L'andata vent'anni fa

1. Ci sono attese che a volte durano giorni, altre volte mesi e, come nel caso che andiamo a raccontare, addirittura anni. Vent’anni esattamente. Infatti il 22 dicembre prossimo saranno vent’anni che i tifosi di Coventry City e St. Mirren stanno aspettando la disputa di una partita. A dir la verità per le strade delle due città non è che ci siano scene di follia collettiva e l’attesa non è propriamente spasmodica, ma queste due squadre proprio il 22 dicembre 1987 disputarono la partita di andata dell'Anglo Scottish Challenge Trophy, un torneo disputato precedentemente solo nel 1959 e che aveva visto proprio il St. Mirren battere nella finale, giocata con partite di andata e ritorno, il Nottingham Forest. Così nel 1987, cioè in un periodo nel quale le squadre inglesi stavano ancora scontando il bando dall’Europa per i fatti accaduti all’Heysel, si decise di far incontrare la detentrice della Coppa d’Inghilterra con quella della Coppa di Scozia. Tre giorni prima di Natale, quindi, si disputò il primo incontro ad Highfield Road, allora casa del Coventry City, davanti a un pubblico di ben 5331 unità: le due squadre pareggiarono per 1 a 1. Vantaggio inglese con David Phillips e pareggio scozzese con il neo entrato Kenny Mc Dowell. La partita di ritorno si sarebbe dovuta disputare il 22 marzo 1988, ma quel match non fu mai giocato. Troppo poco interesse aveva suscitato il primo incontro, le due squadre poi non trovarono interesse neanche nella televisione che avrebbe dovuto trasmettere l’evento e nemmeno uno straccio di sponsor che avrebbe potuto coprire così le spese principali. Così a Paisley - città sede del St Mirren - stanno ancora aspettando, ovviamente senza strapparsi i capelli. A dir la verità gli scozzesi recentemente ci hanno provato, sostenendo che avendo pareggiato con gol in trasferta, il trofeo spetterebbe a loro. Ma questo francamente, anche a noi che siamo abituati a ben altre furbate, ci sembra francamente troppo.
2. Mentre scriviamo pare che per Capello allenatore dell’Inghilterra manchi solo l’ufficialità. Probabilmente l’uomo giusto nel posto giusto al momento giusto. I tabloid lo massacreranno, mentre i giornali “seri”, lo analizzeranno da un punto di vista tecnico e caratteriale. Quello che si fa però in Italia è prendere per buono solo ciò che viene scritto dai tabloid, che sono sì molto letti ma hanno un’attendibilità ed una serietà pari alle nostre riviste che si trovano solitamente sui tavolini della parrucchiera. Quindi per favore, una volta per tutte, leggiamo di Capello cosa diranno il Times, il Guardian, l’Observer e per il Sun limitiamoci a vedere la foto della terza pagina...
3. Che nostalgia, per la vecchia Coppa Intercontinentale. Non quella con partite di andata e ritorno dove in Sudamerica si rischiava di lasciare sul campo tibie e caviglie - siamo vecchi ma non abbastanza per ricordarci quelle partite - ma più semplicemente la partita secca a Tokio, che per la prima volta, nel 1980, vide Nacional Montevideo e Nottingham Forest contendersi il trofeo. Da quell’anno i sudamericani vinsero ininterrottamente il trofeo fino al 1985, quando una grande Juve in una sublime partita riuscì a battere - anche se solo ai rigori - l’Argentinos Juniors dell’emergente Claudio Borghi. Il bello di quell’esperienza Intercontinentale era svegliarsi un’oretta prima del collegamento in diretta su Canale 5 - quindi verso le 3/3.30 del mattino - rivedere i gol delle edizioni precedenti, ingurgitare più caffè e biscotti possibile e poi sedersi lì, sul divano, nel pieno della notte, magari con la coperta sulle ginocchia e con il resto della famiglia per farsi incantare da quel suono di “trombette“ proveniente dell’Estremo Oriente. Nel 1989 fu Chicco Evani a svegliarci dal torpore di una delle partite più noiose della storia del calcio e dirci che ormai erano le sette di mattina: dopo aver festeggiato il titolo Mondiale sarebbe stata ora di tornare a dormire. Oggi è tutto più lungo e più complicato. C’è una squadra giapponese che viene invitata al Torneo a prescindere e non si capisce bene il perché, anzi si capisce ma ci sembra inutile dirlo - da notare che però quest’anno l’Urawa Red Diamonds ha tutto il diritto di esserci in quanto detentore della Champions League asiatica, ma allora non avrebbero dovuto esserci gli iraniani del Sepahan -, le semifinali vengono giocate in mattine infrasettimanali e alla domenica si gioca una finale per il terzo posto che ha il valore di un Trofeo Birra Moretti. Allo stesso tempo però non possiamo neanche dare torto alla Fifa. La competizione allargata a tutti i Campioni Continentali è sicuramente più democratica e da un punto di vista sportivo anche più giusta, anche se continuiamo a chiederci se ci è sfuggito il fatto che il Giappone da qualche anno sia diventato un Continente.

Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com

Nessun commento: