Il cuore di Seabiscuit

di Oscar Eleni
I giocatori che fanno solo scena, il milione di Sacripanti e gli allenamenti segreti di Scariolo. Voti a Mordente, Cancellieri, Smith, Bucchi, Karl e Valli.



 

Oscar Eleni sdraiato sotto i ginepri della Virginia accanto al monumento di Seabiscuit, cavallo ribelle, di piccola taglia, diventato mito senza tempo sulle piste del galoppo, simbolo di rinascita negli anni della Grande Depressione, speranza per gli Stati Uniti piegati da una crisi economica che assomiglia tanto a quella di oggi. Perché Biscottino e la sua storia rubata dal cinema al libro di Laura Hillenbrand? Per una frase che Tom Smith, il rude allenatore interpretato da Chris Cooper, dice a Charles Howard, dal nichelino al miliardo, per una verità che ripete all’attore Jeff Bridges quando deve spiegare perché ha scelto Seabiscuit così piccolo e Red Pollard, interpretato da Toby Maguire, fantino così grosso: “Perché molti di quelli che vedi in pista, in giro per le corse, fanno scena. Questi, invece, hanno cuore ed è la differenza”. Le squadre che stanno cambiando vestito già adesso dovrebbero almeno ricordare questa regola: quelle che sono costrette hanno già conosciuto atleti che fanno soltanto scena, le altre, prendendo spunto dalla fede di un Crespi nella esaltante atmosfera di Casale Monferrato, dalla garra difensiva del Mordente tenuto fuori gioco per due mesi e accontentato soltanto in parte economicamente, si ricordino quella frase. Seabiscuit battè effettivamente un grande avversario come War Admiral. Per il testa a testa di Pimlico gli ascoltatori alla radio furono più di 40 milioni. Alla gente piace questo. Se fossimo un paese normale sarebbero Caserta ed Avellino, sempre alle prese con problemi economici, ad entusiasmare la gente, invece attirano soltanto creditori che rendono difficile persino allenarsi. Invece andiamo dietro a tante baggianate, a giocatori che fanno scena, a dirigenti che sono andati sulla scena solo per mostrarci la loro bella faccia, mai un’idea, mai niente che ci possa far stare sereni sotto i ginepri della Virginia.  
Caserta che prima impallina Siena nella casa del pentascudetto, poi si mangia Milano correndo sopra giocatori con la pancia già piena prima di arrivare, obbliga il suo coraggioso allenatore Pino Sacripanti, ancora risentito per le critiche che hanno tormentato i giorni delle 3 sconfitte consecutive dopo le prime 3 vittorie dell’iniziio, dice chiaro a tutti: “Ci manca un milione di euro per finire la stagione”. E noi stiamo a sentire la Lega del bayon che ancora ci fa andare in orbita discutendo sulla straniero in più che farebbe costare meno le gestioni societarie. Avellino potrebbe dire le stesse cose di Caserta. Non pensiamo che a Treviso siano tanto tranquilli visto che la cessione gratuita dei Benetton non ha ancora portato in città gente con progetti per resistere e, casomai, raddoppiare l’impegno.
Caos anche al vertice e mai come quest’anno è difficile scegliere le padrone del campionato perché Siena è in grossi guai, perché Milano è diventata come temevamo un babbà senza rum dopo esserci accorti che il bicampeon europeo don Sergio Scariolo chiedeva di non andare ai suoi allenamenti, pregava di passare attraverso la società per chiaccherate che un tempo erano anche senza fini di lucro o d’intervista. Cantù è alle prese con la superattività campionato-coppa e quando già sembrava che avesse speso troppo si trova al bivio per le scelte future. Era l’ora dell’assalto alla diligenza, ma Roma nicchiava in viale Tiziano e quando si è svegliata hanno riaperto la NBA; Bologna brindava all’utopia Bryant mentre la squadra si sfasciava sul pivot pugilatore; Pesaro aveva tutto per partire alla grande, ma appena si è accorta di poterlo essere si è svegliata con una virale fastidiosa. Nella rincorsa restano Biella e Venezia che hanno dietro qualcosa di più dell’entusiasmo. Saranno loro a farci divertire, ma sappiamo che la Reyer deve vivere in esilio e che nessun grande risultato, nessun esodo di massa, commuoverà una giunta comunale che già ha lasciato cadere in Laguna il calcio e ora tratta alla stessa maniera l’unica realtà di serie A di una città straordinaria che esagera in tutto, dal bicchiere d’acqua alle schie, ma non esagera mai nell’essere generosa con chi farà pure i propri affari, ma al momento anche quelli della comunità sportiva abbandonata oltre l’Arsenale. Ci sarebbe anche Varese nella corsa verso l’Ovest di Paperino, però sappiamo che il rigore nella gestione economica impedisce qualsiasi sogno che vada oltre una stagione di classifica medio alta, anche se con Charlie e i suoi filtri magici per la mente non bisogna mai stupirsi.
