Democrazia senza difesa

In cerca di visibilità anche i grotteschi ultras della Nazionale visti a Sofia, che hanno regalato alla squadra degli italiani un po' del tremendo clima delle partite di club. Disagio etnico-storico, senso di esclusione politica, semplici idiozia o voglia di menare le mani? Non abbiamo una spiegazione migliore di altre, ma di sicuro nemmeno queste centinaia di ambasciatori del made in Italy sono un prodotto del calcio. Non è che ricattino Abete per i biglietti omaggio, non aspettano sotto casa Pepe e Aquilani se giocano male, non ce l'hanno con Sky, ad occhio non sono nemmeno tanto interessati alla qualificazione della squadra per Sudafrica 2010. Eppure hanno fatto notizia non in quanto fascisti da esportazione, tali da aprire una discussione da bar ideologico (nella Repubblica Ceca è fuorilegge l'apologia del comunismo, quindi tutto va storicizzato: a maggior ragione fatti di settant'anni fa...) o per le cose che in concreto hanno fatto (a Livorno-Pisa si vede di peggio), ma perché il teatro della loro esibizione è stato uno stadio con diretta su RaiUno. Ci è sinceramente dispiaciuto che dirigenti e calciatori della Nazionale quasi abbiano dovuto giustificarsi per le gesta di questa gentaglia, assecondando la totale mancanza di prospettiva dei media e la voglia di protagonismo dei parlamentari peones. I paesi democratici non hanno una possibilità di difesa reale contro la violenza, se non le migliori condizioni di vita: nessun appello di Lippi, bravo a smarcarsi da un tentativo di strumentalizzazione (Moni Ovadia e dintorni), o Cannavaro può riempire teste vuote e nessun manganello potrà da solo ripulire gli stadi. Gestire il presente limitando i danni: le forze dell'ordine di un paese libero purtroppo non possono andare oltre.

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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