Lo spazio per Carmelo Anthony

di Oscar Eleni 
I ramoscelli di Scariolo, la carta di Siena, la speranza in Fontecchio, i telecronisti imitatori, la miscela dei Knicks,l'Armani di Lissone, il capolavoro di Sacchetti, gli arbitri contro Treviso, le rotazioni di Milano, la salvezza di Montegranaro, lo sganciamento di Scavolini, la difesa di Caja. Voti a Meneghin, Goss, Reyer, Tucker, Biella e Polonara.



Oscar Eleni vestito da randagio in questa Pasqua con qualche resurrezione, qualche invenzione, con ramoscelli d’ulivo sventolati in faccia alla critica da don Sergio Scariolo che in attesa di avere un buon tiratore in maglia Emporio, lui pensa a Simmons terzo e guarda Rautins secondo, ammette di aver visto ad Ancona la sua vera squadra. Accidenti. Dunque da oggi aspettiamoci percentuali meraviglia come contro la Sutor Montegranaro, poi il resto verrà e, se avremo pazienza, scopriremo tutto soltanto ai pla off perché al momento niente ancora serve a dare giudizi sulla squadra costruita con più ricchezza di mezzi.
Non costa nulla, invece, mangiare torta pasqualina e berci sopra vino santo, siamo alla stretta finale e presto avremo ogni tipo di risposta, sempre in attesa della carta che giocherà Siena dopo la mossa della più probabile delle avversarie, perché Cantù ha perso pezzi troppo importanti per poter fare un finale giusto a protezione del suo secondo posto. Anche qui basterà vedere la partita di recupero con Siena davanti al tutto esaurito del Pala Desio per comprendere se il Custer Trinchieri adesso non è entrato davvero nella parte del colonnello in giacca blu che sfidava troppi indiani per uscire senza una freccia nel cuore.
Oscar Eleni folgorato sulle varie vie di Damasco dove ancora si spera di veder nascere la nuova generazione di giocatori italiani che ci possano far uscire da questa crisi esistenziale nata il giorno in cui i padroncini, gli ignoranti, i califfi della porta accanto, hanno rinunciato a costruire veri giocatori in casa propria, andando dietro ai pifferai e ai loro topolini da ringhiera. Pastorale eleniana a Varese per il Garbosi e il Barillà che Paolo Vittori porta alla fioritura con lo stile di sempre, via dei Pellegrini urlanti per andare a Porto San Giorgio dove le ragazze del Veneto e i ragazzi della Lombardia hanno vinto il trofeo delle Regioni che l’anno prossimo si giocherà a Genova, poi camminata sotto la neve per arrivare fino a Mannheim dove il generale Capobianco sta guidando bene una under 18 dove Tessitori fa cose interessanti e dove Simone Fontecchio ci ricorda sempre i giorni in cui credevamo davvero che suo padre ostacolista sarebbe diventato da podio olimpico senza incidenti, delle trasferte dove incontravamo sua madre Malì Pomilio che è la summa della storia di grandi famiglie sportive fra basket e pallanuoto.
Tutto bello, tutto interessante, ma il tarlo dell’insoddisfazione è stato finalmente distrutto a Lissone, terra brianzola dove litigavano vecchi legionari romani, base artica per gente che ama davvero il basket coltivato bene. Siamo atterrati nella capitale del mobile perché su quella strada ci ha portato una RAI che in questo momento combatte benissimo con SportItalia per farsi riconoscere come la televisione degli sport che hanno bisogno di sana visibilità anche se poi i telecronisti dai vari campi, italiani, “spagnoli”,” americani”, ci ricordano, purtroppo, che sotto la brillante dittatura di SKY quello che è passato ai posteri non è tanto il valore e la qualità delle riprese, la competenza e passione dei moltissimi che lavoravano per far rendere al meglio quelli che poi andavano davanti in video col microfono in mano, ma quel comico ciondolare sulle Ande della parola per evitare di sentirsi banali, per fuggire dalle ripetizioni, quel noioso inseguire Casse di Risparmio spagnole che diventavano e, purtroppo per SI, sono ancora deiezioni sul parquet, imitazioni del bravo telecronista che non ti accompagna con didascalie appropriate, che stravede per statistiche di pura carta, che preferisce sbavare sugli Juventus Stedium corrompendo il latino con inglese da pub con birra rancida, lo stesso bar dove chi fa un movimento decente sul piede perno manda i suoi avversari incapaci. Non mandate nessuno al bar, fateci sapere il perché di un cambio, cercate di capire cosa fischiano davvero quei ragazzi in grigio che ancora sembrano anguille nella triste battaglia per un potere che Gianni Petrucci azzererà di sicuro appena tornerà in sella al destriero che Dino Meneghin gli ha scaldato nei giorni in cui volavano soltanto pietre.
