Non c'è più la musica di una volta

di Stefano Olivari
Finalmente qualcuno che prende in giro la folle ossessione per il passato di quasi tutta la cultura contemporanea, nelle sue varie declinazioni. E' il critico musicale Simon Reynolds, nel suo difficile e per molti aspetti profondo Retromania - Musica, cultura pop e la nostra ossessione per il passato, in Italia edito da Isbn. Un libro difficile perché pieno di riferimenti musicali sconosciuti ai più, sia a livello di nomi (chi sono i Temperance Seven?) che di genere (cos'è l'hypnagogic?), ma profondo proprio perché scava nelle ragioni ultime della nostra rivalutazione o ipervalutazione anche di ciò che 'ai suoi tempi' era considerato marginale. Siamo ben oltre la tiritera del Totò snobbato dalla critica (detto fra parentesi, lui era un genio ma i film rimangono orribili anche a sessant'anni di distanza), siamo in piena patologia.
Qui si parla soprattutto di musica, ma lo schema può senza problemi essere riproposto per cinema (Aahhh, i grandi maestri del neorealismo...), letteratura (Aaahhh, quando ci si trovava in via Veneto con Alberto e Pierpaolo...), sport (Aaaahhh, quei lanci di Suarez...), eccetera. Il libro è diviso in tre parti: Oggi, fotografia della cultura attuale, Ieri, sulle concatenazioni e le influenze nella musica del dopoguerra, e Domani, fra tendenze e scenari musicali. Quasi a dare ragione alla tesi dell'autore del libro, la parte più riuscita è la prima, in cui si parte dal ridicolo ma redditizio fenomeno delle reunion per sottolinerare il proliferare di musei e in generale di storicizzazioni della musica pop e maggior ragione rock. In altre parole, del rock presente si parla solo in rapporto ai suoi legami con quello del passato, rimpiangendo un'età dell'oro i cui protagonisti sono in gran parte ancora viventi. Reynolds sottolinea l'assurdità di collocare una musica di ribellione in un museo e il paradosso di rimpiangere la sua carica innovativa. In pratica vecchi appassionati o giovani cultori del vecchio rimpiangono la carica innovativa del passato e in particolare degli anni Sessanta, entrando in un loop da filosofo presocratico.
Già, perchè è dai primi Settanta che il citazionismo e il rimpianto fanno parte della musica, anche se è solo dagli anni Duemila che la musica ha smesso di proporre generi di rottura rispetto al passato. Il panorama adesso è dominato da bravissimi musicisti, colti e bravi nell'assemblaggio, ma che non possono superare il passato per la semplice ragione che loro per primi lo ritengono insuperabile. Un atteggiamento un po' alla Fabio Fazio, se vogliamo, deferente e bisognoso di approvazione. Vedere un dodicenne che si esalta per i Led Zeppelin sulle prime può farci piacere, per il legame inter-generazionale che si crea, ma subito dopo mette tristezza. La memoria è ovviamente una memoria frammentaria, la memoria di You Tube che permette in pochi secondi di accedere alla storia facendo perdere interesse per il presente e per quel piacere fisico della conquista che era il disco in vinile. Di più, You Tube e in generale la musica su file impongono di fatto un confronto continuo con il passato: nell'era del vinile Fabri Fibra avrebbe avuto come concorrente, mettiamo, Marracash, mentre oggi si deve battere con tutti i rapper del passato.
Proprio qui sta il fascino del libro, in questo criticare il conservatorismo culturale odierno usando elementi conservatori come la nostalgia e l'identità, giocando sull'equivoco quando parla delle proprie ossessioni: su tutte l'importanza del punk, di cui viene proposta una chiave di lettura originale (grido di rabbia non contro il sistema ma invocante un ritorno alle radici del rock anni Cinquanta: noi all'apogeo del punk avevamo dieci anni e ci ricordiamo solo qualche cover cantata da eroinomani, proprio You Tube ce lo ha fatto rivalutare) ma anche ingigantita l'influenza. Proprio come tutti noi facciamo con le nostre ossessioni. Alcuni capitoli sono geniali, in particolare quello sul collezionismo, altri meno, in tutti si sente un pensiero non chiuso nell'orticello musicale. In definitiva si tratta di un libro coraggioso ma anche per certi aspetti furbo (chi fa una trasmissione contro la prostituzione sa di attirare anche un pubblico di voyeur), che fa riflettere sul fatto che oltre un certo limite l'erudizione sia nemica della creatività. La scarsa originalità del pop attuale deriva proprio da questo bisogno di 'nobilitarsi' con influenze storicizzate e padri indiscutibili. Venerabili maestri che spesso hanno nel loro curriculum solo due hit decenti (di cui quasi sempre si vergognano) e lo schieramento politico giusto. Non c'è più la metaforica uccisione del padre, base della crescita di tutti, ma un sentirsi orfani di un padre che si è conosciuto solo attraverso racconti di altri. Nostra nonna l'avrebbe detto con altre parole: non c'è più la musica di una volta.
Twitter @StefanoOlivari

