Lezioni da Las Vegas

di Stefano Olivari
Nessun sistema al mondo batte il bookmaker dal punto di vista matematico, però gli scommettitori professionisti sono vivi e lottano insieme a noi. Un mito europeo è senza dubbio l’irlandese J.P. McManus, ex azionista del Manchester United ed amico di Ferguson, che al top dell’ispirazione sull’ippica vinceva un milione e mezzo di euro a corsa (il suo regno era il Cheltenham Festival, negli ostacoli secondo solo al Grand National). I gambler che si fanno intervistare sono però negli Stati Uniti, come il famoso Joe D’Amico che sul Las Vegas Sun ha elencato i suoi comandamenti: a) Nel lungo periodo l’ambizione deve essere quella di selezionare un 55% di giocate vincenti, chi pensa di fare meglio è un illuso; b) Bisogna essere più informati della media dei giocatori: D’Amico assolda osservatori per gli allenamenti degli atleti su cui scommetterà; c) Si devono selezionare le giocate, accettando giornate senza puntare; d) Mai impegnare più dell’1% del capitale su un evento, la rovina arriva più facilmente dalla cattiva gestione finanziaria che da previsioni sportive sbagliate. Per certi versi la scoperta dell’acqua calda, anche perché l’unica fonte di guadagno sicura dei gambler sono i servizi informativi telefonici o via web: la All American Sports Information, cioè l’azienda con cui collabora D’Amico, vende i consigli per le partite NFL a 1500 dollari a stagione. Non necessariamente una truffa, ma di sicuro è un mercato frequentato solo da scommettitori professionali. L’unica lezione valida è che tutti possono vincere senza sistemi miracolosi, solo con la conoscenza delle singole discipline e comprendendo la filosofia dei bookmaker. stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale di oggi)

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