Lo stile di Albert Spaggiari

di Fabrizio Provera
Come facevamo da piccoli, immaginiamo di essere Jim Brewer... Forse sarà colpa del fatto che sono nato nella contea di Cook, a Maywood, Illinois, periferia urbana di Chicago, dove d'inverno fa molto freddo, ma non riesco a capire come la vostra televisione di Stato - regno una volta di Aldo Giordani - abbia potuto preferire una partita di hockey tra Bolzano e Valpusteria, località peraltro molto gradevoli che visitai durante gli anni italiani, allo straordinario incontro della mia Cantù contro la Montepaschi Siena. Freddo contro caldo, passione contro disinteresse, coraggio contro scelta mal ponderata e mal calcolata. Possiamo starci a ragionare per ore, ma è oggettivo - come diceva un professore di lettere, alla mia Provasio High School, circa l'idea di Bellezza di Dante e della Commedia - che sia stato un errore madornale. Io c'ero ieri sera, in un palazzo traboccante di gloria sportiva, non di archeologia del cesto come hanno voluto sfotterci i tifosi di Siena, poco rispettosi non solo della nostra di storia, ma anche della loro (sono oppure no banca dal 1472? Dipendono oppure no, le loro fortune, da una banca creata cinque secoli e mezzo fa?). Ieri ho visto dei pirati biancoblu trasformarsi in corsari giganti. Ho visto Marty Leunen, il ragazzo dell'Oregon, piegarsi addolorato su una caviglia e rialzarsi senza dire bah, salvo poi menar botte e incrociare spade (e muscoli acciaccati) con Lavrinovic, dopo neanche 30 secondi. Ho visto uno dei pochi playmaker di serie A che non raggiungono l'1.85 arpionare 11 rimbalzi, alcuni sopra il ferro, a un anno dal giorno in cui si frantumò un menisco. Ho visto Gianluca Basile balbettante per l'emozione nel dopo partita. Ho visto anche una grande Siena, che seppure malata e incerottata offre sempre grandi scampoli di pallacanestro. Ho visto un Andersen che danza leggiadro attorno all'area con eleganza e leggerezza, mischiate a tiri mortiferi che lacerano gli spazi difensivi. Spiace solo aver visto anche uno Stonerook poco rispettoso della sua storia di passato cantuckyano: chissà che dolore per Roberto Allievi e la sua mamma, che erano seduti a pochi metri dal luogo della sua inderocosa lagnanza. Ho visto i pirati di Andrea Trinchieri, che sono certo abbia visto e rivisto Colpo Vincente del grande Gene Hackman, l'interprete del Norman Dale coach di Hickory, la scuola dell'Indiana profondamente rurale degli anni Cinquanta che vince il titolo nazionale al cospetto di giganti neri e forzuti, loro figli bianchi della campagna povera. Colpo Vincente, il film nel quale l'autista del pullman diventa tale per volontà di Dio, un Jake o Elwood Blues ante litteram. 
Trinchieri azzecca ancora una volta la metafora e l'evocazione: e allora, alla vigilia del derby con la Milano della fashion star, gli suggeriamo di fare come i ragazzi di Albert Spaggiari, il soldato volontario e il militante dell'Organisation Armée Secrète, movimento politico di estrema destra che negli anni Cinquanta e Sessanta si schierava contro l'indipendenza dell'Algeria. Spaggiari, disgustato del fatto che la sua Nazione avesse abbandonato i soldati di ventura che lottarono per la Francia, benché la Francia stessa li avesse consegnati ad un amaro destino, decise di riprendersi quanto gli spettava. Allora, lavorando per giorni e giorni tra le fogne e il sottosuolo, mette a segno nel luglio 1976 la grande rapina di Nizza. Il bottino supera i cento milioni di franchi dell'epoca, cifra che fa definire questo colpo come la grande rapina di Nizza (o anche come la rapina del secolo). Viene arrestato il 27 ottobre 1976, ma riesce ad evadere in maniera rocambolesca grazie alla segnalazione di alcuni complici, che da una moto gli suggeriscono la via di fuga impiegata durante l'interrogatorio. Da allora sfugge alla Polizia di tutto il mondo per 23 anni. Su una spiaggia di Rio De Janeiro, dove si accoppiava con una bionda bellissima, incrocia lo sguardo e la croce celtica di Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse, deputato del Msi, barone e bon vivant del giro di Gigi Rizzi. Complice la birra ghiacciata e la picanha, la donna che all'epoca accompagnava Staiti (di nazionalità francese) lo riconosce: Tom, quello è Albert Spaggiari. Perché l'hai fatto? Per riscattare il nostro onore e ripagare le famiglie delle vittime, mi sono tenuto l'indispensabile per non farmi mai catturare. Ho capito, avrei fatto lo stesso. Anche i miei sogni di gioventù sono stati traditi. Tanti anni dopo, nel 1989, il Corriere della Sera pubblica il necrologio in morte di Albert Spaggiari. E' firmato Sagittario Tom, ossia Tomaso Staiti di Cuddia. Nessuna Procura della Repubblica al mondo, tra tutte quelle che cercavano Spaggiari, l'ha mai saputo. Ve lo rivelano Jim Brewer e Indiscreto. Che esortano i pirati di Cantù ad andare al Forum, domenica sera, lasciando sulle mura di Assago la stessa scritta che i poliziotti e i banchieri di Nizza trovarono sulle mura del caveau fresco di rapina, nel luglio del 1976: "Senza odio, senza armi, senza violenza".

