1. L'attrattiva di Càdice è l'entroterra. A sentire quello che si dice al Giro, non è credibile che l'ultima maglia gialla del Tour de France - recente vincitore del Paesi Baschi di aprile - si sia concesso qualche giorno di riposo (più o meno attivo) al sole della Playa de la Caleta, prima di fare le valigie per Palermo. Non si spiegherebbe, altrimenti, lo stato di forma esibito dal venticinquenne madrileño fin da Agrigento, e poi sul Pietransieri, e poi a cronometro nella Pesaro-Urbino, e poi ancora sul Carpegna e sul Sorrìvoli ormai alla vigilia della terza settimana. A questo punto, però, sorge il dubbio che chi è in affanno e insegue - anche solo ammettendo manifesta inferiorità - non possa far altro che darsi alla dietrologia, lo sport estremo preferito dall'uomo che si sente battuto. Niente da fare, seguiamo un ciclismo malato, febbricitante. Al quale talvolta capita persino di straparlare, di delirare. E per carità, ora non ditelo all'Associazione corridori: ma per svelare il complotto andaluso, basterà la consultazione dell'apposito formulario previsto dal sistema Adams (Anti-Doping Administration & Management System), il grande fratello che localizza i professionisti ovunque, tutti i giorni tutto l'anno. Se non altro, non occorrerà disturbare fidanzata e famiglia di Alberto Contador, molto semplicemente il più forte al mondo nelle gare a tappe.
2. Piepoli baby sitter di Riccò o Riccò badante di Piepoli? Pietro Algeri mischia furbo le carte ponendosi l'obiettivo, neanche tanto segreto, di far davvero saltare il banco, nelle prossime mani che faranno la partita (Pampeago e Fedaia, più che il bluff Plan de Corones/Kronplatz). Perché il tentativo prenda piede, serviranno le gambe ma servirà anche la testa, l'intelligenza tattica. Ed è un vero peccato che il pugliese nato in Svizzera e residente a Montecarlo, non abbia infine mai avuto né ricercato - ma sul serio, in ben tredici anni di carriera - la solida forma mentis del corridore che fa la classifica, quello che scatta dalla Sicilia e già pensa al traguardo di Milano. L'emiliano-romagnolo (di Formigine e Torriana) ha poi pensato bene di farsi nemica mezza carovana, ingaggiando duelli, rispettivamente: per un posto in prima fila al Processo alla tappa, in qualità di testimone chiave di chissà quale sensazionale episodio di cronaca, per un tentativo di fuga sulla collinetta di San Carlo - mica il Giau - alle spalle di Bettini, Sella e del mare di San Vincenzo, per la maglia di miglior polemista con l'organizzazione per la tortuosità di certi finali, con alcuni suoi colleghi per altre dichiarazioni alla stampa, con il mondo intero se solo potesse e gli dessero il destro. Insomma, ci sono tutte le condizioni ‘ambientali’ perché il piano Saunier Duval-Scott non vada a buon fine. E radio gruppo manda forti segnali sinistri, in questa direzione.
Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it
Nessun commento:
Posta un commento