21 commenti:

spike ha detto...

quanto scrivi è vero, ma non sarei così pessimista. diciamo che oggi c'è il terreno fertile per chi proporrà un nuovo genere, ed è inevitabile che ciò accadrà, ce lo dice proprio il passato.

Gabriele ha detto...

A suggello dell'articolo, parafrasando Red Vinyle: tutto in musica è già stato detto, l'importante è che ci sia un pubblico che non se lo ricordi.
Condordo pienamente per quanto riguarda il discorso sul Punk: movimento musicale (non solo) rivoluzionario, che ha riproposto lo spirito del one-two-three delle origini, alla faccia di tutti i tromboni del progressive rock, dei figli dei fiori, hippy e compagnia bella. Mi verrebbe da pensare ad una vera e propria rivoluzione conservatrice, citando Moheler. Il Punk di fatto ha raso al suolo tutti i retaggi pallosi di un periodo musicale bolso e ha preparato l'avvento della New Wave (o Post punk), movimento difficilmente etichettabile per la varietà e straordinarietà di generi musicali che si sono avvicendati. Vero anno zero della musica rock.

marcopress ha detto...

sul mio modesto blog ho appena postato le 100 canzoni più belle del mondo, concetti interessantissimi. Ma è un po' come il calcio: non si cambia idea.

paguro ha detto...

Non sono così sicuro che quello che si rimpiange sia proprio la carica innovativa. Sono passati 40 anni e a parte chi ha comprato quei dischi quando sono usciti o chi scrive libri, per chi è venuto dopo le cose vanno viste in una prospettiva diversa: ormai rimane solo la musica, indipendentemente dal contesto in cui è nata. Io avevo 3 anni quando è uscito Dark Side, i miei non ascoltavano roba del genere, ma dopo averlo sentito nel 1982 ho iniziato a comprare tutti gli album vecchi dei Pink Floyd. Mi piaceva (e mi piace) la musica, senza aver la minima idea di cosa volesse dire (allora non capivo neanche i testi).
Mio figlio ha guarda caso 13 anni, suona la chitarra e vive di Jimmy Page, ma per lui quella non è musica di ribellione, è solo la musica che gli piace e non ha idea (almeno non ancora) del contesto in cui è nata.
E' vero che sono contento visto che possiamo suonare assieme cose che piacciono a entrambi, è anche vero che è triste che non ci sia praticamente niente di nuovo che valga la pena di ascoltare più di una volta.
Anche youtube alla fine mi pare più che altro una grande occasione persa. Sarà anche frammentaria, ma se vale la pena può essere uno stimolo per approfondire qualcosa di cui magari non si sarebbe neanche mai venuti a conoscenza. Per restare a mio figlio, dopo aver ascoltato vari pezzi su youtube ha voluto comprare tutti i cd dei Led Zeppelin. Come mai invece le cose nuove non hanno questo effetto? Forse perché sono pensate come musica da ascoltare una volta e poi buttare?
@Gabriele: spero che tu stia scherzando, potrà anche piacerti di più quello che è venuto prima e dopo quel periodo, ma definirlo palloso e bolso...

carloblacksun ha detto...

Quindi io in teoria sono uno sfigato perche' ieri ho comprato il Live at Fillmore degli Allman Brothers e il Live at Leeds degli Who invece che l'ultimo disco di Justin Bieber?

Ma sti cazzi.

