Il declino del tifo puro


Rimpiangere gli anni Ottanta ed i quasi 40mila spettatori di media a partita della stagione 1984-85 (quella con la maggiore densità di fuoriclasse assoluti, oltre che la meno disonesta nella storia del nostro calcio: che c'entrasse il sorteggio arbitrale?) scalda il cuore, ma impedisce di apprezzare i piccoli successi del presente. I dati sulle presenze negli stadi, resi noti dalla Lega, parlano chiaro: nel 2008-2009 stiamo viaggiando a 24.825 spettatori a partita, contro i 22.430 del 2007-08 e i 19.192 del 2006-07 (senza Juventus e Napoli, però). A casa nostra significa un aumento di oltre il 10% rispetto all'anno scorso, nonostante il percorso ad ostacoli (fra card e tutto il resto) per entrare negli stadi ed il fatto che i progetti stile Disney de' noantri annunciati siano rimasti sulla carta. E' migliorato il prodotto? Il calcio è più credibile? Vedere le partite in televisione, diciamolo, è noioso? Non occorre essere Pirandello per intuire che la verità assoluta non esiste. In ogni caso la serie B è in caduta libera: nel 2006-2007 c'erano 8.921 spettatori per partita (con Juve e Napoli), nel 2007-2008 5.612, mentre adesso siamo a quota 5.503: cifre paragonabili alla serie A di basket. Il dettaglio per i singoli club è ugualmente interessante: 60.067 di media per il Milan, 51.637 per l'Inter, 41.225 per la Roma e 38.658 per il Napoli, ultimo in A non il previsto Chievo ma il Siena con 10.630. Ultimi in A significa primi in B, visto che la Salernitana viaggia sui 10.883: in coda il Cittadella con 1.141. Fuori dall'overdose di numeri, una considerazione su tutte: il tifoso e soprattutto l'appassionato italiano del 2009 decidono di lasciare il divano solo se hanno la possibilità di vedere calcio di un certo livello. Forse sta diminuendo il tifo puro, come lascerebbero pensare anche le vendite dei giornali sportivi (tuttora pensati e redatti per tifosi) e le difficoltà delle società di provincia nel trovare sul territorio anche solo il solito riciclatore. Ma di sicuro il calcio di serie A, quello che si autoflagella, è ancora vivo.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

19 commenti:

kalz ha detto...

Il rischio è che alla fine allo stadio ci vadano solo gli ultras. La parte peggiore, in my opinion

jeremy ha detto...

Kalz, pensavo proprio la stessa cosa leggendo il pezzo del Diretto. In Italia, o si andra verso lo stadio totalmente ad "inviti" (sponsor e istituzioni) o si andra verso lo stadio con curve e tribuna d'onore blindata. I mitici distinti non esisteranno piu, se non in minima parte.

Stefano Olivari ha detto...

Il rischio è quello, ma se nonostante tutto allo stadio la gente (in serie A) continua ad andare, cosa potrebbe accadere con i fantasmagorici progetti di entertainment in divenire? Fermo restando che in Italia non esiste questo tipo di cultura e che questi progetti sono solo un pretesto per rendere edificabili le aree vicino allo stadio o per avere licenze commerciali a prezzi di saldo...

mario ha detto...

ma vogliamo parlare anche dei prezzi? solo un esempio

Juventus - Fiorentina:

Tribuna Family

intero: 45 euro
ridotto donne: 25 euro
ridotto under 18: 25 euro

quindi nel migliore dei casi, 95 euro + viaggio e pranzo.

il prezzo minimo di una semi/tribuna, 40 euro.

Piccola nota sul sorteggio integrale:

fu reintrodotto nel 1998-1999, col risultato finale che lo scudetto lo vinse il milan, con la juve settima e l'inter ottava.

e fu usato anche nei primi mesi del 2002-2003 , stagione terminata con la vittoria bianconera.

alla fine credo che il 1985 sia stato un insieme di fattori, il cui principale era che quel Verona era semplicemente la squadra piu' forte

jeremy ha detto...

Diretto, conti anche il prezzo dei biglietti che non è ancora proibitivo come in altre nazioni (alla fine una partita la vedi ovunque con 15-20 euro e anche meno). E gli ultras non pagano.

Ale ha detto...

