Sfollati di lusso

1. E’ la settimana in cui la NFL arriva seriamente in Europa, a Londra. Seriamente vuol dire che stavolta si gioca una partita di regular season e la differenza con i vari American Bowl del passato non è nemmeno misurabile. Nel basket può avere un senso organizzare scontri di preseason in giro per il mondo, ma nel football persino in USA c’è gente che mai andrebbe a vedere il precampionato, per un motivo molto semplice: trattandosi di uno sport molto fisico, quando il risultato conta la differenza di intensità e di esecuzione dei giochi è vistosa, e non solo perché nella preseason come ovvio scendono spesso in campo giocatori di secondo piano che devono guadagnarsi un posto nel roster. Si gioca domenica a Wembley New York Giants-Miami Dolphins, partita ricca di interesse per i nomi delle due squadre ma tecnicamente povera, se si guarda al bilancio di 0-7 dei Dolphins e al fatto che sono ko sia il Qb Trent Green sia, ora, anche il running back Ronnie Brown. I Dolphins sono la seconda squadra per numero di tifosi in Gran Bretagna – la prima sono i Cowboys, e non ci crederete ma martedì mattina all’aeroporto londinese di Gatwick c’erano almeno tre persone chiaramente di ritorno da Dallas, con borsa del negozio ufficiale del Texas Stadium – e comunque il solo fatto che si giochi qui è immensamente significativo, e aprirà la strada ad altre partite in futuro (si dice già due l’anno prossimo, con i Kansas City Chiefs in Germania). Interessante la scelta delle due squadre, che non sono partite subito per Londra per abituarsi al fuso orario, ma si allenano regolarmente a casa propria (con il solo spostamento del giorno di riposo tradizionale dal martedì al lunedì) e arriveranno in Europa solo venerdì mattina, per allenarsi poi i Giants a Cobham, nel centro tecnico del Chelsea, e i Dolphins ad Acton, dove di solito si allenano gli Wasps di rugby, perché l’originario progetto di lavorare a London Colney, casa (nuova, a poca distanza da quella vecchia) dell’Arsenal, è fallito per il mancato raggiungimento dell’accordo economico con il club londinese. In pratica sarà l’unico allenamento delle due squadre in Inghilterra, perché sabato ci sarà una semplice ripasso di schemi sul prato di Wembley, e domenica la partita alle 17 ora inglese, così che la diretta televisiva negli USA vada alle 13 ora della costa est (l’ora legale torna solo tra sette giorni, negli Stati Uniti), orario tradizionale. La prossima settimana questa rubrica uscirà un giorno prima, martedì, compatibilmente con la logistica e con la nostra recente aridità compositiva ed espressiva, con il resoconto di quel che è successo in questa spedizione londinese. Possibili anche aggiornamenti sul blog indicato a fine pagina.
2. Dei poveracci che perdono la casa e non possono nemmeno pensare di ricomprarsela non parla quasi nessuno perché non sono vip, e il pensiero va a loro, ma qui, rubrica di football, segnaliamo invece i risvolti sportivi degli incendi di questi giorni nella California meridionale. Ovvero, il rinvio della partita NCAA di San Diego State di sabato prossimo, e il fatto che ben 46 tra giocatori e dirigenti dei San Diego Chargers abbiano dovuto lasciare le loro abitazioni perché situate in una zona che stava diventando rischiosa. Anzi, per evitare ulteriori interruzioni, si è deciso di portare tutta la squadra in Arizona, per allenamenti presso i campi degli Arizona Cardinals fino a venerdì, quando la situazione sarà più chiara: San Diego deve infatti giocare in casa contro Houston domenica, ma al momento è tutto tranne che certo che la partita si giocherà al Qualcomm Stadium, situato non in riva al mare come quello di baseball, ma in una vallata e dunque teoricamente a rischio, ed oltretutto utilizzato in questi giorni come rifugio per sfollati, con almeno 10.000 persone ospitate nell’impianto. Si avvicina dunque la possibilità che Chargers-Texans si giochi altrove: Los Angeles, il Sun Devil Stadium di Arizona State a Tempe, il Texas Stadium di Dallas o addirittura a Houston, invertendo la squadra ospitante. Curioso che già quattro anni fa i Chargers abbiano dovuto giocare una partita casalinga, un Monday Night contro Miami, a Tempe per i medesimi motivi di oggi, ovvero incendi sfuggiti al controllo. Degli sfollati di oggi quindici c’erano già nel 2003, compreso il running back LaDainian Tomlinson. Sta a vedere che adesso magari qualche free agent scimunito si chiederà se sia il caso di firmare o meno per i Chargers e dunque trasferirsi a San Diego, città piacevolissima, anche se a nostro avviso sopravvalutata come molte località californiane.
3. Finirà con l’avere risvolti pesanti la vicenda che da qualche settimana turba l’ambiente di Texas A&M, che come noto è tra i college con la maggiore attenzione alla propria squadra di football. La storia è questa: è venuto fuori che Dennis Franchione, il coach, faceva preparare da un suo collaboratore, Mike McKenzie, una newsletter (bollettino trasmesso per email, o scaricabile in pdf) che veniva spedita ogni giorno, anche più volte, o a cadenza irregolare, a tifosi vip disposti a pagare 1200 dollari l’anno. Il ricavato veniva utilizzato per mandare avanti il sito www.coachfran.com, ma il guaio è che il contenuto di quei bollettini era, a quanto pare, di quelli che mettono in allarme subito la NCAA ed il comitato che vigila sull’applicazione delle sue (quasi) infinite norme. Si parlava infatti di allenamenti, prospettive per la partita di quella settimana, giocatori in forma e giocatori infortunati, e si tratta esattamente del tipo di informazione cui gli scommettitori sono più interessati (è per questo che in ambito di sport pro ci sono ogni giorno i bollettini sugli infortunati). Figuriamoci, allora. Ed infatti le polemiche sono scoppiate subito. Anche perché a quanto pare nessuno a Texas A&M sapeva di questa newsletter, diffusa peraltro ad un numero bassissimo di abbonati, tra i 23 ed i 40 e praticamente tutti appartenenti alla categoria dei boosters, i ricchi ex studenti di un college che contribuiscono in maniera economicamente cospicua, con elargizioni e contributi. Franchione rischia il posto, sia per avere fatto tutto senza avvertire né ricevere permessi, sia per l’aiuto potenziale che le sue rivelazioni (“niente che non si sarebbe poi trovato il mattino dopo sul giornale” lo ha difeso uno degli abbonati) hanno dato agli scommettitori.

Roberto Gotta
chacmool@iol.it
http://vecchio23.blogspot.com

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