Il tempo dei fornelli

La visione di Potito Storace ai fornelli della Clerici ci fa capire che è l’ora di staccare la spina per un mesetto, giusto in tempo per ricominciare dall’Australia (scommettiamo che ricompare Malisse?). La stagione è finita con le esibizioni tra Federer e Sampras (cioè i numeri uno della nostra generazione, con Borg e McEnroe) e tutto sommato c’è stata un po’ di emozione almeno nel rivedere il servizio di Pistol Pete all’opera. Un gesto che non si rivedrà sicuramente a lungo e forse mai più. Comunque che i tre duelli tra i due miti avessero un copione era abbastanza chiaro a tutti: il terzo match che Federer ha lasciato al suo idolo d’infanzia non dev’essere considerata una presa in giro (chi si è stupito della vittoria dell’americano è quantomeno ingenuo) ma solo un gentile omaggio alla grandezza dell’americano. Dunque le critiche di chi – come Rino Tommasi – dice di essersi anche un po’ annoiato sono giustificate (forse era meglio fermarsi a due incontri o, ancor di più, a uno solo) però qualche sbadiglio faceva parte del prezzo del biglietto. E nonostante tutto qualche colpo d’annata (di Sampras) e della casa (di Federer) s’è visto. Resta, alla fine, però insoluto il dubbio su chi sia il Migliore perché mettere nuovamente di fronte i nostri eroi è servito a ricordare che i due re sono assolutamente differenti nell’approccio al gioco e nei gesti fondamentali. Per contro, di assolutamente simile, c’è la ferocia e la concentrazione con le quali i due affrontano il tennis e gli avversari, una qualità che li ha resi così grandi. Questo per dire che, quando ci rivedremo tra un mese, Federer ripartirà come al solito. E, nonostante chi lo considera in fase calante, resterà il numero uno ancora a lungo.

Marco Lombardo
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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