Jim Brewer, ma anche Fabrizio Provera (13 aprile 2012)

24 commenti:

BP ha detto...

Staiti il terrore dei...mariti

Ioelolimpia ha detto...

Si, in effetti l'appartenente a una organizzazione responsabile di qualche decina di morti e qualche centinaia di feriti mi sembra l'esempio e modello perfetto da portare ai sempre squisiti tifosi canturini...

Comunque perché limitarsi a una scritta? Domenica sera si potrebbe rimettere in scena anche l'attentato a De Gaulle con obbiettivo Armani.

Sarebbe invero poetico, no?

Dane ha detto...

Ma quel film di Gene Hackman è quello dove fa misurare campo e canestro ai ragazzi per dirgli che le misure son le stesse della loro palestra?!...

paguro ha detto...

Guarda, il modo in cui Rai/la 7 hanno trattato il basket quest'anno è a dir poco vergognoso, ma se non mi facevano vedere la finale di hockey ieri sera andavo a bruciare la sede della rai. Indubbiamente quella di cantù sarà stata una partita bellissima (se siena ha perso è bella per forza), ma parliamo sempre di una partita di regular season contro gara 4 della finale.

Stefano Olivari ha detto...

Da messaggero di Fabrizio, ricevo e pubblico:
@Bp: Dimostri grande memoria storico-politica! Oggi Tomaso Staiti, classe 1932, non è più il terrore di una volta. Soprattutto perché il 9 settembre 2001 si è unito in matrimonio con Yvonne, donna di grande fascino- e va da sè, grande bellezza- e cugina della già Presidente indonesiana Megawati Sokarno. Il barone ha raggiunto la pace e la serenità, al pari di molti mariti...
@Ioelolimpia: Premetto che sono un lettore assiduo del tuo bellissimo sito, carico di passione! Non intendevo in alcun modo inneggiare alla violenza: avrai capito che i miei pezzi sono metacestistici, ma non certo inneggianti all'odio. E infatti, quando cito il 'Senza armi, senza odio e senza violenza', intendo dire che i ragazzi di Cantucky- dopo aver piegato Siena, molto più 'corazzata' sotto il profilo del budget- dovrebbero fare lo stesso in casa di una società, l'Olimpia, col cui bilancio Cantucky non può certo reggere il paragone. Un'impresa da corsari romantici, insomma, ma con la sola implicazione sportiva! Un saluto e grazie per l'attenzione!
@Dane: Ottima memoria, esatto! Ho dimenticato di citare la presenza, in quel bellissimo film, del grande Dennis Hopper, nel ruolo di Colpo in Canna. La ritengo una pellicola IMPERDIBILE per gli amanti del nostalgismo-revanscista-sportivo-televisivo degli anni Settanta e Ottanta, quindi per tutti noi di Indiscreto..Memorabile la scena in cui un giocatore si attarda ad entrare in campo dalla panchina, perché intento a pregare:
"Ehi ragazzo, Dio ti vuole in campo adesso.."
@Paguro: Non volevo affatto mancare di rispetto all'hockey, sport che non seguo ma che apprezzo moltissimo. Discuto due cose: le modalità di comunicazione e la tempistica dell'avviso circa la mancata diretta (manchevolezza ammessa dai dirigenti del canale) e il fatto che al basket italiano, malato di 'consenso televisivo e di share', la visione in diretta di una partita del genere avrebbe avuto l'effetto di un tonico ai limiti della legalità, una sorta di benefico doping da teleschermo..

paguro ha detto...

Tranquillo, mica me la sono presa, solo che nel post scrivevi che non ti spiegavi il motivo della scelta e secondo me non è così sbagliata. Poi probabilmente sarebbe bastato lasciare su raisport pallavolo e basket e mettere l'hockey su rai 3 in versione regionale, visto che immagino che in quel caso l'80% abbondante di chi l'ha visto avrebbe potuto comunque vederlo.
Per il resto ho come l'idea che una partita, pur bellissima, su raisport non basti per risollevare le sorti del basket italiano. Credo che alla fine l'avrebbero guardata soltanto quelli che si lamentano di non averla potuta vedere, e l'effetto sarebbe stato identico anche se fosse stata una partitaccia.
Diverso sarebbe se trasmettessero basket sui canali principali. All'inizio dell'anno speravo che la7 facesse un lavoro simile a quello fatto per il rugby, ma invece è stato un disastro. Non capisco come mai non piaccia uno sport dove trovi spettacolo, tecnica, ma anche cattiveria, e dove la partita può girare fino alla fine e anche quando mancano solo 5 secondi non è finita. Boh.

Ekstrom ha detto...

Immagino che Fabrizio sia un tifoso di Cantù.
Che ne sarebbe della sua passione per il basket se Cantù a un certo punto sparisse dal giro che conta?

Avendo visto fin da piccolo l'Auxilium Torino e la Klippan Torino di volley credo di sapere di cosa parlo..

La passione per entrambi gli sport ce l'ho sempre, ma poi a non vedere più le squadre della tua città ti disamori un po'..

Questo per dire che secondo me il tifoso italiano la passione ce l'ha, ma soprattutto se può vedere la squadra per cui tifa..
Che secondo me altro non è che la squadra della sua città. Io sono torinese, Biella e Casale non mi dicono nulla nel basket come Chieri e Novara non mi dicono nulla nel volley..

Se basket e volley iniziassero a costruire delle realtà regionali, magari le cose cambierebbero..

Dane ha detto...

"Memorabile la scena in cui un giocatore si attarda ad entrare in campo dalla panchina, perché intento a pregare:
"Ehi ragazzo, Dio ti vuole in campo adesso.."

E' vero! Cavolo, m'ero dimenticato sta scena.....mitica, praticamente Marcello Lippi e Taribo West al contrario! :-D

Ioelolimpia ha detto...

Allora peace metacestistica @FabrizioProvera

"Colpo vincente" esempio sbagliato pre Derby: la squadra che perde con Hickory era biancoblu ;-)

paguro ha detto...

