Vent'anni senza Regina

di Simone Basso
I Queen vent'anni dopo, l'estasi dell'oro (anzi del platino) per il piacere di molti e lo sfregio di altri. Amati e odiati come pochissimi nella storia mercantile del rock: nel bene e nel male, insostituibili e internazionalpopolari. I peccati della Regina? L'appartenere alla (de) generazione dopo, quella che occupò il vuoto lasciato dai Grandi, e l'adesione spontanea alla cosiddetta cattiva scuola dell'heavy metal. Quindi stroncati a prescindere, un destino che toccò pure a loro precursori di alto livello: Black Sabbath, Grand Funk Railroad, Uriah Heep. Tutti, all'epoca, evirati di dignità artistica dalla kritika ufficiale. I Queen, qualche anno dopo, si resero protagonisti di un crimine entusiasmante: rivelarono alla massa che il re era nudo, cioè che il rock era diventato, in quanto industria (leggera), intrattenimento puro. Come Frank Sinatra, il burlesque e la danza del ventre. Il cinismo di Mercury e soci coniugò al massimo livello tutti i linguaggi del pop. Un catalogo fantasmagorico di possibilità sonore applicate: l'hard, un po' di prog sinfonico, pennellate di folk, jazz, vaudeville, funky, disco, country, eccetera. Il tutto siglato da una disciplina esecutiva militaresca, ossessionata dal perfezionismo formale in studio. L'ossimoro totale rispetto ai colleghi dei Settanta, magari più geniali e ispirati ma talvolta caotici e approssimativi.
Ecco allora l'ammirazione di un Frank Zappa: i Queen ordigno canzonettaro pre-zorniano, padrini di un'estetica art-rock che ha germinato anche in ambiti impensabili. Ferocemente popular ma con un'ambiguità, soprattutto sessuale (con quel nome...), che a volte li rendeva poco rassicuranti. In fondo i Germs, l'apice del nichilismo punk, si incontrarono per la prima volta a un loro concerto... E pensare alle coverizzazioni, veri e propri omaggi, degli industriali Laibach e Nine Inch Nails dovrebbe chiarire meglio l'assioma.
Potremmo individuare tre fasi distinte nella carriera della Regina.
Gli esordi, che coniugarono il metallo urlante con una vena poppista ed esperimenti très chic. Memorabile la vernice, ovvero i Queen senza l'esoscheletro produttivo. Poi il bis che (loro malgrado) avrebbe ispirato, nel decennio seguente, le flatulenze epic-metal; la differenza, fondamentale, era riposta nell'ironia contagiosa dei nostri, contrapposta al ciarpame (serio!) dei metallari alla Manowar. "Sheer heart attack", proteiforme, schizofrenico, fu il prologo ideale per i fasti del magniloquente "A night at the opera" e della sua copia carbone "A day at the races".
"News of the world", uscito in pieno ciclone wave, chiuse il cerchio allontanando la band dalle trame sofisticate di Roy Thomas Baker. Ellepì grezzo, di una varietà assurda, è il disco che meglio li rappresenta. Gli anthem alla "We will rock you" esemplificarono un concetto caro alla ciurma: il voler essere radicati nella cultura popolare implicava pure la creazione del coro da stadio o di una sigla pubblicitaria. Semileggendaria un'intervista di quel periodo, una delle poche rilasciate da Mercury ai media inglesi: il (non) dialogo tra una giornalista e una rockstar. Le canzoni come fazzoletti di carta, utili a soffiarsi il naso prima di essere buttate via... Una dichiarazione, a suo modo, di un'onestà raggelante. Spartitraffico di un'epoca conclusa, "Live Killers" introdusse l'era americana; il trionfo commerciale di "The game" e il tonfo di "Hot space". Che fu però l'ultimo tentativo di reinventarsi.
Da "The works" in poi, 1984, si sarebbero limitati a proporre ad libitum la loro formula magica con sempre più trucchi e mestiere e, di conseguenza, meno ispirazione.
Gestirono il tesoro, una fortuna economica clamorosa, trasformandosi in un'icona, un marchio, dalle stupefacenti possibilità concertistiche. Se nei ruggenti Seventies erano un formidabile ensamble live, negli Ottanta divennero una creatura mitologica da stadio. Una macchina bellica in spazi aperti. La migliore, l'unica che performasse alla perfezione di fronte a folle oceaniche, adoranti. Forse perchè la Regina Ltd non riusciva più a sopportarsi all'interno delle mura (claustrofobiche) di uno studio di registrazione. Quindi l'ego dei quattro armonizzava meglio negli ambiti infiniti di Knebworth Park, se non altro perchè riusciva difficile (con centomila testimoni sotto il palco) riverberare le tensioni, inevitabili, di un combo miliardario.
La nebbia artificiale, il ghiaccio secco e la caciara del wattaggio mettevano a nudo la composizione molecolare.
Un compromesso bizzarro tra semplicità e complessità. La prima incarnata dalla base ritmica, sicura e senza voli pindarici. Roger Taylor, Bonzo Bonham dei poveri, era essenziale per l'apporto (strepitoso) alle celeberrime linee vocali del gruppo. John Deacon, il bassista, portava alla causa la quadra definitiva del suono. I due solisti erano invece esagerati, carichi e aggressivi, diretti alla giugulare del pubblico: la chitarra sovradimensionata di Brian May, un'orchestra a sei corde; la voce di Freddie Mercury, uno scherzo della natura, l'Yma Sumac del rock. Furono le corde vocali al tungsteno di quest'ultimo, quattro ottave di estensione e una coloratura impressionante, e la sua presenza scenica a consentirne l'immortalità stilistica.
Farroukh Bulsara, di origine parsi, era una maschera umanissima, globale; conciliò le sue inquietudini, il dolore sottotraccia del freak, con le pose esagerate, le clownerie e la grandeur.
Sacerdote macho gay (sic) di un rito che, al meglio, non poteva che destare l'ammirazione della moltitudine. Perfetto nel ruolo di Fregoli rock and roll, per Re Pavone il palco dove esibirsi era il mondo intero. Esplorarono nuove frontiere, non solo il videoclip, mercati vergini o quasi: il Sudamerica, la cortina di ferro (l'Ungheria), anche (ahivoi) il Sudafrica in pieno apartheid. Britannici nella carne e nello spirito almeno quanto erano americani i Kiss e le loro paccottaglie, misero assieme la sintesi impossibile: il kitsch di Cecil DeMille, le citazioni dei Fratelli Marx e l'ipercapitalismo. Furono una bella colonna sonora della globalizzazione occidentale, ingenua e allegra. E prolungarono la propria adolescenza senza vergogna, giocando scherzi di ogni tipo. Uno, le casalinghe disperate di "I want to break free", costò loro l'abiura dal supermercato yankee, troppo omofobo per gradire quella scenetta.
La burla più gustosa Freddie la perpetrò postumo e fu il tributo in suo onore a Londra nel 1992:
on stage passò lo showbiz che contava e, chi più chi meno, dimostrarono impietosamente quanto fosse arduo giostrare sulle timbriche di Mercury. Troppo complesse finanche per cantanti dalla fama insospettabile, che quella sera fecero la figura di dilettanti allo sbaraglio. Uno spasso. Quando se ne andò, il 24 Novembre 1991, aveva già preparato ogni dettaglio; consentì, per onorare i genitori, una cerimonia funebre di culto zoroastriano. Il fuoco per Zarathustra rappresenta l'energia simbolica: istruì che durante la cremazione, mentre le fiamme lo bruciavano, fossero trasmesse "You've got a friend" cantata da Aretha Franklin e l'aria verdiana "D'amor sull'ali rosee", interpretata dall'amica Monserrat Caballè. Il solito esibizionista, eccentrico, aveva forse già previsto tutto tanti anni prima...
"Great King Rat died today / Born on twenty-first of May / Died syphilis forty-four on his birthday / Every second word he swore / Yes he was the son of a whore / Always wanted by the law..."
(da "Great King Rat", 1973)

Simone Basso (24 novembre 2011)

34 commenti:

jeffbuckley ha detto...

