di Stefano Olivari
I 100 punti di Wilt Chamberlain in una singola partita, rievocati quattro giorni fa in occasione del cinquantenario, pur nella loro incredibilità statistica ci hanno sempre lasciati più freddi dei numeri medi di quel fenomeno: nella stagione 1961-62 50,4 punti e 25,7 rimbalzi... Nella pioggia di celebrazioni abbiamo trovato particolarmente interessante l'intervista di Al Attles a Marc Stein di Espn, in cui l'attuale dirigente degli Warriors con poche pennellate regala un grande affresco della NBA dell'epoca. Attles era in campo in quella famosa serata di Hershey, come compagno di The Stilt proprio negli Warriors (all'epoca a Philadelphia, oggi a Oakland dopo i nove anni a San Francisco) ed è senz'altro più credibile di chi non c'era o non ha visto filmati di quella partita contro i New York Knicks.
Filmati che del resto non esistono, perché le luci dell'Hershey Arena non permettevano con la tecnologia dell'epoca riprese decenti, a riprova che stiamo davvero parlando di un altro mondo. Non necessariamente più facile, perchè una NBA a nove (!) squadre significava giocare sempre contro i migliori del pianeta in formazioni dal talento non diluito, ma senz'altro diverso. Quanto ai testimoni oculari, si tratta di poco più di quattromila persone di cui tre quarti probabilmente decedute. Attles ha sottolineato diversi aspetti non inediti però mai tenuti, secondo lui, nella giusta considerazione.
1) Quella partita fu vinta dagli Warriors, non fu una passeggiata perdente alla ricerca del record;
2) Chamberlain non ci teneva più di tanto, quella sera era stanchissimo e chiese all'allenatore Frank McGuire di uscire quando la vittoria era ormai al sicuro. McGuire non lo accontentò ed ebbe ragione;
3) Non è vero che segnò il 99esimo e il 100esimo punto con tiri liberi, né dopo tre errori (e quindi tre rimbalzi offensivi) di fila, come è scritto in alcuni articoli, ma su alley-oop con assist del panchinaro Joe Ruklick;
4) I Knicks fecero l'impossibile per impedire il record, tenendo palla contro i propri interessi (stavano perdendo, alla fine il punteggio fu 169-147) fino al limite dei 24 secondi e facendo fallo su giocatori diversi da Chamberlain, ma McGuire rispose subito ordinando falli sistematici per bloccare il cronometro. Insomma, i Knicks non solo non collaborarono, ma fecero di tutto per rovinare la festa ad un avversario che a New York viveva (facendo avanti e indietro con Philadelphia dopo allenamenti e partite) e che non era loro troppo simpatico;
5) I canestri della Hershey Arena (esiste ancora, fra l'altro, ma viene usata soprattutto per l'hockey ghiaccio) erano davvero molto morbidi, come si diceva nella NBA dell'epoca, ma comunque il 28 su 32 ai liberi (non la sua specialità) di Chamberlain rimane clamoroso;
6) Il pallone dei 100 punti nessuno sa chi l'abbia preso (ci sono decine di persone che sostengono di averlo), ma di sicuro il più famoso è quello 'generico' che Chamberlain fece firmare sull'autobus a tutti i compagni.
E quindi? I 100 punti di Chamberlain non sono record mondiale, ma permettono di capire qualcosa della NBA di mezzo secolo fa e del suo campione più famoso. Che in parte deve il suo record più noto all'allenatore che gli aveva dato il dispiacere più grande: fu McGuire, infatti, da coach di North Carolina, a battere la Kansas di Chamberlain nella finale NCAA del 1957 dopo tre supplementari e con ogni tipo di magata possibile (tipo far saltare alla palla a due il più piccolo della squadra, per innervosire), arrivando a triplicare Chamberlain ad ogni azione. Anche Attles, al quale si devono questi ricordi, è stato un grande allenatore: campione NBA (secondo afro-americano a riuscirci, dopo Bill Russell) con gli Warriors di Rick Barry già marchiati Golden State. Lui è uno che c'era, non soltanto quella sera a Hershey.
