Senza bisogno di marchette

di Stefano Olivari
Siamo fuori da tutti i giri, in particolare da quello della letteratura su vampiri e dintorni. Per questo conosciamo Amanda Hocking solo per sentito dire e per genuina invidia, visto che la giovane (davvero, non come i cinquantenni europei) scrittrice del Minnesota è diventata famosa per avere venduto più di un milione di ebook in meno di un anno ma soprattutto per essere diventata un'icona del self-publishing. Sia pure solo a livello ebook, visto che sull'onda del successo web i suoi libri in versione cartacea sono stati pubblicati da un editore tradizionale come St. Martin's Press. Siccome tutti, noi per primi, abbiamo grandi libri nel cassetto, abbiamo trovato interessante l'intervista concessa dalla Hocking al sito mediabistro.com. Questo il link, inutile copiarla, di nostro aggiungiamo che pur avendo la biografia perfetta per tenere la parte dell'outsider che ce l'ha fatta contro il sistema cattivo, la Hocking non si ritiene un'artista maledetta ma una scrittrice che aveva solo il problema di farsi conoscere.
Soprattutto lei non ritiene disdicevole per uno scrittore (meno che mai per un giornalista, visto che l'orizzonte temporale è più ristretto) pensare al mercato e cioè ai lettori. Si scrive per essere letti, il che non significa scrivere necessariamente schifezze ma scrivere solo di argomenti che interessano. Parliamo della scrittura come professione, perchè il dentista o il panettiere con il famoso romanzo 'definitivo' nel cassetto hanno invece tutto il diritto di ritenersi genii incompresi. Per la Hocking l'interazione con i potenziali lettori attraverso i social network non è una sega mentale da marketing 3.0, ma solo il modo più onesto e diretto per capire se si sta andando nella direzione giusta. Diversamente, si può entrare a far parte di una certa conventicola e far dire a Fabio Fazio (o con un po' più di difficoltà a David Letterman) che siamo di fronte al capolavoro del secolo. 
Twitter @StefanoOlivari

10 commenti:

Emidj74 ha detto...
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Emidj74 ha detto...

"Si scrive per essere letti" Ecco, mi fa venire in mente il suo post sugli aiuti all'editoria.

Io penso che una delle cose piu' belle del web sia il fatto che possa dare voce a chi ha qualcosa di interessante da dire/scrivere/cantare etc. anche senza aver dietro un editore, o comunque uno che paga (e quindi puo' influenzare). Il che e', a mio parere, uno passo in avanti notevole in termini di democrazia.

Lo pensavo anche ieri vedendo Santoro, che e' riuscito a farsi un programma, e soprattutto e' riuscito ad attrarre pubblicita', senza avere dietro RAI, SB o un altro editore. Simile discorso si puo' fare per il Fatto Quotidiano.

jeremy ha detto...

Interessante per qualcuno, che non significa interessante in generale. Che è il concetto di fondo dell'articolo: se vuoi avere un pubblico devi parlare di un argomento che interessa a quel pubblico. E ci andrei piano a parlare di democrazia perchè ti metti comunque in mano a uno che paga, ovvero il lettore. Parlerei di meritocrazia (mi pagano perchè piaccio non perchè mi pompano).

Stefano Olivari ha detto...

E' il grande limite della democrazia (avete notando come stanno proliferando i saggi su governi delle elìte e cose del genere? Quando si dice lo spirito del tempo...), che però ha anche molti pregi: ognuno pensa, vota e anche compra seguendo principalmente i propri interessi...

jeremy ha detto...

Infatti Diretto, etimologicamente parlando democrazia e mercato sono molto vicini come concetti.

Emidj74 ha detto...

jeremy: metytersi in mano ad un lettore vuol dire mettersi sul mercato che come dici te e' un cocnetto, a certe condizioni, vicino a quello di democrazia.

Il punto che volevo fare e' che avere dietro un editore ha sempre il rischio di limitare la liberta' di chi scrive (libro o giornale che sia),il che ha, come l'esperienza italiani degli ultimi 30 anni insegna, delle ricadute molto serie sul livello di democrazione, e sullo sviluppo in generale, del paese.

Poter fare usciro un libro, giornale, film, o che si voglia, sneza aver dietro un editore, per me e' positivo per la democrazia.

jeremy ha detto...

Mah non penso che all'estero ci sia questa estrema possibilità di farsi conoscere senza editore alle spalle. Credo che il meccanismo scrittore/editore/lettore vs scrittore/lettore sia una cosa nuova dovunque. Che gli USA siano all'avanguardia non è un caso.

Arthur ha detto...

In linea di massima mi piacerebbe che qualcuno potesse approfondire determinati argomenti senza per forza "accontentare" il pubblico.
Nella situazione attuale in cui il cosiddetto intellettuale non esiste più (oppure è Pigi Battista!!) preferisco che chi scrive lo faccia esclusivamente per vendere senza troppi fronzoli....
Il rovescio della medaglia sono i vari Fabio Volo o Muccino....

jeremy ha detto...

Piu che altro gli approfondimenti sono fruibili realmente solo da un pubblico competente nella materia (qualunque essa sia). La divulgazione di argomenti non mainstream è necessariamente limitata a meno di non fare bombardamento mediatico che proprio a causa delle regole di mercato è impossibile. Oppure, se uno avesse un servizio pagato alla fonte e potenzialmente non condizionato dal mercato, potrebbe far passar qualsiasi cagata o qualsiasi meraviglia ad un pubblico più vasto. Dovremmo avere una cosa tipo la Rai o l'istruzione pubblica.....

spike ha detto...

stefano

almeno per il voto quello che CREDE essere il proprio interesse.