L'assessore al comune di Parma con delega alle politiche per le attività motorie e sportive deve pensare al contempo all'annuale Festival dello sport cittadino che comprende tra i suoi eventi una Gran fondo internazionale da tremila partecipanti (prossima edizione domenica 8 giugno) e al destino del mondo del ciclismo professionistico, organizzato nella forma dell'Uci Pro Tour. Si può fare? Si può fare. Soprattutto se l'amministratore e dirigente in questione è uomo di sostanza, già presidente del Panathlon internazionale e membro della Commissione cultura del Cio. Da sempre un formidabile regolarista, tanto elegante quanto potente. Contro il tempo e ugualmente in linea con la modernità. Si parla dello storico titolare dell'agenzia d'assicurazioni in Borgo Marco dell'Arpa, convenzioni Udace dal 1979 (pòlizze per cicloturisti, amatori e non solo). Alla ricerca di garanzie per il futuro del movimento troviamo convenienza, cortesia e persino conforto: riàlzati sui pedali, Italia.
Vittorio Adorni, ci sono forse delle coperture a tutela dell'attività? “Come no. Innanzitutto la lotta al doping, che è serissima e scrupolosa. Vabbé, per colpa di qualche furbo chi rimane nella legalità si sente penalizzato, gli sponsor tendono a scappare e i mass media a rincorrere tutti, giocando a guardie e ladri...”.
Ci sono gli estremi per chiedere un risarcimento danni? “Quel che è sicuro è che non solo non si torna indietro: si spinge avanti tutta, sulla strada della riprogrammazione dei controlli e dell'introduzione del passaporto biologico. Nonostante gli altissimi costi economici e i tanti sacrifici richiesti ai corridori, da mettere in preventivo nel bilancio di questa campagna”.
E ne verrà qualcosa di buono? “Fosse per me io sarei anche più cattivo, con il ciclista professionista che froda. Oggigiorno la misura della radiazione andrebbe presa subito in considerazione, magari prima delle solite squalifiche, sanzioni, ammende pecuniarie”.
Soldi soldi soldi. Il ProTour si metterà sul serio in affari con Russia e Cina? “Non si può fare finta di niente, sono anni che lo sport si è globalizzato. Dai mercati dell'est partono richieste ufficiali per la promozione di nuove corse a tappe, almeno un paio di grandi eventi con un bacino d'utenza (potenziale) davvero imponente. La vecchia Europa si farà comunque forte del suo calendario storico, ci mancherebbe. Ma deve essere chiaro che l'apertura internazionale non è affatto un segnale di debolezza, non è un ripiego alla peggio. È invece una scelta ben ponderata e insieme una precisa necessità. Il Tour, il Giro e le grandi classiche saranno persino motivati a fare di meglio. Visto il successo dell'Amgen Tour of California?”.
Visto negli stessi giorni dello strappo dell'Aso, della difesa francese per l'autonomia degli organizzatori, che a loro dire si sentono sotto attacco. Màrgini per una ricucitura? “Sono loro che si sono chiamati fuori. Dentro le regole stabilite dalla federazione internazionale - e, tengo a rammentare, riconosciute dal Cio - è comunque possibile, anzi auspicabile sollevare problemi e motivare delle proposte. Ovvio, prescindendo da queste norme non se ne parla neanche”.
La Fci di Renato Di Rocco obietta che se è per quello, nemmeno l'Uci si limita a fare il suo. “Figurarsi. Ad Aigle non c'è nessuno, ripeto nessuno, che sogna di sostituirsi agli Zomegnan, ai Prudhomme o ai Cordero”.
Forse Verbruggen? “Il vicepresidente è un manager esperto e competente, la sua influenza è nota. È invece improprio affermare che detta legge, letteralmente, che impone a forza la sua linea. Ma dove? Via, al consiglio del ProTour si discute sempre liberamente, senza pressioni e senza prevaricazioni”.
Come ovviare agli intoppi nel meccanismo d'attribuzione delle licenze (di concessione delle wild card) ai gruppi sportivi Professional e Continental? “La procedura adottata è del tutto conseguente e ineccepibile, altroché. Chi non intende accettare l'introduzione del passaporto biologico accetti di conseguenza l'esclusione dal ciclismo di vertice. Ne consegue che Rcs Sport si assume la responsabilità dell'invito di partecipazione alle sue corse inoltrato alla Lpr Brakes di Danilo Di Luca, per esempio. Gente molto seria, non dubito. Ma perché quei distinguo sull'adozione del passaporto? Chi accetta la sua introduzione ha quindi garantita, di conseguenza, la sua partecipazione al Tour e a tutte le maggiori competizioni internazionali. Ma allora perché quell'eccezione dell'Aso nei confronti dell'Astana?”.
Cambiamo registro. Note dal punto di vista tecnico, sulla stagione in corso: come competere prima all'Olimpiade e dopo al Mondiale, di mezzo quaranta giorni d'attesa? “Il problema non si pone quando a doversi gestire è un campione ormai maturo, come il nostro Paolo Bettini. I due obiettivi sono entrambi alla portata dei corridori che non coltivano ambizioni nelle gare a tappe. Solo per chi fa classifica al Tour i piani potrebbero cambiare, rimandando (a malincuore) o l'uno o l'altro appuntamento”.
Tra gli atleti per le corse di tre settimane, da chi si aspetta - fiducioso - una gradita conferma? “Da Damiano Cunego e da Riccardo Riccò, magari - rispettivamente - al Tour de France e al Giro d'Italia. Il primo è ormai maturato al punto da poter davvero competere con qualsiasi avversario, ancora escluso dalle competizioni Ivan Basso. Il secondo potrebbe pagare qualche esuberanza di troppo, eppure le gambe sembrano sempre girargli a meraviglia. Chissà che proprio una vittoria importante non gli garantisca già nel 2008 grande tranquillità e ulteriore convinzione nei suoi mezzi”.
Un'ultima occhiata al calendario. Adorni, ha fatto bene i suoi conti? Quarant'anni fa Imola, il circuito dei Tre monti, i 9'50" rifilati a Herman Van Springel. Nostalgia? E lei e gli altri ragazzi del movimento (ciclistico), non mi dica che anche voi avete fatto il '68? “Eccome se l'abbiamo fatto. Quell'anno sancì davvero una svolta epocale: si ricorda chi vinse il suo primo Giro d'Italia, su alle Cime di Lavaredo fin giù a Napoli? Un certo Eddy Merckx. E proprio a quei tempi andavano a regime i primi controlli anti-doping, sistematici e un po' invasivi. E intanto al “Processo alla tappa” maturavo la convinzione e l'interesse per la comunicazione e la televisione. Mi assegnarono presto nientemeno che la conduzione di un programma serale di varietà, al mio fianco Liana Orfei: “Ciao mama”, ospiti Mina, Cochi e Renato e tanti altri ancora. Basta così?”.
Formidabile, questo Adorni.
Francesco Vergani
francescovergani@davide.it
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