Le ultime vicende del basket italiano, con partecipanti e formula della serie A in discussione fino ad una settimana dal via (di Napoli e Capo d'Orlando hanno già parlato diffusamente Claudio Limardi ed Oscar Eleni, potremmo solo copiarli) e qualche furbo che sognava il blocco delle retrocessioni magari avendo in testa le cessioni dei migliori under-rated di mercato al club russo di turno, fanno riflettere sul concetto europeo di professionismo sportivo. Con pochissime realtà, quasi tutte calcistiche, in grado teoricamente di autofinanziarsi con quella che gli esperti di bilanci chiamano gestione caratteristica. E tutte le altre ferme al ricco che ci mette i soldi per i motivi più disparati: passione, creazione di indotto immobiliare, scarico fiscale di utili, riciclaggio di nero, vanità personale, ambizioni politiche. Di solito c'è un po' di tutto questo, con pesi differenti, ma la costante è che lo sport di alto livello europeo è strutturalmente in perdita: guardando la settimana scorsa la Russia massacrare le Isole Solomon al Mondiale di calcio a 5 (31 a 2, record storico di scarto) ci chiedevamo che ritorno finanziario potessero dare alla Dinamo Mosca i brasiliani naturalizzati russi Cirilo e Pula. Nessuno, a occhio. Ma tornando al basket italiano si può tranquillamente pensare ai soldi che Sky paga per il prodotto serie A: meno di due milioni e mezzo per questo ultimo anno di contratto, che divisi per le sedici squadre superstiti fanno una cifra inferiore all'ingaggio del decimo giocatore della rotazione di quasi tutte le formazioni. O, se preferite, una cifra con cui si fa fatica ad ingaggiare un anziano ex di livello che faccia la differenza in B1 (adesso si chiama serie A Dilettanti, in pratica la serie C). Insomma, le discussioni finanziarie applicate allo sport europeo sono interessanti ma hanno questa tara di fondo: senza un tetto alle spese uguale per tutti i partecipanti ad una manifestazione i risultati sportivi valgono pochissimo. Nel mondo delle spese no limits che senso ha dire che il CSKA Mosca è più forte dell'Air Avellino, o il Milan del Cagliari? Buoni motivi per difendere le nazionali, almeno fino a quando ci sarà chi accetta di fare lo sconfitto designato in un gioco truccato.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
Nessun commento:
Posta un commento