Twitter @StefanoOlivari
19 commenti:
il parquet dei 100 punti è stato recentemente acquistato dai Sixers che ne hanno conservato la gran parte per iniziative future... una porzione del campo, invece, è stata fatta a pezzettini poi regalati ad ogni abbonato in occasione della partita contro i Warriors del 2 marzo.
Comunque il dominio di Chamberlain in quegli anni è per me paragonabile solo a quello di Babe Ruth con gli Yankees...non mi viene in mente, nella storia, altra superiorità così marcata di un giocatore sui suoi "colleghi".
Dominio di Chamberlain?
Chamberlain era un atleta (forza,velocità, esplosività e resistenza) superlativo e tecnicamente eccelso ma il decennio dei 60 l'ha dominato Bill Russell, che aveva maggior forza mentale e capacità di vincere, al di là dell'eterna discussione sulla bontà o meno dei compagni di squadra.
In un ipotetico 1 contro 1 Chamberlain avrebbe distrutto Russell ma a basket si gioca in 5 e il dominio di un giocatore si vede nei momenti clou delle partite decisive. Nei playoff il gioco di Russell si elevava quello di Chamberlain no: ad esempio nel 68 i Sixers conducevano 3-1 poi nel secondo tempo della settima Wilt si è preso solo due tiri, scaricando la palla su Walker, con il risultato di un'altra vittoria per Boston. Le squadre di Chamberlain hanno perso tutte le gare 7 disputate (0-4) contro le squadre di Russell (che nella sua carriera ha un record nelle settime di 10-0).
Come diceva Russell...Wilt era più interessato alle statistiche, io alle vittorie...ma anche qui, leggendo bene i numeri*, si può vedere come l'impatto sulle partite di Russell fosse maggiore
*http://courtsideanalyst.wordpress.com/2010/01/01/the-great-debate-russell-vs-chamberlain/
Di baseball non so nulla per cui non so valutare l'impatto del bambino
Da bimbo rimiravo una foto a tutta pagina,a colori,su una rivista dei Cinquanta.
La didascalia,firmata Aldo Giordani(!),ne sottolineava la poliedricità.
C'erano infatti i record raggiunti,al liceo,nel decathlon...
Osservandolo in qualche partita,con lo spirito del tempo,appare un atleta fuori dalla sua epoca.
E da quella dopo...
Aveva due difetti,uno tecnico(i liberi,of course);l'altro agonistico,troppo bello e impossibile(poco cuore...).
Il resto era da extraterrestre.
Le mani,i piedi e la velocità dell'Amar'e Stoudemire prima versione;il corpo e la forza fisica dello Shaquille O'Neal di Orlando.
Da qualche parte ci sono le statistiche ufficiose del Chamberlain del biennio d'oro,quello coi Sixers campioni.
Se non ricordo male,siamo sulle sette stoppate e mezzo di media a partita.
No comment.
Ma per me l'impresa più assurda fu la tripla ventina...
a dir la verità il decennio l'hanno dominato i Celtics...invertiamo le magliette ai due e Russell oggi avrebbe le manine spoglie. Riguardo al dominio intendevo chiaramente un discorso di tipo individuale e credo che lì ci sia poco da discutere...
@ Simone
il dominio individuale, indiscutibile per Chamberlain (che a quasi 60 anni sollevava di panca quasi come Schwarzenegger allora campione di body building), senza le vittorie in in uno sport di squadra lascia sempre la sensazione di incompletezza...parlassimo di tennis o sci il discorso sarebbe completamente diverso.
Chamberlain amava i numeri e nel suo biennio migliore nel 68 ha preferito puntare alla classifica degli assist per dimostrare agli altri che era capace di dominare, da centro, anche quella piuttosto che a rivincere il titolo.
@ Straw61
Forse a squadre invertite Russell non avrebbe vinto 11 titoli in 13 anni ma personalmente, se devo fare un discorso da bar, penso almeno 5 o 6.