Simone ha detto...

Di Reynolds consiglio anche "Post-punk",un libro mooolto interessante sulle dinamiche del fenomeno new wave.
Sul punk '77 come riproposizione dell'antico spirito del rock'n'roll basterebbe osservare la copertina di "London calling"...
Però dovremmo ricordarci che prima ci fu il glam-rock:un (de)genere che picchiava duro sulla sessualità più ambigua,molto più deviante rispetto al one-two-three-four...
Ah,benedetto il collezionismo:ti permette di smazzare a 50 euro l'uno dischi che,trent'anni prima,avevi comperato per 3000 lire...

@Gabriele:prima del 1977 c'erano già tutti i temi che emersero col post-punk.
Il cosiddetto prog è solo un contenitore:i Family,per esempio,non avevano nulla da spartire con gli Yes di quel mondo.
La musica cosmica tedesca o certo Canterbury furono decisivi nei suoni degli Ottanta e oltre.
In sintesi,da uno che adora certa wave(Associates,Wire,DAF,etc.),la qualità del decennio 1966-1976 non ha eguali nel rock...

@Carloblacksun:"Live at Leeds",pietra miliare (in)consapevole del nascente hard rock.
Bella presa.

Vi ha detto...

sei uno sfigato perche lo hai comprato solo ieri al massimo :) la sindrome delle merendine e' un concetto di stefano che adesso uso appena posso ma definiamo gli ambiti, perche' non sempre e' solo sopravvalutazione del passato. nel cinema per esempio trovo che l'offerta sia molto piu' ampia oggi con meno buon cinema proveniente da LAX ma tanta roba di paesi prima irrilevanti o non considerati (Corea, Romania, Turchia, ...) che non producono pipponi da intellettuali in cachemere ma film veramente godibili! Musica onestamente... Mi faccio un paio di festival l'anno in cui assieme a qualche nome di grido (guarda caso venuto fuori tra 70 e 80...) posso sentirmi un po' di gruppi "nuovi" e sinceramente finisco sempre per invidiare quelli che avevano lo stesso anno in uscita il nuovo dei genesis, quello dei deep purple, quello dei black sabbath, degli zeppelin etc. poi sicuramente la prospettiva schiaccia per cui il decennio sembra cortissimo e ricco di talento, ma per dire gli anni zero sono finiti e aiutatemi voi ad elencare 10 gruppi che abbiano unito successo commerciale e musicale che valga la pena passare ai posteri... Radiohead? Muse? Dream Theather? Qui si rischia seriamente di citare Green Day (che cmq erano gia' ultrafamosi nei 90), White Stripes, Sigur Ros, Sufjan Stevens... Serve aggiungere altro???

GuusTheWizard ha detto...

@Vi
Tralasciando il discorso commerciale e restando in ambito rock e dintorni, probabilmente resterà questo e poco altro:
Arcade Fire
Animal Collective
Deerhunter
Franz Ferdinand
Interpol
Notwist
Röyksopp
The Field
The Horrors
Tv on the Radio

axel shut ha detto...

le merendine di una volta sono sempre più buone per definizione
detto ciò, è ingiusto chiedersi chi sono i Beatles e gli Stones di questo decennio (o anche dei 2 precedenti)
quella musica non era solo musica, era un modo di vivere che andava a rompere un sistema e un modo di vivere, infatti le reazioni furono veementi (dopo uno dei loro primi concerti gli Stones su un giornale vennero chiamati scimmie, oggi nessun gruppo verrebbe insultato così) e proprio questo rifiuto/rimozione da parte della società adulta stimolò la ribellione degli adolescenti (categoria che appunto nasce col rock), senza contare i collegamenti col movimento dei diritti civili (ché finché certa musica se la suonavano e ballavano solo i neri chissene ma quando si uniscono a loro i ragazzi bianchi di buona famiglia...)
tutto questo, ripeto, al di là del discorso puramente musicale (sul quale quoterei Simone, nel 66-76 hanno inventato quasi tutto quello che ascoltiamo oggi)

alessiobaccetti ha detto...