1. bel post che, come sempre, scava e trova significati anche dove apparentemente ce ne sono pochi (alla fine "it's only rock'n'roll", no...?).
2. per me tutta la musica ha diritto di esistenza, nessuno è obbligato ad ascoltarla o a comprarla, c'è il suffragio universale....
3. niente da dire sulle doti di freddy e brian, due giganti.
Però....
Però considero i Queen uno dei gruppi più sopravvalutati della storia. In UK sono formidabili nel creare mode e miti e i Queen sono un esempio/prodotto classico di tale "industria" senza nemmeno gli alibi pseudo politici dei Clash (musicalmente mediocrissimi) o rivoluzionari (?) dei Sex Pistols.
Entertainment puro, eterogeneità fine a se stessa, i Take That o Lady Gaga degli anni 80.

cuginostivi ha detto...

jeff@ con tutto il rispetto... ladygaga degli anni 80'??

vedremo se tra vent'anni ci ricorderemo 1(una) canzone di ladygaga.

fabioalessandria ha detto...

Torno a postare dopo una vita, potere di sua Maestà. Simone, in generale bel pezzo, come sempre. Su alcune cosette farei la maestrina con la penna rossa, se me lo permetti. Intanto, che dal 84 in poi i Queen copino l'ultima versione di sé stessi è pur vero, con l'eccezione di Innuendo- non è poco, per nulla...- che è un disco magnifico ed è al pari dei grandi dischi anni '70. Era un tentativo di ristabilire lo stile Queen riveduto e corretto, era un'ennesima ripartenza, a mio avviso, in caso possiamo anche soffermarci sugli aspetti tecnici. In sostanza il tuo discorso sul copiare se stessi si riduce ai 3 dischi tra l'84 e l'89?
Taylor come Bonham dei poveri mi sembra un tantinello ingeneroso. Probabilmente te lo ricordi dal '79 in poi, in versione meravigliosa drum-machine (anche se quell'hi-hat profondo e costante sul rullante resta un cosa geniale). Ma Taylor è un mite virtuoso. Nei '70 ha dimostrato a tutti il suo senso del ritmo assoluto e una fantasia senza eguali (non fa mai una cosa uguale, avrà cento micro variazioni) ed intanto armonizza sulle note alte come nessuno. (Oh, chiaro che si parla di rockandroll, però i fatti sono questi... ndr ho scovato un live a Boston del '76, dove altro che Bonzo dei poveri... se mi lasci un contatto ti faccio un transfer). Altro mito da sfatare è questa equazione Fred+Brian+gli altri due che sono bravi a tenere quadrato il ritmo. A parte che il loro contributo complessivo sul sound è essenziale ma la cosa davvero pregevole dei Queen è che scrivessero e arrangiassero in quattro. Segnalo che i due singoli campioni di vendita negli Usa siano entrambi di Deacon, l'invisibile bassista. (per i non fan "You're my best friend" e "Another One Bites the Dust, che in America è il vero inno, molto più di Champions...).
In generale poi, al di là di analisi da società dello spettacolo che posso anche in parte condividere- discorso lungo e sorvolerei per ora, se permetti- mi sembra che al fondo del fondo ci sia sempre questo pregiudizio su Mercury: grande performer, grande intrattenitore, voce sublime... ma... c'è sempre un sottinteso "ma" quando si parla di Mercury. Si tendono a dimenticare i suoi meriti artistici. Certo, sapeva comunicare con l'ultima fila di Wembley, ma sapeva anche creare armonie vocali e scrivere pezzi immortali, pur senza prendersi troppo sul serio(sono solo canzoni...) Sul fatto che sia stato anche un buon pianista, un ottimo scrittore e probabilmente il più grande cantante della storia del pop/rock non ci si sofferma mai (le edizioni del 40ennale dei dischi dei Queen riportano come bonus alcune registrazioni delle famose sovraincisioni mercuriane, sono precise ai limiti del marziano in ogni registro e in ogni estensione, fossero state registrate oggi avrei certamente pensato all'autotune..., anche qui se vuoi posso favorire i file). Insomma mi pare, al contrario di quello che dice jeff, che i Queen siano una delle band più sottovalutate della storia per via del loro successo commerciale e picchi di kitch notevolissimi e innegabili.
Ps: la cosa dei Take That degli '80 non si può leggere, a meno di chiudere in un cassetto tutti i '70 e gli inizi '90... :-)
Pps: Per sincerità estrema, so che il mio giudizio è quello di un vero fan e non farò il finto equidistante: i Queen sono la band rock della mia vita, in qualche modo l'hanno resa migliore nelle mie mille difficoltà personali e li metto al pari dei Beatles. Più geniali quest'ultimi ma la voce di Mercury mi fa dimenticare che il mondo fa schifo (poi ascolto molto più spesso tutt'altro e con lo stesso puntiglioso gusto, dall'Opera al jazz, specialmente pianistico, ma questa è un'altra storia).
Un saluto. Fate o bravi e non litigate troppo sui muri che poi è difficile leggervi. Keep rockin'
Ppps: http://www.youtube.com/watch?v=9Hn4qPK-Psc&feature=related
F.