@Ekstrom:
Non so, in parte penso tu abbia ragione.
Da qualche anno qui a Trento sono tutti malati di pallavolo, anche gente che non sapeva neanche perché in campo c'è uno con una maglia diversa. Io invece tifavo Parma quando si chiamava ancora Santal, e da quando hanno venduto il titolo ho praticamente smesso di seguire il volley. Quindi sono d'accordo che la passione è legata al tifo e probabilmente per molti il tifo è legato alla propria città.
Però non sono così convinto che la soluzione sia quella di creare realtà regionali. Credo che alla lunga quello che all'inizio fa da traino si trasformi in un limite. Per dire, immagino che il giorno in cui Trento dovesse diventare meno competitiva (e pare che con il progressivo disimpegno dell'Itas non sia uno scenario così improbabile) molti tifosi si allontaneranno dal volley come hai fatto tu e come ho fatto io.
E poi secondo me il rischio più grosso è che tutto si riduca a una questione di campanili. Negli anni 90 l'hockey italiano era fra i migliori d'Europa, ma a Bolzano c'era più gente a vedere le partite contro Gardena o Merano che quelle contro squadre più forti come Feldkirch o Villach. In queste condizioni era ovvio che tutto fosse ridimensionato: vincere con gli austriaci non aveva questi grandi ritorni e per vincere contro i cugini non servivano poi grandi investimenti o stelle come Kent Nilsson

Ekstrom ha detto...

Paguro
Mamma mia la Santal e la Maxicono che squadroni che erano, se penso che gente come Gustavsson e Zorzi l'ho vista dal vivo..

la mia idea nasce dall'impressione che sport così particolari e diversi dal calcio abbiano dato vita a società legatissime alla singola realtà locale e campanilistica.
Per esempio, ho preferito seguire le gare del Cus Torino (anche in A2) che vedere Cuneo..

Poi c'è un discorso diverso sul tifo.
Io vengo più dal volley che dal basket, ma onestamente non sentivo tanto i derby o le sfide. Giocavo in qualche squadretta e al Palazzetto ci andavo per vedere la partita, e se veniva la Panini pensavo a Bernardi e Lucchetta che sfidavano Powers e Hovland..

GuusTheWizard ha detto...

@Ekstrom
Forse in zone in cui lo sport in oggetto è poco praticato il discorso delle realtà regionali può anche avere un senso, altrimenti non esiste proprio.
Non so se hai presente le rivalità nel volley Santal/Maxicono vs. Panini oppure Fortitudo vs. Virtus (solo per citarne due che conosco abbastanza).
Discorso Trento: solitamente è la base di praticanti che crea lo zoccolo duro e che continua ad andare nei palazzetti anche nei periodi di magra.
Tra qualche anno vedremo se si tratta di un fuoco di paglia oppure se le vittorie della squadra avranno avuto degli strascichi a livello di creazione di praticanti di base.
Qui da noi al palazzetto facevano sui 3000 spettatori di media anche con la squadra fuori dalla zona playoff, però il volley ha una lunga tradzione (primo scudetto nel 1953, 22 campionati italiani più un'altra decina di secondi posti).

Ekstrom ha detto...

Guus sul discorso rivalità hai ragione, infatti da noi di derby non ce ne sono mai stati (alla fine le sfide "sentite" erano sempre le solite, Parma, Bologna, Modena, mettici anche Catania, ma non sono derby..).
Torino era una realtà giovane, abbiamo ballato per un decennio tra il '77 e l'88.
Però la sfortuna è che quel decennio ha costruito una bella base, da noi la fame di volley non è mai venuta meno, quando arriva la Nazionale il Palazzetto è strapieno e le facce le vedi che non sono lì per caso..

Poi immagino sia fisiologico che una realtà come la nostra abbia avuto difficoltà ad avere volley e basket con anche due squadre di calcio..

jeremy ha detto...

Eks, Guus, che poi a pensarci bene tranne Roma e Milano del basket, le grandi città hanno l'allergia a far emergere altri sport di tifo se non di nicchia (tipo la pallanuoto a Genova e Napoli, dove assume i connotati del volley emiliano, ovvero osservanza religiosa). Il volley è praticamente assente ad alto livello dalle grandi città, eccezion fatta per il balletto romano di qualche anno fa.

paguro ha detto...

