1. Scriviamo quando è da poco finita Newcastle-Arsenal, recupero di campionato, partita che doveva essere disputata ad agosto e rinviata causa preliminari di Champions League per i Gunners. Il match è terminato 1 a 1, con gol di Adebayor per gli ospiti e meritatissimo pareggio di Taylor per i Magpies. La partita ci ha in qualche modo riconciliato con il calcio britannico, dopo che sabato abbiamo più volte rischiato di appisolarci sul divano guardando Chelsea-West Ham e Portsmouth-Everton. Un totale di un gol in due partite, ma non è tanto questo che ci ha annoiato - seguiamo da sempre anche il campionato italiano - quanto piuttosto il non gioco delle squadre, la sfera che scorre sempre in orizzontale, il possesso palla fine a se stesso. La considerazione che ci viene da fare assistendo all’ennesimo passaggio all’indietro di Bridge verso Terry è che il “calcio inglese” negli ultimi vent’anni è quello che è cambiato di più in Europa, quello cioè che più ha modificato le sue caratteristiche base. In Italia il gioco è sì cambiato, ma non radicalmente: la tattica rimane esasperata e le squadre in generale tendono a preferire una buona difesa a un buon attacco. In Spagna il calcio è rimasto molto tecnico, come venti o trent’anni fa, con la ricerca della giocata, il numero, l’azione spettacolare che esalta il pubblico. Il calcio inglese invece è cambiato radicalmente. Se rivediamo una videocassetta del 1985 ci sembra quasi di vedere un altro gioco, interpretato e pensato in maniera diversa. Per decenni l’idea fissa dei britannici è stata che nell’area di rigore avvenissero la maggior parte delle azioni pericolose e che la squadra che difende commettesse il maggior numero di errori proprio in quella zona. Quindi, sostanzialmente, l’idea era quella di far arrivare la palla dentro quello spazio il più velocemente possibile. L’azione era scontata. Il portiere, dopo avere recuperato la palla, si guardava attorno e o la scaraventava il più lontano possibile oppure la cedeva a uno dei terzini che a sua volta, dopo un tocco o due, la rilanciava il più velocemente possibile sulle fasce. Qui spettava alle ali fermare la palla, portarla verso la linea di fondo e crossare in mezzo all’area per gli attaccanti. Quando non si riusciva a raggiungere le fasce, spettava ai mediani oppure addirittura ai difensori centrali lanciare verso il centravanti. Questi, solitamente alto, abile di testa e non particolarmente forte tecnicamente, aveva non solo il compito di segnare, ma anche quello di indirizzare il pallone con le sue incornate verso gli altri attaccanti o i centrocampisti. Questo stile di gioco, semplice, estremamente agonistico e non sempre redditizio quando si lasciava l’amata patria britannica, è quello che ha fatto innamorare quasi tutti gli appassionati - anche in Italia - ed ha impresso un marchio a un’intera Nazione. Oggi per vedere le squadre giocare così, bisogna scendere di categoria - dal terzo livello in giù almeno - oppure guardare il campionato scozzese, dove un St. Mirren-Aberdeen ha sempre il suo fascino.
2. Qualche settimana fa parlavamo del QPR di Briatore e del nuovo allenatore De Canio. La squadra sembrava essersi ripresa ed avviata verso una tranquilla salvezza. Nelle ultime giornate però sono arrivate sconfitte in serie e martedì scorso, con la sconfitta interna per 2 a 1 nel derby col Crystal Palace, il Queens Park Rangers è precipitato all’ultimo posto in classifica. Il campionato è ancora molto lungo ma la situazione appare parecchio complicata: Briatore ed Ecclestone quanto prima dovranno mettere mano al portafogli.
3. Mentre in Italia, nel solito disinteresse generale, parte la Coppa Italia - in cinque mesi non si è riusciti a trovare un accordo con le televisioni e a questo punto non si capisce perché le partite vengano giocate di sera a dicembre - il 5 e 6 gennaio verrà giocato il Terzo Turno di FA Cup, quello che in passato riservava le sorprese maggiori. Fra le partite di maggior interesse Aston Villa- Man United, Chelsea-QPR, West Ham-Man City e, se il Nottingham riuscirà a battere il Luton Town nel replay del quarto turno, ci sarà un Forest-Liverpool ricco di storia. Le due squadre infatti sono state grandi rivali a cavallo fra anni ’70 e ’80. Addirittura nel 78/79 si sono anche affrontate nel primo turno di Coppa dei Campioni con il Forest che riuscì ad eliminare i rivali vincendo per 2 a 0 al City Ground per poi andare a pareggiare a reti bianche a Wembley. Ora questi due mondi - il Liverpool Vicecampione d’Europa, il Nottingham che vivacchia in League One - sono agli opposti, ma si tratta sempre di Fa Cup.
Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com
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