Stern e l'interesse comune

di Oscar Eleni
L'insalata di Crespi, Basile per sempre, Michelori da sbarco, il Partizan senza Pekovic, la sfilata di Proli, gli occhiali di Bufalini, il mercato di Chris Paul e il cattivo LeBron James.


Oscar Eleni fra i mattoni di Cereseto dove per Natale offrono a 45 euro un pranzo da mille notti in bianco:
involtino di salame con foglie di spinaci, risotto al ragù di faraona e fagioli neri, cappone farcito con castagne e cavolo rosso. Siamo vicino a Casale Monferrato e sarebbe bello fare l’alba ascoltando i sogni di un tipo come Crespi che per salvare il sogno dovrà davvero inventarsi un’insalatina di carni bianche e nere con uva e melograno. Apertura gastronomica puntando sui cenoni perché siamo davvero in periodo di spiritoso santo, come diceva il prete sgangherato di Quattro matrimoni ed un funerale.
Sarà per questo che leggiamo strani commenti alla penultima giornata di eurolega che è stata chiarissima: impresa Bennet firmata col sangue di Woody Trinchieri e dal talento del Basile di Ruvo che deve andare avanti più dei 44 anni del suo presidente federale Meneghin e se ne avrà voglia potrebbe anche aiutare da decimo uomo la nazionale in agosto perché preferiamo lui ai tenori da Don Giovanni; capolavoro di dedizione del Montepaschi nella Istanbul che soltanto il giorno prima aveva scoperto come nel Topkapi Armani ci fossero soltanto gioielli rifatti; caduta senza paracadute per l’Olimpia, salvo quello che poi ha confezionato Charleroi tenendo il Partizan nello stesso inferno di Milano. Cantù aveva mille scuse per fermarsi alla prima stazione di eurolega: costoso, fisicamente, mentalmente, andare avanti, faticoso resistere con la squadra da rimettere in sesto. Ci è riuscita prima del ritocco importante e della scelta sul play argentino che è meglio del prospetto americano pieno di dubbi e di salse. Onore a loro e alla Cremascoli che davvero finirà per inventare un salva udito adesso che al Pala Desio non ci sarà più posto e in casa non ci sarà più la pace dei giorni in cui il basket era hobby e non passione sconfinata.
Siena, già qualificata, già seconda nella griglia, poteva davvero prendersi una giornata di vacanza attiva, allenarsi, misurare certi cambiamenti, aspettare i tempi per la riconversione del tricolore in eurobond. Ha sofferto, è andata anche sotto, ha sentito il calore del popolo della Abdi Ipekci, del cuore Galatasaray, ma non ha resistito alla tentazione che la rende speciale da 5 anni: vincere fa godere, soprattutto se la squadra è incompleta e devi ammettere che un Michelori da sbarco su spiagge dove non puoi schivare nessuna pallottola è sempre più utile di certi armadi semoventi che offrono scontati nella speranza che tu mangi esca e amo compreso.
Milano, invece, doveva vivere una situazione tutta diversa: per qualificarsi avrebbe avuto bisogno di tre vittorie su tre partite. Ora, dicono, basterà battere Charleroi al Forum, ci mancherebbe, poi puntare tutto sul faccia a faccia col Partizan che perdendo Pekovic ha certo impoverito una squadra che era già apparsa debole ad Assago prima che lo spiritoso santo indicasse ai reprobi della casa Gio di sedersi ed aspettare la grandine perché quello è il peccato da scontare se fingi di appartenere ad una grande società, ma poi vai a berti tutto lontano dal cuore della stessa. Sul nuovo assetto al Lido Proli nessuno aveva da criticare.
Tutti in piedi per la sfilata, tutti in ginocchio davanti al Sergio Scariolo che ama il silenzio, gli allenamenti a porte chiuse, che si nasconde dietro l’anacronistica legge delle interviste autorizzate in un periodo, in una città dove il basket dovrebbe proporsi in mille maniere e in tutte le salse, non certo con partite solo pro tv che finiscono sempre dopo le 23. Un rapporto di massima fiducia sulle scelte, noi avevamo anche fiducia nel lavoro fatto da Frates, un bravo allenatore, prima che tornasse il bicampeon europeo, ma si è scoperto che il tempo passato ad aspettare i greci, il Gallo, è stato buttato via o quasi. Ora ci dicono che è stato lo spiritoso santo a costruire la squadra, esattamente tre mesi dopo aver sentito che, finalmente, Proli e Pascucci avevano trovato in don Sergio il matador per andare sul mercato a prendere le faraone giuste, pazienza se molto costose, nell’Emporio non si fanno questi conticini della serva, almeno non si facevano se adesso, dicono, ci sono remore per andare a prendersi il troppo costoso Alessandro Gentile che poi, magari, rischierebbe di fare la fine del Nic Melli ancora pesce più che carne.
Avanti verso il castello del Monferrato resort per vedere l’effetto che fa un parmigiano di 36 mesi sui cappelletti in brodo ristretto. Da gustare la cena dei viandanti nel basket infinito voluta da Guido Carlo Gatti per il Sauro Bufalini che non sta benissimo, che non fa minuti di sospensione togliendosi soltanto gli occhiali a specchio come capitava qualche anno fa, che non manda il giovane Meneghin a comprare la Prealpina in una edicola di Atene, ma ha dentro ancora la forza che il Marmugi livornese riesce a catturare benissimo quando lo fa parlare di questo campionato per americani in esilio.
Strana reazione nella rosea degli orgasmi quando il commissioner Stern, padrone anche degli Hornets della Louisiana messi sotto tutela dalla Lega, ha negato ai Lakers l’ingaggio di Paul, il grande giro che prevedeva, addirittura, la partenza verso il Texas di Pau Gasol. Certo da noi una Lega che vigila, che non concede trasferimenti per salvare l’eguaglianza competitiva, farebbe una grande impressione. A noi basta ed avanza questa che ci propone formule nuove che sanno di stantio, di arzigogolo salva nulla, ma si possono servire col semifreddo ai krumiri. Succede e magari serve davvero alla causa che ci sia qualcuno, in una Lega, deciso a difendere l’interesse comune e non soltanto quello dei più ricchi che, ovviamente, si sentono anche i più bravi pur dovendo sbavare dietro a chi li batte e li amministra.
Siamo commossi dal pentimento del Lebron James che non vuole più fare la parte del cattivo nella storia NBA. Non siamo sicuri, però, che gli permetteranno di cambiare vestito: lassù, al piano di sopra dove pigolano i cantori del pallone con maniglie, amano poco le variazioni al tema. Se nasci Lassie non puoi morire King Kong e viceversa. Siamo colpiti da quei ragazzi che pur avendo contratto americano sono rimasti fino all’ultimo nella società che li ha tenuti con il culetto al caldo. Non sono eroismi, anche per loro ogni partita valeva più di 100 mila euro, ma prima di venderci tutto come opera dello spiritoso santo, prima di beatificare qualcuno che faceva comodo tenere nella salamoia del tutto blindato, dalle interviste alle uscite come puffo gigante, andiamo cauti perché allora in giro c’è anche qualcuno più santo degli altri, pur sapendo che questa cosa della beatificazione è una puttanata gigantesca. Sarà per questo che non riconosci più le scuole, come dice il Bufalini, che non riesci a capire certi taccuini di viaggio che in questo momento inondano le librerie dove basta poco per comprendere il reale spessore della gente e dei ricordi che spesso sono anche confusi se fai vincere a Milano una partita che ha vinto a Bologna.