Lissone e la diretta Rai per le finali. Per un torneo giovanile. Da far arrossire persino la rosea che neppure li ricorda questo tornei perché deve dare un fascicolo ai fantacalcisti con la scusa che un nome può essere una copia venduta, vecchio concetto della Gazza dove ogni risultato era sacro, soprattutto nel nuoto dell’abate Anghileri, teoria che dovrebbe essere valida anche adesso dove il campionato ha lo stesso spazio del ritorno di Carmelo Anthony nel cuore della New York che ha perdonato questo Marcantonio e adesso beatifica persino i Bruto che hanno costretto alla resa il Mike D’Antoni che ora vede i Knicks miscelare meglio attacco e difesa, una cosa che avrebbe dovuto fare anche lui, pur ammettendo che era difficile farlo, vedendo la NBA, quella ricerca del canestro ad effetto, confessiamo di sentirci sempre frustrati, non invidiosi, no cari cazzoni enbiisti, perché allora la gente si divertirebbe molto di più se portassero nelle grandi arene quel tipo di gioco che commentava Peterson e che consisteva nel saltare da un tappeto elastico all’altro fino alla piroletta nell’aria per fare canestro.
Come dicevamo, parlandovi della nostra gita purificante nel campionato promozione toscano di Staggia, ci siamo fermati volentieri a guardare il torneo di Lissone dove l’Armani ha presentato una squadra interessante davvero come se, finalmente, dalle parole, troppe, si fosse passati ai fatti, ancora pochi per adesso, anche se poi è arrivata quarta nel torneo dove ci ha davvero interessato il progetto dei Crabs Rimini che in finale sfidavano i tedeschi mentre Milano perdeva con i canadesi. Per la verità è stato un fine settimana piacevole per le dirette perché ci hanno regalato cose interessanti. Cosa?
1. Questa Sassari in mutua Reale è qualcosa di più del capolavoro di un grande come Meo Sacchetti che farà bene a tenersi la cabina su questo mare perché intorno dove dicono di essere più bravi, più ambziosi, poi scopri che hanno in casa solo roba surgelata, copiata anche male.
2. Si vede davvero che il regno Benetton è alla fine perchè gli arbitri infieriscono su Treviso in ogni maniera. Lasciamo perdere Roma, Facchini e quel Lanzarini kafkiano, ma pensiamo a tutto il resto, in casa e fuori. Così passa la tua gloria se non hai un potere alle spalle e questo lo capiscono meglio tutti quelli che, da sempre, vivono fuori dal cerchio magico dove tutto si decide curando il “particulare” moggiano della biada per il fischiatore cavallo che deve andare in campo sereno sapendo sempre da che parte stanno quelli che comandano davvero, come direbbero quelli del Maccabi dopo lo spareggio perduto contro il Panathinaikos. E ci dispiace che sul campo, Atene maestra di spettacoli e di ingiustizie, ci fossero Sahin e Cerebuch.
3. La Milano che Scariolo aveva promesso sembra sbocciata ora che le rotazioni sono state ridotte, adesso che le gerarchie sembrano garantite. Resta il sospetto sulla difesa, sulla forza a rimbalzo, ma vedere un po’ di bolero spagnolo per la vecchia Olimpia dovrebbe fare bene e per i ragazzi cresciuti alla nuova scuola del tifo, quella dove non si canta, ma si imita, nessun problema: loro, come molti che li vorrebbero clienti appassionati, non hanno mai visto la vera Olimpia.
4. Se Montegranaro è diventata così mettendo a posto le cose in famiglia, sulla panchina, allora bisogna dire che ha meritato la sua salvezza senza chiedere aiuto a nessuno, aiutando invece tanti altri. Si costruiscono così le società sane del futuro ed è bello che sia Crovetti in sala macchine nella terra dove la passione farà nascere il grande consorzio che rende felice Varese e che, speriamo, potrà dare nuova vita a Treviso. Lo vorremmo, questo consorzio, per Caserta, Avellino, Biella, Teramo, lo vorremmo per tutti quelli che hanno deciso di mettere alla porta chi considera il basket alla stregua del calcio, cioè fonte di popolarità, questa c’è, minima, ma c’è, per i narcisi inguaribili, ma, soprattutto, fonte di guadagno e qui si sono proprio sbagliati.
5. La Pesaro che ci appare ogni tanto in video è davvero una squadra da evitare per chi sogna in grande perché questi se tengono la testa a posto sono pirati da grande bottino. Ora l’atmosfera intorno alla squadra sembra buona, ma siamo sempre spaventati quando Valter Scavolini accenna ad uno sganciamento progressivo se lo costringeranno ad avanzare da solo in un mare che gli sembra troppo mosso e pieno di cefali vestiti da squali.
6. Quel Caja che ha salvato di nuovo Cremona e che riesce ad insegnare ancora il principio base di una sana difesa ci affascina sempre, anche quando le prende sonoramente come a Pesaro. Non è settimana per dare voti, ma per fare dei voti. Come? Non è giusto. Va be'.