Molto belo il libro di Reynolds ma vorrei spezzare una lancia in favore della isbn editore, i libri con le pagine gialle ( i saggi ) che ho letto sono ottimi, eccetto Wire :) .
Tornando a retromania secondo me ha ragione su questi anni. La scomparsa degli scopritori di talenti , sostituiti dal marketing style-idolgiapponese e lo spezzettamento del mercato in tanti sottogeneri ha aumentato l'offerta effimera di musica, penalizzando l'ascesa di un gruppo totale. mi vengono in mente solo artisti degli anni 80 mentre degli anni 1990-2010 non saprei chi proporre. In realtà l'ascesa digitale contrastata maldestramente dai grossi gruppi ha creato un unicum dove tu senti tutto quello vuoi e tendi a sentire di piu' gruppi che richiamano ad interessi passati .
Del libro è interessante la parte del merchandising ormai di tutto sopratutto della controcultura per punk invecchiati e con i soldi.

Dane ha detto...

D'accordo sul senso della provocazione ma non sugli esempi. Ci sarebbe da parlare ore e ore perchè molto dipende da caso e caso (i film di Totò ad esempio hanno pagato la serializzazione, che si vede già dai titoli tipo "Totò e..........sto cazzo!", ma le poche carte scelte dal mazzo son capolavori...), ad esempio si sta ad esaltare il punk (che io adoro) sorvolando sul fatto che è stato il primo movimento musicale a suggerire la diabolica tentazione che non fosse necessario saper suonare per far musica, con tutto ciò che ne consegue (dai Sex Pistol ai Milly&Vanilli è un attimo, poi non lamentiamoci se le blogger pretendono di atteggiarsi a giornaliste e maitre à penser).
Non c'è nessuna deferenza nei confronti del passato, è che come ha detto qualcuno la musica ha sempre rappresentato un movimento culturale, una filosofia giovanile, un qualcosa che andava al di là dello stilema musicale, il che da una parte rendeva quella musica qualcosa di più profondo di un mero momento di intrattenimento e dall'altra faceva sì che i discografici selezionassero e costruissero bene il prodotto musicale.
Oggi si vive molto più velocemente, non c'è spazio per troppe seghe mentali, quindi si confezionano puri momenti di divertimento in attesa dello sballo successivo, pertanto anche i discografici non stanno a perdere molto tempo per fare arte e producono mero commercio: il 90% delle produzioni musicali sono canzonette o tormentoni (che ci son sempre stati, ma oggi rappresentano una vera e propria categoria, come dire Rock o Jazz) non a caso i pochi che sopravvivono sono quelli tipo Lady Gaga che cagano una hit alla settimana (finchè regge sti ritmi, in attesa del coccolone che ce la faccia diventare mito come Amy Whinehouse...). Il problema di Fabri Fibra e Marracash non è il confronto col passato ma il fatto che il primo è perennemente fuori metrica e il secondo è stereotipato: i Sangue Misto saran stati dei noiosi politicizzati ma erano Maradona in confronto a Giovinco.
Non è che il passato ci sembra sempre più bello, è che il presente fa schifo e quel poco di buono che c'è (penso ad Adele o Mary J. Blidge) deve fare i conti col tritacarne.

- continua -

Dane ha detto...

