Quando Gianelli tifava per l'Ascoli

di Franco Casalini
Non credo di avere mai visto, in tre anni, John non dico arrabbiarsi, ma nemmeno alzare un sopracciglio. Nemmeno a Mosca, quando campò per tre giorni di pane e burro, a causa del cibo non proprio gradito. In regime di scambio di ospitalità, per motivi di valuta, il CSKA ci aveva alloggiato in un grazioso ostello della gioventù, confortevole (c'erano persino i cuscini!), ma non precisamente segnalato sulla Guida Michelin. In effetti la brodaglia rossastra che ci accoglieva immancabilmente ad ogni colazione, pranzo e cena, non era propriamente allettante, né tanto meno le aringhe, più o meno affumicate, che formavano l'unico ghiotto secondo di ogni pasto. E così vedevamo progressivamente John deperire, fatalmente, fino alla partita. Cosa che non gli impedì di giocare, al solito, con insuperato rendimento, anche se perdemmo di un punto. Ecco, l'unica parola che riesco efficacemente ad associare a John è proprio rendimento. Né punti, né passaggi, né blocchi, né difesa, né rimbalzi. Ma tutte queste voci quando ne serviva una.
Ebbi il compito, ma direi piuttosto l'onore ed il privilegio, di far da balia a lui, alla moglie Sharon e al piccolo Travis, per tutti i primi mesi della loro permanenza. Tanto da poter gustare spesso, forse troppo, la famosa torta di carote della moglie. Ragazza adorabile, sempre sorridente, ma in corsa per il posto di chef per l'ostello moscovita. Non fu alloggiato in una reggia eppure non ci fu una parola di protesta o anche solo di perplessità. Non dimentichiamo che era un eccellente e navigato giocatore NBA. Dopo lo scudetto, alla partenza di Ferracini che vi abitava, lo trasferimmo nel mitico appartamento di viale Rimembranze di Lambrate, ben più grande, luminoso e confortevole. Quello che avrebbe ospitato in seguito Premier e McAdoo e che sarebbe stata la sede di alcune feste scudetto, Natale e Carnevale. Ne fu felice, ovviamente, ma non si sognò neanche un momento di dire Ma non potevate darmelo prima? Il primo anno fu utilizzato da centro: giocava la “L” con Mike, con tiro mortifero dall'angolo come C.J. che tirava o entrava a prescindere. Lui, in più, era perfetto nel passaggio al tagliante del doppio blocco, se marcato. Credo che Franco Boselli debba a lui non so quanti canestri realizzati praticamente senza marcatore.
Sempre lui, giocando in mezzo, diede alla difesa "3" quella dimensione di completezza che la rese così efficace. Poi Dino aggiunse la definitiva botta di perfezione, ma il via fu di Gianelli. E quando arrivò Meneghin, l'anno dopo, la prima idea di Dan, fin troppo lungimirante, fu quella di far giocare Dino ala: al coach piaceva un sacco il quintetto fisico, come già detto altrove. Però non funzionava. La squadra non aveva un grande ritmo, come si dice adesso: difficile, per uno di 31 anni come Dino, cambiare il proprio gioco, quello che ti ha portato sul tetto d'Europa. Insomma, in attacco facevamo pena e niente andava per il verso giusto. Tuttavia fra Dino, Toio e John qualcuno doveva pur giocare fuori. Anzi, nel nostro classico schieramento d'attacco 2-3, addirittura due di loro. Vero, si trattava solo dell'inizio dei giochi, ma almeno uno doveva stare stabilmente fuori area. Embè, allora, che problema c'è? Lo farà John e da par suo: difatti, dopo un necessario rodaggio, vincemmo lo scudetto, proprio con la stoppata di Gianelli sul tiro di Sylvester allo scadere della finale con la Scavolini. Se avessimo perso, vai tu a rivincere a Pesaro in gara 3!
In tre anni, mai mancato ad un allenamento, mai un allenamento senza impegno, senza pronunciare dopo i tiri liberi che lo concludevano l'unica parola italiana che aveva imparato (Finito?). Poi di corsa a casa, dalla sua adorata famiglia e dalle sue passioni: Mateus Rosé, mapo, Angelo Branduardi e Ascoli calcio. Già, proprio l’Ascoli. Ma quella gliela avevamo attribuita noi, quando incontrammo la squadra al Mulino Rosso di Imola e avevamo fantasticato che ne fosse rimasto entusiasta, vedendone l'espressione rigorosamente impassibile quando li salutammo: non sapeva, of course, neanche chi fossero. Ricordo sempre la sua espressione dopo Grenoble. Era stato forse l'unico a giocare al suo livello, ma di certo non ce l'aveva con nessuno, atteggiamento peraltro che apparteneva a tutti, non uno escluso: vincevamo e perdevamo, sempre, tutti in egual misura. Eppure c'era un che di rassegnazione: al di là della profonda delusione - Abbiamo davvero giocato male, shit! - forse sapeva che era il suo ultimo anno. Che uccello, come diceva Dan!