Stefano, mi pare che la spiegazione sia molto semplice. Da qualche anno a questa parte i poteri forti del calcio hanno pianificato di portare tutte le risorse, sia economiche che mediatiche sulla serie A, lasciando andare a rotoli tutto il resto. Mi pare che le cifre diano loro conforto. Come ho scritto altre volte sia su Indiscreto che sulla Settimana Sportiva mi pare tuttavia una strategia di corto respiro. Se in una città brucio tutte le case dei vicini le risorse andranno tutte a me ma la città diventa un villaggio-roccaforte con tutti i lati negativi del caso (ad esempio investitori stranieri che di fatto non possono entrare). E poi non capiterà tutti gli anni che le squadre con maggior seguito di pubblico siano tutte nella prima metà della classifica. Per farla breve: al termine dell’operazione i margini per aumentare il pubblico rispetto a quest’anno diventano risicati (al netto delle chiusure di curve o dei divieti di trasferta che rappresentano comunque l’altro lato della stessa medaglia) mentre i cali saranno molto più probabili e pronunciati. Insomma spremendo al massimo il limone siamo poco sopra ai livelli del campionato francese ma, senza cambi di strategia, con vaghissime possibilità di scalare posizioni su Germania, Inghilterra e Spagna.

jeremy ha detto...

Mario, vero hai ragione ma la Juve sta "abituando" il suo pubblico: con lo stadio nuovo immagino che vorranno una fideiussione assicurativa. A Milano al terzo anello fai fatica ad arrivare a 15 euro.

Stefano Olivari ha detto...

E' chiaro che il nostro giudizio ideologico sul fenomeno dipende dalle premesse di valore. Che un bambino di Padova piuttosto di guardare il Cittadella dal vivo preferisca Ibrahimovic in televisione è un fenomeno totalmente negativo? C'è chi dice 'attaccamento alle proprie radici' e c'è chi dice 'localismo': ognuno ha la sua risposta. In generale è un fenomeno pericoloso per l'esistenza stessa degli sport: ci sono tantissime persone che sanno tutto di NBA ma hanno solo una vaga idea di chi giochi in serie A.

Stefano Olivari ha detto...

Sorteggio arbitrale. Nel 2002 le fasce erano due, ma una (quella delle partite che contavano) aveva un così ridotto numero di partite e di arbitri da rendere la definizione 'sorteggio' solo una convenzione. Nel dubbio, dopo pochi mesi anche questo sistema venne abbandonato. Anche nel 1998-99 il sorteggio era edulcorato dalla divisione in due fasce (che permetteva comunque di punire i 'cattivi', quelli che non si adeguavano), ma almeno le fasce erano più ampie: secondo me è stato l'anno migliore, come credibilità, dopo il 1984-85. Almeno quel metodo si poteva perfezionare, piuttosto che mettersi nelle mani di Bergamo e Pairetto.

Carlo Calabrò ha detto...

Avevo notato anch'io, pur senza fare calcoli esatti, questo aumento delle presenze sugli spalti di Serie A. E dall'anno scorso sono convinto che il divario qualitativo che ci separa dagli altri grandi tornei europei sia più teorico che reale, o quantomeno non così clamoroso come in molti lo dipingono. Non siamo più, purtroppo, ai livelli degli anni Ottanta e primi Novanta, ma sul fatto che il nostro campionato sia assai peggiore, sul piano tecnico, spettacolare ed emozionale, della Liga, mi permetto di dubitare. Del resto, per quanto una sola partita non faccia testo, dopo aver visto qui a Genova il tanto strombazzato Siviglia giocare una partita orripilante al cospetto della mediocre Sampdoria di quest'anno, qualche dubbio viene.
Sul torneo 1984/85, neanch'io sono del tutto convinto che il sorteggio arbitrale abbia rivestito un ruolo così determinante: unica vera sorpresa il Toro secondo, ma Verona (soprattutto) e Samp erano fortissime, l'Inter incappò in una delle sue tante stagioni in chiaroscuro, quindi nulla di clamoroso, la Juve era distratta dall'Europa, la Roma in fase di confusione post Liverpool... Certo poi bisognerebbe andarsi a rivedere partita per partita gli episodi controversi che, con arbitraggi "di regime", avrebbero potuto dare alla stagione un esito diverso...

carloblacksun ha detto...

Stefano

Hai ragione! Io conosco tutto il roster degli Oklahoma City Thunder però non so nemmeno un giocatore di serie A... anzi si, uno...Earl Boykins...gioca in A vero?

Pierfrancesco ha detto...

