Aspettando l'angelo, di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal colle Ardizio, sopra Pesaro, per trovare i fiori da portare verso il mare nel ricordo della Tina, la madre di Alceo Rapa. Avremmo voluto esserci nel giorno dell’addio perché quella donna aveva sempre rappresentato la speciale magia di Pesaro quando si andava per lavoro, quando si viveva la notte per litigare davvero, ma anche per volersi un po’ più bene. La Tina sapeva delle rivalità fra i giornalisti, forse più di Alceo, ma ci metteva il peperoncino soltanto quando serviva. Il colle Ardizio ci è venuto in mente vedendo la Scavolini, quella che adesso i clonati SKY chiamavano Scavo-Spar senza sentirne lo stridio musicale come il famoso Uni Caca, scappare di mano al suo eccellente allenatore con l’egoismo che nei tempi aveva rovinato tanti bei progetti prima di arrivare a risolvere tutto con la spada di Valerio il Bianchinissimo, ci è venuto in mente Alceo perché al telefono, dalla fattoria ducale in Toscana ci ha chiamato il conte Guido Carlo Gatti, uno di quelli che aveva un debole per Eccì, il Campana gazzettiero, molto eccitato dal progetto di Stefano Olivari e di Specchia per far rivivere, almeno in un libro, la storia della Pallacanestro Milano, gli “Straccioni” che animavano la grande città, che diedero una spinta forte al movimento nei 16 anni di vita e battaglia, di lotta dura dietro a Jura, dopo quella dietro a Joe Isaac. La verità è che se Milano ha aspettato gli angeli di Giorgio Armani, scoprendo che parlano tutti un linguaggio incomprensibile alla grande città, che non sembrano adatti alla ribalta dove ti bevi tutto, anche la feccia, bisogna dire che è venuto il momento per aspettare altri angeli con in mano le carte e i permessi per far giocare in città una seconda squadra di basket. Speriamo che gli angeli non passino prima dai simil Corbelli, auguriamoci che ci sia competizione per distrarci da tutto il resto, tipo questo campionato che fa scoprire invidie e gelosie di vecchia data.
Eh sì, questa Siena che vince, stravince, insegna una strada, picchia duro, crea il sublime, scatena campioni che non dimenticano mai di essere in una squadra, fa venire l’orticaria come ai tempi in cui il Simmenthal di Rubini e Bogoncelli sembrava insopportabilmente padrone di tutto, dal campo alla stanza degli arbitri. Poi è venuta l’Ignis dove se entravi nella tonnara difensiva vestito con l’abito della festa ti trovavi alla fine bello stracciato, nudo e verme domandandoti perché mai gli arbitri non erano intervenuti. Stessa storia con l’Olimpia sotto varie etichette, ma cresciuta bene davvero dalla coppia Peterson-Cappellari. Anche per loro inchini, ma tanti sputi ed insulti. Poi Messina, oh sì, quante ne hanno dette sulla Virtus che Porelli aveva portato verso i grandi oceani dello sport moderno, che Cazzola ha fatto diventare fortezza molto diversa da quella che si vede oggi negli uomini che indossano la maglia bolognese con questo marchio. Regni differenti, ma sempre un dominio che nasceva dal talento, dalla qualità degli uomini, dall’organizzazione. Adesso siamo tornati a quei giorni e quando vedi Siena puoi anche chiudere gli occhi e aspettare il suono del campo. Tutto avviene come lo avevi previsto e lo vedi dalle facce rassegnate di chi alza gli occhi al tetto e si chiede se c’è davvero parità competitiva. No, non c’è, non ci sarà per molto tempo, almeno fino a quando chi sfida la Mens Sana vivrà nell’illusione che l’obiettivo è sconfiggerla. Ci sono riusciti in coppa Italia, ma ditemi voi dove sono andate quelle squadre di Pirro e dove è invece arrivata l’astronave del capitano Minucci. Roma è stata forse la più vicina al sole, ma chi la governa non ha mai capito che serviva mettere basi più solide piuttosto che divertirsi in una tensostruttura. Succede anche oggi perché bisogna proprio essere ciechi per non comprendere che se Nando Gentile ha trovato la soluzione per togliere peso mentale alla Roma che scalciava con Repesa, salvo vincere sul campo del Tau,nessuno sa dirci come la troveremo in fondo questa squadra che si è tolta il dente Allan Ray, ma si trova ancora con qualche problema da risolvere se deve anche rispondere a tipi come Sonny Vaccaro, l’agente di Jennings che chiede perché il suo pupillo gioca così poco, proprio adesso che in America tante famiglie lo chiamano perché hanno scoperto che gli euro possono risolvere i problemi molto prima della NBA per tanti giovani convinti di aver studiato abbastanza e di dover guadagnare in fretta.
