Il doppio fallimento di D'Antoni

di Stefano Olivari
Mike D'Antoni ai Knicks ha fallito, anche se per un italiano appassionato di pallacanestro è difficile dirlo. Così come è difficile scrivere, se vuoi una pseudo-intervista con citazione dello sponsor, che Bargnani ha buone statistiche solo in contesti perdenti (Raptors e Nazionale), Gallinari rispetto alla sua entrata nella NBA è migliorato solo fisicamente, Belinelli è un comprimario che se non fosse bianco e italiano (il marketing va rispettato, ma almeno diciamo la verità) ne avrebbe davanti mille. Insomma, su chi da una vita seguiamo con affetto in maniera unilaterale (noi siamo andati a Losanna e in tanti altri posti per Mike, ma giustamente Mike non leggerà in vita sua una sola riga di Indiscreto) non riusciamo ad essere onesti, però le dimissioni-esonero di D'Antoni non possono essere ridotte solo ad una squadra sbagliata (il termine di moda è 'disfunzionale') e ad una stella come Anthony che vuole sempre la palla in mano e impedisce lo sviluppo della filosofia dantoniana che ai Suns e nella Milano post Dawkins aveva trovato i suoi sfoghi migliori.
D'Antoni allenava i Knicks dal 2008, con un contratto da 6 milioni di dollari annui (oltre questa fascia c'è solo Phil Jackson, non a caso probabile uomo della Provvidenza dei Knicks del futuro) e in una situazione tecnica molto comoda. In pratica Donnie Walsh, appena arrivato dai Pacers come superdirigente al posto del disastroso Isiah Thomas, gli aveva fatto un discorso di questo tipo: per due anni gioca un basket divertente, senza ambizioni di playoff ma che non faccia svuotare il Garden, noi ci liberiamo di tutti i contratti onerosi (su tutti quello di Marbury) e ci presentiamo belli leggeri alla corsa per LeBron James, Wade, Bosh, eccetera. Come è andata lo sanno tutti, non solo a Miami: due anni di cattivo basket, nemmeno poi così dantoniano, con gente sempre sull'orlo di essere ceduta e operazioni di mercato spesso strampalate (tipo la cessione di Zach Randolph) anche se quasi mai imputabili a D'Antoni. Nell'estate 2010 come stella è arrivato Stoudemire e per qualche mese si è visto (noi popolo di League Pass abbiamo visto questo, almeno) del gran pick and roll con Felton e coinvolgimento di un finalmente sano Gallinari, di Wilson Chandler e dell'allora rookie Landry Fields. E' stato questo il miglior periodo di D'Antoni ai Knicks, stoppato dalla megaoperazione con i Nuggets che gli ha messo in casa l'indesiderato Carmelo. In altre parole, i Knicks in quel momento hanno scelto una strategia NBA tradizionale: un paio di stelle mangiapalloni, giocatori di ruolo e un manipolo di gregari. Playoff raggiunti per la prima volta dal 2000, con massacro al primo turno subito dai Celtics. Il resto è storia di oggi, con la terza (o seconda e tre quarti) stella Tyson Chandler, Anthony superstar e Stoudemire limitato (anche dai suoi limiti tecnici). L'esplosione della Linsanity, con momenti di puro dantonismo garantiti anche dai Novak e dai Fields della situazione, ha dato un po' di ossigeno al record, ma poi il troppo talento (Davis, J.R. Smith) male assemblato ha portato a una fine inevitabile. Per riprendere un concetto caro ai calciofili, D'Antoni è un allenatore da progetto e non un motivatore-distributore di maglie. Ma a New York ha fallito sia quando poteva proporre il suo basket, nei primi due anni, sia quando ha dovuto accettare quello impostogli dall'alto e dalla tradizione.

Twitter @StefanoOlivari 

9 commenti:

Straw61 ha detto...

Io non sono mai stato un grande ammiratore del D'Antoni allenatore, poco elastico e spesso incapace nel gestire (in campo) la superstar di turno; per questo, sintetizzando le ultime 4 righe del Direttore, direi: NCAA

Poli ha detto...

Copio e incollo il mio solitario commento postato di getto stamane (o stanotte? boh) a riguardo...

D'Antoni si dimette da New York, che rimane francamente una squadraccia avendo deciso di appoggiarsi su due "finti" come Amare e Anthony, due giocatori che non ti faranno mai vincere una mazza...e Stoudemire Mike se l'era scelto tutto solo. Francamente a mio avviso in 3 anni e mezzo non ha praticamente lasciato traccia e sarebe ora si facesse delle serie domande sul suo modo di fare pallacanestro...

Andrea87 ha detto...

Jackson senza il giocatore più forte della sua epoca in campo non andrebbe più lontano del vituperato D'Antoni (uno Zeman della palla a spicchi, senza però la componente di lotta politica).

Per me l'uomo adatto per ottenere qualcosa sarebbe Pop, ma bisogna attendere che finisca cogli Spurs l'altra dinastia di questi anni 2000 (credo che con il ritiro di Timoteo se ne vada anche lui)

Vi ha detto...