Pagelle a schiena dolente.
10 A Pino SACRIPANTI capitano coraggioso di Caserta che non vende bufale, ma soltanto progetti concreti e se non può farlo chiede almeno di essere rispettato.
9 A Marco MORDENTE che torna proprio per graffiare Cantù, una delle sue avversarie preferite, ricordando la scarica vincente da 3 che l’anno scorso fermò per un attimo l’ascesa Bennet.
8 A Massimo CANCELLIERI perché la Biella che esce dal suo codice da Vinci assomiglia ad una squadra che ora si merita davvero il nuovo palazzo.
7 All’Andrè SMITH che ha ridicolizzato i centri ( centri?) di Milano perché questo 2 metri del Michigan per arrivare da noi ha dovuto conoscere se stesso fra la Svizzera, il Giappone e l’Inghilterra mentre gli esploratori italiani cercavano i soliti tartufi.
6 Alla NBA che finalmente torna e ci toglie il cerchio alla testa delle squadre provvisorie, delle programazioni maleducate, dei sentimenti barbari di chi era pronto a giocarsi la camicia su giocatori che per la squadra non avrebbero dato neppure un nichelino di sudore.
5 A Piero BUCCHI finalmente arrivato in testa alla classifica di A2 con Brindisi se si ferma a guardare il mare chiedendosi perché a Scariolo perdonano tutto, mentre a lui non davano fiducia neppure dopo due finali scudetto.
4 A George KARL, grande allenatore di Denver dove gioca Gallinari, perché suo figlio Coby non riesce a vincere quando lui è in tribuna. E’ accaduto con Milano, a Milano, con Montegranaro a Casale. Da noi i vecchi marpioni chiederebbeo un cambio di tragitto.
3 Al disperato VALLI che vede la Fabi affondare malamente ad ogni inizio partita. Adesso urla di essersi stancato. Doveva urlare molto prima, molto prima bisognava ragionare su una squadra costruita da chi pensava a tutto, ma non certo alla dedizione difensiva.
2 Al DOPPIO IMPEGNO che mette alla corda grandi società, come ha sempre detto Pianigiani quando ha presentato il programma di emancipazione tecnica per la specie italiana, sia dei giocatori che delle società. Viaggiare, non recuperare, peggiora la salute muscolare e mentale, se poi sei a cottimo fai presto a fare due conti e due passi indietro. Certo esiste anche la sfortuna, ma bisogna risolvere il problema al più presto per fare un salto in avanti. Il Pianiagiani lo ha detto a tutti in ogni maniera, para amigos e para prensa parucolosa, ma siamo fermi alla cicuta del campionato da ridurre aumentando.
1 Ai FORNITORI di maglie perché questi giocatori ossessionati dalla casacca infilata nei mutandoni, quando si sbaglia la scusa è buona, fanno andare fuori di testa arbitri che, non potendo mostrarci il loro talento chiamando cose che consentano alle partite di non far circolare statuine da un canestro all’altro, si scaldano al punto da non tollerare più facce, faccine, proteste da cicisbei maleducati. Fate maglie a sottana come per le lituane e tutti saranno più sereni, non fate sottomaglie per gente fragile, non fate nulla che distragga arbitri già infelici.
0 Avviso per TUTTI i TELECRONISTI che continuano a parlare sulle immagini senza spiegarci cosa succede. La massaia che volevano conquistare in chiaro spesso non capisce perché la palla va in canestro e il punteggio non cambia: colpa dell’elettronica, ma anche del fischio che annulla. Allora meglio sapere perché hanno annullato piuttosto di sentirci raccontare le solite favole sulle squadre vincenti anche se dentro avevano gente che trovava ogni tipo di scusa per non allenarsi. Didascalie gente, informazioni su chi passa a chi, su chi segna, rapidità non vuol dire rendere più belle le telecronache.

Oscar Eleni (28 novembre 2011)

3 commenti:

marcopress ha detto...

L'ultimo voto sarebbe un ottimo spunto per spiegare quello che succede non dico alle massaie ma almeno ai tantissimi lettori di un blog.

Ioelolimpia ha detto...

Il commento al voto di Bucchi mi sembra capzioso: la fiducia della società Bucchi l'ha sempre avuta, pure troppa.
Dopo la prima finale epurazione di 3/4 del roster a significare che solo lui era stato bravo in quella stagione.
Dopo la seconda, situazione similare, lui era la costante, tutto il resto andava cambiato.

Cristian ha detto...

Caro Oscar su Bucchi se si riferisce ai tifosi ci può stare
Se si riferisce alla società mente sapendo di mentire
Mai mai mai ho visto un coach, di qualsivoglia sport, cosi strenuamente difeso a dispetto di quello che (non) faceva nel suo ruolo