Nel 55 i Celtics avevano 4 HOF (Hall of Famers) e allenatore Red Auerbach...36-36 e terzi nella divisione, l'anno successivo 39-33...poi arriva Russell (reduce dai giochi olimpici australiani, vinti tra l'altro) e...44-28 e titolo. L'unica costante nei titoli Celtics dal 57 al 69 è Bill Russell. Nel 69 i Celtics vincono il titolo e si ritirano Sam Jones (sostituito da JoJo White - Hall of Fame anche lui) e Bill Russell (sostituito da Finkel) e i Celtics mancano i playoff per la prima volta in vent'anni. Russell ha vinto da solo quanto Jordan e Magic insieme (2 titoli NCAA in un'università senza tradizioni, 1 olimpiade e 11 titoli NBA) . Se non è dominio questo...
Quindi avrei pagato volentieri il biglietto per vedere giocare Chamberlain ma nella mia squadra avrei voluto sempre Russell.
Questo è il mio punto di vista e non intendo assolutamente polemizzare anche perchè il mio giocatore di basket preferito è Dr J, un altro che ha vinto poco, e la squadra NBA per cui ho simpatia sono i Sixers. Tra l'altro nei primi anni 80 ho avuto la fortuna di incontrare personalmente Wilt the Stilt e, dall'emozione, non sono riuscito a spiccicare altro che due parole di circostanza.
@ BP
limitandoci al periodo in cui si sono affrontati, direi che fino a quando Wilt ha indossato la maglietta dei Warriors, non era nemmeno possibile fare un paragone tra i due rosters: i Celtics erano zeppi di fenomeni da Sharman a Cousy, da Hondo a KC Jones, da San Jones a Ramsey a Heinsohn, mentre i Warriors erano essenzialmente Wilt, Arizin, ragazzo di Villanova e Tom Gola...ciò nonostante nell'anno mostruoso di Wilt a momenti portano a casa il titolo. Diverso il discorso con Wilt in maglia Sixers, qui i rosters sono molto più equilibrati, con Wilt adesso ci sono Hal Greer, Chet the Jet, Billy Cunningham, Luke Jackson, Wali Jones ed infatti nei tre anni di battaglie una la vincono i Celtics, una nettamente i Sixers ed una buttata da Phila come hai ricordato tu...diciamo che, rimanendo al bar, sono questi i 3 titoli che potrei concedere a Russell a magliette invertite ma non di più...troppo scarso il suo contributo in attacco per poter sperare di vincere qualcosa con i Warriors, squadra che rimaneva a galla solo grazie a Chamberlain.
Per il resto quando parlavo di dominio, intendevo un'altra cosa: semplicemente la colossale differenza in termini di talento e produzione individuale tra il migliore in un determinato periodo ed il secondo. Non sto certo a negare la grandezza di Russell come uomo squadra, difensore, rimbalzista, ma Wilt era di un altro pianeta rispetto a chiunque. Per intenderci, MJ, per me il più grande di sempre, aveva dietro di lui i vari Drexler, Ron Harper, Isiah, certamente non così distanti in termini di talento e produttività...poi gli intangibles e la testa facevano la differenza.
Questa è solo la mia opinione ovviamente, anche perchè non potrei certamente polemizzare con un discepolo del doctor...
Io sono cresciuto negli anni 70 a pane e Doctor J, con la cameretta tapezzata di poster e le notti da liceale, passate sveglio a sentire le partite alla radio della NATO...poi estati a Phila a vedere le partite della Baker League con Lloyd Free, Darryl Dawkins, Rich Laurel, Joe Bryant, Ollie Johnson, Charlie Criss, Billy Ray Bates, Andre McCarter e via così...il Doc ovviamente la Baker non se la filava e dunque per vederlo ho dovuto aspettare un'esibizione at The Palestra...memorabile.