Il che non significa ovviamente che tutto ciò che riguarda il passato sia meglio, ad esempio i Led Zeppelin sono stati il primo esempio di ciò che si fa oggi: non han scritto una canzone loro che sia una, tutta roba copiata quà e là e cucita sul loro personaggio (aaahhh, quella cascata di riccioli biondi!...) per essere venduta a chi voleva comprare proprio quella roba (ma anche allo stesso Elvis Presley han cucito addosso musica nera ripulita perchè fosse venduta al pubblico bianco, vero ed unico big spender dell'epoca...).
Il parallelo col cinema ad esempio è illuminante: le tecniche cinematografiche di oggi rendono più facile girare, così i film son confezionati meglio e le scene migliori e più emozionanti (basta rivedere un qualsiasi capolavoro di De Sica, dopo aver visto un qualsiasi blockbuster odierno, che ci pare filmetto amatoriale) ma le produzioni son terribilmente povere e stereotipate: quanti capolavori salveremmo degli ultimi 10-20 anni di cinema per farli entrare nella storia del cinema a confronto coi colossi?! Quanti ci hanno veramente sconvolto?! "I soliti sospetti", "Ferro 13", poi quanti altri?!....
Basta conoscere un pochino la materia per riuscire ad anticipare l'ignoto, faccio due esempi.
A volte sono in macchina con qualcuno, una canzone nuova alla radio, primo inciso e poi io ne fischietto il secondo. Domanda del compagno di viaggio "ah, ma la conosci?!" Risposta "No..." Sono talmente stereotipate le canzoni odierne che se conosci la musica ti basta sentirne il primo verso per intuirne melodia successiva e proseguimento del giro armonico: ma che cazzo di compositore è?!
Idem col cinema, a volte vedo un film o un telefilm e faccio incazzare chi lo guarda con me perchè anticipo cosa succederà "se l'hai già visto stai zitto!..." Non è che l'ho già visto, è che ne indovino la sceneggiatura. Avete presente il mitico "l'assassino è sempre il maggiordomo"?! Oggi è proprio così, potrei fare decine di esempi (io licenzierei qualsiasi sceneggiatore e/o dialoghista che mi scrive "non capisco di cosa stia parlando...").
Poi ovviamente nei giudizi entrano anche i gusti personali, tant'è che solitamente quando uno dice "di questi anni ciò che resterà nel futuro sono etc..." normalmente cita i suoi preferiti, anche se magari tra essi ci sono vere e proprio porcate...

- fine -

GuusTheWizard ha detto...

@Dane
Considerazioni in gran parte condivisibili.
Unico appunto: il titolo è "Ferro 3" (il Ferro 13 non esiste, sarebbe un wedge sui 55-56 gradi)

chad palomino ha detto...

Io non so cosa resterà degli anni zero e dei dieci... in campo musicale non credo che il problema sia la scarsa qualità delle proposte: negli ultimi anni sono usciti molti dischi belli, o che perlomeno a me piacciono parecchio... il problema è che fatico a trovare qualcuno che abbia prodotto qualcosa di epocale, qualcosa che anche un non "tifoso" riconosca come importante comunque.
Portando un esempio concreto, nel campo della musica "americana" i Wilco (che sono in giro da 15 anni) li adoro, hanno prodotto alcuni dischi meravigliosi e sempre di gran classe, dal vivo sono bravissimi, però dubito possano mai ambire ad avere lo status di un Bruce Springsteen (che io non amo molto, per dire, ma la sua importanza/fama è indubbia).
Se proprio devo fare due o tre nomi in ambito rock (inteso in senso allargato) che potrebbero fare il grande salto gli unici che mi vengono in mente così su due piedi sono i National, gli Arcade Fire e gli Animal Collective, con diversi sbocchi commerciali e numeri di vendita ovviamente.

Dane ha detto...

Guus, abbi pazienza, sto scrivendo col giocattolo per ricchi scemi, ogni volta che appoggio il poalapstrello schiaccio 3 tasti virtuali contemporaneamente, mi sento Darryl Dawkins che gioca a basket con una pallina da tennis... :-(

p.s.: posto che, data la mia ignoranza sul golf, non avessi il DVD davanti agli occhi nemmeno capirei il carattere surreale del mio errore... :-P

Anonimo ha detto...

per i fan dei wilco il loro status è molto superiore di quello di springsteen.

le cose di NIN o degli Unsane sono epocali. è diverso il contesto.

chad palomino ha detto...

@ autotrasfusioni: io sono un fan dei Wilco, sono uno dei miei gruppi preferiti da almeno una decina d'anni e non mi hanno mai deluso con le nuove uscite. Al contrario non sono un fan del Boss, sebbene abbia alcuni dischi suoi e parecchie sue cose mi piacciano abbastanza... diciamo che lo rispetto... la differenza sta qui: se tu chiedevi 10-20-30 anni fa chi fosse Springsteen probabilmente gran parte degli intervistati lo conosceva anche solo di nome, mentre ora se domandi dei Wilco (o di qualsiasi altra band di discreto successo commerciale, vanno bene anche i NIN che hai citato, ma che non sia tra le hit del momento) il 99% delle persone farà una faccia tipo questa: http://bit.ly/HGjvWe
Come hai detto tu: "è diverso il contesto". D'accordissimo.