GuusTheWizard ha detto...

Per me assolutamente inascoltabili, quoto in toto jeff sul discorso della sopravvalutazione del gruppo.

Álvaro Delmo ha detto...

Non li conosco benissimo a parte i classici. Credo siano comunque entrati nel mito soprattutto grazie al personaggio Mercury e alla sua voce incredibile. Bella ma che non mi ha mai preso più di tanto, forse perché troppo perfetta. Brian May ottimo chitarrista al pari di un Dodi Battaglia. Esagerando si potrebbe dire che se alcune delle loro canzoni le avessero fatte i Pooh (bravissimi tra l'altro, in particolare la parte fine 70 inizio anni 80) non si sarebbe gridato così al miracolo...

ianluPVO ha detto...

sempre bello leggere Simone Basso, anche se quando si parla di Queen per me l'opinione più credibile e solida è quella dell'immarcescibile Scaruffi (ancora di più se si parla di Beatles, le spice girls degli anni sessanta... per rimanere in tema ^__^), che gli amanti della critica musicale conosceranno senza dover linkare alcunchè.
E per rispondere @fabioalessandria, massimo rispetto per il celestiale Mercury ma se si parla di canto puro, o meglio di "strumento voce", tutti devono fare i conti con un altro morto, Demetrio Stratos. Poi si possono creare le nicchie o le sottocategorie ("miglior voce del glam-pop anni settanta"), ma in assoluto ogni paragone con il beeeeen più compianto (parlo per me) cantante degli Area è destinato a fallire.
Chiudo sperando che non parta la classica discussione sul "ma come si permette Scaruffi..." =)

spike ha detto...

simone

post spettacolare. Non sapevo che Mercury avesse quell'estensione vocale. Incredibile.
Ricordo perfettamente il concerto d'omaggio a cui ti riferisci ed anch'io ebbi la stessa sensazione.

spillo ha detto...

mi ricordano l'estate del 1983, quando dodicenne in vacanza con genitori e sorella li costrinsi a sentire in heavy rotation una tdk90 con il best dei queen...

Marcosupersonic ha detto...