Invidia che hai incontrato Wilt ! io ne avevo l'opportunità verso la fine dei 90 sempre a Phila, dove ero andato per una fiera di figurine e memorabilia sportivo (sono collezionista), ma nello stesso momento in cui Wilt interveniva alla fiera, dall'altra parte della città c'era Lloyd Free che faceva da testimonial all'apertura di un negozietto (topaia) di scarpe...al cuore non si comanda e, nonostante Wilt, mi precipitai a fare 4 chiacchiere con All World...forse col senno di poi...:-)
@ Straw61
anche da parte mia lungi dal polemizzare, soprattutto con te che hai una conoscenza profonda del basket (ci siamo già incontrati in un post sui Braves) e sicuramente superiore a me, che ho solo avuto la fortuna di aver incontrato qualcuno che mi ha spiegato alcune cose.
Sul dominio individuale di Chamberlain non ci sono dubbi ma forse sottovaluti Russell.
Buoni compagni sono necessari ma non sufficienti. I Royals di Robertson erano un'ottima squadra ma vinsero zeru tituli (anche per sfortuna e coincidenze varie come il non poter disporre della propria arena in una serie proprio con Boston).
E' vero che Russell non ha avuto grandi statistiche in attacco ma ricordo che in un'intervista raccontò che durante il college ebbe un'annata fantastica vincendo il titolo ed avendo le migliori statistiche per punti, rimbalzi e non so cos'altro; alla fine della stagione durante un evento venne proclamato miglior giocatore un altro (non nero) e da lì Bill decise che l'unica cosa che lo avrebbe interessato in futuro sarebbe stato vincere, perchè quello non glielo avrebbe potuto togliere nessuno.
Tra gli aneddoti OT sempre dai suoi racconti ricordo che durante il college ad un distributore di benzina si rifiutarono di rifornirlo e puntarono una pistola in faccia al padre. Si salvarono solo perchè sulla loro auto c'era l'adesivo della USF che il benzinaio ignorante interpretò come US Federals...
Sì, fortunato ad incontrare Wilt, ma come ti dicevo non sono quasi riuscito a dire nulla.
Cmq miei idoli assoluti Dr J (forse per questo faccio fatica a considerare MJ il migliore di sempre) e alle nostri latitudini Charlie Yelverton
@BP,Straw61:finalmente una barbershop conversation senza pallonata di mezzo...
L'altro freak di quell'era fu Oscar Robertson.
Mitch Richmond e John Stockton nella stessa persona,un mostro.
Ciò che sarebbe James se non ci fosse stato il jordanismo...
Per me Big O è l'atleta che più di ogni altro fu svantaggiato dal confronto con quei Celtics dinastici.
Era un fenomeno ma non evolveva in una squadra abbastanza forte.
Sliding Doors.
Uno.
L'incidente a Stokes lo privò della possibilità di competere a livello dei Verdi:con Mo quei Royals sarebbero diventati gli anticelts.
Due.
Prima Russell e poi Chamberlain sarebbero arrivati nella lega di Bill Spivey.
Il fenomeno di Kentucky che fu invece squalificato a vita dall'Nba.
Col 77 sarebbero cambiate molte dinamiche:nel 1960 si incontrarono,in un'amichevole,Billy e The Stilt.
Wilt fece 31 e 27,l'altro 30 e 23...
Provò a rientrare proprio quell'estate,a Cincinnati con l'Oscar matricola,ma Podoloff (ri)mise il veto.
Ah,le Olimpiadi del 1956 sono una leggenda.
Russell,si dice,fece l'intero torneo in doppia cifra con le stoppate.
E a leggere gli scarti nei risultati non si fatica a crederlo.
@ Simone
grazie. Stokes avrebbe reso i Royals ancora più competitivi e carichi di talento ed è difficile dire cosa sarebbe successo ma la voglia di vincere di Russell era più forte di tutto.
Da una sua intervista:
"Winning is the only thing I really cared about because I fount that when I left the cocoon of my childhood I came into the world and young that individual awards were mostly political. But winning and losing, there are no politics, only numbers. It's the most democratic thing in the world. You either win or lose. So I decided early in my career that the only really important thing was to try and win every game because when I got through no one could say, 'Well, he was the best at this or that.' The only thing that really mattered was who won. And there is nothing subjective about that."
From The NBA at 50.