Beh, dove c'è la tradizione è facile che la gente continui ad andare al palazzetto anche quando i risultati non sono più quelli di una volta, e l'hockey in Alto Adige è un caso esemplare in questo senso. Allo stesso tempo però questo va bene a livello locale, ma non fa crescere un movimento, anzi si rischia di perdersi nelle beghe di paese e per guadagnare qualcosa nel breve termine si fa il male di tutti sul lungo periodo.
Trento invece la vedo malino. E' passato troppo poco tempo per iniziare a parlare di tradizione, e la gente che va al palazzetto sono per lo più adulti,un sacco di gente sui 30/40 che ha scoperto un modo diverso e piacevole di passare la domenica pomeriggio. Però i bambini di elementari e medie continuano a giocare a calcio e quasi nessuno sa chi sia Kazjiski. Io abito vicino a Trento (10 km), ma fra tutti i bambini/ragazzi maschi che fanno uno sport di squadra 94 giocano a calcio e solo 3 a pallavolo, quindi mi sa che siamo ancora lontani

Ekstrom ha detto...

Paguro.
Facciamo un esempio. Se in A1 ci fosse Riva del Garda la seguiresti come per Trento?

Krug ha detto...

Sbaglierò ma la pallavolo non è un gioco per bambini e non è un gioco per ragazzini maschi; il ragazzino spesso e volentieri negli sport di squadra cerca il movimento e la pallavolo è gioco troppo statico e difficile (immaginatevi cosa succederebbe se a calcio si chiedesse ad un ragazzino di giocare tutto di prima e si fischiasse fallo quando si tocca la palla di punta) per affascinare gli adolescenti; non a caso spesso un ragazzino incontra la pallavolo dopo aver provato ed essersi stancato di un altro sport. Riguardo alle grandi città io sinceramente spero che le grandi città rimangano fuori dagli sports cosiddetti minori; di balletti stile Roma e Milano nella pallavolo e nel basket ho le tasche piene e li reputo fortemente controproducenti. La pallavolo italiana è cresciuta benissimo grazie alla provincia, il basket italiano migliore ha avuto come protagonista Cantù o Varese, non propriamente metropoli.

GuusTheWizard ha detto...

@Krug
Parzialmente d'accordo: dal punto di vista della disciplina tattica e mentale è forse un pò troppo complicato rispetto ad altri sport.

Ekstrom ha detto...

@Krug

il volley di movimenti ne ha, solo che deve giocare in uno spazio molto più stretto del calcio.

Tra cambi d'ala, penetrazioni (non sono cose sconcie :-P) e giri di valzer ci sono persino movimenti senza palla.
Gli allenatori girano anche loro con lavagnette piene zeppe di schemi che manco Van Gaal..
Solo che invece di prevedere diverse soluzioni di copertura del campo (i 6 slot rimangono sempre gli stessi, i tocchi sono sempre 3) ci si orienta a non far capire chi sarà il terminale finale dell'azione..
Sembra facile..

Certo non è il calcio, concordo, per quello, come detto, si sconta il fatto che non si gioca paradossalmente nemmeno in un campo (ma in una metà campo) e pure ristretta..

Ha un fascino diverso, legato molto più al gesto tecnico (muro, schiacciata, veloce, difesa) che all'aspetto tattico.
E' un gioco che si basa moltissimo sull'aspetto psicologico e motivazionale, immagina di trovarti a dover calciare per due ore di seguito continui tiri analoghi ai rigori che decidono una partita dopo i supplementari, mantenere la stessa freddezza, pensando che una squadra di calcio fa fatica a reggere quei 5 tiri..
Questo è il paragone perfetto per inquadrare uno schiacciatore che magari viene cercato quando si tratta di piazzare una palla che a volte pesa un quintale tanto è importante..

E poi c'è una tensione diversa dal calcio, ovvero nel volley non esiste la tattica di attesa, di conservazione di un risultato (meline, palle in tribuna, falli tattici etc etc).
La partita te la devi portare a casa e non lo puoi fare fino a che non hai messo l'ultima palla..
Se fai punto non hai il tempo di rifiatare perché la gara prosegue, come nel basket..

Ma comunque resta un dato di fatto incontrovertibile.
Quando la palla la fai andare a terra godi come non hai idea :-)

Dane ha detto...