Gabriele ha detto...

@Simone: Confermo anch'io l'interesse per l'opera di Reynolds per l'accuratezza nel descirvere nelle sue varie sfaccettature il complesso movimento musicale Post -punk. Però proprio per l'eterogeneità e assoluta novità dei generi, difficlmente catalogabili (non a caso definiti genericamente New Wave), vorrei capire quali fossero "i temi che emersero col Post -Punk" prima del 1977 (!!!).
Per capirci, qualche gruppo della scena inglese è stato sicuramente ispirato da Bowie (sopratutto nel modo di cantare), qualche altro gruppo dalla musica elettronica tedesca (Kraftwerk), altri dalla psichedelia dei primi Pink Floyd (quelli con Sid Barret), ma per gruppi come Magazine, XTC, Wire, Joy Division, Pop Group, Gang of Four ecc. qual è stata la fonte ispiratrice?? Senza considerare la scena americana, con la NO Wave e compagnia bella... E' francamente arduo trovare un genere padre di questo calderone musicale.

Simone ha detto...

@Gabriele:la wave,soprattutto quella europea(la migliore..),ha come ispirazione i Roxy Music,la musica cosmica crucca e le schegge impazzite di certo prog.
Il discorso su Bowie è come quello sui Velvet Underground per la generazione prima:l'immaginario di tantissimi si è sviluppato su quello del signor Jones,da Ziggy in poi.
L'identità di quei suoni furono plasmati nella trilogia berlinese(e in "Station to station")che metteva assieme due mondi apparentemente inconciliabili:il gusto contemporaneo dei tedeschi(Neu!,Kraftwerk,LA Dusseldorf,Can)con il groove della black music più dinamitarda.
Nei primi settanta gettarono le spore;semplicemente non era il tempo o quei gruppi-Lard Free,Kingdom Come per rimanere in ambito freakettone-dilatavano quelle intuizioni in una forma che rifiutava l'approccio-per loro troppo convenzionale-della canzone.
Tutto si trasforma,ovunque:i Wire,che realizzarono "154",il capolavoro di quel(non)genere,avevano caratteristiche barrettiane,altre BowiEno e un approccio frippiano alle chitarre.
Sarebbe come negare l'influenza di Colin Newman e soci nello stile di uno dei gruppi fondamentali degli Ottanta,i Sonic Youth.
Semplicemente,essendo un movimento di totale(presunta)rottura,si doveva (ri)definire il periodo precedente per vendere meglio quello nuovo.
Nulla di scandaloso.
Basterebbe spiegarlo a chi pensava ai Talking Heads come ad alieni calati sulla terra:per loro i Funkadelic era robaccia negra da ballare..
Per rimanere al 1977:i Suicide,gli autori del disco americano più importante dell'epoca(l'esordio),cos'erano?
Geniali,postmoderni,diamanti purissimi estratti dalla spazzatura:hai presente come venivano accolti dai fan dei Clash?
Un pò di riferimenti dopo la menata(verba volant..).

Notare la stonatura della voce.

http://youtu.be/NR5_kqR6sv0

"Bernie Worrell is God"
Qui andiamo oltre,la post-wave che fotte con l'afrobeat.
La techno nel 1976!

http://youtu.be/m4MGDV3tTvI

Vedi uno,ma 1975.
Saranno state le droghe che vendevano in Germania?

http://youtu.be/qYeVvp8sdmg

Arthur The Voice Brown,il profeta reietto,con tanto di drum machine.

http://youtu.be/AK-qV_qpE9Q

Gabriele ha detto...

@Simone: Grazie mille per le dritte!

Ricambio con questa chicca:

http://www.youtube.com/watch?v=eRgYo6Suhqg

Simone ha detto...

@Gabriele:grazie,questa storia l'avevo rimossa...
Proprio come il nostro paese ha evirato il ricordo di maudit come lui e Pazienza.
L'assist è dunque d'obbligo.
Siccome tutto quell'universo,per certi versi,arriva dopo i TG.
Pure io.
Tu?
Una nota a margine(..):il prog freakettone e la wave più delirante condividevano anche le stesse caramelle.
Quelle di Hofmann.

http://youtu.be/snvYtjIIVnc