Non voglio Miku la luna

di Alvaro Delmo
Hatsune Miku, star della musica pop giapponese, avrebbe deciso di appendere il microfono al chiodo, con quattro date sold out tenutesi in questi giorni a Tokyo e definite di fatto dagli organizzatori come le sue ultime. La notizia da noi potrebbe passare tranquillamente inosservata, considerato che le sue canzoni sono in sostanza sconosciute. Non fosse per una particolarità: Hatsune Miku non esiste, nel senso che è un personaggio di fantasia nato a fini promozionali, quindi protagonista di manga e infine ologramma 3D proiettato in occasione di spettacoli dal vivo. Con i brani eseguiti dall'omonimo sintetizzatore Vocaloid 2 e scritti dai suoi stessi utenti nonché ammiratori. Ne parliamo perché è interessante notare come una cantante virtuale - la sua voce è frutto dei campionamenti di quella reale di Saki Fujita - possa tranquillamente attirare a sé milioni di fan riuscendo a entrare in classifica. Il fenomeno è tutto orientale, con sostenitori sparsi però un po' ovunque nel mondo (lo scorso anno tenne anche un concerto a Los Angeles). Basta guardare su You Tube un filmato per rendersi conto di cosa si tratta: band che suona, proiezione sul palco della protagonista sempre impeccabile e migliaia di persone in estasi a cantare con 'lei' agitando all'unisono luci colorate. Ora la domanda è questa: è più virtuale Hatsune Miku oppure il pubblico che accorre ai suoi concerti? Tutto sommato sono entrambi reali, nel senso che è uno spettacolo di intrattenimento come un altro, anche se a prima vista un po' inquietante. Cosa dovremmo dire, del resto, del playback dei cantanti in carne e ossa che però genera scroscianti applausi quando praticato in televisione (e forse anche in alcuni spettacoli 'live')? La differenza, pensando ad auto tuner ed effetti applicati in studio, è lieve, con il successo che in entrambi i casi spesso non dipende solo dalle qualità artistiche ma anche da una sapiente opera di promozione. Insomma: più vero il virtuale o il reale?
 
Alvaro Delmo, 16 marzo 2012

7 commenti:

spike ha detto...

beh domandona alla quale cercano di rispondere scienziati e filosofi da sempre

Arthur ha detto...

C'è pure da dire che i giapponesi hanno gusti davvero differenti da quelli occidentali....per dire,loro mai dire banzai lo prendevano sul serio....

jeffbuckley ha detto...

Avevo trovato il film S1mone con Al Pacino geniale come critica a un certo tipo di esaltazione delle star di Hollywood ma pensavo che fosse appunto solo un film e non sapevo di questa cosa che trovo abbastanza... giapponese..
Il playback nelle trasmissioni televisive ci può stare, anche per motivi di organizzazione, tempi etc... (anche se guardo guardo il Dave Letterman Show con i suoi ospiti che fanno miniconcertoi rigorosamente dal vivo mi viene un'invidia...) ma andare a un concerto dal vivo per vedere un ologramma....

jeffbuckley ha detto...

Bello il titolo del post...

Stefano Olivari ha detto...

Noi cresciuti con DJ Super X di Superclassifica show non ci sorprendiamo di niente...

axel shut ha detto...

@jeffbuckley: in Occidente abbiamo i Gorillaz ma sinceramente non so cosa succeda ai concerti

JCaffelatte ha detto...

xAxel Shut

Viene proiettato un cartone animato durante l'esecuzione dei pezzi...

Credo che in un concerto abbiano anche tentato l'esperimento oleografico utilizzando i modelli 3D degli ultimi video.

In ogni caso i Gorillaz sono in realta' dei musicisti, anche se la composizione del gruppo varia di continuo. Quindi a suonare e cantare sul palco ci sono delle persone reali.

Quella di andare ad un concerto a vedere un cartone animato che canta e' proprio un'assurdita da giovani giapponesi. Popolo con non pochi problemi psicologici...