Movida triste

Oscar Eleni dalla movida triste di Madrid dopo aver visto Siena costruire un capolavoro e poi stracciarlo per farlo bruciare al solito convento delle suore scalze. Le notti delle sconfitte sono già balorde, se poi queste legnate arrivano quando già pensavi ad un bel piatto di pulpo con pimienta, secondo lo stile galiziano, allora il nervoso supera anche l’irritazione per essersi fatti trovare scoperti dal cameriere madrileno che con furbizia fruga nelle tasche, fa pagare tre volte quello che dice la lista, ti irrita anche più delle auto che, pure nella capitale deserta per il super ponte, sfrecciano dietro il tavolino all’aperto obbligatorio per chi osa ancora fumare. Dicono che un sigaro fra i gas di scarico è il massimo per il suicidio. Accontentati. Notte Sivigliana con il Re, ehi gente in Spagna al baloncesto arriva sua grazia, da noi cara grazia se si vede un portaborse, che dal palco presidenziale benedice i grandi del basket europeo. Cinquanta giganti, Sabonis vicino a Meneghin, Marzorati con Bodiroga che qui sorride e non pensa ai malanni della Roma capoccia dove niente sembra funzionare anche dopo il secondo posto.
Per Siena la benedizione di tutti, la maledizione di pochi fra cui, sicuramente, l’arbitro spagnolo Dani Hierrezuelo che con una fischiata contro Lavrinovic, accusato di simulazione in attacco, regala 7 punti alle speranze di un Maccabi che per 25 minuti era una bandiera stinta per gli oltre seimila tifosi in giallo della grande arena. Incubi che riportano alle cadute rovinose nella coppa Italia dell’anno scorso e quest’anno, perdendo più o meno i 18 punti lasciati alla squadra del camionista Sherf più carico di una molla, partito per dirigere la società, arrivato in tempo, dopo i guai combinati da Katash, per portarla alla finale un‘altra volta. Così come abbiamo visto e goduto i 50 grandi del basket, dal primo all’ultimo, anche per il Maccabi diciamo che non ci siamo persi nulla dalla prima vittoria europea nel 1977 sul campo di Belgrado contro la Girgi Varese di Sandro Gamba. Anche il re ha visto questo miracoloso recupero voluto da Sharp e propiziato dal brasiliano Garcia, l’unico carioca che gioca con la rabbia di un argentino.
Per fortuna nella serata senza oro è arrivato Ettore Messina per guadagnarsi la sua nona finale europea, la ventottesima in carriera lui che aspira alla quarta corona. Il pallore di chi ha sofferto contro le lacrime del Tau ben diretto da Spahjia, la rabbia per aver scoperto che i giornali di Barcellona lo hanno già messo in mezzo, facendogli acquistare giocatori dello stesso CSKA, tormentandolo in una vigilia vissuta nell’emozione perché quando ha camminato fra i 50 grandi si è sentito strano, visto che lui certi giocatori ed allenatori, da ragazzo, li considerava soltanto idoli. Messina furioso che urlava ai catalani di aver venduto la pelle dell’orso prima del tempo spingendolo a stracciare il precontratto, anche perché, si dice, gli è arrivata una telefonata di Giorgio Armani che lo vorrebbe nella sua Olimpia, ammesso che diventi veramente sua. La bomba nella notte dell’eurolega dove l’allenatore della Spagna Pepu Hernandez annuncia di voler lasciare la nazionale dopo le Olimpiadi anche perché si dice che Malaga lo abbia contattato per sostituire il Sergio Scariolo che secondo qualcuno è, in pectore, il nuovo allenatore di Milano. Povero Caja assalito da ogni parte prima di andare all’assalto dell’Europa che, diciamolo chiaro, tifa per un ritorno di Milano nel grande giro.