Eks, un conto è il movimento tattico e un conto quello sulla corsa. Io sono d'accordo con Krug, la pallavolo è molto più cerebrale e non dà al ragazzo quel senso di sfogo come lo danno altri sport più dinamici.
E condivido anche l'idea per cui debba restar fuori dai grandi centri metropolitani, primo perchè tanto verrebbe strozzato dai padroni del vapore che non vogliono perdere le proprie monetine (vedi Vigorelli...) e secondo perchè bisogna smetterla di concentrare tutto in poche metropoli come se il resto fosse deserto...

Krug ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Krug ha detto...

Ekstrom forse non ci siamo capiti; non dico che la pallavolo non è fatta per il genere maschile, dico che la pallavolo non è lo sport ideale per un bambino/ragazzino (intendo fino a 12/13 anni) che spesso e volentieri associa all'idea di sport con la palla la dinamicità che l'ambiente scolastico e casalingo non gli permette di sfogare; la pallavolo è sicuramente uno sport affascinante ma il palleggio, il muro, la schiacciata, il bagher sono fondamentali molto difficili da affinare e gustare per un ragazzino che a malapena arriva oltre la rete e non è ancora ben coordinato.

P.S. Ho giocato e gioco (anche se a livello amatoriale), ho allenato ed arbitro a livello nazionale, diciamo che il fascino della pallavolo mi ha contagiato a sufficienza... ;)

paguro ha detto...

@Ekstrom:
Forse non sono l'esempio migliore da questo punto di vista. Il volley lo seguivo molto di più ai tempi della Maxicono che adesso che ho una squadra che vince a 2 passi da casa. Sono contento che l'Itas giochi a Trento perché posso vedere uno sport ad alto livello vicino a casa, ma ormai non sono più un tifoso. Preferisco Trento a Macerata, ma finisce lì. Se fosse a Riva non cambierebbe poi molto. Ma ti ripeto che io sono un caso particolare, se tifo per qualcuno non è perché viene/gioca nel mio paese, città, stato. Per esempio impazzivo per Stenmark e Zurbriggen, e non ho mai sopportato Tomba. Non ho praticamente mai tifato Italia ai mondiali o agli europei, a parte nel 90 e nell'82 (ma solo dopo che il Brasile si è suicidato).
@Krug:
Probabilmente mi sono spiegato male. Anch'io credo sia meglio tenere sport del genere lontano dalle metropoli dove viene soffocato da altri sport (sono il primo che preferisce il calcio a qualunque altra cosa), ma non si deve puntare sul fatto che una squadra rappresenti quel posto, altrimenti non si va lontano.
Sul volley in particolare sono assolutamente d'accordo. E' uno sport che ha fondamentalmente 2 problemi:
- una rete in mezzo che impedisce il contatto fisico che bene o male ha il suo fascino
- è uno sport fondamentalmente innaturale. Se uno con in mano una palla, anche di carta straccia, vede un cestino gli viene naturale cercare di tirarcela dentro. Chiunque si trovi una palla o anche un sasso fra i piedi gli tira un calcio. Se però tiri una palla a qualcuno, tutti la prendono al volo e nessuno si sogna di fare un palleggio...

Ekstrom ha detto...

@Krug
in parte ho capito male io, non avevo letto il "ragazzini" maschi..
Nel mio caso è stato strano, perché ci sono finito dentro per caso (a 10 anni), l'ho trovata difficile, soprattutto come dici tu curare i fondamentali, però anche a quell'età pensavo ne valesse la pena.
Forse avrà influito il fatto che nell'84 iniziavo a vedere le partite della Kappa e della Nazionale..
Poi, lo studio ha avuto la meglio :-(

@All
La questione che ho posto credo l'abbia ben espressa Paguro.
E' vero che le realtà metropolitane hanno più difficoltà, specie se hanno anche basket e calcio (e in alcuni casi anche due squadre in serie A).
Ma spostarsi in provincia rischia di creare una realtà piccola e soprattutto legata alla cittadina dove gioca.
Invece si dovrebbe iniziare a cercare di attirare i tifosi a raggio più ampio, perché lo sapete meglio di me che in Italia siamo campanilistici a livello di quartiere..