Torno anch'io ad inserire un commento dopo secoli in omaggio al potere della Regina.
Complimenti a Simone per il pezzo, godibile, competente e tutto sommato obiettivo, cosa non da poco davanti al fenomeno Queen dove sono in molti a voler fare a loro volta i fenomeni quando ne scrivono. Grazie soprattutto per aver sottolineato l'apporto vocale di Roger Taylor, che raggiungeva note più alte di Freddie Mercury (non per niente l'urlo di My Fairy King è il suo e ricordo le esibizioni in proscenio di '39 dove salivano insieme e poi Freddie si fermava ridendo sull'acuto di Roger) ma non sapeva usare la voce come Freddie e, come molti, se l'è presto rovinata. Sulla valutazione come batterista, direi che sto a metà tra Simone e Fabioalessandria, Roger non ha mai voluto fare il virtuoso (a parte quando cantava "I'm in love with my car") pur essendo indubbiamente dotato, però un fenomeno come Bonzo resta lontano, se non altro come raggiungimenti: ed anche tra i batteristi "sobri" ce n'erano migliori di lui: non tanti però. Brian May come Dodi Battaglia fa ridere, detto da uno che rispetta Dodi: i Pooh di Parsifal riecheggiano qualcosa dei Queen e degli Zeppelin, ma gli assoli non si tratta solo di suonarli, si tratta anche di comporli; si tratta di venire qualche anno dopo e viaggiare su una strada solcata (non solo da Mr. May per carità!); si tratta di ricordarsi che Brian May era uno che aveva costruito da solo la sua Red Special e quello che è stato citato come "perfezionismo" può (deve?) essere letto anche come sperimentazione delle possibilità dello studio: non so se i Queen abbiano la primogenitura in questo, probabilmente no, ma certo furono tra i primi a fare certi esperimenti.
Quoto Fabioalessandria invece sulla necessità di distinguere Innuendo dagli altri lavori: i motivi sono molteplici, alcuni anche contingenti (la malattia di Mercury) ma c'è da dire che il grande problema dei Queen anni '80 era il fatto che non ne potevano più di lavorare insieme, anche per un mero e forse sciocco problema di merito. Le royalties dei singoli andavano a chi scriveva le canzoni ed avevano perciò preso l'abitudine di comporre tutti per conto proprio, col risultato di portare sempre più avanti le proprie cose come solisti in un gruppo (taglio i concetti con l'accetta, naturalmente). Da "The Miracle" in poi decisero di tornare a firmare le canzoni a 4 mani e la copertina di quell'album ricorda proprio la nuova sinergia. Poi però Freddie si ammalò e le cose andarono a ramengo, sarebbe stato divertente vedere cosa avrebbe inventato il grande istrione quando oramai la stranezza era diventata di serie, forse avrebbe stupito tutto con un "ritorno all'ordine" picassiano o forse si sarebbe moltiplicato in mille collaborazioni e progetti, riproducendo in modo squisatamente pop l'icona di se stesso. Peccato non averlo visto o forse, in maniera freddamente critica, meglio così.
PS Sulla voce di Freddie molte esagerazioni comunque, c'è tanta gente che ha estensione simile alla sua ma non conta mica la nota che raggiungi, conta come usi lo strumento...grande coloritura, come dice Simone, e grande consapevolezza, praticamente straordinaria per un autodidatta.

jeffbuckley ha detto...

Cugino, in effetti avevo esitato a scrivere lady gaga ma nella fretta non mi erano venuti in mente altri esempi.
Non mi riferisco ovviamente alla “qualità” della musica (anche se ribadisco che per me gran parte della produzione Queen è inascoltabile) ma alla capacità di creazione del mito di cui in UK sono maestri da sempre. ianlu cita i beatles come le spice girls dei ’60 – immagino con almeno un po’ di ironia – ma è vero che i baronetti hanno a loro volta beneficiato di un momento storico in cui davvero cambiavano tante cose (al posto giusto nel momento giusto, insomma, poi è chiaro che c’erano altri mille gruppi ma loro avevano anche gli argomenti..) e sono diventati protagonisti di un epoca per tutta una serie di cose che con la qualità della musica c’entrano relativamente.
Lo stesso punk inglese è coetaneo, anzi un po’ in ritardo, di quello di NY, ma molto più celebrato, il movimento new romantic con il successo planetario di duranduran e simili, le prime boybands… tutti movimenti musicalmente modesti (fermo restando quanto detto nel mio primo post sulla dignità di tutta la musica, o quasi tutta…) ma incredibilmente pompati.
Un commento sul post di fabioalessandria: tecnicamente niente da dire sui Queen come musicisti ma anche qui evitiamo classifiche e paragoni, che qualche decina di altri batteristi di grande fantasia non si fa fatica ad elencarli...

chad palomino ha detto...