O tempi, o costumi dove Beckham chiede 500 mila euro per una apparizione televisiva, dove chi sbaglia tanto in società, lo vedi dalle squadre che mette insieme, dagli uomini che promuove e boccia, poi sale in cattedra e pontifica su come dovrebbe essere la Lega domani adesso che persino nel regno di Lecca Lecca hanno scoperto che ci manca uno come Stern, come se un Dorigo ( Kinder vi dice niente ?), ad esempio, lasciando perdere i tanti personaggi perduti in un cammino fra egoismi urticanti, fosse così lontano da questa figura mitica della NBA.
Per chiudere e passare ancora a prendere rose da spargere sul mare, salutando dal colle Ardizio vi diciamo subito che abbiamo scelto Andrea Capobianco come allenatore dell’anno. Lui o Lino Lardo, per adesso, sono gli unici che vanno oltre Pianigiani, anche se non è mai facile essere Rubini, Peterson, Nikolic, Gamba o Ettore Messina.
Voti del nuovo anno così uguale a quello vecchio al punto da farci premiare subito il Guerini di Tuttosport che, brindando al 2009, si augura che sia il 2010 l’anno della vera resurrezione. Bella trovata. Bella amarezza.
10 A Carlo ANTONETTI, la mente del progetto Teramo che ha attraversato tutti i campi minati della massima serie fino a trovare il suo allenatore ideale in Capobianco, la sua squadra ideale in questo gruppo dove Poeta e Amoroso sono un fattore, ma dove è bello avere anche gente come Moss o Brown. Resista alla sirena di Lega.
9 A Vincenzo ERCOLINO che fa bene a prendersela con i tifosi di Avellino che trattano Markovski come un tempo facevano con il Boniciolli oggi rimpianto. Possibile che prevalga sempre il gruppo di quelli che hanno fatto tutto molto meglio prima di queste stagioni vissute alla grande, con una coppa in bacheca, l’Europa esplorata e lasciata con una certa dignità? Non siamo dalla sua parte quando dice che vorrebbe spostarsi a Scafati, ma per il resto ha ragione, basta che tenga a freno anche qualcuno in famiglia.
8 Alle lacrime di LINO LARDO che in fondo ad una classifica, dove lui non dovrebbe stare di certo, prova di tutto per arrivare ad una salvezza che sembra impossibile. Lo ha fatto spesso in carriera, a Verona, a Reggio Calabria, diciamo pure a Milano dove è stato anche finalista scudetto, ma mai come con questa Rieti ci fa piangere insieme a lui. Dalla commozione, certo, le lacrime tristi spettano ad altri, magari a chi gli ha fatto interrompere le vacanze americane.
7 A Ciccio TUSEK che sembra aver ritrovato la sua fantasia di grande orso con mano dorata. Un tipo strano, ma un tipo che ti può dare una mano se non gli permetti di andare a cercare cose astruse sulla tavola di una partita e non solo su quella.
