Credibilità di serie B

di Stefano Olivari
Nel finale di stagione la serie B italiana non gode né di buona stampa né di buone quote, visto che a volte i pareggi sono offerti a livelli imbarazzanti. Il fatto stesso che il pareggio sia ritenuto dai bookmaker e dal mercato il risultato più probabile (e quindi quello dei tre con la quota più bassa) è nella percezione comune ormai sinonimo di partita sospetta.
Più volte abbiamo spiegato che non sempre c’è dietro qualcosa di losco, come prova il fatto che molti pareggi ‘annunciati’ poi non si verifichino (tipo il Modena-Atalanta di ieri sera): la verità è che quando ci sono sul mercato poche migliaia di euro bastano pochi giocatori forti per spostare le quote, come avviene in Borsa con i titoli a scarso flottante. Allora l’overdose di pareggi della B è un falso mito? Risposta: no, c’è un fondamento statistico che prescinde dalle ultime giornate. Nella stagione corrente, prendendo in considerazione tutti i campionati professionistici del mondo (del mondo!), ai primi quattro posti come percentuale di pareggi ci sono tre tornei italiani: il girone A della Seconda divisione di LegaPro è in testa, con il 37,2%, seguito dalla Ligue 2 francese (34,8), dal girone A della Prima Divisione di LegPro nostrana (34,5) e dalla serie B (34,4). Essendo scontati i discorsi sulla poca convenienza del pareggio, nell’era dei tre punti a vittoria, la statistica parla chiaro circa la credibilità di parte del nostro calcio. La serie A, per dire, viaggia sul 26,2 mentre Liga e Bundesliga sono intorno al 21. Non si può quindi biasimare il bookmaker che mette limiti alle puntate o ritira certe partite dall’elenco di quelle giocabili.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale)

1 commento:

Ale ha detto...

Ho sempre sentito dire che i maggiori "condizionamenti" avvenivano nel girone C della 2° Divisione di LegaPro. In ogni caso, fermo restando la validità del discorso di fondo, credo ci sia anche una spiegazione tecnica delle cifre elencate. Il calcio italiano è di gran lunga il più tattico e nelle categorie inferiori, prive di campioni in grado di fare giocate di un certo tipo, l'equilibrio è spesso difficile da spezzare. Gli arbitraggi stessi sono meno all'inglese. Per non rischiare nulla si fischia il minimo contatto. Trovo quindi fisiologico che ci siano più pareggi rispetto ai campionati esteri. Poi che la logica dell'equilibrio venga utilizzata per altre cose non lo escludo. Certo che anche in A nelle ultime giornate si sono viste partite discutibili, magari non finite in pareggio. Le squadre cosiddette demotivate sono variabili impazzite (si fa per dire....).