di Oscar Eleni
La sauna di Siauliai, i tre che dovrebbero spostare, le offerte per Mordente, le trombe pre-campionato e i miracoli di Sky.
Oscar Eleni dal piccolo villaggio tedesco di Duppertal dove c’è una strada chiamata della salute e un’altra della sobrietà. Tutte e due conducono, però, all’ospedale dove siamo andati di corsa per controllare le piume. Verifica necessaria alla vigilia del campionato europeo di basket che affrontiamo con la squadra migliore, senza la consolazione di poter litigare su chi è rimasto fuori, come capita a quasi tutti gli altri sport, perché sulla poltrona di casa non si siederà nessuno che possa essere rimpianto, neppure mezze figure come quelle che fanno litigare il calcio azzurro, né la abbondante confusione che manda in corto un pacifico scienziato come il Barbolini della pallavolo femminile. Siamo in amore, come tutti quelli che non ascoltano Petrucci e le sue rosee previsioni, purtroppo condivise dal nostro caro Boniciolli che in una bella intervista al solito Campana, accidenti l’Enrico ci cuoce tutti con la sua splendida bulimia che fa capire come il basket sia caduto dalla padella nella brace, sostiene la stessa cosa. Ci sembra davvero tutto esagerato perché nell’arena di Siauliai sarà più facile finire nella sauna al quinto piano che nella sala trionfi, o, magari ci sarà di consolazione l’appello al buon vino che fanno sempre i camerieri quando dal campo, un palazzo da 5.500 posti, si fugge per andare a cercare sollievo nel cibo e e nel resto dopo aver visto quello che non volevi vedere.
Pochi giorni e sapremo tutto su Azzurra, quella che in troppi considerano squadra eletta perché ha messo d’accordo tre giocatori importanti. Gallinari, quello che sposta davvero tutto, Bargnani, quello che potrebbe spostare tutto, Belinelli, quello che potrebbe armonizzare tutto se dimenticasse origini, esperienze, se potesse dedicarsi tutto alla causa. Se crediamo ciecamente in una squadra senza centro, con in regia giocatori incompleti (Hackett è fisicamente di alto livello, ma non sa cosa sia l’armonia, Cinciarini è intelligente, ma molto acerbo per certe arene, Maestranzi è la fede fatta uomo, uno che andrebbe contro i muri, che passa pure bene, ma la sua taglia mini lo porterà sempre all’inferno), allora dovremo andare nell’ospedale di Duppertal per far controllare le piume come succede all’uccello del Paradiso quando è in amore. Noi siamo in amore, tutto il basket italiano vorrebbe essere in amore, o almeno finge l’euro orgasmo, ma nella sostanza sappiamo anche che se la squadra atipica, disegnata da Pianigiani e dalla sua squadra tecnica, non passerà prima nella chiesa di San Pietro e Paolo, la cattedrale di una città dove si concia la pelle, si lavora bene il legno, ma si progetta anche per meraviglie elttroniche, e non si metterà in ginocchio giurando fedeltà all’idea che i gregari esistono per portare borracce e non per curare le proprie statistiche, allora avremo il disastro come avvenne in Spagna quando Bargnani e Belinelli furono emarginati dalla mediocrità generale.
Non dovrebbe accadere perché il faraone del gioco è uno come Danilo Gallinari che capisce subito se qualcuno bluffa, finge di stare al gioco e poi va per conto suo. Aver portato Mancinelli a questo livello di maturità tecnica, spiegandogli bene le cose, pregandolo, in ginocchio, di usare il suo tiro dalla media distanza soltanto in scadenza dei 24 secondi, è stato molto importante, ma serve anche il talento degli altri, un talento paesano, buono per una terra, qui Boniciolli ci prende in pieno, dove abbiamo trascurato tutto, svegliandoci quando i buoi erano già da Mc Donald's, per un Paese dove le palestre sono chiuse, i campi sportivi sono pieni di barriere, dove la scuola odia il sudore e fa giocare i ragazzi a ruba mazzo per evitare grane con il provveditorato e le famiglie tremebonde. Quindi soldatini di piombo che le squadre italiane sono obbligate a tesserare, anche se poi capita che Mordente, il capitano di Azzurra, non abbia ancora trovato un contratto perché nessuno gli offrirà più di un quinto di quello che prendeva all’Armani.
Europei difficili perché davanti abbiamo colossi, anche se è vero che la Serbia, nel precampionato tossiva, se è sbagliato considerare la Germania tremenda per Nowitzki, ma attenti a considerarla buona solo per il campione NBA, se la Francia, che ha uomini e mezzi per andare tanto lontano, viene considerata come il paradiso di Parker. Poi ci sarebbero Israele dal dentone avvelenato e Lettonia che gioca a 130 chilometri da casa. Insomma per arrivare fra le prime tre serve tutto, ma, come diceva Arrigo Sacchi, oltre all’occhio è necessario anche avere fortuna. Ne avremo? Ce la meriteremo? Difficile da dire, così come sarebbe difficile adesso parlarvi del prossimo campionato che dopo 5 anni partirà senza una favorita fuori quota, perché Siena dovrà temere questa Milano, questa Cantù e non soltanto, visto che non esiste neppure una squadra con la faccia sperduta di chi parte con l’obiettivo di salvarsi. No. Questa volta tutti danno fiato alle trombe, tipo calcio per capirsi, poi il campo sarà più severo e più giusto come direbbe il Facchini sempre illuminato che ci ha presentato il solito Henry Bell. Mettersi in trincea e rimandare ogni discorso sui casi Melli e sulle situazioni melliflue al dopo Lituania.
Per adesso vorremmo segnalare alla pubblicità SKY che personalmente dei loro “miracoli” ce ne fottiamo, noi ed Eto’o. Pagavamo tanto per avere molto oltre al calcio. Dal basket al volley all’atletica. Ci avete lasciato le freccette, la lotta in maschera, ora aspettiamo la pesca sportiva pronti a farvi conoscere Arturo Kenney, grande del Simmenthal, che ogni estate organizza per i suoi amici la pesca a pescioloni che fanno impressione. Sono miracoli da caccia al tiranno. Ci si sente per il basket giocato a Siauliai, città dai molti stemmi, dalla religiosità forte, terra dove si è versato sangue per crociate religiose finite malissimo. Ecco, cerchiamo di sopravvivere in questa crociata sotto il segno del cane rosso, poi si potrà bere insieme e allora sveleremo il segreto dei messaggi telefonici di chi non vuole essere troppo duro, ma neppure scambiato per un coglione. Neppure noi vorremmo che fosse così.
Oscar Eleni
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