Oggi si può scrivere un articolo che si faccia leggere soltanto in un modo: pensando alle interconnessioni plurime che possono nascere intorno ad un fatto qualsiasi. Non basta segnalare che al 13’ c’è stato un calcio d’angolo, la televisione e i centinaia di pre, in e post partita esauriscono la voglia di cronaca approfondendo ogni sensazione. E al giornalista del giorno dopo cosa resta? Resta la possibilità di andare al fondo di un’idea che le tv per fortuna (o sfortuna, fate voi) non possono proporre nel loro menu, forse perché indigeribili così vicino all’evento sportivo (anche l’analisi post-partita di uno Sconcerti non attira attenzione se non ci si butta nella gazzarra dialettica con il Mourinho di turno). Posto ciò, la questione diventa saper costruire un pezzo da leggere intorno ad una propria idea che crei connessioni istantanee e potenti per un interesse allargato. Tutta questa premessa arzigogolata è spiegata molto meglio nel libro “Storie di pallone e bicicletta” (Curcu & Genovese, 2003, p.135) di Carlo Martinelli. Il libro è una raccolta di articoli che Martinelli ha scritto per diverse testate e per svariati motivi: ricordare un personaggio dello sport, commentare un evento sportivo, farci conoscere una vicenda del caso. La grande capacità di Martinelli è miscelare in diecimila battute ricordi personali, cronaca vissuta, storie dal basso e contesto di riferimento, il tutto condito da citazioni letterarie mai forzate o messe in bella mostra per tirarsi l’applauso di chi anelita la bella penna. Al centro di ogni articolo c’è sempre un personaggio, di cui Martinelli parla non analizzandone il volto alla ricerca delle glorie e delle grandi passioni, ma girandovi intorno per capire cosa è stato per gli altri e per se stesso, esercizio orrendo se scade nel c’ero anch’io, stupendo se attiva ancora emozioni non vissute da chi legge ma comunque stranamente sentite (questo è il vero fine e la pura bellezza della letteratura). Per finire vorrei ancora lasciare una nota sul perfetto incastonarsi negli articoli dei rimandi culturali e letterari. Citare Camus, James Waddington o Franklin Goldgrub in un articolo non è un grande sforzo, mentre armonizzare il già detto con una faccenda di sport è molto più difficile e pericoloso. Martinelli grazie al suo volare alto nel ricordo e nella cronaca minuta ci riesce.
(per gentile concessione dell'autore, fonte: Letteratura sportiva)
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