Il mockumentary di Pesaro

di Oscar Eleni
Le stelle in vacanza, lo spazio di Hackett, Pianigiani alla Ibrahimovic, la riunificazione di Petrucci e le accuse di Scariolo. Voti per Alceo, Magnini, Pellegrini, Melli, Bogarelli, Viggiano e Peterson.


Oscar Eleni dal convento dove pregano, distillano, consolano i buoni pastori del Chiostro di Gesù, a Neustadt, Bassa Baviera, terra di Corradino di Svevia, rifugio per il peccatore Wulff, l’ex presidente tedesco messo in mora da piccolezze che da noi fanno ridere i presunti perseguitati. Siamo andati in quel convento perché sapevamo di un anteprima, poi spostata al cinema Oberdan di Milano, del Mock-umentary, filmati che hanno beffato, mock vuol dire proprio questo, critici e storici, talmente falsi da sembrare veri. Ci sembrava il posto giusto per non essere influenzati dalla festa pesarese che sarà stata anche bellissima, ma, vista così a distanza, raccontata in maniera così confusa, molto simile a questi documentari di regime dove marciano, rapidi ed invisibili, i ragazzi del sommergibile Italia. Prendere per buona la partita rivinta contro le “Stelle” in vacanza sul mare può far venire il mal di testa. Per fortuna Pianigiani ha risvegliato la platea dei cronisti in catalessi, che vanno all’assalto soltanto dei poveracci senza paratie stagne alle spalle, spiegando che quando i “bravi” del Trinchieri hanno fatto quasi sul serio si è visto lo spessore reale di troppi ragazzi in Azzurro, una cosa che sapevamo già dall’europeo fiasco quando in campo c’erano giocatori anche migliori dei pochi che ha potuto convocare l’allenatore pentacampione.
Eh sì. Pesaro è un posto incantevole per raccontarsela, anche se poi sono proprio i pesaresi i primi a mettere fiori sui mosconi per farti andare al largo appena capiscono che li stai prendendo per fessi. Loro conoscono il basket, sanno cosa sono i campioni e lo spettacolo, se hanno partecipato alla “fiesta” è stato soltanto per buon cuore e anche perché nel gruppo c’erano tanti giovanotti della Scavo che hanno fatto la loro porca figura. Chi con le schiacciate e con le dediche come White, chi facendo il record di segnature in azzurro come il Daniel Hackett che alla fine sbraca dicendo che la partita ha dimostrato la necessità di dare spazio ai giocatori italiani. Possiamo capire l’euforia, possiamo credergli, uhm, dicamo che ci piace credergli quando dice che i suoi compagni americani dall’altra parte non gli hanno mai regalato un canestro, ma se quella è stata una partita per verificare talenti, reazioni nervose, capacità di sacrificarsi, beh, allora stiamo bene qui al convento tedesco.
Diciamo che questi raduni permettono alla squadra tecnica del cittì di confrontarsi sul lavoro fatto e quello da svolgere, dando la possibilità al Pianigiani che vive sulle stesso piano emotivo del permaloso Ibra, quello che urla alla giornalista che fa domande scomode, “che cazzo guardi?” (lui direbbe “ che cazzo mi paragoni a quello li?), di vedere in faccia ragazzi che in campionato provano a belargli contro, giocatori che andavano almeno misurati in allenamenti con al massimo due palleggi concessi che è già una musica strana per chi si è abituato a fare buchi sul legno. Magari succede anche in altri allenamenti di club, ma molti li chiudono, come direbbero i respinti dallla secondaria del Palalido. Non abbiamo visto molto più di quello che sapevamo sul valore di Hackett, Mancinelli, Poeta, Cavaliero, Cusin, diciamo che il nuovo vero è stato rappresentato dal Melli che avrebbe fatto comodo anche all’Europeo se qualcuno non gli avesse raccontato la baggianata che aveva già dato anche troppo alla causa ed era ora che si sdraiasse al sole. Sulla generosità di Chiotti mettiamo la mano, così come per Rocca, ma la carta dell’oriundo, quella sprecata malamente col Maestranzi che è andato via via peggiorando fisicamente e tecnicamente come potrebbero urlare piangendo i larici romani, deve essere pesata bene, anche se sotto canestro uno che le dà e le prende ci manca davvero.
Giornate importanti per la riunificazione del potere là dove è quasi sempre stato perché Gianni Petrucci ha governato il basket dal trono del Coni e non lo ha mai lasciato solo, regalandogli Meneghin come presidente nel momento in cui la crisi sembrava irreversibile dopo la fuga dall’arca dei “responsabili” che hanno agito nell’ombra e che erano già in movimento molto prima di quelli che al Parlamento hanno giocato le loro carte per tenersi le poche carte che avevano nella manica. Ora è chiaro che il divino, vestito all’inglese per l’ultima fatica olimpica da presidente in quel di Londra, si tiene questa possibilità della FIP come isola no profit in attesa di sapere se ci sarà uno spazio più adatto in politica, quella diciamo pure vera, anche se non è mai apparsa così anche prima dei Muck di stato, nei giorni dove ne senti di ogni colore e capisci perchè la futura nipotina, che finalmente è nata, era così recalcitrante nel voler uscire alla vita nel mondo che è già dei peggiori, ma che forse continua ad essere dei peggiori se ancora si bastonano i poveri e si fanno salamelecchi ai riccastri ignoranti ed egoisti.