Il fallimento mi sembra ci sia nella seconda parte, ti piaccia o meno sei li' per allenare i giocatori che ti danno e se ti danno Melo devi farlo rendere al meglio anche se cozza con la tua filosofia di gioco. se ti pagano 6 milioni l'anno vuol dire che del basket sai tutto e puoi far giocare una squadra di 14enni come il vecchio CSKA. nella prima parte mi sembra un po' eccessivo parlare di fallimento, non è che giocando con il run&gun felton diventa un play e turiaf un centro tattico... zappe sono e zappe rimangono. insomma, avesse fallito i playoff con deron williams-ray allen-gallinari-josh smith-stoudemire ti darei pure ragione, ma nel periodo dei fields, chandler, gallinari eccetera non mi sembrava facessero schifo. non ce ne scordiamo, per quel sistema serve un signor play e d'antoni no l'ha mai avuto (lin simpatico, ma è nu onesto giocatore e nulla piu').

furio ha detto...

non per fare il difensore a oltranza dell'italianità, ce ne sono già in eccesso, però:

1) le statistiche di Bargnani sono buone solo in contesti perdenti per il semplice fatto che da 6 anni gioca solo in contesti perdenti, e non è certamente lui il responsabile. quest'anno prima di farsi male aveva dato ottimi segnali, soprattutto a rimbalzo e in difesa. anche riguardo alle polemiche sulla prima scelta al draft 2006, col ritiro di Roy di gente presa quell'anno che ha fatto oggettivamente meglio di lui è rimasto solo Rondo, più Aldridge che secondo me è al suo stesso livello.

2) concordo sul progresso solo fisico di Gallinari, e aggiungerei che a livello tecnico per certi aspetti lo vedo addirittura regredito. detto questo, al momento è uno dei giocatori più completi della lega, e sta dimostrando di poter essere decisivo in molti modi - vedi la fondamentale giocata difensiva nell'ultimo match con Atlanta sull'ultimo tiro degli Hawks, sotto di uno.

furio ha detto...
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pietro ha detto...

Doc Rivers ha firmato 5 anni a 35 milioni la scorsa primavera!

Diciamo che il gioco di D'Antoni, buon sangue non mente, è troppo PG oriented. Per cui se hai un play che corre e smista la palla, e scarica bene, o fa del pick and roll da manuale (una replica del Nash + Stoudemire visto a Houston) oppure sei condannato. Si sono accorti tardi di Lin, che comunque non è nemmeno l'unghia della mano di Nash. In ogni caso Carmelo stoppa alla grande l'attacco.

Peccato, le premesse erano buone. Chandler aggiungeva una presenza difensiva a Stoudemire, che in difesa proprio non c'è. L'acquisto di Anthony è stato distruttivo al massimo.

Colpa massima di Carmelo a mio parere, ma ormai Dolan non poteva tornare indietro, doveva difendere la sua decisione fino in fondo.

Ora con Woodson vedremo molti isolamenti per Carmelo che potrà sparare i suoi 20 tiri a notte. Ma è una squadra con zero disciplina: lo stesso Melo mi sembra ingrassato, Stoudemire è involuto e Chandler non è Howard (e nemmeno Bynum sul lato offensivo).

Possono fare i playoff, ma con Anthony non vai da nessuna parte. Ho ancora in mente la trasformazione dei Nuggets quando scambiarono Iverson per Billups... divennero subito contender, con un po' di disciplina.

I Knicks se vogliono vincere devono fare lo stesso: ri-scambiare Carmelo per un play di primo livello e un'ala piccola meno egoista.

Per dire: Rondo, Fields, Pierce, Stoudemire, Chandler farebbe la finale di Conference senza problemi.

pietro ha detto...

Visto a Phoenix ovviamente :-D

francesco74 ha detto...

Mi permetto piccole critiche al Direttore:
- "Bargnani ha buone statistiche solo in contesti perdenti (Raptors e Nazionale)"

Vero, ma è altrettanto vero che 1) non è ancora mai stato messo alla prova in contesti diversi 2) Alla prima stagione da leader offensivo della squadra ha tirato fuori una media di oltre i 20 punti partita più che buona... Che poi sia ancora lontano anni luce da Nowitski è un dato di fatto..

- "Gallinari rispetto alla sua entrata nella NBA è migliorato solo fisicamente"

Discutibile, se non altro perchè, malgrado i tanti acciacchi avuti in questi anni, è già ora un fattore determinate in una squadra con record abbondantemente sopra i .500

- "Belinelli è un comprimario che se non fosse bianco e italiano (il marketing va rispettato, ma almeno diciamo la verità) ne avrebbe davanti mille."

Ecco che Belinelli non sia un fenomeno siamo d'accordo, il fatto invece che giochi solo perchè è bianco mi sembra una bufala non degna di Indiscreto..... Anche perchè la concorrenza non mi sembra che sia di questo straordinario livello... Anzi....