6 Al DIXON trevigiano che lotta per tenersi il suo posto in squadra servendo palloni importanti a tutti i ragazzi Benetton che devono assolutamente approfittare di questo periodo in cui il BUZZAVO da dieci e lode sta dicendo a tutti, e in faccia cara gente, quello che pensa dei pallavolisti della Sisley che non hanno più fame. Il Buzzavo da combattimento è meglio tenerlo lontano, basta non fare come i ragazzi che saltano e non si toccano.
6 Al JAABER bulgaro che Roma ha ritrovato appena si è fatta chiarezza sul modo di slegare la vela maestra, lasciando andare alla deriva chi non voleva proprio guadagnarseli i soldi romani, mettendo i marinai al loro posto, tenendo i giovani apprendisti vicino ala timone per farli crescere, ma abbastanza lontano per non toccarlo ancora quel timone perché poi, magari, ti capita di sbattere sulle giornate strane del Becirovic che quando sbaglia, sbaglia davvero alla grande e questo, purtroppo, lo sanno tutti, compreso Repesa, sicuramente compreso Gentile.
5 A Dejan BODIROGA perché la soluzione allenatore è semplice: Gentile pagato da vice non vuole bruciarsi le penne perché sa bene che finita la benzina bisognerà davvero lavorarci sopra a questa Lottomatica che può crescere ancora tanto, ma senza nascondere niente. Soldi e progetti altro che baie nascoste dove tenere altri allenatori di pronto intervento. Un Gentile motivato e meglio educato. Ecco cosa serve.
4 Allo STANIC che dovrebbe pilotare la Scavolini e che alla fine di una partita perduta per egoismo, oltre che per le buone scelte finali di Avellino, denuncia quello che hanno visto tutti nella squadra di Sacripanti: troppo personalismo. Eh sì, ma come diceva un tale il pesce puzza dalla testa.
3 Al BOYKINS che ha chiesto scusa, che dovrebbe aver pagato una multa, ma che ancora non ci ha convinto per questa fuga americana, per questa finta umiltà, perché lo sciopero contro Ferrara è stata il massimo degli insulti alla gente Virtus che dovrebbe essere la prima a chiedere un rimborso e non soltanto delle scuse. Contro Siena, poi, guardava sempre troppo in alto mentre lui aveva contribuito a tenere quella Virtus molto in basso dove non si ride più tanto.
2 Al tenace VALLI che cerca di salvare Ferrara se darà ancora ascolto a chi gli domanda se il salto in A1 non è stato troppo alto, se non dirà chiaramente a tutti che la squadra era stata fatta per salvarsi in un torneo a 18 squadre, che certi giocatori, soprattutto italiani, imparano poco e dimenticano in fretta.
1 Alla coppia VITALI-BULLERI che avrebbe dovuto far sapere subito che non poteva esserci un filo capace di unire personaggi così diversi, così egocentrici. Milano che cerca un regista vero sa di mentire perché un costruttore di gioco non può inventare nulla se al centro vede il vuoto, ma dovrebbe anche aver capito che nella mischia dove si è perduto il vero Mordente, inteso come giocatore, ma anche come spirito di una squadra nata per lottare, anche se messa insieme bussando soltanto al catasto dei canestri, salvo il David Hawkins che non poteva rinforzarla perché il suo gioco destabilizza a prescindere, a meno che non si occupi soltanto della difesa, dell’attacco al canestro ricevendo per colpire, non per costruirsi da solo ciò che non conosce, insomma in una squadra dove tutto è diventato ancora più grigio appena la gente ha capito che piatto gli avevano portato al Forum non può sbocciare nessun fiore per un grande futuro e questo è il pericolo.
0 A Sonny VACCARO, agente del bambino quasi prodigio Jennings, che si lamenta per il minutaggio in diminuzione del suo pupillo proprio adesso che negli Stati Uniti lo chiamano tante famiglie per sapere se davvero in Europa hanno ancora bisogno di collanine e vivono nell’ansia di ricevere cioccolato, sigarette e anelli per il naso o per i capezzoli.
Oscar Eleni

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