Molto fa la fame di calcio, che incide o meno anche sulla passione verso la propria squadra del cuore (e ricordando che in provincia moltissimi sono tifosi di Juve, Inter o Milan, squadre spesso distanti centiaia di chilometri, e non seguono la compagine della propria città).
A volte, persino in provincia dove si dovrebbe vivere di pane e pallone, c'è assuefazione persino riguardo i grandi tornei, ed il pubblico è scarsamente invogliato a seguire uno spettacolo troppe volte artefatto o drogato (in senso lato).
Io porto l'esperienza personale di una città come Cosenza: fino agli anni Ottanta era una realtà come tante del Sud, non c'era granché, lo stadio alla domenica ed il tifo per i Lupi era l'unico diversivo. Ci sono stati picchi di oltre 25mila spettatori per partite di C2.
Poi si è diventati, pur con tutte le problematiche ancora irrisolte, una specie di isola felice del Meridione, con un fiorire di pubs, locali e nights dove trascorrere il sabato sera, e le giovani generazioni che quasi ignorano dove si trovi lo stadio, col risultato che negli anni Novanta, con la squadra in serie B, si è seguito l'andazzo generale: sempre meno persone allo stadio (e sempre più schede pay-tv pirata in giro).
Infine, il declassamento in serie D, con la risposta d'orgoglio (quindicimila all'esordio), gli anni del pane raffermo dilettantistico e del derby fra i due Cosenza (grazie, Carraro!), la tronfale cavalcata della scorsa stagione (di nuovo 15mila nella partita decisiva, e medie da 6000 spettatori nel resto del torneo) e quest'anno, in C2, Cosenza detiene il record di spettatori con oltre 5000 presenza di media (cifre da B attuale, seconda solo al Verona in tutta la Lega Pro), media falsata in negativo da un incontro disputato con i soli abbonati per motivi di ordine pubblico e rialzata in positivo dai 18mila (14mila ufficiali) del derby col Catanzaro.
E 5000 spettatori di media, per la capolista, nonostante si disputi solo una C2, sono ancora pochi per le potenzialità del tifo cosentino.

Difficile però sperare che la gente tornerà allo stadio. Ultras violenti da una parte e giri di vite illogici dall'altra (posti preassegnati, tessere del tifoso, andazzo che porta verso il modello inglese con addirittura divieto di cantare e di stare in piedi) non fanno che allontanare la parte genuina delle tifoserie dagli stadi, così come certi sogni berlusconiani o delauretiisiani si creare una Lega A con retrocessioni bloccate, aperta solo alle grandi città, e solo per chi possa portare almeno tot spettatori e tot introiti domenicali.

Inter-Roma di ieri sera ha portato quahce dato confortante, e qualche considerazione. San Siro non era certo pieno, ma nemmeno così vuoto come si poteva temere.
Perché questo?
Perché con due aggiustamenti, secondo me, si è data alla vituperatissima Coppetta Italiuccia un brandello del fascino della Coppa d'Inghilterra. Quali siano questi aggiustamenti è facile capirlo: la gara unica in casa di una delle due squadre (con eventuali supplementari e rigori) e la finale unica a Roma. E' bastato questo per fare della Coppa Italia un torneino interessante da seguire, con partite combattute e persino spettacolari.
e adesso se si mettessero da parte totalmente gli interessi dei grandi clubs, che spingono per formule che evitino loro brutte figure, e si seguisse in toto il canovaccio della FA Cup, cioè:
-gara unica possibilmente in casa della squadra di rango inferiore (con possibilità quindi del cosiddetto "giant's killer");
-possibilità di partecipazione aperta fino ai Dilettanti, ovviamente per quelle società che abbiano uno stadio capace di ospitare squadre importanti e tifoserie numerose;
-sorteggio integrale, con possibilità di Inter-Roma e Giarre-U.S.O Calcio nello stesso turno di Coppa;
così facendo, dicevo, si porterebbe la gente allo stadio in massa anche di mercoledì, a guardare la Coppa Italia.
Magari sognando una finale Milan-Itala San Marco a Roma... dall'esito, a questo punto, non tanto scontato.

mario ha detto...

Aggiungiamoci il famigerato spezzatino tanto caro ai culi di piombo della Lega Calcio.
Una volta sapevi che alle 14 della domenica iniziavano tutte le partite. Era un rito collettivo, una certezza.

Sorteggio arbitrale: nel 1998 c'era il designatore unico Baldas, che nella vulgata comune si riteneva essere nel taschino di Moggi.
e comunque in quell'anno le fascie erano due, una per la serie A e l'altra per la B.

di fatto, sorteggio intergrale o meno, tutte le societa' votarono il ritorno alla designazione.

molti parlano (a ragione) del duo malefico Bergamo-Pairetto, ma fanno finta di non sapere chi, come e quando li ha messi su quelle poltrone

jeremy ha detto...

PF, caro conterrone cosentino (se continua cosi tra due anni rivedremo i derby in B con la Reggina....sigh....sob....), non contarla la partita di ieri sera: l'azienda di mio fratello aveva non so quanti biglietti omaggio di secondo anello. Ergo, hanno un po "drogato" l'audience....

