è tutta colpa dei pensieri associativi (cit.)

Una canzone per me misteriosa e affascinante è Le Aquile, il cui testo non solo non vuole dire nulla ma non è nemmeno grammaticalmente corretto!!! Stabile stavano le mie scarpe nere alle cavigliere ortopediche!?!? E poi dice avrete visto anche voi camminare le aquile. Ma no, nessuno ha visto camminare le aquile!!

Comunque... concerto straordinario... poi visto all'Ariston... dove trionfano i Tiziano Ferro e i Pooh... a dimostrazione della trasversalità del pubblico... c'era di tutto, è proprio vero. Grazie ancora a Andrea per il pezzo e al Diretur per la pubblicazione qui e al destino che ha voluto che a poche ore da quando ho letto il post c'era un concerto a pochi minuti di macchina da casa!!!

Se proprio devo trovare un neo, sono i siparietti parlati... il nostro non è un grande entertainer da quel punto di vista.

lorenzozanirato ha detto...

Sono distantissimo dal sufismo battiatesco, non mi piace la sua inflessione siciliana, certi passaggi mi sono oscuri, (altri sono oscuri ai piu', ma a me risultano preclari) ma adoro moltissime sue canzoni, lo ascolto sempre volentieri e ogni volta che l'ho visto dal vivo e' sempre stato un bel concerto (value for money). Possibboli ?

Andrea Ferrari ha detto...

@Jack: dici così perché non hai assistito ai siparietti di Vasco...

Dane ha detto...

"Stabile stavano le mie scarpe nere alle cavigliere ortopediche"

Oddio le lacrime!... :-DDD

Kim ha detto...

A me Franco Battiato piace tantissimo. Ho ancora vivo nella memoria un suo splendido concerto al Sacro Monte di Varese, all'inizio degli anni '90...

Per quanto riguarda i testi, il pezzo citato da Jack Torrance e ripreso da Dane l'ho sempre legato alla fine del verso precedente.

Cioè: Il vento gonfiava le mie vesti / di veramente stabile erano le mie scarpe nere alle caviglie ortopediche

Non so se letto così acquisisca un qualche significato. Sinceramente non mi interessa.

In ogni caso non farei le pulci a uno che ha musicato questo testo:

La portata di un condotto
è il volume liquido
che passa in una sua sezione
nell'unità di tempo:
e si ottiene moltiplicando
la sezione perpendicolare
per la velocità che avrai del liquido.
A regime permanente
la portata è costante
attraverso una sezione del condotto.
Atomi dell'idrogeno
campi elettrici ioni-isofoto
radio litio-atomico
gas magnetico.
Ti sei mai chiesto quale funzione hai?

Dane ha detto...

Tutta quella pappardella per dire ciò che Pippo Franco cantava in 4 parole?!... :-D

http://www.youtube.com/watch?v=zjU7NZZSMjY

p.s.: perdonatemi, non ho resistito... :-DDD

transumante ha detto...

C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero

se lo dice da solo! basta sostituire occhiali da sole con il devoto-oli

e ora cinghiale bianco a palla!

axel shut ha detto...

@Kim: ecco, chi dice che in Battiato non conta la musica dovrebbe risentirsi almeno i suoi dischi sperimentali degli anni 70

Jack Torrance ha detto...

Andrea F: no, ho visto anche Vasco. E si', e' scarso a parlare :-)

Kim: "Cioè: Il vento gonfiava le mie vesti / di veramente stabile erano le mie scarpe nere alle caviglie ortopediche"

senz'altro... ma anche cosi' la frase 1) non e' corretta e 2) non vuol dire una cippa... Ma, come ben fai notare, chi se ne frega, e' una canzone stupenda!!

Peraltro e' vero che dice caviglie, mentre io avevo sempre capito cavigliere.

P.S.: Adesso vado in palestra e la inseguo per inerzia... ma chi? La palestra?!?!?!

Silvano65 ha detto...

Anni fa fu lui stesso a dire di non enfatizzare troppo i testi: non era vero, ad esempio, che non sopportasse i cori russi o similia, semplicemente legava bene un testo del genere con la musica. Ho uno splendido ricordo di certi dischi che hanno contraddistinto gli anni più belli della mia vita, e delle bellissime canzoni che scriveva per Alice (che adoravo, complice forse il fatto che ero perdutamente innamorato - non ricambiato - di una svogliata, capricciosa e metereopatica ragazza forlivese ;-) )

Dane ha detto...

Axel, non ho detto che "in Battiato non conta la musica" ho detto che se ne trova traccia a fatica negli articoli e nei commenti sul Nostro. Il che la dice lunga su cosa affascini il suo pubblico, tant'è che dopo una ventina di commenti siamo finalmente arrivati a dire che "le musiche sono bellissime".
Poi a leggere i suoi giri armonici o a valutare certe armonizzazioni vien da ridere, però la sperimentazione vuoi mettere..... :-P

Jack Torrance ha detto...

A me la musica delle canzoni di Battiato piace di brutto... piu' dei testi... diciamo 60/40. Solo per prendere IL capolavoro, cioe' l'album La voce del padrone, le melodie e gli arrangiamenti sono eccezionali... dai cori maschili di Bandiera Bianca e Centro di gravita' permanente, all'uso dell'elettronica, ai violini usati in varie canzoni... poi, in altri album, mi vengono in mente l'inizio de L'Era del cinghiale bianco o il finale di Passaggi a livello... pezzi sublimi (sempre secondo me, eh!?)

Oldboy ha detto...

@Jack Torrance

"Il vento gonfiava le mie vesti /
di veramente stabile erano le mie scarpe nere /
alle caviglie ortopediche"

"senz'altro... ma anche cosi' la frase 1) non e' corretta e 2) non vuol dire una cippa... Ma, come ben fai notare, chi se ne frega, e' una canzone stupenda!!"

Sono d'accordo con te, faccio solo notare che il testo è ispirato al romanzo di Fleur Jaeggy "Le statue d'acqua".
Penso che leggendo il libro - cosa che io non ho fatto - il significato della canzone diventi chiaro.

"Avrete anche voi visto camminare le aquile", poi, mi pare una metafora simile a quella dell'albatros di Baudelaire.

(Chi per sua natura sa volare in alto si trova in difficoltà - e appare goffo - quando deve muoversi sulla terra.)

Per il resto, condivido gli elogi a Battiato e aggiungo che in lui c'è anche una sottile autoironia.
La si legge fra le righe di certi testi, e anche in alcuni suoi atteggiamenti.
D'altronde è una caratteristica di (quasi) tutte le persone intelligenti.