Risvegli a metà

Ci sono segni di risveglio e lo diciamo con piacere. Quello più confortante è la vittoria di Andrea Seppi nel Challenger di Bergamo, successo che lo porta al numero 40 del mondo, sotto Starace (che rientra questa settimana dopo la squalifica) ma un posto più in su di Volandri. E questo è il punto: tre tennisti nei primi 41 è, appunto, un risveglio, anche se ancora il nostro movimento non riesce a produrre un Top 20. Aggiungiamo anche l'impegno di Fognini a quello di Seppi, cioè il lavoro di due ragazzi e dei loro coach per far sì che da giocatori di buon livello i due riescano a fare un ulteriore salto di qualità verso il medio-alto. Intendiamoci: né Fognini né Seppi sono campioni, nel senso in cui parleremmo di Federer, Djokovic o Nadal. Però sono ottimi ragazzi, concentrati su tennis e sugli obbiettivi di carriera. E questo insomma il senso: non vivere una sconfitta come un dramma ma neanche una vittoria come un trionfo. E senza voler fare ulteriori polemiche ci piacerebbe che questo metodo di lavoro fosse acquisito in tutto il tennis italiano e non solo in quello gestito da coach privati. Non è così? Bè, chiedere magari a Seppi, tanto per fare un esempio, quanto gli è costato investire sul suo futuro, a parte quel prestito di 150mila euro: che è obbligato a restituire, s'intende. Domanda: succede così anche a Tirrenia?

Marco Lombardo
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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