Oscar Eleni (9 dicembre 2011)

13 commenti:

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

secondo me l'intervento di Stern sul trasferimento di Paul è una cialtronata inaudita. Prima di tutto perchè provoca un danno tecnico e soprattutto economico ad una società che a fine anno perderà comunque il giocatore senza più, a quel punto, ricevere nulla in cambio, mentre adesso ci sarebbero stati 4 giocatori di livello (non c'è qualche altro azionista, anche con una sola azione in mano,oltre alla Lega, che possa fare una bella azione di risarcimento danni???).
In secondo luogo, non mi pare affatto normale che il commissioner della Lega blocchi il trasferimento di un giocatore di una squadra (temporaneamente) posseduta dalla lega stessa, dopo aver spergiurato che non avrebbe leso l'autonomia del management, in nome dell'interesse (all'equilibrio tra le squadre) della lega stessa. E l'interesse degli Hornets?? e quello legittimo dei lakers a poter comprare (non avere in regalo!!!) giocatori da altre squadre???
com'era quella del conflitto di interessi........???

nanomelmoso ha detto...

ricca dicunt che siano stati i presidenti a votare e a dire niet ... perchè il trasferimento sarebbe andato contro tutto quello che hanno ottenuto/cercato di ottenere con la serrata e le trattative per il nuovo contratto di lavoro. Dicono che è una cosa che non si può dire però perchè aggraverebbe ancora di più il rapporto giocatori _> proprietà

Anonimo ha detto...

"ricca dicunt che siano stati i presidenti a votare e a dire niet"
se fosse così sarebbe ancora più grave; cioè adesso sono i presidenti delle altre squadre che decidono l'esito delle trattative fra due club!!!!!?????? se fosse così, 'sta roba nemmeno nell'Unione Sovietica eh!!

pietro ha detto...

Ricca, gli altri proprietari hanno deciso così perché sono loro i proprietari degli HORNETS, che è gestita dalla LEGA. Se agli Hornets togli Paul e West in dubbio, chi cavolo se la compra in un mercato disastrato come quello della Big Easy?

Il trasferimento è stato bloccato perchè scaricava su Houston e NOLA la luxury tax pagata dai Lakers, per tenersi i contratti di Gasol e Odom (con Bryant a 24 milioni). In più questa manovra avrebbe favorito i Lakers nella firma di Howard.

Dal momento che il casino del lockout è stato motivato anche dalle piccole squadre con i cd. big markets, è ovvio che si è intervenuto, visto che i big markets per eccellenza sono LA e NY, guarda a caso le due destinazioni preferite da Paul per monetizzare meglio il suo status di stella.

La notizia più triste è semai il ritiro di ROY.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Pietro,
a)quindi giustamente aspettano che tra 6 mesi Paul se ne vada liberamente, senza che possa arrivare nessuno in cambio, e ciò lo fanno per piazzare meglio sul mercato gli Hornets....ho capito bene???
b) qualcuno sta costringendo Houston a prendersi Gasol??
c)lo so che sono i proprietari,ma mi sembra incredibile che i competitors dei Lakers possano comunque stabilire se quest'ultimi possano prendare Paul. Confermo, qui non siamo al conflitto di interessi (secondo te da cosa nasceva la promessa di Stern di lasciare autonomia al management!??) già superato, o alla classica furbata per impedire all'avversario di rafforzarsi,siamo proprio all'Unione Sovietica.
d)ma il lock out non era stato fatto contro i giocatori che si pappavano il 57% della torta??no, perchè se quelli di NY e La avessero saputo di essere gli obbiettivi secondari, non so se avrebbero aderito alla serrata.... ;-))

pietro ha detto...

Ciao Ricca,

1) Per dirla con Gilbert dei Cavs, NOLA avrebbe rinunciato al suo miglior giocatore (sul quale possiede ancora i diritti, nonostante lui faccia le bizze), per imbarcarsi + 20 MILIONI di dollari. Affossando la ricostruzione. E soprattutto, ripeto, togliendo appetibilità alla squadra.

Non c'è solo LA interessata a Paul. Ci sono altre squadre ed è giusto che il board di NOLA verifichi se ci sono soluzioni migliori, tecnicamente e economicamente.

2) Proprio perché l'unico giocatore valido della trade, comunque ultratrentenne e in apparente declino va a HOU. L'ha richiesto MCHALE. Ma McHale, appunto, fa gli interessi di HOU non di New Orleans, che si sarebbe ritrovata tra le mani contratti pesanti con i giocatori meno appetibili della trade.

Cioè vendi il tuo giocatore migliore e in cambio non ottieni nulla: né giocatori migliori o equivalenti a Paul, né un vantaggio economico. Solo i tifosi dei Lakers possono ritenere onesta questa operazione!

3) Tra i tanti motivi del lockout c'era appunto quello di non dare potere ai quei giocatori che vogliono scegliersi le squadre, puntando casualmente sempre sui big markets (ultimo oggi Howard ai Nets relocati a Brooklyn). Ecco, assecondare questa pretesa di Paul, significa appunto dare potere indiretto ai Big Markets, attraverso degli scambi che ammazzano la lega.

Anonimo ha detto...

Pietro, pensa che gli stessi Hornets (insieme ovviamente a LA e HOU) hanno presentato ricorso....

Io ho capito il meccanismo e ho capito le ragioni (ufficiali....) esposte dai presidenti che hanno spinto Stern al diniego: è che mi sembra incredibile proprio che possano decidere. La Lega si presa la proprietà degli Hornest per non fare scomparire il basket a New Orleans e può (ma anche no) andare bene; ma le decisioni cestistiche, come aveva promesso lo stesso Stern, dovrebbero prenderle solo ed esclusivamente i dirigenti. Fossero anche le migliori ragioni di questo mondo (che poi non so se impedire ai giocatori di scegliersi la nuova destinazione sia davvero una ragione meritevole...) i presidenti delle altre squadre, in quanto COMPETITORS di quelle coinvolte nella trattativa, dovrebbero solo astenersi. Tutto qui.
ps: a scanso di equivoci, tifo Chicaco Bulls da almeno 16 anni ininterrottamente (quindi periodi belli ma anche periodi brutti) ;-))

Anonimo ha detto...

ps: tu, potenziale nuovo acquirente, ce li metteresti i tuoi soldi in una squadra che tra 6 mesi perderà "aggratis" il suo miglior giocatore???

Anonimo ha detto...

opss, mi è uscito dalla tastiera un ChicaCO Bulls..... :-DDDDDD

pietro ha detto...

Che ti posso dire? :-) E tu proprietario ce li metteresti i soldi per comprare una squadra che ha svenduto l'uomo franchigia e che in cambio non ha nemmeno un giocatore all'altezza di Paul, ma in più si trova con 20 milioni di dollari sul groppone, nonostante le difficoltà finanziarie?

Se il basket aveva un senso a NOLA era per la presenza di Paul, non vedo questi grandi vantaggi nell'imbarcarsi gli onerosi contratti di Odom (e consorte!!!) e Martin, oltre al sopravvalutato e inutile Dragic (il già fu erede di Nash, che ancora darebbe lezioni anche a Paul volendo).

Diciamocela tutta: a LA l'avevano pensata bene, una operazione Gasol 2, con lo scambio Kwame Brown - Pau, che è stato reso meno furbesco solo dall'esplosione di Marc Gasol...

Scaricandosi dei contratti di Gasol e Odom, avvalendosi dell'amnesty avrebbero fatto posto a PAUL + HOWARD. Insomma, chi vuole PAUL e HOWARD se ha voce in capitolo la fa sentire.

Almeno penso che sia questo. L'astensione non credo che sia contemplata quando ci sono milioni di dollari in gioco.

Arturo ha detto...

Se el ei prende pure Howard in aggiunta a Paul interviene l'antitrust, altro che Stern.