"I motivi partono dal considerare la denominazione serie C troppo spesso declassificante. Vogliamo dare il giusto valore a questa categoria che, al contrario, è da ritenere paritetica, se non superiore, alle altre, soprattutto come imprenditorialità. Abbiamo voluto cambiare questo vecchio abito, perché l'abito fa il monaco". Lo diceva, quasi un anno fa, Mario Macalli, alla presentazione del nuovo nome - Lega Pro - del campionato di serie C, partorito dopo un lungo lavoro di studio e analisi. Un “cambiamento epocale”, così era stato anticipato con modestia dall’ufficio stampa del presidente, “sul modello delle leghe inglesi" trovando "una diversa etichetta più accattivante”. Ora, è vero che le rivoluzioni non si fanno in un giorno, ma dopo la prima stagione con il vestito nuovo sono apparse subito le vecchie pezze. Tanto che forse la vera fortuna è che finora la nuova creatura abbia continuato ad essere oscurata dalle magagne dei fratelli maggiori di A e B. Di accattivante in Lega Pro continua a non emergere nulla. E’ sufficiente andare assistere ad una qualsiasi partita di campionato o sintonizzarsi su Rai Sport un lunedì sera a caso per rendersene conto. Paradossalmente la qualità del gioco espresso in campo è l'ultimo dei difetti. Società perennemente in difficoltà economiche, impianti al limite della fatiscenza, copertura televisiva semiclandestina (aste di vendita dei diritti chiuse al prezzo di 5mila euro...) e tutto il resto. Non che all'estero si navighi nell'oro e nel benessere, ma di modello inglese - organizzativamente parlando - da queste parti non si vede nulla. A proposito del Rodengo Saiano, peraltro simpatico sodalizio citato da Marco Lombardo nel suo pezzo su "Il Giornale", fate un salto al campo da gioco. Sarebbe un gioiellino visto nell’ottica italiana ma, con tutto il rispetto, se quello è un impianto di un club professionistico allora un qualsiasi stadietto della League Two o della Dritte Liga è un Old Trafford al quadrato. Anche se, giova ricordato, nella ricca provincia di Brescia, la squadra del capoluogo ha fatto esibire per quattro stagioni il più celebre calciatore italiano degli ultimi vent’anni (Roberto Baggio) in un impianto che sarebbe indecoroso anche nel terzo mondo. In attesa del "title sponsor" e di tutti quei termini che fanno molto business e da cui dovrebbero arrivare i soldi previsti dopo quelli investiti per la nuova sede inaugurata addirittura da Michel Platini, per ora la Lega Pro non utilizza neppure il nuovo nome per il proprio website (http://www.lega-calcio-serie-c.it/ è ancora tuttora valido, se cercate "lega pro" troverete già registrato un sito relativo a un torneo di fantacalcio…). Sarebbe però non corretto dire che non sia accaduto nulla. A febbraio Macalli è stato riconfermato presidente dai 90 presidenti dei club iscritti in preda ad una gran voglia di rinnovamento.Vabbè, buttiamoci sul Fantacalcio...
p-sacchi@hotmail.it
(in esclusiva per Indiscreto)
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