@ ianlu: ma come si permette Scaruffi??? ;)
che poi Scaruffi su certe cose lo seguo, su altre mi pare prendere cantonate bestiali... materialmente non credo avrebbe tempo sufficiente per ascoltare tutto ciò che recensisce, considerando che non è neppure il suo lavoro quello di critico musicale, quindi qualcosa non torna...
Per la gara "Vota la voce" io metto la mia crocetta su Buckley Sr.

fabioalessandria ha detto...

@IanPVO. E chi dimentica Stratos? Semmai se ci si dimentica di qualcuno è sempre la magnifica Berberian... Adoro Stratos, sia con gli Area, sia in tutti i lavori sperimentali successivi, lo amo follemente... però l'approdo di Stratos è alla musica contemporanea sperimentale. Quindi tendo a distinguere, tutto lì. Senza aprire nessuna polemica posso dirti che di Scaruffi non mi frega tendenzialmente una sega? :-)

ianluPVO ha detto...

@fabioalessandria: tendenzialmente puoi davvero =)
io ho citato scaruffi solo per questioni di comodo: la sua scheda su scaruffi.com è lì da 15 anni e riassume una serie di concetti coi quali mi trovo più o meno (più o meno) d'accordo, e che non avrei saputo esporre meglio. E su Stratos, al netto del lato sperimentale, c'è comunque uno strumento-voce suonato come nessun altro nella storia dell'umanità (alè, l'ho detto!..), detto che comunque i primi dischi degli Area (fino a Crac), molto più accessibili di tutto il resto della produzione di Stratos, sono lì a dimostrare che la loro musica poteva davvero raggiungere chiunque.
Su Cathy Berberian invece chino il capo =)

@chad palomino: ecco, cvd! Effettivamente sono anch'io dell'idea che per "assimilare" tutte le informazioni firmate scaruffi ci vorrebbero almeno almeno 10 vite, non so davvero come possa fare ma, seguendo il personaggio da un po', giurerei che è tutta farina (e spocchia!) del suo sacco, salvo dove diversamente specificato (tipo le traduzioni dall'inglese). Se pensi che oltretutto nel frattempo gestiva il centro AI della olivetti a cupertino a metà anni ottanta... in ogni caso ha una risposta per tutto, critiche comprese: ecco, a me quelle risposte, quell'atteggiamento, mi fanno sbiellare (www.scaruffi.com/music/letters.html).

Jack Torrance ha detto...

Queen come i Pooh e i Take That?

Ahahahahhahahahahahhahahah!!!!

Fermo restando che:
1) De gustibus;
2) It's only rocchenrol (but I like it),

come si fa a dire che "The March of the Black Queen" e' come un hit dei Take That degli anni '70?????

Jack Torrance ha detto...

youtubare la suddetta canzone per credere, neh.

chad palomino ha detto...

@ ianlu: scherzavo... a me l'atteggiamento di scaruffi un po' infastidisce, poi per quel che riguarda le idee ci sono cose che condivido, mentre altre credo siano delle c....e immense.

transumante ha detto...

ah, sto scaruffi mi mancava: non so sul resto, ma potete saltare tranquillamente tutta la sezione "scienza"

axel shut ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
axel shut ha detto...

Bohemian Rhapsody è talmente kitsch da rasentare il sublime, nemmeno cantata dai Muppets perde il suo fascino (anzi forse ne guadagna)
http://www.youtube.com/watch?v=tgbNymZ7vqY

Simone ha detto...

Pensavo peggio,in Italia venticinque anni fa se nominavi la Regina finiva a torte in faccia...

@Jeffbuckley:penso che il kitsch della signorina Germanotta avrebbe divertito molto Mister Mercury.
In America non sono bravi a vendere le proprie patacche?
Ma quando mai...