10 Al MENEGHIN che eviterà la collisione con i passaportati, che manderà a quel paese gli arbitri debordanti, che difenderà Alamo dai Santa Ana di turno per lasciare al generale Petrucci il campo di battaglia quasi pulito per fare davvero un nuovo stato basket.
9 Agli ORGANIZZATORI delle Pasque giovanili, ovunque abbiano faticato, ma certo Varese e Lissone meritano qualcosa in più perché aprendosi al mondo fanno cadere il velo sull’ipocrisia del vivaio nel recinto di casa.
8 Al super GOSS che ha ridato vita alla Cimberio che, fortunatamente, non ha voluto risparmiare per l’ultimo assalto e anche lei sarà una bella nemica per chi dovesse trovarsela fra i piedi.
7 Alla REYER per tutto quello che ha fatto rinascere in una stagione che vale quelle storiche, ma adesso speriamo che non sia l’ufficio delle imposte tecniche a far cadere Icaro che non vola mai per quattro tempi, che non ha sempre i conti in ordine.
6 Al TUCKER che ogni tanto ricorda di essere un ex Real, che ogni tanto gioca per il bene della Roma non più rometta dopo la purificazione del territorio, dopo la fuga delle sette mai estinte all’annuncio del ritiro di Toti. Purtroppo la possibilità playoff, il ritorno del presidente al dolce ricordo, potrebbe far tornare in pista questa gente e allora buona fortuna a Calvani.
5 BIELLA e le sue crisi. Non fateci venire il nervoso caro Atripaldi, non accetteremmo di vedere uscire di scena un’altra città che dopo la costruzione di un bel palazzo ha perso troppe cose, cominciando dall’anima: Livorno, Trieste, Vigevano, persino Pesaro.
4 Alla NBA se entrerà nel tornei di tre contro tre per le scuole, scrigno dei sogni più belli del vero Meneghin, soltanto per fare un buon affare. Siamo sicuri che faranno bene, ma vogliamo essere sospettosi in modo che facciano ancora meglio.
3 Al TIRO SFORTUNATO, agli AVVERSARI MANDATI al bar, perché non vorremmo che nascesse una generazione critica dove davvero si può dare la colpa al destino senza badare alla realtà tecnica: come ha detto l’ex velocista Tilli sul Pato milanista che si fa sempre male perché corre male, allora non prendiamoci in giro se chi fa tiri del cacchio è sempre rigido di schiena e spara missili che il ferro non accoglierà mai perché è pur sempre di ferro. Nei grandi staff tecnici c’è qualcuno che sta curando questi particolari suoi più giovani, sui talenti che ci serviranno in Azzurro?
2 Al POLONARA che non deve più fare un passo indietro anche se è stato meno celebrato di Gentile, Melli dello stesso De Nicolao che ci sta facendo infuriare, perché lui sa di dover lavorare duro per essere preso in con siderazione dal Pianigiani che ha bisogno di vitalità e sana competizione.
1 Agli ARBITRI che continuano ad essere fonte di guai perché sono ancora convinti di poter avere potere assoluto. Si sbagliano. Il mezzo audiovisivo, adesso che ci sono dirette di ogni tipo, li smaschera e allora non facciano i saputelli sul palming, non diventino falchi per righe sfiorate, ma prendano in cosiderazione il gioco per quello che deve essere: a rimbalzo ci si tocca dentro e se non c’è dolo non può esserci il regalo del fallo.
0 Alla MEMORIA che il 7 maggio, quando vedremo su SportItalia la diretta per l’ingresso dei giganti di ieri nella casa della gloria, ci farà venire il famoso magone perché sono quelli gli uomini, i dirigenti, tutti quelli che stanno in una casa mai costruita da questo basket fashion-horror, i giocatori, gli allenatori, gli arbitri, che ci hanno dato il gusto per combattere ancora, pur con un fucilino a tappi, con questi saccentoni del “novo mondo” che resteranno senza pelli pregiate perché le hanno prese soltanto in allevamenti protetti come quei cacciatori da riserva che si vantano delle stragi.

Oscar Eleni, 10 aprile 2012

5 commenti:

Unknown ha detto...

Yuhuuuu, c'è nessuno?

GIORDANO ha detto...

Ho visto anch’io su Raisport il torneo giovanile di Lissone e mi sono domandato, come faccio spesso, perché prima delle partite dell’Olimpia non si disputino più gli incontri delle formazioni giovanili come si faceva, con successo, al vecchio Palalido negli anni ’60.
Quanti futuri campioni, di Milano e non, abbiamo visto esordire.
Magari quando ci sarà il nuovo Palalido – Pala AJ – Pala Rubini ..…chissà...

chad palomino ha detto...

Quando?

nanomelmoso ha detto...

giordano il pala rubini (si meriterebbe un palazzetto di livello mondiale) secondo me è un miraggio che non sarà mai

Stefano Olivari ha detto...

Dicono che sarà pronto per marzo dell'anno prossimo... comunque lunga vita a Giorgio Armani, perchè una delle ipotesi prima che iniziassero (si fa per dire) i lavori di ristrutturazione era che Il Palalido venisse comprato da non so quale associazione 'culturale' per farne una moschea.