Diamoci dei consigli

di Oscar Eleni
Diamoci dei consigli, così, tanto per sentirsi un po’ meglio, tanto non costano niente e se poi sbagliate sarà soltanto colpa vostra come vi direbbero certi giocatori di basket che dopo aver fatto male da una parte vanno a pontificare dall’altra, tipo l’Allan Ray passato da Roma a Ferrara che ci fa sapere un segreto su Siena: come tutte le squadre, ammicca il magnifico, non è imbattibile. Certo, ma lo si dice da 18 giornate senza trovare uno capace di spiegarci che in Italia, invece è proprio impossibile e poi questo Ray che faceva impazzire Repesa adesso spiega pure che i successi partono dalla difesa. Acqua calda al signore. Chiedere conforto ad un francese, un tale Prevert, poeta, guardia scelta, di riassumere il disagio e lui ti prenderebbe per il bavero cominciando a parlarti di una sua amica fioraia che più o meno finisce così il suo canto: cose da fare ce ne sono tante con quei fiori che piombano a terra e quel denaro, quel denaro che rotola e che non finisce più di rotolare. Se non avessimo paura di togliere a Luca Dalmonte un po’ di concentrazione per il delicato appuntamento contro Udine, attenti agli ostacoli bassi, qualcuno porta ancora cicatrici alte, gli chiederemmo di commentare questi messaggi che arrivano dal fronte degli incompresi, in giornate davvero strane dove Roma pensa di aver risolto certi problemi andando a riprendere il Douglas del canestro scudetto Fortitudo sul campo dell’Armani, un tipo che Valencia ha mandato a spasso dopo averlo visto girare sull’ottovolante delle passioni; in settimane di tormento per l’azzurro Bulleri che adesso sembra aver già fatto le valige per lasciare la triste Milano diretto, finalmente, verso la gioiosa Treviso dove forse non hanno proprio le braccia spalancate, anche se ricordano bene che il vero Bullo ha vissuto soltanto nella luce verde della Marca. Ci sarebbero tante cose da dire adesso che Antonio Di Lella, assessore a Caserta, ex giocatore della Juventus che ricordiamo senza entusiasmarci troppo, prende per un orecchio Dino Meneghin, saltando si capisce, per quello che ha detto contro gli “assalitori” del Pala Maggiò che, nel tempo, sono diventati soltanto goliardi, difensori della fede, guardiani del faro dove si giudica l’impegno dei mercenari. Giornate per ascoltare chi avrebbe i soldi sul tavolo per cambiare tutti i cronometri del piccolo regno a spicchi dopo il fattaccio di Bologna, settimane per sentirsi a posto con la coscienza se a Somma hanno chiamato Gianni Chiapparo per dare una spinta alla Nelson, un progetto giovani che vorremmo veder funzionare bene a Varese come a Cantù, perché, come vi direbbe il Ray, tutto nasce dalla ricostruzione di un buon vivaio e anche Tourè lo ha giurato che sulla panchina di Cantù ci sono ragazzi italiani che meriterebbero spazio. Già. Un conto è dirlo e poi bisogna farlo e allora ti chiedi come mai la Siena vittoriosa contro il CSKA non ha mai avuto bisogno non diciamo di Lechthaler, ma persino di Ress. C’era uno scarto punti da allargare come dimostra il minuto chiesto a 2 secondi in faccia al livido Messina, insomma una scusa c’era. Così come una scusa hanno trovato Milano e Roma andate sotto di 20 in Eurolega. Chiedere consigli agli americani che in questi giorni si trastullano con la più inutile delle fiere, la partita delle famose stelle votate, rivuotate, baciate quando giocano a schiacciare, quando tornano alla gioventù con i giochi da bibita nelle gare di tiro, rimpiangendo la stessa sagra in Italia dove la crisi sembra sconsigliare, obbligando tutti a concentrarsi, dopo questa 19^ giornata che evita basket fidelizzato, come dicono a SKY, nella serata del derby di San Siro, a tenere la luce sulle finali della coppa alla Futur Station di Casalecchio che si inizieranno giovedì e al venerdì ci diranno se Cantù può diventare il fantasma nella notte dei campioni di Siena dall’occhio grifagno che aspettano la loro vendetta come dice Eze: “Imbattuti, ma non abbiamo ancora vinto niente”.
Oscar Eleni

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