@Cuginostivi:essendo una macchina da esibizione,talvolta le loro canzoni miglioravano con il trattamento live.
Succedeva sempre con le canzoni così così.
Però capitava pure con una "Spread your wings".
Il boogie finale,un mammuth arrabbiato,è sensazionale.

http://youtu.be/320mhRIWgPY

@Fabioalessandria:non mi si apre il link.
Thanks.
La mia idea è che il suono del Dirigibile era soprattutto quel drumming,sensazionale.
Il resto era mancia o,pardon,era il Jeff Beck Group...
Mi sembra scontato affermare l'importanza degli altri due,gli orologi di quel sistema,anche perchè con i Tim Bogert e Carmine Appice di quel mondo,ovvero una base ritmica prodigiosa quanto i solisti della Regina,non sarebbero usciti i Queen.
Bulsara,ripeto,era un mostriciattolo,"nato imparato".
Si,doppiava le voci nemmeno fosse un tape-recorder.
Appunto,una versione rock dell'incredibile Yma Sumac.
"Innuendo" è un epilogo malinconico e orgoglioso,ha almeno tre brani di alta scuola.
Ma,per dirla tutta,non è che "It's a hard life" o "Was it all worth it" fossero canzoncine...

@GuusTheWizard:i Queen spiegati agli scettici in meno di tre minuti.

http://youtu.be/_r4K3bpd87E

@Alvaro Delmo:de gustibus.
Lo sa che Ruggeri li cita ovunque?

@IanluPVO:merci!

Sto con Chad Palomino sull'argomento Scaruffi.
Che ha un'opinione su tutto,che noia,a volte condivisibile,altre decisamente meno.
Per i miei gusti è uno yankee monodico(e quindi pure poco afroamericano).
Efstràtios era uno sperimentatore(favoloso),Bulsara un interprete(strepitoso).
La vocalità umana è un mosaico.
E avrei argomenti infiniti a riguardo:per esempio,Carmelo Bene non cantava,ma la voce la suonava benissimo...

Simone ha detto...

@Spike,Spillo:spasiba!

@Marcosupersonic:grazie.
Taylor era rodstewartiano ma con l'intonazione all'insù.
Un talento,una delle voci più belle del rock inglese.
Freddie copriva un'ampia gamma di timbriche,era ovunque.
Un jolly.
La sua poliedricità nel pop è rarissima.
Nel rock duro ricordo solo altri due cantanti duttili quasi quanto lui.
David Byron e Rob Halford.

@Chad Palomino:Buckley era speciale.
Sono molte le voci con caratteristiche uniche.
Te ne propongo un paio,provenienti da luoghi lontanissimi della terra una dall'altra.

http://youtu.be/h961F-vatKM

http://youtu.be/PS1ncEkIeQ8

@Jack Torrance:scrivendo l'articolo sono tornato su alcune antiche visioni.
Questa è micidiale.

http://youtu.be/Z-uiOLr_yhc

@Transumante:mandami una mail che ti scrivo due righe interessanti...

@Axel Shut:il momento di Animal,il batterista,è sublime.
C'è però chi ha fatto di meglio.

http://youtu.be/cq6rrg4ZLVw

Indovina chi è il produttore...

Hai mai letto "Lo straniero" di Camus?
E' l'ispirazione delle liriche di "Bohemian rhapsody".

Álvaro Delmo ha detto...

@Simone: non ho mica detto che non fossero bravi e ho ammesso di conoscerli poco tranne appunto i classici... Capisco però che trattandosi di una regina il rischio è di essere accusati di lesa maestà è elevato :-) Venendo a Ruggeri, un esempio di canzone alla Queen è Peter Pan.

Jack Torrance ha detto...

Simone, non conoscevo. Bellissima versione live di Somebody to Love. Anche se una canzone così complessa rende secondo me di più nella versione da studio.

Per me i Queen non sono MAI stati "hard rock", con poche eccezioni... pezzi come Tie Your Mother Down, Stone Cold Crazy, ecc. Per il resto gli "early" Queen si inseriscono in pieno nel migliore "rock" tout-court degli anni '70, con uno stile e una personalità musicale tutta loro. Peccato per album francamente scarsi tipo "Jazz", "The Game" e lo schifosissimo "Hot Space", che comunque avevano pezzi gradevoli (basti citare Under Pressure). Peccato anche per la loro vena un po' troppo commerciale degli anni '80.

chad palomino ha detto...