Estratto di E VIA... VERSO UNA NUOVA AVVENTURA! - 1978-1990: la squadra della nostra vita. 
Di Franco Casalini, con Mino Taveri. 
Prefazione di Dino Meneghin, postfazione di Mike D'Antoni. 
Editore: Indiscreto. 220 pagine, 24 di foto d'epoca. In vendita a 19 euro. 
E' possibile acquistarlo in libreria, online e anche in versione eBook.
Tutte le informazioni su coachcasalini.com 

Il libro sarà presentato dagli autori, in compagnia di Dino Meneghin e Dan Peterson, martedì 13 dicembre alle 18 e 30 presso la Libreria dello Sport di via Carducci 9 a Milano. Ingresso libero.

12 commenti:

Unknown ha detto...

ma la versione ebook sarà anche in formato .mobi per kindle?
grazie :)

Stefano Olivari ha detto...

Abbiamo da poco firmato un contratto con Amazon, ma al momento la conversione non è ancora stata fatta...per leggerlo su Kindle, almeno nelle prossime settimane (poi divrebbe andare tutto liscio), serve un programma...quindi ok per iPad e tutti gli e-reader aperti, ancora un mese per Kindle...

Unknown ha detto...

ok, grazie della risposta :)

nanomelmoso ha detto...

grandissimo libro ... me lo sto godendo riga dopo riga

nanomelmoso ha detto...

grandissimo libro ... me lo sto godendo riga dopo riga

jeffbuckley ha detto...

presentazione divertente e commovente ieri sera alla Libreria dello sport... Chi è di Milano non dovrebbe perdersi queste serate.. grazie a Stefano per avermi dato l'occasione di incontrare personaggi (e soprattutto persone) davvero straordinarie. Se il libro è metà di quello che hanno raccontato a voce sarà un divertimento garantito...

Stefano Olivari ha detto...

Grazie a chi è venuto. Le presentazioni dei libri (anche dei nostri, ovviamente) sono di solito tristissime e in generale sono contrario a farle, ma quella di ieri è stata la classica eccezione. Merito di Meneghin e Peterson, ma non solo...

nanomelmoso ha detto...

cosa mi sono perso :(:(:( il lavoro mi ha fatto perdere im evento storico :( :(
grazie direttore per un gran libro

Bracco ha detto...

Ho ricevuto il libro per Natale e a mia volta ne ho regalate altre due copie. Ho finito di leggerlo stasera e l'ho trovato a dir poco emozionante. Assolutamente da leggere anche per chi, come me, negli Anni Ottanta era solo un bambino. Che epoca irripetibile dev'essere stata quella... e che rimpianto non averla potuta vivere direttamente!
Un grazie di cuore a Coach Casalini!

skinn68 ha detto...

A me viene il magone solo a leggere i commenti, figuriamoci quando leggero' il libro...

jeffbuckley ha detto...

finito il libro confemo l'impressione avuta alla presentazione: niente (auto)celebrazioni nè creazione di miti, solo il divertente ricordo di un epoca della vita di casalini e di quelli che l'hanno condivisa, noi compresi.

Larry ha detto...

Mi è stato regalato il libro per Natale ed a S.Stefano lo avevo già finito. Emozionante come sono stati gli anni della grande Olimpia Milano, vissuti da rivale tifoso di Varese, ma amante del basket e giocatore e di secondo livello. Dal 1977 al 1998 frequentavo oltre ai palazzetti anche il Lido di Milano ad un passo da dove si allenava la Grande Olimpia ed ho avuto la fortuna di chiacchierare ed a volte giochicchiare con quei protagonisti di storiche battaglie. Il libro è un tuffo in un decennio lontano, ma che è ancora tutto nel nostro cuore. Grazie Coach Casalini, meglio di una 1-3-1 con grande pressione sul portatore di palla...