1. La fucilata di Stoccarda non vale forse quella di Goodwood. La prima è arrivata scontata, se non del tutto gratuita. La seconda è partita improvvisa, e rimane da colpo al cuore (video: http://www.youtube.com/watch?v=XKW4KUOHaT4 ). Questo per la cronaca. Per la storia, il bersaglio grosso l'ha comunque centrato Bettini. Due Mondiali consecutivi, come solo Bugno, Van Looy, Van Steenbergen e Ronsse. Paolo il freddo si è scaldato nel finale, a corsa congelata dal pacchetto azzurro, chiuso poi da Rebellin. La Nazionale ha fatto di tutto per rendere difficile la gara. Più facile per il capitano farla sua, di conseguenza. Stessa conclusione di Salisburgo, dove però le premesse erano peggiori. Il miglior Bettini lo si è visto in Austria (prova di classe), e tre settimane dopo al Lombardia 2006 (atto di forza). Quello di Germania ha fatto le corna agli organizzatori (scatto di nervi), senza per questo tradire le attese. Tipico dei campioni rappresentativi, orgogliosi e caratteriali. Cessato il temporale della vigilia, riecco l'iride e il sereno variabile con l'Uci: te lo do io il Grillo dell'anti-politica.
2. Se non ci siamo persi qualcosa - vinto da Ballerini il terzo Mondiale, su sette da ct: scrivere di un Cunego “ritrovato” significa leggerne un futuro da gregario di lusso, da povero Piccolo principe, da servitore di due padroni (Ballan nelle classiche e Di Luca nei grandi giri?). Al presente, tanta verbosità si può coniugare anche in altri termini. Per esempio declassamento e svalutazione. Meglio ancora ridimensionamento: nel caso (indicativo), dei programmi e degli investimenti su Damiano. La maglia bianca del Tour di Pereiro Sio ridotta al lavoro oscuro, nonostante non abbia il mestiere dei Bertolini. Nel ruolo ingrato ai fuoriclasse - pure a quelli fuori forma e fuori età - il Lampre non solo ci sta dentro, ma se la cava egregiamente. Addirittura meglio di Tosatto e Bruseghin. Da qui le felicitazioni di superficie. Ma che tristezza, al fondo. Il romanzo rosa dei suoi ventitre anni rischia di passare per il classico instant book da scatolone, buono una stagione appena. Cunego un pacco? È l'ipotesi che vorremmo scartare il prima possibile, dopo che a un '81 sarà stato concesso d'invecchiare. Una volta “ritrovato” il buon senso di tutti.
3. Le più belle di Stoccarda si son viste sabato mattina. Le più brutte, di pomeriggio. Savoldi ha avuto il fegato di convocare la Luperini tra le riserve, comprese quelle degli altri tecnici sulla sua decisione. In più ha sempre avuto polso, anche quando la situazione di gara poteva sfuggirgli di mano: le tre azzurre che hanno finito davanti rischiavano persino di corrersi dietro, tanto si sentivano la vittoria addosso. Di tornata in tornata crescevano le ambizioni della Bronzini, con quella rampa d'arrivo che era dalla sua. Altrimenti, non si vedeva proprio chi avrebbe potuto resistere alla Cantele, incontenibile nei tratti in salita. Tra le due capitane di cifra tecnica opposta è poi sgusciata via Marta Bastianelli, scarsa ma solo di chili (cinquanta generosi). Il suo numero ai -14 è stato da manuale del contropiede, un'azione da calcio all'italiana. Sorpresa e meraviglia del ciclismo femminile. Uno spettacolo. Peccato che dopo quattro ore e mezzo di corsa Under 23, ahinoi, tutto l'entusiasmo era già bell'e tramontato, come il sole su Rosensteinpark. Il Mondiale dei semi-professionisti non l'avrebbe animato neanche una squadra speciale Mariochiesa-Coppolillo-Jackydurand-Ludo Dierckxens. Troppo corto, troppo chiuso, troppo caotico. Senza ridere di nessuno, è venuto un podio da barzelletta: ci sono uno slovacco, un austriaco e un inglese...
4. Il nuovo ProTour non comprende gli eventi Aso, Rcs e Unipublic. Si capisce, McQuaid l'ha fatto per loro. Non era quello che volevano? Il Tour de France fa più soldi della Federazione internazionale, ma di questo ancora non se ne fanno una ragione, dalle parti di Aigle. La riorganizzazione dell'attività di vertice è senza capo né coda. Promosso il Down Under, retrocessi Tour, Giro, Sanremo, Roubaix, Liegi, Lombardia e Vuelta. Bell'affare! L'Uci vuole vincere ai punti la partita degli scambi commerciali, gestione dei diritti televisivi compresa nel prezzo. I grandi organizzatori andranno avanti a tutti i costi, rivendicando la loro autonomia esecutiva e finanziaria. Ormai non è neanche più una questione di calendario, engagement pour un nouveau cyclisme, wild card e media partner: no, è una questione di principio. I massimi sistemi del ciclismo mondiale sono due, e i loro interessi confliggono. Si parla già di reciproche delegittimazioni, ricorsi al Cio, ritorsioni contro le Federazioni nazionali. Si straparla di un embargo dei Giochi di Pechino contro Italia, Francia e Spagna, nel caso favorissero le tre Spa anti-governative. È guerra totale, si salvi chi può.
5. Come se i team manager e i direttori sportivi di Astana, Caisse d'Épargne, Csc, Discovery Channel, Euskaltel, Predictor-Lotto, Quick Step-Innergetic avessero mai firmato lo stesso gentleman's agreement che anche il bi-campione del mondo non ha (liberamente) sottoscritto, peraltro condividendone lo spirito alla lettera. L'indignazione speciale degli organizzatori di Stoccarda non era speciale mica per niente: lo era proprio per qualcuno in particolare. Come se il primo posto nelle classifiche dei misconosciuti Europe Tour e Coppa Italia (rispettivamente la serie B delle corse continentali e nazionali), contasse più delle singole vittorie in Appennino, Agostoni, Veneto e Placci, nel borsino di un Alessandro Bertolini. In confronto con i nuovi, il vecchio ranking unico era davvero una genialata. Come se la bassa stagione agonistica, quest'anno, fosse partita il 30 luglio. Le vacanze del ciclista post-moderno arrivano alla firma del contratto d'ingaggio o di rinnovo, a meno che non si tratti di un professionista di Aurum Hotels, Unibet.com e Universal Caffè-Ecopetrol: solo per lui, ferie anticipate a primavera. Andare a spasso per andare a spasso, si è più liberi a farlo senza numeri dietro la schiena.
Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it
Nessun commento:
Posta un commento