Nusrat Fateh Ali Khan... che voce! Mustt Mustt è un disco che adoro, nei pezzi più tradizionali come nella title track remixata dai Massive Attack, una delle più improbabili hit da dancefloor dei primi anni novanta.

http://www.youtube.com/watch?v=jR67nIhLaBg

Questa sono le mia preferita del lotto:

http://www.youtube.com/watch?v=HLgTAZbTYds

http://www.youtube.com/watch?v=9mxJKb4Kquk

Simone ha detto...

@Alvaro Delmo:si,concordo.
Anche "Contessa" fa parecchio Queen(e Sparks).

Álvaro Delmo ha detto...

@Marcosupersonic: proprio l'altra sera si discuteva con un amico su quale fosse il migliore chitarrista italiano e tra i candidati c'era anche Battaglia, insieme ai vari Rustici, Braido, Mussida... per citare i più noti che poi non è detto che siano anche i più bravi... tu che ne pensi?

Álvaro Delmo ha detto...

@Simone: si potrebbe dire che Ruggeri sia il più Queen dei cantautori italiani. Anche Fantasmi di città (inclusa in Tutto Scorre) me la vedrei bene suonata da loro...

Simone ha detto...

@Jack Torrance:se l'HM anni ottanta si basava quasi unicamente su riff e base ritmica incalzante,l'hard rock dei settanta era decisamente più eterogeneo.
L'impatto dei Queen,soprattutto dal vivo,era parecchio heavy rock.

http://youtu.be/j-noPYjTPGo

P.s.
Gran bella giacca...

@Chad Palomino:"Niente senza te"(..)è splendida,la tradizione qawwali ha una serie di canti d'amore incredibile.

Tornando in Europa,e indietro di quasi seicento anni,ecco una gemma.

http://youtu.be/8HqGSCoUxxk

@Alvaro Delmo:Riccardo Zappa.

Tani ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Tani ha detto...

Bella sorpresa il "risveglio" di Fabio. Piacere constatare che tra buon gustai ci si intende. Diavolo, Freddie.Se mi dici anche Michel Pfiffer...

Da semplice consumatore di musica (nel senso che mi piace ascoltare di tutto, senza particolare preferenze), ma dalle conoscenze techniche zero assoluto,grazie ragazzi anche solo per avere postati questi link. Se poi in giro di una settimana si parla dei Queen e Ruggeri, non posso che ri-ringraziarvi.

@Simone, se ad un giovane che tu conosci, che non era nemmeno nato quanto Freddie e' morto, appena gli metti sullo stereo "we will rock you", mette il volume a palla e comincia a cantare a squarcia gola, significa che il buon Freddie ha seminato bene...

Arthur ha detto...

@alvaro tra i migliori chitarristi italiani hai dimenticato quello che per me è il migliore, Cesareo degli elio e le storie tese!
memorabile il suo duello con santana!!
http://www.youtube.com/watch?v=8PdPUVXGjaI

Álvaro Delmo ha detto...

@Arthur: sì, diciamo che erano solo i nomi di quelli che più spesso circolano. Io ci aggiungerei anche Ivan Graziani, Nico Di Palo e Alberto Radius... Poi secondo me bisogna fare un distinguo sul genere che si suona e lo strumento (elettrica, classica, acustica...).

Cesareo chitarrista di livello ma allora si potrebbe anche aggiungere Michele Zarrillo, considerato fin da ragazzo un piccolo prodigio delle sei corde:
http://www.youtube.com/watch?v=UPjA11owUiM

@Simone: ottima citazione quella di Riccardo Zappa. Fronte Jazz invece un nome è quello di Franco Cerri

Arthur ha detto...

@Alvaro beh adesso ci sono tutti:))
Comunque tra questi i miei preferiti sono Cesareo,Mussida e Nico Di Palo....ma credo che sia solo una questione di gusti,non credo che ci sia qualcuno nettamente superiore agli altri.

Tani ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=5TnaaSQHPPs&feature=youtu.be