Lasciare Pesaro valutando la tristezza del povero Decio che avrà passato la notte con l’ultima legione, sfogando quello che poteva, rinnegato a casa sua, per occuparci del ritorno al rettilario con spicchi d’aglio dell’Enricuccio che, attraverso Aiace Albanese, ci stuzzica sulle dichiarazioni di don Sergio Scariolo a Radio 24, nella famosa Palla a spicchi che è rimasta una delle poche vere trasmissioni nazionali di basket da ascoltare. Dal microfono che sembra ormai pesare allo sfinito Carlo Genta, che va invece sostenuto ed invitato a tirare avanti perché la vita altrove non è poi così bella come dicono i figli insoddisfatti, le compagne nervose, i parenti petulanti, l’allenatore dell’Emporio Armani ha sparato a zero parlando di poteri intoccabili, di atmosfera rancida, insomma ha fatto un bel discorso ma senza tirare fuori una prova, fare un nome preciso e ser Biss, con la solita classe da re dei super, lo ha richiamato all’ordine, cosa che dovevano fare anche quelli imbesuiti dal gioco aziendale della partita con le stelle. Campanuccius non molla le prese se vede di poter prendere due piccioni con la stessa fava e su questa cosa faremmo attenzione se fossimo in un mondo basket meno roseo, meno NBA, meno prigioniero delle solite musse se da troppo tempo le cose vanno avanti in questa maniera. Non avremmo voglia di fare pagelle, ma ci fermeremo comunque sui protagonisti della festa talmente falsa da sembrare vera.
10 Ad ALCEO mitico ristoratore che ha tenuto aperto il suo luogo di delizie per dare ad Hackett, Diener e White la possibilità di esibirsi come cuochi. Resisti Alceo, ma ricordati che baciare tutti non vale. Hai avuto in Diener quello che vorrebbe Pianigiani e in White quello che sogna sempre Pesaro, mentre il Daniel di casa ha finalmente capito che non esiste altro mondo al di fuori di quello dove ti vogliono bene davvero.
9 A MAGNINI e PELLEGRINI i veri personaggi vip presenti alla sagra pesarese. Per guarire, per riposare, hanno scelto l’astronave, ora speriamo che possano anche decollare.
8 Al PETRUCCI magno che accompagna dolcemente Meneghin verso l’uscita facendoci sapere che se tornerà a fare lo sceriffo nella Silverado dei canestri non sarà così facile prenderlo per i fondelli come pensano da qualche parte.
7 A DANIEL HACKETT che ha fatto bene la parte del protagonista, a lui e MELLI i nostri complimenti, a patto che poi vadano avanti così anche quando ci sarà da verificare forza, talento e marrons, in partite senza tappeti cuciti a mano.
6 A Bruno BOGARELLI che prendendo i diritti di Azzurra per SportItalia, la vera televisione del basket, ha detto che questo è il momento per investire in uno sport che è secondo soltanto al calcio. Magari lo ascoltassero quelli che hanno chiuso Superbasket, magari fossero convinti di questo i ricchi che fanno sempre la faccia da mona quando si tratta di investire nello sport.
5 Alla LEGA che non può compiacersi delle due esibizioni Stars-Italy da oltre 8000 spettatori perché questi li ha trovati per strada chi ha organizzato, sfruttando ogni sorriso, ogni crema catalana. Le finali di coppa Italia e questi eventi devono cambiare. Meno finaliste per la coppa nazionale, più tempo per l’allenamento di Azzurra, qualche giorno in più per scovare avversari veri e per questo servirebbe anche l’appoggio di Fiba europa o della stessa Eurolega. Allargare, coinvolgere. Fermarsi a riflettere.
4 Al VIGGIANO sempre disponibile che in campo si batte, che in allenamento fa fatica anche se poi lo trattano a pesci in faccia in Nazionale, nel club, se pensiamo alla cura Scariolo nell’Armani. Dovrebbe ribellarsi, fare come tutti quelli che lasciando, o rifiutando, il mondo di Azzurra si sono comportati come quel tipo che a Varese accolse la bocciatura di Gamba per la nazionale saltando dalla gioia, chiamando l’amata per fare valige e andare verso spiagge bianche.
3 Alle SCHIACCIATE intese come spettacolo. Balle. Certo se poi White dedica l’ultimo assalto ad un grande come Alphonso Ford bruciato dalla leuceumia allora ci alziamo tutti in piedi, ma vedere quei cartelli con il dieci fisso, il nove stropicciato, erano davvero pallosità oltre la barriera del mare in burrasca.
2 Ai SUPERBONI che hanno criticato la presenza di ben 20 persone nello staff di Azzurra, celiando sul fatto che erano più dei giocatori convocati. Ironia maiala che non serve se la gente convocata lavora davvero e non va in giro a raccattare ricevute.
1 Alla famosa COMMISSIONE che doveva dare alla Federazione una risposta seria per il lancio di nuove formule dei campionati. Mosche lasciate fuggire da seni senza latte.
0 Al Dan PETERSON che ieri cavalcava un mostro alato in piazza Duomo convinto che il Trinchieri bicampeon del titolo di allenatore dell’anno ha fatto una figura anche peggiore della sua perdendo contro Azzurra tenera creatura abbandonata fra i granchi del sistema. Diciamo che guidare chi vuole svagarsi è come tentare di far ridere tutti in crociera, e non soltanto in quelle dove si va alla deriva.

Oscar Eleni, 12 marzo 2012

Nessun commento: