1. Differenze tra la California di Cipollini e quella di Bettini, ciclismo sole e mare esclusi: perlomeno dimensioni, organizzazione, immagine, giro d'affari. Tra i due set c'è la stessa distanza che corre tra la collina di Hollywood e il poggio di Riparbella. Altro film o altra vision, direbbe Michael Ball di Rock & Republic. L'esilio di Santa Monica ha fatto cambiare idea al miglior cliente dell'avvocato Napoleone (Waterloo dell'informazione, smentita la smentita di una profezia: “Il signor Fanini sa cose che non sa Mario e nemmeno io”). Torna a sfilare il corridore più glamour del mondo, un vero professionista dello sport business. La collezione di gare primavera-estate servirà a tirargli la volata. E dalla stagione autunno-inverno via ai vernissage europei, facendo vita da manager e non solo da testimonial. La portata dell'operazione l'ha colta appieno un corregionale due volte campione del mondo, due volte intelligente: “Mi piace. Di questi tempi non è facile convincere un grande sponsor a rischiare e a investire. Ci vuole personalità”. Ecco un classico che non passa di moda.
2. Anche il ProTour del 2009 potrebbe fare tappa in California. Nello stato governato da un sette volte Mister Olympia gonfia il petto un evento di sana e robusta costituzione: è quel gran Tour che si corre per una settimana al caldo del Pacifico, tempo la terza di febbraio. Gallery 2007: http://grahamwatson.com/2007/cali/coverpage.html. Partner commerciale nientemeno che la Amgen delle biotecnologie, mica il mercatone dell'arredamento di Fresno o Asco. La gara si fa di anno in anno sempre più ricca e più popolare. Diverse squadre del Vecchio continente la considerano l'unica novità di rilievo nel panorama internazionale. S'intende senza sottovalutare le potenzialità dei vari Georgia, Qatar, Polonia, Australia del sud. Il Down Under in corso di svolgimento è un'altra manifestazione di livello che può contare su un budget notevolissimo (vedi lauti ingaggi, ricchi premi e bonifications). Per essere a inizio stagione è pressoché il massimo. Avanti così “verso la globalizzazione del ciclismo professionistico”, ribadisce la federazione internazionale. Chi sogna una crisi del governo McQuaid deve comunque fare i conti con questa realtà.
3. “Gli atleti sono quasi delle vittime” (Ettore Torri, procura Coni). Quasi viene il sospetto, effettivamente. Sarà il senso di colpa per un regime anti-doping antigarantista, roba da grande fratello in piccolo. A proposito d'indifesi, d'indifendibili e di reality show. La tv pubblica tedesca Ard ha nominato una trentina di professionisti - sport invernali e ciclismo - presunti clienti della banca Humanplasma, accusata di credito al consumo di sostanze dopanti. Il rumor è stato poi diffuso e amplificato fino a un sovratono da mozzorecchi, senza giustizia e senza giustifica. Ai Gobbo e ai Bizzotto di Germania è toccata presto la cronaca diretta di una rettifica, domandata a gran voce da sciatori e biathleti in combinata. Per contro silenzio complice su Totschnig e i suoi colleghi. Altro peso altra misura. Al Barcellona non hanno gradito l'accostamento con i Valv-Piti dell'Operación Puerto. Sul tema il Monde non si è fermato mai un momento, e infatti adesso la pagherà carissima: 300.000 Euro d'indennizzo. Poveri poverissimi corridori, se anche la difesa d'ufficio ha un prezzo. Qualche offerta di gratuito patrocinio?
4. Chi l'avrebbe mai letto. Roberto Chiappa sulla prima di Tuttosport, quasi come l'ultimo dei colpi di mercato. Quelli che “Chiappa è bianconero”, quelli che “Juve: Chiappa!” eccetera. Ma per una volta la notizia c'era tutta: successo storico in Coppa del mondo, oro a Los Angeles nella velocità. Sorpresa, c'è una pista da seguire con interesse. Anche se il Forestale ha avuto ragione dei migliori terzi dietro Bos e Hoy, i grandi assenti dell'Home Depot Center. Amen. Buon per lui e tanto peggio per Sireau e gli altri francesi che s'incazzano. Chapeau al numero due del ranking Uci specialità keirin, sesto regolare lo scorso week-end - Video: http://www.youtube.com/watch?v=w_JAJunSiH0. Tutto il resto è paranoia da incontentabili, loro e i loro dannati fantastici anni '60 (il decennio di Maspes, Gaiardoni e Beghetto). Speranze per Manchester e Pechino? Comunque pochine. Roberto ha già fatto molto, sprinta dai tempi di Barcellona 1992. E in patria ancora fa il vuoto, accidenti ai giovani d'oggi. Prossimo strillo tra qualche generazione.
Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it
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