Per le stoppate bisogna ricordare che Russell -nonostante il tentativo di correggere il suo modo di difendere da parte del suo allenatore dell'high school - perfezionò l'arte di deviare la palla verso un compagno per un veloce contropiede piuttosto che farla uscire dal campo permettendo un +4 per la sua squadra.
Tornando al bar penso che Russell, a maglie invertite, avrebbe vinto uno o due titoli nel biennio 57-59 un titolo fra il 64-65 e sicuramente tutti i tre titoli 67-69
Russell grande vincente, poco politico (e come non dargli ragione visto alcune decisioni di quegli anni come ad esempio quella per Spivey) non amatissimo (ricambiati) a Boston. Giocassero oggi sicuramente Chamberlain (molto più "oreo" di Bill, e anche più simpatico) sarebbe il perfetto uomo immagine della NBA
@ BP
siamo perfettamente allineati sulle preferenze...anche per me Charlie Sax è un idolo assoluto.
Riguardo al best ever, MJ è riuscito a sviluppare un jumper, cosa che purtroppo al Doc non è mai riuscita, complici le sue manone smisurate (quandi gliel'ho stretta, me ne sono reso conto) e questo ha fatto tutta la differenza del mondo. Altro difetto del Doc è stato l'entrare nell'NBA in punta di piedi e cercare di inserirsi gradualmente in una squadra già molto forte...se avesse avuto un approccio piò cazzuto e si fosse preso in mano subito la squadra avrebbe vinto sicuramente qualche titolo nei quattro giocati prima dell'era Bird-Magic, dove la competizione non era eccelsa e le sue ginocchia erano ancora in discrete condizioni. Quando gli è stata costruita la squadra ad hoc, non aveva più il fisico per dominare come ai bei tempi.
Tornando davanti al bianchino, scambiandosi maglietta Russell avrebbe vinto facile i due titoli nel biennio 57-59, soprattutto perchè Wilt non era ancora entrato nella lega..;-)
@ Simone
concordo su Oscar Robertson, vero fenomeno della natura. Giocava in una buonissima squadra ma ha avuto la sfortuna di imbattersi in due avversarie superiori...per vincere il titolo ha dovuto aspettare il centro dominante...chi mi ricorda ? :(
Più fenomeno di lui però è stato Magic, dominante in qualsiasi ruolo, con la capacità di essere vincente e di far giocare meglio i compagni di un Russell...se fosse stato interessato alle statistiche avremmo avuto stagioni con 30/20/15 di media...LeBron deve mangiarsi un'intera panetteria per essere solo menzionato nella stessa frase.
Oscar Robertson se non sbaglio si è visto a Milano in un'esibizione 30 e passa anni fa...dovrei avere ancora a casa dei miei il prospetto dell'incontro con gli autografi dei giocatori. Ricordo male se dico Clarks (scarpe) e Eminence (mutande) gli sponsor delle due squadre?
Pensa che il centro dominante che gli ha fatto vincere il titolo, una volta ritiratosi ha dichiarato che il giocatore più forte che avesse mai incontrato era...Earl Manigault...
d'accordo su quello che dici a proposito di MJ vs DJ ma non riesco ad essere obbiettivo perchè il Doc, ai miei occhi di bambino, era dotato di superpoteri che neanche Superman!
Di fronte al bianchino quindi siamo in disaccordo solo sugli anni 64-65, quando non mi concedi nessun titolo.
Per onestà intellettuale devo dire che la persona che tanti anni fa mi ha fatto capire, tra le tante cose, la grandezza di Russell è stato Joe Isaac
Sì, conservo anch'io tutti gli autografi...l'unico difetto di quell'esibizione è che vi parteciparono (casualmente) giocatori veramente poco spettacolari e, come prima finestra sull'NBA, ci sarebbe voluto un po' di pepe in più: ricordo Mo Lucas, Bridgeman, Armond Hill, Lou Hudson, Mengelt, Mike Bantom, il grandissimo Elvin Hayes, Mike Gale...fantastici ma, cacchio, scelti col lanternino.
Sul Goat Kareem magari aveva anche ragione :-)...la storia di Manigault rimane per me una delle più affascinanti in assoluto...lessi qualche anno fa la sua biografia "Double Dunk", se non l'hai letta te la consiglio vivamente.