Paolo ha detto...

... e se fosse semplicemente il calcio a essere non più così seguito, tre grandi a parte?

Pierfrancesco ha detto...

caro jeremy, per forza la Reggina fila verso la B... capisco la managerialità e le esigenze di bilancio, ma se ogni anno, dai e dai, ti vendi sempre i migliori... se ogni anno che azzecchi qualcuno (vedi l'attacco Amoruso - Rolando Bianchi) te ne liberi per denaro, e speri ogni volta che ti esplodano i nuovi arrivi cileni e islandesi... la volta che non deflagrano si retrocede.
Mi piacerebbe tanto un derby in serie A Reggina-Cosenza... giusto per vedere com'è fatta 'sta serie A, sempre annusata in riva al Crati e al Busento, sempre sfiorata, sempre agognata, ed ogni volta, ad un passo dalla meta... ah, la tauromachia!

Apprendo ora da jeremy che il pubblico di ieri sera era in parte composto da biglietti omaggio... e vabbè... mi consolo col dato oggettivo di squadre che schierano gran parte dei titolari (Ibra non avrebbe potuto riposare, ieri sera?) e danno vita a partite intensissime e spettacolari.
Io sogno una Coppa Italia totalmente sul modello della FA Cup, in cui le piccole e anche le squadre delle categorie inferiori, tenute ai margini dai berlusconiani deliri da Superlega con franchigie, senza retrocessioni )né promozioni dalla serie inferiore), possano sognare il grande colpo, la vittoria di stra-prestigio e magari la Finale di Roma.
L'Olimpico non è proprio Wembley, ma pensate al Castel di Sangro o al Pergocrema che si ritagliano una pagina di leggenda nell'albo d'oro, arrivando in finale a furia di Giant's Killer...
(del resto, se appena l'anno scorso il Liverpool di Torres e Gerrard ha potuto perdere in casa con il Barns... il Burns... con una squadra di serie C inglese...)

Ale ha detto...

@ Stefano Il mio ragionamento non parte dall’assunto che sia un male seguire solo il calcio d’élite o che sia preferibile concepire solo il team del paesello anche perché le cose possono benissimo convivere: il problema è che non hai più la scelta in quanto tutto l’altro calcio è stato di fatto messo k.o. (con gravi colpe anche di chi lo gestiva, sia chiaro) e quel che è peggio il parco dei potenziali spettatori è più “selezionato” (in peggio ?) ma di numero complessivo abbondantemente inferiore. Se 100 bambini vanno a vedere il Cittadella, almeno 80 di loro sanno comunque chi è Ibrahimovic, lo guardano su Sky e magari ogni tanto vanno a vederlo anche a San Siro e sono comunque 100 bambini che seguono il calcio. Moltiplichiamo tale situazione e ci troviamo con molti appassionati in più, sia in A che nelle altre categorie. Mi pare che le medie spettatori in Inghilterra siano alte a tutti i livelli (17.000 di media nella Championship!) proprio perché è il calcio in senso lato ad essere protagonista. In Italia il calcio è un po’ come le ferrovie dello stato: 2 ore e mezzo per andare da Milano a Roma e 1 ora per fare 40 km su linee locali con topi, zecche e riscaldamento rotto. Le cifre sono la logica conseguenza.
Il tuo blog è particolarmente bello e apprezzabile proprio perché presenta argomenti interessanti per tutti gli sport e gli argomenti trattati, fermo restando che il calcio ovviamente la fa da padrone. Se parlassimo solo di JuveInterMilan probabilmente avresti più contatti singoli ma tanta volatilità, meno lettori fedeli e, permettimi, una qualità media dei frequentatori senza dubbio inferiore.

jeremy ha detto...

PierF, ecco, infilalo piu dentro la ferita sto coltello.....Comunque sono d'accordissimo: questo è l'anno della B. Ci sta dopo un paio di miracoli consecutivi (quello del -15 con la coppia gol migliore del campionato resta qualcosa di incredbile e irripetibile). A sto punto aspettiamo voi e il Catanza per andare a braccetto in A (il Crotone lo vedo malissimo....).

dag_nasty ha detto...

Concordo sui commenti sulla Coppa Italia e noto che sembra passato di moda tra le grandi il turnover massiccio in Coopa Italia. Ricordo Capello, Lippi e Mancini che facevano un turnover scientifico scegliendo i giocatori col bilancino tra quelli che avevano meno minuti in campionato. Invece quest'anno (e forse la formula ha il suo peso) vediamo parecchi titolari.