Ginobili sesto uomo dell'anno

Sul significato di 'sesto uomo' nel basket si può discutere all'infinito, quasi come sul fuorigioco passivo nel calcio, ma quello che è certo è che per la stagione 2007-2006 il Sixth Man Award della NBA è andato a Manu Ginobili. Il quasi 31enne argentino è stato infatti incoronato da una giuria di esperti, con maggioranze che una volta avremmo definito bulgare: su 124 votanti, infatti, 123 lo hanno collocato al primo posto, tanto che il punteggio di Ginobili, 615, è stato di soli 5 punti sotto al teorico massimo (620). Ginobili è entrato in questa speciale classifica perché è effettivamente partito dalla panchina in 51 delle 74 partite disputate dagli Spurs, cosa che non gli ha impedito di essere il leader della squadra per punti segnati (19,5 a partita, suo massimo in sei anni di NBA) e per energia. Al secondo posto uno che più si avvicina nell'immaginario collettivo all'idea di sesto uomo, come Leandro Barbosa (Phoenix Suns, 283 punti) ed al terzo un Jason Terry (Dallas Mavericks, 44 punti) che sesto lo è diventato dopo l'arrivo di Jason Kidd a febbraio. Ma che comunque ha rispettato il requisito base: la partenza dalla panchina in più di metà delle gare giocate.

5 commenti:

aLesAN ha detto...

A Ginobili dovevano assegnare anche il titolo MVP l'anno del secondo anello Spurs ma, si sa, quando di mezzo c'è una giuria umana spesso manca giustizia. E poi il signor Duncan ha ancora il suo peso.

Anonimo ha detto...

Inoltre Ginobili è un "decisore" di partite. Basta vedere la penetrazione alla prima partita play off contro Phoenix. Ha portato avanti i Suns in regular senza che Parker si svegliasse dal torpore post-matrimoniale e con Duncan a risparmiarsi una partita su due.

Stefano Olivari ha detto...

Mediaticamente l'immagine nazionale degli Spurs, quella di squadra 'sporca', non lo aiuta...in ogni caso Ginobili non ha mai giocato per le statistiche...

Anonimo ha detto...

Lo spirito "extramericano" si sente. Quasi sempre i media e l'opinione pubblica USA corrono dietro la "gonnella" dei numeretti, mentre gli altri vogliono vincere e Manu questo lo dice sia in quelle partite in cui "fa girare" la squadra che in quelle in cui sfracella i raddoppi.

Stefano Olivari ha detto...

Purtroppo la quantità di partite NBA finte, anche al loro interno (la sceneggiatura dei primi tre quarti è spesso irritante, per come è scontato il finale), rende le statistiche utili giusto per capire una tendenza. I grandi numeri 'molli' di un Kevin Durant (non a caso cito un campione) a Seattle non valgono le giocate decisive di Ginobili piuttosto che di Billups...