Oscar Eleni dall’isola di Saponara dove hanno aperto una scuola ed una fabbrica speciali per le produzioni SKY: la scuola è quella dei telecronisti, perché con tutto quello che hanno da proporre devono sempre cercare voci nuove, anche voci bianche; la fabbrica è quella dei lecca lecca da regalare a chi nell’enfasi della diretta riuscirà a trovare qualcosa di speciale che va dalla giocata eccezionale, abbacinante, fino alla ricerca del segreto nei gesti di un portatore di palla. Vuoi mettere il gusto di poter annunciare anche agli orbi che se ti sfiori la maglietta vuoi proprio giocare lo schema maglietta? Come faranno a saperlo si chiedeva un tempo il Costacurta, primo infatuato del sistema venusiano di SKY? Facile, basta parlare a lungo con allenatori che nasconderebbero la lavagnetta anche alla madre, ma davanti alla professionalità dei ragazzi venuti dal cielo, più che dal Brasile, quelli calano subito le braghette ed ecco svelato il segreto di allenamenti feroci, non soltanto per capire dove porteranno il blocco intorno al quale far girare il ragazzo dalle mani educate, quello che se sbaglia il tiro è soltanto perché ha sfortuna: nel basket di pali ne prendi moltissimi, un po’ come nella pallanuoto. Con queste telecronache lecca lecca, stranamente così diverse da quelle della stessa ditta per il calcio dove la libertà di sospetto, la libertà di vedere il male in ogni errore, soprattutto fra i portieri, non parliamo degli arbitri, scatena istinti primordiali che prendono a calci lo sport che in mano a loro è fetenzia, ci sbalordisce perchè dall’altra parte del muro non ammetterebbero mai: l’arbitro ne sa una più del diavolo, soprattutto quelli che manda in giro adesso l’ULEB come quelli che hanno portato via di mano al Barcellona la partita in casa del Real Madrid. Diciamoci la verità il basket su Sky è manna per chi non smetterebbe mai di guardare questo sport, ma è pure divertimento perché l’aspetto comico del leccaggio ti fa cadere dalla poltrona prima ancora di togliere l’audio. Sempre con questa polemica. Invidia gente. Possibile che non ci sia altro da discutere? Moltissimo nella terra di confine rappresentata da questa rubrica che guarda a quello che è accaduto ieri, pensando a ciò che vedremo domani, ma, tanto per dimostrare che siamo molto attenti all’evoluzione del sistema, cominciamo dalla testa, perché il pesce lo giudichi dagli occhi. Pagellone a metà strada, un modo per godersi il sole quando piove.
10 A Bobby KNIGHT che a 67 anni riesce ancora ad essere ruvido abbastanza per mandare al diavolo chi festeggia la sua 900esima vittoria, lungo viaggio dalla squadra dell’Army attraverso Indiana dove ha superato quota 200-300-400-500 600 e 700, fino a Texas Tech, litigando un po’ con tutti, ma ispirando tanti allenatori, picchiando qualche giocatore, meno di quelli che se lo meritavano, istruendone tantissimi, meno di quelli che dovrebbero andare da lui prima di mettersi a giocare con la palla. Gamba lo venerava, molti dovrebbero invidiarlo perché alla sua età gode ancora della fiducia di chi lo stipendia, da noi ti incartano e ti mettono in salamoia convinti di essere furbi.
9 A Charlie YELVERTON, il grande sassofonista di una Varese ben lontana da quella che oggi lotta per retrocedere, visto a Borgosesia nel mini corso per 200 allenatori, tenuto dal Carlo Recalcati. Buona notizia sapere che ha ancora voglia di imparare ed insegnare.
8 Al BLUMS di Napoli che ha preso per un orecchio il fotografo che voleva ritrarlo fra i sacchi dell’immondizia. Un assist al decoro, ma bisognerebbe prendere per il colletto anche tanta altra gente.
7 A Franco CURIONI presidente del Casalpusterlengo, presidente della Lega nazionale di serie B, uno che potrebbe diventare socio minoritario dell’Armani per un grande progetto giovanile che certo non può partire da una vaccata come lo scambio Calabria-Aradori con la Fortitudo. Con certa gente, caro Curioni, meglio guardare dalla finestra in attesa che passi il carro a portarseli via.
6 Alla NBA per i test antidroga che non si fermano alla ricerca del peccato, ma, potendo provano ad aiutare il peccatore anche se è soltanto malato, vedi il caso di Nenè Hilario operato per tumore ai testicoli e pronto a tornare sul campo.
5 A tutti quelli che giocano uno contro cinque e non sanno interpretare la più bella delle frasi di commiato del POZZECCO idolo di Capo d’Orlando e non soltanto delle isole, quella sulla sua motivazione per giocare in una squadra: “ Se fai del tennis, quando vinci chi abbracci? La racchetta?” Vaglielo a spiegare ai fenomeni che elettrizzano il teatrino lecca lecca dove l’anno prossimo sentiremo la voce del più grande dei Lillipozziani.
4 Al povero MAGNANO argentino campione olimpico liquidato anche dal Siviglia per la gioia di chi a Varese non voleva più sentirne parlare anche se oggi, a Varese, non sai più di chi parlare.
3 Al “numero uno” Stefano MANCINELLI in rappresentanza di tutti i giocatori che il giorno dopo la cacciata di un allenatore si presentano alla stampa per raccontare questa bugia: non abbiamo più alibi. Ne avete sempre, perché la colpa non è mai vostra, anche quando caricate a testa bassa e regalate partite come contro la Stella Rossa.
2 A Vittorio GALLINARI, padre ed agente di Danilo la meraviglia di Armanilandia, se non decide subito che il futuro del nostro più grande talento deve essere in Europa, ma soprattutto deve essere con un allenatore che lo aiuti a migliorare i molti difetti che oggi vengono mascherati per raccattare risultatini, pur sapendo che certi vizietti alla fine resteranno e saranno un guaio, anche quando verrà il giorno per andare nella NBA.
1 A Boscia TANJEVIC l’immenso che viene ad ingolosirci con i giovani talenti del Fenerbahce, infierendo sui guai di una Roma senza fortuna, al più grande degli uomini in un basket arido perché tutti gli vogliamo bene, ma se poi va a perdere col Bamberg allora torniamo ai tempi in cui pur di insegnare preferiva perdere e questo nel mondo lecca-lecca non piace.
0 A Bryan COLANGELO, l’uomo di Toronto, l’uomo che ha creato cose bellissime fra Phoenix e il Canada, fra la NBA e l’Italia, perché è stato troppo duro con il maghetto Bargnani. Qui tremano all’idea che ci sia il doppio flop italiano nel viaggio americano. Belinelli non va neppure in panchina, ma continua a sentirsi giocatore NBA. Doveva fare come i tartufi di casa nostra, dire che ci vuole tempo per capire, anche se ha fatto ben capire che se hai una certa mentalità difensiva poi non ti salvi anche raccontando la bufala che il duro lavoro per andare agli Europei lo ha fatto arrivare senza benzina sotto gli aceri. Mandate a Toronto i filmati degli allenamenti e delle partite. Capiranno.
Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it
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