Non so se conosci questo sito sul doc...bello assai
http://www.drjstuff.com/
@Straw61,BP:lo scrissi tempo fa,per me nell'evoluzione del giocatore universale ci sono Stokes e Magic.
Cinque ruoli cinque.
Nell'arte dello swingman,dall'uno al tre,Big O.
Poi una cosa è l'evoluzione tecnica,un'altra la storia agonistica.
Altrimenti dovremmo citare Tracy McGrady al posto di Kobe Bryant...
Penso che sia il sistema a moltiplicare il talento del grande giocatore,soprattutto dagli Ottanta in poi.
E l'ambiente storico,oltre che il contesto tattico,è diverso da un'era all'altra.
Robertson crebbe negli States del KKK,segregato,con la missione di riscattare se stesso e la sua genia.
James a sedici anni era già The Chosen One,con la posse al seguito e il codazzo dei procuratori.
Nei Sessanta il gioco era centripeta.
Dagli Ottanta è diventato sempre più guard-oriented.
Non esiste un goat,ma ci sono almeno quindici nomi che potrebbero esserlo.
Dovessi spenderne uno solo io sto con Kareem Abdul-Jabbar.
Perchè ha vinto tantissimo,ovunque,e rimane,come pattern,irripetibile.
A 38 anni era ancora decisivo nelle Finals.
Giocatore di squadra,tecnicamente supremo,go to guy.
Senza eredi.
Non ci sarà mai più uno come lui.
E,al pari del solo Chamberlain,gli hanno messo contro il regolamento per limitarlo.
Recuperando visioni inedite(i primi anni ai Lakers)sono sempre più di questa idea...
@ Simone e Straw61
grazie per l'articolo, per la bella chiacchierata e i suggerimenti. Il sito del doc non lo conoscevo ed è interessante ma avrei sperato di trovare aneddoti e suoi ricordi diretti della carriera, c'è qualcosa di smile? Il libro lo conoscevo per sentito dire e ora che me lo consigli non posso mancarlo, speriamo di trovarlo con kindle.
Dei grandi visti giocare dal vivo Magic è quello che mi ha impressionato di più (anche di Kareem e MJ). Su DJ hai evidenziato in maniera indiscutibile tutti i suoi limiti.
Degli attuali non so, faccio fatica ad apprezzarli altrettanto.
@ Simone
magari l'hai già fatto ma mi piacerebbe leggere qualcosa anche della rivalità fra Kareem e Hayes, al di là della "partita del secolo"
BP
mah, sul Doc non credo di avere niente di originale da consigliarti, nulla che tu non conosca già.
Il sito più bello per gli adepti del doctor è sicuramente www.remembertheaba.com
mi sono stampato e rilegato tutti i log delle partite ABA...
Come anedddoti, ovviamente "loose balls" di Terry Pluto è inarrivabile.
Molto deludente invece la biografia uscita lo scorso anno "Doc:the rise and rise of Julius Erving"...è piccolo, scritto in grande e non aggiunge nulla a quello che già sappiamo, inoltre per metà è gossip sul doc post ritiro...peccato perchè Mallozzi aveva fatto di meglio.
@BP:pardon per il ritardo nella risposta...
Big E era un bel martello,Kareem resta uno dei soggetti,tra i campionissimi,meno banali da trattare.
Chissà..
@ Straw61
grazie per i suggerimenti, ordinato su amazon assieme a The Last Shot: City Streets, Basketball Dreams, tu l'hai letto?
su Dr J, oltre alla dimensione delle mani, mi ha stupito per l'eleganza sartoriale genere Savile Row, alquanto inusuale per un ex campione anche se multimilionario.
@ Simone
spero di rileggerti presto, indipendentemente dall'argomento.
@BP
no non l'ho letto, mi saprai dire...
Rimanendo nel genere qualche anno fa avevo letto "Asphalt Gods: An Oral History of the Rucker Tournament" di Vincent Mallozzi e ricordo che mi era piaciuto parecchio...una specie di "City Game" per intenderci.
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