Tornare su Siena, la caduta dello zucchero offensivo, la tragedia difensiva sul quarto fallo di Stonerook che doveva essere tolto sul più tredici. Errori, cadute, lacrime, cibi sani prima della benedizione di Gianni Petrucci, che giustamente pensa di essere il vero ministro dello sport italiano, passato dall’Eurobuilding per rianimare i verdi di Siena, verdi dalla rabbia, dalla tristezza, ma sempre orgogliosi di una stagione record che, secondo logica, dovrebbe finire con il terzo scudetto. Tormentoni da tribuna stampa con la gente di Lega assalita per questa storia delle partite alle 21. Tutti a scusarsi, ma in realtà non cambierà nulla anche se a scrivere fosse Nostradamus che ha previsto per il basket italiano traditore della stampa scritta un finale da apocalisse seguendo i gorgheggi dei ragazzi SKY e delle loro gite al bar con lecca lecca dell’ape regina. Rabbia e previsione: ve la raccomando una probabile finale Siena-Avellino per le ribattute del giornali a tiratura nazionale. Solito discorso. Si guarda al numero di abitanti e non le squadre. Se questo sarà il verdetto del campo dovremo inchinarci.
Pagelle a mezza strada:
10 Al veterano SHARP che ha salvato ancora una volta il Maccabi. 37 anni, 7 finali. Un bel fenomeno.
9 A Shaun STONEROOK perché si è visto bene cosa conta nel sistema Montepaschi. Si votano i bei ragazzi di talento, ma non si considerano i campioni al di fuori delle statistiche.
8 All’Ettore MESSINA vigoroso che raggiunge la 28esima finale in carriera. Questa volta è stata proprio dura.
7 A Bucaneve SPAHJIA che non terrà il suo posto al Tau caduto per la terza volta quando era vicino alla coppa, ma bravo a far soffrire la vera Armata moscovita.
6 A Pepu HERNANDEZ che, come tanti, si domanda per quale motivo gli Stati Uniti, alle Olimpiadi, potranno utilizzare giocatori reduci anche da infortuni seri tipo Bryant, mentre alla sua Spagna viene negato di poter convocare Garbjosa. Una questione da tenere presente anche per l’Italia, pur ammettendo che ci dispiace per Hackett e Belinelli, meno per Bargnani.
5 Alla panchina senese globalmente intesa, cambi e tecnici, perché nella sera degli sparafucile, oltre un tiro da 3 al minuto, non tutto ha funzionato e non tutto può essere risolto dicendo che adesso serve la pace dopo aver faticato tanto.
4 Ai frilli di LEGA che girano fra i giornalisti e dicono che hanno tutte le ragioni per protestare davanti alle partite che si iniziano alle 21. Ipocriti.
3 Agli arbitri delle semifinali che nel momento chiave, con il potere discrezionale, come si temeva, hanno in pratica deciso la vittoria del Maccabi e la sconfitta del Tau. Fischiate da 5-7 punti. Averceli dei cannonieri del genere.
2 All’ULEB che durante la suggestiva cerimonia per la premiazione di grandi ha obbligato i giornalisti a rimanere in tribuna, senza potersi quasi muovere, dimenticando di far sapere che la passerella sarebbe avvenuta al buio, con il riflettore puntato sui grandi. Bella cosa, ma anche terribile per chi già vede poco e deve spedire in fretta.
1 Al CORBELLI dell’Olimpia perché se girasse un po’ nel basket che conta davvero si renderebbe conto che nessuno chiede di lui, salvo per sapere se andrà via presto, mentre tutti vogliono sentirsi dire che sarà davvero Armani a prendere la squadra di Milano.
0 Ai pentiti per lo spostamento dei play off italiani perché adesso dovranno vedersela con i giocatori di Siena costretti a rimuginare su una notte balorda cominciata in maniera imperiale sul tuffo di Stonerook e finita con la più amara delusione, perché in questo caso non puoi salvarti dicendo che la squadra ha dato tutto.

Oscar Eleni, da Madrid
Fonte: www.settimanasportiva.it

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